È l’investimento del secolo, il simbolo della supremazia tecnologica americana. Ma per alcuni analisti ed esperti del settore potrebbe essere anche la più grande vulnerabilità tecnologica mai costruita. Un progetto concepito per rafforzare l’Occidente rischia, paradossalmente, di esporlo a nuovi fronti di fragilità: ambientali, politici, sociali e persino cognitivi. Il primo allarme arriva da chi studia le dinamiche di concentrazione dell’intelligenza artificiale. Secondo il think tank “AI Now Institute”, citato in più occasioni da “Axios” e “TIME”, Stargate si configura come una “torre d’avorio computazionale”, in cui l’accesso all’IA del futuro sarà determinato da pochi attori con risorse illimitate. La logica è semplice: chi possiede i supercomputer, le GPU e l’infrastruttura, possiede anche le chiavi dell’innovazione, della sicurezza nazionale e della futura economia dell’informazione. Il rischio, spiega “The Guardian”, è che Stargate alimenti una forma di oligopolio computazionale dove anche l’accademia, le ONG e le istituzioni pubbliche diventano dipendenti da infrastrutture proprietarie, perdendo autonomia decisionale. Sul piano ambientale, Stargate si presenta come un colosso affamato di risorse. Ogni data center, come riportato da “Fortune” e “Bloomberg”, consumerà oltre 100 megawatt: una cifra paragonabile a intere cittadine. Nonostante gli sforzi dichiarati verso le energie rinnovabili, il mix energetico del progetto include ancora gas naturale e backup fossili, in un contesto di crisi climatica globale. La stessa Microsoft – tra i principali partner – ha annunciato il rallentamento di alcuni progetti europei per via dei costi energetici insostenibili e delle incertezze normative locali. Secondo uno studio di “MarketWatch”, il Texas – sede principale dei data center Stargate – rischia di andare incontro a collassi di rete e blackout locali se la domanda aumenterà senza adeguati investimenti nella rete elettrica. Ma il problema non è solo ecologico. Stargate rappresenta anche una scommessa ideologica sul ruolo della tecnologia nella società. Il progetto viene presentato come neutro, infrastrutturale, “tecnicamente inevitabile”. Ma le scelte di design – su chi può accedere, quali modelli sono sviluppati, che tipo di IA viene addestrata – sono tutt’altro che neutre. Secondo il “TIME”, c’è il rischio concreto che Stargate diventi una macchina di centralizzazione cognitiva, dove le intelligenze artificiali riflettono interessi commerciali o politici piuttosto che criteri scientifici, etici o pubblici. L’assenza di un organismo di governance indipendente acuisce il timore che Stargate diventi un “algoritmo nazionale” al servizio di interessi privati, invece che una piattaforma a beneficio collettivo. Il paragone con i data center cinesi è immediato. Come denunciato dalla “MIT Technology Review”, Pechino ha costruito centinaia di impianti che oggi risultano sovradimensionati e sottoutilizzati, spesso motivati da logiche di status più che da reale domanda. Stargate, con la sua scala gigantesca e l’enfasi propagandistica, rischia di ripetere lo stesso errore: creare capacità inutilizzata o addirittura dannosa per l’ecosistema digitale. Anche il contesto internazionale alimenta le perplessità. La forte associazione di Stargate con l’amministrazione Trump, come evidenziato da “Bloomberg” e “Reuters”, ha sollevato timori in Europa e in Asia. Alcuni esperti parlano già di una “dottrina Monroe del calcolo”, con il rischio che Stargate diventi una leva geopolitica per imporre standard e alleanze, inasprendo le tensioni con la Cina, l’India e i BRICS. Stargate si presenta come la cattedrale della nuova era dell’IA, ma potrebbe rivelarsi una distopia ingegneristica: centralizzata, energivora, geopoliticamente provocatoria e cognitivamente opaca. In un’epoca che richiede trasparenza, resilienza e pluralismo, affidare le sorti dell’intelligenza artificiale a un’infrastruttura monolitica potrebbe essere il più grande errore strategico del XXI secolo.
Nina Celli, 17 aprile 2025