L'idea di immortalità dell'anima è uno dei più grandi equivoci del cristianesimo. Vi è una intrinseca incompatibilità tra la dottrina greca dell'immortalità dell'anima immateriale, che si inscrive nel quadro culturale greco in cui la morte è parte dell'ordine divino del cosmo, e la credenza nella resurrezione del corpo, che è ancorata all'evento della morte e resurrezione del Cristo e che, nel contesto culturale ebraico, presuppone il nesso tra il peccato e la morte. La morte, infatti, non è voluta da Dio, ma è qualcosa di anormale, frutto del peccato originale e opposta a Dio. L'insegnamento di Socrate e della sua morte non può esser messo in consonanza con l'insegnamento del Nuovo Testamento.
Se con la resurrezione del Cristo la morte è stata conquistata, essa non verrà superata se non dopo la fine dei tempi. Nel Nuovo Testamento non si accenna alla condizione intermedia dei morti, coloro che dormono, se non che sono più vicini allo Spirito Santo.