Uno degli aspetti più discussi — e talvolta criticati — del Green Deal europeo è la sua complessità regolatoria. I meccanismi di rendicontazione ESG, le direttive sulla tassonomia verde e i requisiti di trasparenza nelle catene del valore hanno suscitato preoccupazioni tra le piccole e medie imprese (PMI), che costituiscono il 99% del tessuto imprenditoriale europeo. In Italia, in particolare, dove le micro e piccole imprese rappresentano oltre il 94% delle imprese attive, l’ondata normativa è stata inizialmente percepita come un peso potenzialmente insostenibile. Tuttavia, nel 2025, la Commissione Europea ha risposto con un cambio di paradigma importante: il Pacchetto Omnibus, parte integrante del Clean Industrial Deal, introduce una serie di semplificazioni normative e strumenti adattati alle capacità delle PMI, rendendo la transizione ecologica più equa e realistica. Secondo un’analisi pubblicata da “Il Sole 24 Ore” a marzo 2025, la revisione delle direttive CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) e CS3D (sulla due diligence di sostenibilità) ha ridotto in modo significativo la platea delle aziende obbligate a rendicontare informazioni ESG: l’obbligo sarà limitato alle imprese con oltre 1.000 dipendenti e soglie patrimoniali elevate. Si stima che questa misura escluderà circa l’80% delle aziende italiane oggi coinvolte (“Il Sole 24 Ore”, 2025). Per le PMI escluse dagli obblighi, sarà disponibile uno standard volontario semplificato di rendicontazione (Vsme), sviluppato da EFRAG. Questo modello consentirà loro di fornire dati essenziali per accedere a finanziamenti o partecipare a filiere sostenibili, ma senza il peso burocratico delle grandi imprese. In questo modo, il Green Deal diventa un percorso di inclusione, e non di esclusione, per le piccole realtà produttive. È una svolta fondamentale per Paesi come l’Italia, dove il rischio di esclusione sistemica delle PMI dalla finanza sostenibile era diventato un tema politico e sindacale. Oltre alla semplificazione normativa, il Green Deal rafforza la coesione territoriale, intesa come capacità di accompagnare le regioni più fragili o marginalizzate nella transizione verde. Il Just Transition Fund, integrato nei programmi nazionali di ripresa, finanzia programmi di riconversione industriale, formazione professionale e sostegno al lavoro in aree colpite dalla dismissione di settori ad alta intensità carbonica. In Italia, diversi progetti pilota sono in corso nelle ex zone minerarie del Sulcis-Iglesiente e nei distretti manifatturieri del Nord-Est, con iniziative che combinano rigenerazione urbana, riqualificazione energetica degli edifici e promozione dell’economia circolare. L’introduzione di strumenti di microfinanza per la transizione e di sportelli regionali per l’accesso ai fondi UE ha ulteriormente facilitato il coinvolgimento delle realtà locali. Secondo i dati del Ministero delle Imprese, oltre 30.000 PMI italiane hanno già beneficiato di strumenti diretti o indiretti legati al Green Deal, sotto forma di credito d’imposta, contributi a fondo perduto o accesso agevolato al credito. L’impatto della semplificazione è visibile anche sul piano delle filiere industriali strategiche: la possibilità, introdotta nel 2025, di limitare le responsabilità ESG solo ai partner diretti nelle catene del valore ha permesso a numerose imprese italiane del settore meccanico, tessile e agroalimentare di mantenere la propria integrazione nei mercati internazionali, senza dover affrontare oneri sproporzionati. Dal punto di vista culturale, queste misure hanno inoltre favorito una nuova consapevolezza tra imprenditori e territori. Il Green Deal non è più visto solo come imposizione burocratica, ma come occasione per modernizzare i modelli di business, aumentare l’efficienza energetica, attrarre giovani lavoratori qualificati e differenziarsi in mercati sempre più orientati alla sostenibilità. La traiettoria assunta nel 2025 dimostra che il Green Deal può essere uno strumento di inclusione economica e territoriale, a condizione che le politiche europee siano flessibili, proporzionate e orientate al supporto, non solo al controllo.
Nina Celli, 27 marzo 2025