C’è una linea sottile che separa l’innovatore dal monopolista nel caso di Elon Musk. Il magnate non è più soltanto un imprenditore di successo: è diventato un attore politico, un media manager globale, un'autorità morale per milioni di follower. E, secondo molti osservatori, questo concentrato di potere nelle mani di un solo individuo rappresenta una minaccia reale per la tenuta delle istituzioni democratiche. L’episodio più emblematico è stato l’acquisto di Twitter – oggi X – per 44 miliardi di dollari. In un colpo solo, Musk ha messo le mani su una delle principali piattaforme di comunicazione politica al mondo. La sua prima mossa? Licenziare la quasi totalità del team dedicato alla moderazione dei contenuti, reintegrare account sospesi per incitamento all’odio e ridurre drasticamente le policy di controllo. Secondo la “BBC”, il valore della piattaforma si è poi ridotto a 9,4 miliardi, e l’ambiente digitale si è riempito di messaggi xenofobi, sessisti, antisemiti. La cosa più inquietante è che Musk non si è limitato a operare come imprenditore: ha assunto posizioni politiche sempre più nette. Nel 2024 ha donato 130 milioni di dollari per sostenere la campagna di Donald Trump. Secondo “Fortune”, questa operazione potrebbe garantirgli vantaggi normativi e l’assegnazione di un ruolo di governo non ufficiale: direttore del cosiddetto Department of Government Efficiency (DOGE). Un uomo d’affari, al comando della spesa pubblica americana, mentre le sue aziende – Tesla, SpaceX, Neuralink – ricevono fondi federali per oltre 38 miliardi di dollari. Il “Guardian” ha elencato sei grandi conflitti d’interesse che emergono da questa situazione: Musk è allo stesso tempo fornitore, regolatore e beneficiario. Riceve contratti spaziali dalla NASA, mentre ha influenza diretta sulla politica aerospaziale. Le sue aziende sono soggette a controlli ambientali, che può contribuire a indebolire. I suoi strumenti mediatici – come X e la chatbot Grok – plasmano l’opinione pubblica, mentre dialoga con i vertici del Pentagono e della Casa Bianca. Le conseguenze sono gravi. Secondo il “New York Times”, “Musk è circondato da una corte di fedelissimi, investitori, amici e politici, che rafforzano il suo potere trasversale su tecnologia, informazione e politica”. La sua influenza si estende anche alla Cina, dove Tesla ha impianti strategici e dove Musk mantiene una relazione diretta con i vertici del Partito Comunista. “Vox” parla apertamente di rischio per la sicurezza nazionale americana, perché Musk potrebbe essere strumentalizzato come intermediario economico e tecnologico da potenze straniere. Non mancano i segnali d’allarme anche in Europa. In Italia, è stato accolto con entusiasmo da Giorgia Meloni, con cui ha tenuto incontri riservati. In Germania, ha espresso posizioni vicine alla destra estrema, e nel Regno Unito oltre il 70% degli intervistati da “YouGov” ha dichiarato una percezione negativa nei suoi confronti. Siamo davanti a un nuovo tipo di concentrazione di potere, dove imprenditoria, comunicazione e politica si fondono in un’unica figura carismatica, in grado di influenzare il destino di intere nazioni senza passare per il voto. È un precedente pericoloso. Il potere di Musk non è solo economico: è narrativo, normativo, geopolitico. E nessuna istituzione sembra pronta a contenerlo.
Nina Celli, 25 marzo 2025