Secondo il filosofo William Hasker, l'obiezione alla possibilità di una sopravvivenza incorporea, avanzata dal filosofo John Perry, basata sull’idea secondo cui non è possibile ricavare dall’identità della persona nel tempo, l’identità dell’anima immateriale nel tempo, è confusa. Bisogna distinguere la questione metafisica da quella epistemologica.
Riguardo all’effettiva persistenza dell'identità originaria (forma) per un'entità le cui parti (materia) subiscono mutamenti nel tempo, l'identità dell'anima incorporea nel tempo può essere letta come un caso particolare del paradosso della nave di Teseo che è normalmente risolto chiarendo il concetto di ciò che si ipotizza persistere come identico. Da un punto di vista dualistico, essere un ente pensante, di cui solo Dio può determinare l’annientamento, non presuppone necessariamente essere anche un corpo. Pertanto, l'ipotesi della sopravvivenza dell'anima immateriale non è logicamente impossibile.
Riguardo alle modalità pratiche attraverso cui identifichiamo infallibilmente le anime immateriali e impercettibili, ha senso solo in caso di una concreta necessità di operare tale identificazione.