L’esclusione di Georgescu dalla corsa presidenziale rumena ha sollevato dubbi anche sulla possibile influenza straniera nella politica interna del paese. Diversi analisti hanno sollevato il sospetto che la squalifica di Georgescu sia stata orchestrata sotto pressioni internazionali, in particolare da parte dell’Unione Europea e della NATO. Questa ipotesi ha alimentato una nuova ondata di scetticismo sulla sovranità della Romania. Secondo un’inchiesta pubblicata da “Radio Free Europe/Radio Liberty”, la decisione della Corte Costituzionale rumena di escludere Georgescu si è basata su rapporti dei servizi segreti che non sono mai stati resi pubblici nella loro interezza. Questo alone di segretezza ha lasciato spazio a numerose speculazioni, secondo cui le prove contro Georgescu potrebbero essere state costruite ad arte per giustificare la sua esclusione. Un dato che ha fatto insospettire molti osservatori è che le critiche più forti contro la sua candidatura sono arrivate proprio dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea, i principali alleati della Romania nella NATO. Il “Financial Times” ha riportato che, nei mesi precedenti alla sua squalifica, Bruxelles e Washington avevano espresso preoccupazioni crescenti sulla possibilità che Georgescu potesse riorientare la politica estera rumena. Uno degli elementi che rafforza questa tesi è la tempistica con cui l’esclusione è stata annunciata. Secondo “Politico Europe”, il Tribunale Costituzionale ha invalidato la sua candidatura poche settimane dopo un vertice tra i leader della NATO e dell’Unione Europea, in cui si era discusso dell’importanza di mantenere la Romania allineata alla strategia occidentale contro la Russia. Questa coincidenza temporale ha sollevato sospetti di interferenze politiche, poiché Georgescu era l’unico candidato che proponeva apertamente una riduzione dell’impegno rumeno nella NATO e una revisione dei rapporti con Bruxelles. Anche se le autorità rumene hanno negato di aver subito pressioni, la narrazione di un intervento esterno si è diffusa rapidamente tra i suoi sostenitori, rafforzando l’idea che la Romania non sia realmente libera di scegliere il proprio percorso politico. L’UE ha dichiarato il suo pieno sostegno alla decisione della Romania, sottolineando che la democrazia deve essere difesa anche attraverso misure di esclusione nei confronti di candidati che rappresentano un pericolo per la stabilità istituzionale. Tuttavia, come riportato da “Euronews”, questa posizione ha sollevato molte critiche, perché ha lasciato intendere che l’UE possa intervenire direttamente nei processi politici nazionali, influenzando le scelte di un paese membro. L’impressione che si è diffusa tra una parte dell’elettorato è che le istituzioni europee non abbiano permesso alla Romania di decidere autonomamente, ma abbiano agito per proteggere i propri interessi geopolitici. Le conseguenze sono tangibili: si è registrato aumento del consenso per i partiti euroscettici. Secondo un sondaggio pubblicato da “The Economist”, dopo la squalifica di Georgescu, il supporto alla permanenza della Romania nell’Unione Europea è sceso dal 63% al 51%, un calo significativo che dimostra quanto la vicenda abbia inciso sulla percezione dell’UE tra i cittadini rumeni. Se l’obiettivo era quello di evitare un’ulteriore crescita del populismo, il risultato è stato l’opposto: sempre più cittadini vedono Bruxelles come un’entità che impone decisioni dall’alto, senza rispettare la volontà popolare. La questione diventa ancora più critica se si considera il ruolo degli Stati Uniti. Secondo un’analisi pubblicata da “Balkan Insight”, alcune dichiarazioni di funzionari statunitensi hanno lasciato intendere che Washington non avrebbe tollerato un cambio di orientamento politico in Romania. Durante una conferenza stampa a fine 2024, un alto rappresentante del Dipartimento di Stato USA aveva dichiarato che “la Romania è un pilastro della stabilità euro-atlantica e deve continuare su questa strada”, un messaggio che molti hanno interpretato come una chiara opposizione alla candidatura di Georgescu. Anche se non esistono prove dirette di un coinvolgimento attivo degli Stati Uniti, il fatto che la Casa Bianca abbia subito accolto con favore l’esclusione del candidato rafforza i sospetti di un’influenza esterna. Anche alcuni partiti politici europei hanno espresso preoccupazione, in particolare quelli legati alla destra sovranista. Marine Le Pen in Francia e Matteo Salvini in Italia hanno dichiarato che l’esclusione di Georgescu è stata un chiaro esempio di come l’Unione Europea stia progressivamente limitando la sovranità nazionale dei suoi stati membri. Se la Romania continuerà a essere percepita come un paese privo di reale autonomia politica, il rischio è che sempre più cittadini si allontanino dall’Unione Europea, alimentando il sentimento sovranista e anti-establishment. Il caso Georgescu ha dimostrato che la democrazia può essere vulnerabile non solo alle ingerenze russe, ma anche a quelle occidentali, aprendo un dibattito su quanto un paese dell’UE possa realmente decidere in autonomia il proprio futuro politico.
Nina Celli, 21 marzo 2025