La Romania si trova in una posizione geopolitica cruciale all’interno dell’Unione Europea e della NATO, ed è uno dei paesi più esposti alle tensioni generate dalla guerra in Ucraina e dall’espansionismo russo nell’Europa orientale. L’ascesa di Călin Georgescu, con le sue posizioni apertamente critiche nei confronti dell’Unione Europea e della NATO, ha sollevato allarmi a livello internazionale, poiché la sua elezione avrebbe potuto compromettere l’equilibrio strategico del paese e i rapporti con i suoi principali alleati occidentali. La sua esclusione dalla corsa presidenziale, dunque, non è stata solo una questione di politica interna, ma una decisione necessaria per preservare il ruolo della Romania all’interno del blocco euro-atlantico. Negli ultimi anni, la Romania è diventata un attore sempre più importante all’interno della NATO, ospitando basi militari statunitensi e partecipando attivamente alle operazioni di deterrenza nei confronti della Russia. Secondo un'analisi di “Politico Europe”, il paese ha ricevuto miliardi di euro in aiuti militari e logistici da parte degli Stati Uniti e dell’Unione Europea per rafforzare il fianco orientale dell’alleanza. L’elezione di un presidente con posizioni euroscettiche e filorusse avrebbe potuto compromettere questa cooperazione strategica, riducendo il livello di sicurezza del paese. “El País” ha evidenziato come gli Stati Uniti abbiano espresso forte preoccupazione per la possibilità che la Romania potesse diventare un anello debole della NATO, specialmente in un momento in cui la stabilità dell’Europa orientale è minacciata dall’aggressione russa in Ucraina. Le posizioni di Georgescu sulla NATO e sulla politica estera rumena erano chiaramente in contrasto con gli impegni internazionali del paese. Durante la sua campagna elettorale, aveva ripetutamente affermato che la Romania avrebbe dovuto ridurre la sua dipendenza dagli Stati Uniti e avviare un processo di “riavvicinamento” alla Russia, sostenendo che le sanzioni imposte a Mosca dall’UE fossero dannose per l’economia rumena. “DW” ha riportato che uno dei punti chiave del suo programma politico era l’uscita della Romania dalle sanzioni europee contro la Russia, una mossa che avrebbe minato la coesione dell’Unione Europea. Un altro aspetto critico della candidatura di Georgescu riguardava il suo rapporto con il governo ungherese di Viktor Orbán. “Financial Times” ha rivelato che il candidato aveva avuto diversi incontri con esponenti del governo ungherese e aveva espresso ammirazione per il modello di governance di Orbán, il quale è noto per la sua opposizione all’Unione Europea e per i suoi rapporti ambigui con il Cremlino. Il rischio che la Romania potesse seguire una traiettoria simile a quella dell’Ungheria ha preoccupato Bruxelles, che ha visto in Georgescu una minaccia all’integrità dell’UE, in un momento in cui le istituzioni europee stanno cercando di contenere l’influenza di leader nazionalisti e autoritari all’interno del blocco. L’impatto economico della sua possibile elezione avrebbe potuto essere altrettanto disastroso. “The Economist” ha stimato che l’incertezza generata dalle sue posizioni euroscettiche avrebbe potuto portare a un calo degli investimenti esteri, mettendo in difficoltà l’economia rumena, che negli ultimi anni ha beneficiato di ingenti finanziamenti europei per lo sviluppo delle infrastrutture e della modernizzazione industriale. Il solo annuncio della sua vittoria nel primo turno delle elezioni aveva provocato un’immediata reazione negativa dei mercati finanziari, con un calo della moneta locale e un aumento del rischio paese, segnalando le potenziali conseguenze di una sua presidenza sul clima economico del paese. Il rischio più grande, però, riguardava la posizione della Romania all’interno della NATO e la sua sicurezza nazionale. “RFE/RL” ha riportato che, durante una delle sue apparizioni pubbliche, Georgescu ha definito l’alleanza atlantica “un residuo della Guerra Fredda” e ha suggerito che il paese avrebbe dovuto adottare una posizione più neutrale nei confronti della Russia. Questa dichiarazione ha immediatamente attirato critiche da parte di funzionari della difesa e di esperti di sicurezza, i quali hanno sottolineato che un eventuale indebolimento dell’impegno della Romania nella NATO avrebbe potuto rendere il paese più vulnerabile a pressioni e minacce da parte di Mosca. La Romania, con il suo accesso strategico al Mar Nero e la sua vicinanza all’Ucraina, è infatti una delle nazioni più esposte a operazioni di destabilizzazione da parte russa. L’esclusione di Georgescu, approvata anche da Bruxelles e Washington, ha quindi evitato un pericoloso ribaltamento della politica estera rumena, proteggendo il paese da un rischio di isolamento. Se Georgescu fosse stato eletto, la Romania avrebbe potuto trasformarsi in un altro tassello della strategia russa per indebolire l’Unione Europea e la NATO, minando la stabilità dell’intero continente.
Nina Celli, 21 marzo 2025