Uno degli argomenti centrali a favore della separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri (PM) è che essa garantirebbe una migliore organizzazione della giustizia, rendendo il sistema più efficiente, trasparente e funzionale. Il principale problema dell’attuale sistema è che l’unità della magistratura complica la gestione delle funzioni e non consente di distinguere chiaramente i percorsi di carriera e le responsabilità di giudici e PM. I principali problemi individuati dagli esperti sono: la formazione unificata, giudici e PM ricevono la stessa formazione iniziale, senza una specializzazione chiara nei rispettivi ruoli; percorsi di carriera sovrapposti, anche se la riforma Cartabia ha limitato i passaggi di ruolo, la possibilità di passare da PM a giudice (o viceversa) esiste ancora, generando confusione; difficoltà organizzative nei tribunali, la coesistenza di giudici e PM sotto lo stesso ordinamento rende più complessa la gestione amministrativa e la distribuzione delle risorse. Con la separazione delle carriere, il governo intende creare due percorsi professionali distinti, ognuno con una propria struttura di autogoverno, migliorando così la gestione interna del sistema giudiziario. Un altro vantaggio della separazione delle carriere è che consentirebbe una specializzazione più chiara per giudici e PM, con percorsi formativi e di carriera separati. Attualmente, tutti i magistrati italiani vengono selezionati con lo stesso concorso e ricevono una formazione comune nei primi anni della carriera. Questo sistema, secondo i sostenitori della riforma, non tiene conto delle profonde differenze tra il ruolo di un giudice e quello di un PM, di conseguenza la specializzazione separata tra giudici e PM migliorerebbe l’efficienza del sistema, garantendo che ognuno abbia una formazione mirata per il proprio ruolo. uno dei punti chiave della riforma è la separazione del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) in due organi distinti: un CSM per i giudici, responsabile della loro gestione e del rispetto della loro indipendenza, e un CSM per i PM, che si occupi della selezione e della carriera dei magistrati requirenti. Ad oggi, il CSM è unico, e le decisioni sulle carriere e sulle sanzioni disciplinari riguardano sia i giudici che i PM. Questo crea problemi organizzativi e conflitti di interesse, poiché i membri del CSM devono gestire le carriere di due ruoli molto diversi tra loro. Uno degli obiettivi principali della riforma è ridurre i tempi della giustizia, che in Italia sono tra i più lunghi in Europa: l’Italia ha una durata media dei processi penali di oltre 900 giorni, contro la media europea di circa 400 giorni; il 35% dei procedimenti penali si prescrive prima della sentenza definitiva, causando un enorme spreco di risorse. Secondo L’“Espresso” e “Sky TG24”, una magistratura con funzioni nettamente separate consentirebbe di migliorare la gestione interna del sistema giudiziario e di ridurre eventuali ambiguità nel passaggio da una funzione all’altra.
Francesca D'Agnese, 17 marzo 2025