Uno degli argomenti più discussi a favore della separazione delle carriere è la necessità di eliminare ogni possibile sovrapposizione di ruoli tra giudici e pubblici ministeri (PM). Attualmente, in Italia, entrambi appartengono alla stessa magistratura, condividono il concorso di accesso alla magistratura, seguono una formazione comune, frequentando la stessa Scuola Superiore della Magistratura, che decide sulle loro nomine e carriere, e possono, seppur con limitazioni introdotte dalla riforma Cartabia, passare da una funzione all’altra. I sostenitori della riforma ritengono che questa prossimità culturale e professionale crei un rischio di condizionamento tra accusa e giudizio, minando la percezione di imparzialità della giustizia. Eliminando questa commistione, la riforma punta a garantire un sistema giudiziario più trasparente e imparziale. Uno degli aspetti fondamentali della giustizia è la percezione di imparzialità del giudice. Anche se un magistrato è oggettivamente imparziale, la sua vicinanza culturale e formativa al PM potrebbe creare nell’opinione pubblica il sospetto che giudici e PM siano “dalla stessa parte”. Secondo uno studio dell’Unione delle Camere Penali riportato da “Il Dubbio” e “Sky TG24”, il 52% dei cittadini italiani ritiene che giudici e PM abbiano un legame troppo stretto, e il 43% ritiene che questa vicinanza influenzi i processi penali. L’obiettivo della riforma è quello di garantire un giudice realmente super partes, senza legami pregressi con l’accusa, evitando sospetti di favoritismi tra giudici e PM, migliorando la fiducia nel sistema giudiziario; e infine rafforzare la trasparenza, impedendo che i magistrati passino da una funzione all’altra nel corso della carriera Il governo prevede un intervento strutturale per risolvere il problema della commistione tra giudici e PM. La riforma include concorsi distinti per giudici e pubblici ministeri, con percorsi formativi separati; due CSM distinti, uno per i giudici e uno per i PM, per evitare decisioni influenzate da una visione unitaria della magistratura; vietare il passaggio da PM a giudice e viceversa, per impedire possibili conflitti di ruolo. Il governo e l’Unione delle Camere Penali sostengono che eliminare questa possibilità aumenterebbe la fiducia dei cittadini nel sistema giudiziario, garantendo una distinzione netta tra chi accusa e chi giudica. Secondo L’“Espresso”, la riforma ha lo scopo di creare due magistrature separate, evitando che un magistrato giudichi le richieste di un collega con cui ha condiviso anni di formazione e lavoro. Secondo “Città Nuova” e “Il Dubbio”, il numero di magistrati che ha effettuato il passaggio da PM a giudice è stato inferiore all’1% negli ultimi dieci anni, ma la possibilità d tale transizione mantiene il rischio di contaminazione culturale tra i due ruoli. Questa sovrapposizione di funzioni fa sì che, in molti tribunali, giudici e PM abbiano rapporti di colleganza consolidati, creando una percezione di alleanza tra accusa e giudizio che, secondo i sostenitori della riforma, può minare la fiducia dei cittadini nella terzietà del sistema giudiziario.
Francesca D'Agnese, 17 marzo 2025