Negli ultimi decenni, la ricerca ha evidenziato il legame tra alimentazione e salute, mostrando come la dieta occidentale, ricca di grassi saturi e zuccheri raffinati, sia un fattore di rischio per molte malattie croniche. In questo contesto, il veganismo si è affermato come un’alternativa salutare, supportata da studi che ne dimostrano i benefici per il sistema cardiovascolare, il metabolismo e la longevità. Uno degli effetti più documentati riguarda la riduzione del rischio di malattie cardiovascolari, principale causa di morte a livello globale. Una ricerca pubblicata su MDPI (2025) ha rilevato che chi segue una dieta vegana ha un rischio inferiore del 24% di sviluppare patologie cardiache rispetto agli onnivori, grazie alla minore assunzione di grassi saturi, noti per aumentare il colesterolo LDL. L’Università di Harvard ha confermato che i vegani hanno livelli di LDL inferiori del 30%, riducendo significativamente il rischio di infarti e ictus. Il veganismo è associato anche a un miglior controllo del peso e del metabolismo. Secondo la British Dietetic Association (2025), chi segue una dieta vegetale ha un BMI inferiore di 2-3 punti rispetto agli onnivori. L’alto contenuto di fibre e l’assenza di carni lavorate favoriscono il senso di sazietà, riducendo il rischio di obesità. Uno studio dell’“American Journal of Clinical Nutrition” ha seguito 10.000 persone per cinque anni, scoprendo che i vegani avevano in media un peso inferiore di 4,3 kg rispetto agli onnivori. La dieta vegana è associata anche a una minore incidenza del diabete di tipo 2. Il Diabetes Prevention Program Research Group ha osservato che i vegani hanno una maggiore sensibilità all’insulina e un rischio ridotto del 50% di sviluppare il diabete. Questo effetto è legato all’elevato consumo di fibre, che regolano i livelli glicemici e riducono l’infiammazione. Inoltre, l’assenza di grassi trans e l’alto contenuto di acidi grassi insaturi aiutano a migliorare il metabolismo degli zuccheri. Anche la salute intestinale trae beneficio dal veganismo. Secondo “Nature Reviews Gastroenterology”, chi segue questa dieta presenta una maggiore diversità batterica nel microbiota intestinale, con un aumento di batteri produttori di acidi grassi a catena corta, noti per le loro proprietà antinfiammatorie e protettive contro il cancro al colon. Numerosi studi indicano anche una correlazione tra dieta vegana e minore incidenza di tumori. L’International Agency for Research on Cancer (IARC) ha classificato il consumo eccessivo di carne rossa e lavorata come “probabile cancerogeno”, mentre il consumo di frutta e verdura è associato a un minor rischio di tumori gastrointestinali. La longevità è un altro aspetto legato alla dieta vegana. Uno studio della University of California, pubblicato su “Aging Cell”, ha evidenziato che i vegani hanno un’attività telomerasica più alta, suggerendo effetti anti-aging. L’Adventist Health Study-2, che ha monitorato 96.000 persone per oltre vent’anni, ha rilevato che i vegani vivono 3-6 anni in più rispetto agli onnivori e presentano un tasso di mortalità inferiore per malattie degenerative. Tuttavia, è essenziale pianificare attentamente questa dieta per evitare carenze nutrizionali. La vitamina B12, presente solo in alimenti animali, è fondamentale per il sistema nervoso e la produzione dei globuli rossi. Secondo la British Dietetic Association, i vegani devono assumere alimenti fortificati o integratori per evitare deficit. Il veganismo non è solo una scelta etica e ambientale, ma anche un’opzione alimentare con comprovati benefici per la salute. La riduzione del rischio di malattie cardiovascolari, diabete e cancro, insieme a un miglior controllo del peso e della salute intestinale, dimostra che questa dieta può essere un potente strumento di prevenzione. Tuttavia, come qualsiasi regime alimentare, richiede consapevolezza e una corretta pianificazione per garantire un apporto nutrizionale equilibrato.
Nina Celli, 15 marzo 2025