L’espansione della costellazione di Starlink ha sollevato preoccupazioni per l’inquinamento spaziale e il crescente rischio di collisioni in orbita terrestre bassa. Con oltre 7.000 satelliti operativi e un piano per il lancio di 42.000 unità, lo spazio sta diventando sempre più congestionato. Secondo l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), oltre 50% degli avvisi di rischio di collisione coinvolgono satelliti Starlink, e questa percentuale è destinata ad aumentare. L’orbita terrestre bassa (LEO) è già popolata da detriti spaziali e satelliti inattivi, e gli scienziati temono che la crescita delle megacostellazioni possa portare al cosiddetto “effetto Kessler”, un fenomeno in cui una collisione spaziale genera impatti a catena, creando una nube di detriti che potrebbe rendere inutilizzabile l’orbita. Nel 2021, un satellite Starlink ha sfiorato la collisione con un satellite cinese, costringendo la Cina a eseguire una manovra d’emergenza. Questo evento ha spinto diversi paesi a richiedere una regolamentazione più severa, ma attualmente non esiste un quadro normativo internazionale che limiti il numero di satelliti lanciabili da un singolo operatore. Secondo un rapporto dell’OECD Space Forum, l’aumento dei satelliti in orbita rende sempre più difficile la gestione del traffico spaziale. Un singolo impatto con un detrito spaziale di pochi centimetri può distruggere un satellite operativo dal valore di centinaia di milioni di dollari, causando perdite economiche enormi. Le simulazioni della NASA indicano che, senza misure di mitigazione efficaci, entro il 2040 il numero di collisioni in orbita potrebbe aumentare del 60%, con impatti negativi sulla sicurezza delle missioni spaziali. Oltre al rischio di collisioni, Starlink sta causando inquinamento luminoso, interferendo con le osservazioni astronomiche. Secondo la Royal Astronomical Society, l’aumento della luminosità del cielo notturno a causa dei satelliti Starlink ha raggiunto il 200-300% in alcune aree, rendendo più difficile lo studio di galassie e corpi celesti. Gli astronomi avvertono che l’effetto è paragonabile all’inquinamento luminoso delle grandi città e potrebbe compromettere importanti ricerche scientifiche. Un altro problema riguarda il deorbiting dei satelliti. SpaceX afferma che i satelliti Starlink rientrano nell’atmosfera e bruciano completamente, ma uno studio pubblicato su The Verge ha rivelato che la combustione di migliaia di satelliti rilascia ossidi di alluminio nell’atmosfera, alterando la capacità della Terra di filtrare i raggi UV. Sebbene l’impatto a lungo termine non sia ancora del tutto chiaro, alcuni scienziati avvertono che questo potrebbe influenzare il clima globale, contribuendo al riscaldamento globale. L’Agenzia Spaziale Europea sta valutando nuove regolamentazioni per limitare l’espansione delle megacostellazioni. Tra le soluzioni proposte, la riduzione della vita operativa dei satelliti da 25 a 5 anni, per limitare l’accumulo di satelliti inattivi, e l’implementazione di sistemi di rimozione attiva dei detriti. Tuttavia, queste misure richiedono investimenti significativi e potrebbero scontrarsi con gli interessi commerciali di SpaceX. L’espansione di Starlink rappresenta un’innovazione straordinaria per la connettività globale, ma senza regolamentazioni adeguate il rischio è che lo spazio diventi sempre più congestionato e pericoloso, compromettendo non solo le telecomunicazioni satellitari, ma anche le missioni scientifiche e l’ecosistema spaziale. Il futuro dell’esplorazione spaziale dipenderà dalla capacità delle istituzioni internazionali di bilanciare lo sviluppo tecnologico con la protezione dell’ambiente orbitale, evitando che l’orbita terrestre bassa diventi una discarica fuori controllo.
Nina Celli, 14 marzo 2025