Per decenni, l’Europa ha creduto che la guerra fosse un ricordo del passato, ma la realtà geopolitica ha smentito questa illusione. L’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 ha costretto l’UE a riconsiderare la propria sicurezza e a riconoscere che il riarmo non è una scelta, ma una necessità. Oggi l’Europa deve affrontare minacce concrete: un’aggressività crescente da parte della Russia, il rischio di terrorismo internazionale e un aumento esponenziale degli attacchi informatici. Mosca rappresenta la minaccia più immediata. Secondo un rapporto di Bruegel, nel 2024 la Russia ha aumentato la produzione di armamenti del 220% rispetto al 2022, con 1.550 carri armati, 5.700 veicoli corazzati e 450 pezzi di artiglieria prodotti in un solo anno. Le esercitazioni militari al confine con i Paesi Baltici e la Polonia sono in costante aumento, e secondo le previsioni della RAND Corporation, in caso di conflitto con la NATO, la Russia potrebbe occupare i Paesi Baltici in meno di 96 ore. Di fronte a questa minaccia, la capacità di risposta dell’UE è limitata: nonostante 1,47 milioni di soldati attivi, la mancanza di coordinamento e di equipaggiamenti moderni riduce drasticamente l’efficacia difensiva. Oltre alla Russia, il terrorismo internazionale resta una minaccia concreta. Gli attentati di Parigi, Bruxelles, Berlino e Nizza hanno dimostrato la vulnerabilità delle infrastrutture europee. L’instabilità in Medio Oriente e Africa aumenta il rischio di infiltrazioni terroristiche, rendendo essenziale un rafforzamento della cooperazione tra le forze speciali e i servizi di intelligence europei. Un’altra sfida cruciale è la cyber-sicurezza. Nel 2024, gli attacchi informatici alle infrastrutture critiche dell’UE sono aumentati del 35%, con offensive provenienti da Russia, Cina e Iran. I principali bersagli sono stati il sistema bancario, le reti elettriche e i trasporti, mettendo a rischio milioni di cittadini. La difesa del futuro non dipende solo da carri armati e missili, ma anche dalla protezione delle infrastrutture digitali, settore in cui l’Europa è ancora in ritardo rispetto a Stati Uniti e Cina. Secondo Goldman Sachs, per costruire una difesa adeguata contro queste minacce, l’Europa dovrebbe aumentare la spesa per la difesa di 80 miliardi di euro all’anno entro il 2027, portandola almeno al 2,4% del PIL. Questo investimento permetterebbe di modernizzare gli eserciti, sviluppare capacità di cyber-warfare avanzate e rafforzare le difese aeree e missilistiche. La Germania ha già stanziato 100 miliardi di euro entro il 2026, mentre la Francia ha investito 40 miliardi di euro per potenziare i suoi sistemi di difesa. Tuttavia, senza un impegno collettivo, questi sforzi rischiano di essere insufficienti. La frammentazione delle forze armate europee, con 29 eserciti nazionali separati, riduce l’efficacia della spesa e limita la capacità di reazione in caso di crisi. La Commissione Europea propone un Fondo di Difesa Comune, finanziato con debito congiunto, per distribuire equamente il peso economico e garantire un rafforzamento della sicurezza collettiva. L’Europa non può più permettersi di essere impreparata. Il riarmo non è una provocazione, ma un passo necessario per difendere la pace e garantire la sicurezza dei cittadini. La domanda non è se l’UE debba riarmarsi, ma se riuscirà a farlo in tempo per affrontare le minacce sempre più pressanti.
Nina Celli, 11 marzo 2025