L'immigrazione è stata fin dall’inizio una delle questioni chiave su cui l'AfD ha costruito la sua identità politica. Il partito sostiene che la Germania stia vivendo una crisi migratoria fuori controllo e che le politiche dei governi di centro e di sinistra abbiano favorito un afflusso di immigrati irregolari che minaccia la sicurezza nazionale e il welfare tedesco. Tuttavia, l’approccio dell’AfD su questo tema è stato fortemente criticato da esperti, giuristi e organizzazioni per i diritti umani, che lo considerano inapplicabile, inefficace e in contrasto con il diritto internazionale. Le proposte dell’AfD in materia di immigrazione sono drastiche e si basano su misure estreme come:
Il rimpatrio forzato di tutti i migranti irregolari e la negazione dell’asilo a chi proviene da paesi considerati "sicuri".
La detenzione preventiva degli immigrati clandestini in attesa di espulsione.
L’esternalizzazione delle richieste di asilo, attraverso centri situati fuori dalla Germania, in paesi terzi che accettino di gestire i flussi migratori per conto del governo tedesco.
La chiusura delle frontiere e l’abolizione del diritto alla protezione umanitaria per categorie vulnerabili.
Sebbene l’AfD sostenga che queste misure siano necessarie per proteggere il paese da un eccessivo afflusso di migranti, i dati dimostrano che l’attuazione di tali politiche sarebbe quasi impossibile, oltre che in aperta violazione delle leggi tedesche ed europee. Uno studio pubblicato da Euronews (12 febbraio 2025) ha mostrato che il 60% delle deportazioni fallisce perché i paesi d’origine dei migranti rifiutano di riaccoglierli o perché gli immigrati distruggono i propri documenti, rendendo difficile stabilire la loro nazionalità. Questa problematica è comune in molti paesi dell’UE e spiega perché le deportazioni di massa siano praticamente impossibili da attuare senza accordi diplomatici bilaterali. Inoltre, secondo un rapporto del Ministero dell’Interno tedesco, l’aumento dei rimpatri forzati genererebbe costi altissimi per lo Stato, stimati in oltre 6 miliardi di euro all’anno, senza alcuna garanzia di successo. L’idea dell’AfD di istituire centri di detenzione per migranti irregolari è stata duramente criticata da Amnesty International e Human Rights Watch, che l’hanno definita una violazione diretta della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. La detenzione automatica e senza processo delle persone in attesa di espulsione è contraria alle normative europee ed è stata già bocciata in passato dalla Corte Europea di Giustizia. Un altro problema riguarda la proposta dell’AfD di esternalizzare le richieste di asilo, una misura ispirata al modello adottato dall’Australia, che ha trasferito i migranti su isole nel Pacifico per impedire loro di entrare nel territorio nazionale. Tuttavia, esperimenti simili sono stati considerati fallimentari in Europa. Nel 2022, la Danimarca ha tentato di stringere un accordo con il Ruanda per gestire i migranti fuori dal proprio territorio, ma l’operazione è stata bloccata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che ha ritenuto il provvedimento incompatibile con il diritto internazionale. Anche la proposta di abolire il diritto d’asilo per chi proviene da paesi "sicuri" è altamente problematica. La Germania è vincolata dalla Convenzione di Ginevra sui rifugiati, che impedisce di negare l’asilo a priori sulla base della sola nazionalità. Secondo le normative attuali, ogni richiesta deve essere valutata individualmente, il che rende impossibile l’applicazione di divieti generalizzati. Ma oltre agli ostacoli legali, l’approccio dell’AfD all’immigrazione presenta anche seri problemi di natura pratica ed economica. L’idea di rafforzare i controlli alle frontiere con barriere fisiche e nuove unità di polizia richiederebbe un investimento di miliardi di euro, senza considerare il rischio di creare tensioni diplomatiche con gli Stati vicini.
L’AfD giustifica le sue politiche affermando che i migranti sono la causa principale dell’aumento della criminalità in Germania, ma questa correlazione è fortemente contestata dagli esperti. Secondo uno studio della Bundeskriminalamt (l’Agenzia Federale di Polizia Criminale tedesca), mentre alcuni reati sono aumentati tra le comunità migranti, il tasso generale di criminalità in Germania è in calo dal 2017. Inoltre, l’80% dei migranti regolari è impiegato nel mercato del lavoro e contribuisce attivamente all’economia tedesca (DW, 4 febbraio 2025). Un altro argomento utilizzato dall’AfD è che i migranti rappresentino un peso per il welfare tedesco, ma i dati dell’Istituto Economico di Berlino mostrano che, sebbene nel breve termine alcuni migranti ricevano sussidi statali, nel medio-lungo termine la loro presenza contribuisce all’economia, con un impatto positivo sulla crescita del PIL. In un paese come la Germania, che sta affrontando un grave calo demografico, la presenza di forza lavoro immigrata è considerata essenziale per mantenere il sistema pensionistico e garantire la stabilità del mercato del lavoro.
Infine, il dibattito sull’immigrazione in Germania non riguarda solo una questione di numeri, ma anche di identità nazionale e percezione del rischio. L’AfD ha saputo capitalizzare il malcontento di parte della popolazione, alimentando paure e insicurezze, spesso con retorica esagerata e semplificazioni estreme. Tuttavia, secondo i sondaggi, la maggioranza dei tedeschi ritiene che l’immigrazione sia un fenomeno complesso da gestire con equilibrio, e non con misure drastiche e inapplicabili (ARD DeutschlandTrend, 6 febbraio 2025). L’AfD presenta le sue proposte come soluzioni necessarie per proteggere la Germania, ma in realtà le sue politiche migratorie sono per lo più irrealizzabili, contrarie al diritto internazionale e potenzialmente dannose per l’economia tedesca. Anziché proporre strategie realistiche e sostenibili, il partito continua a sfruttare il tema dell’immigrazione per polarizzare l’opinione pubblica e consolidare il suo elettorato. Tuttavia, le sfide migratorie richiedono soluzioni pragmatiche e diplomatiche, non misure estreme che rischiano di isolare la Germania dal resto dell’Europa.
Nina Celli, 18 febbraio 2025