Grazie ai social esiste una nuova socialità

Grazie ai social esiste una nuova socialità

L’articolo Trust in Social Media: Enhancing Social Relationships analizza l’impatto che i social media stanno avendo nelle relazioni tra gli individui. Lo studio sottolinea come l'adozione diffusa dei social media abbia portato a un cambiamento di paradigma nel modo in cui le persone comunicano e interagiscono tra loro. “Le piattaforme dei social media hanno aperto nuove strade per le persone per connettersi con gli altri, condividere informazioni e formare relazioni che trascendono le barriere geografiche e culturali [...]. È stato scoperto che le relazioni sociali online forniscono benefici simili alle relazioni offline, come il supporto emotivo e la compagnia [...] le piattaforme di social media offrono alle persone l'opportunità di connettersi con altre persone che condividono interessi ed esperienze simili” (Hatamleh, Islam Habis Mohammad, Amjad Omar Safori, Mohammed Habes, Othman Tahat, Amer Khaled Ahmad, Rania Abdel-Qader Abdallah, and Rahima Aissani, Trust in Social Media: Enhancing Social Relationships, “Social Sciences”, 12, no. 7: 416, 2023).

La qualità e la quantità delle relazioni

Stando ad alcuni studi, le relazioni vissute sui social non sono necessariamente superficiali, al contrario, possono facilitare il supporto emotivo e il supporto sociale percepito (Alistair G. Sutcliffe, Jens F. Binder, Robin I.M. Dunbar, Activity in social media and intimacy in social relationships, “Computers in Human Behavior”, Volume 85, 2018, pp. 227-235). Secondo la psicoterapeuta Silvia Soderini, “le applicazioni di social networking permettono di coltivare relazioni amicali e di allargare le proprie reti sociali coinvolgendo persone mai incontrate e senza bisogno di un incontro precedente dal vivo e faccia a faccia [...] il social network facilita le interazioni e lo sviluppo di connessioni e relazioni attraverso l’utilizzo di contenuti diversi (testuali, video, audio, fotografici), la condivisione sociale su piattaforme e dispositivi eterogenei (PC, smartphone e tablet), il coinvolgimento attivo dei membri della rete e la rapidità con cui si può conversare e disseminare informazioni” (Silvia Soderini, Lo sviluppo dei social network: fenomeno di socializzazione o alienazione?, “silviasoderinipsicologa.it”, 16 giugno 2020).

L’importanza dei social per gli adolescenti

Questo aspetto dei social media avrebbe particolare importanza nella vita degli adolescenti. Secondo uno studio americano riportato da Amanda Lenhart, ex direttrice della ricerca sugli adolescenti e sulla tecnologia presso l’Internet & America Life Project del Pew Research Center, “i social media svolgono un ruolo fondamentale nel mettere in contatto gli adolescenti con nuovi amici, consentendo loro di saperne di più sui nuovi amici e di conoscerli meglio. Quasi due terzi (64%) degli adolescenti [...] affermano di aver incontrato nuovi amici su una piattaforma social. Due terzi (62%) degli adolescenti affermano di aver condiviso il proprio nome utente sui social media con un nuovo amico come un modo per rimanere in contatto” [TdR] (Amanda Lenhart, Chapter 4: Social Media and Friendships, “Pew Research Center”, 6 agosto 2015). Sarebbero, quindi, uno strumento per sentirsi meglio connessi agli amici che si frequentano rispetto agli adolescenti che non possiedono uno smartphone. Infatti, il 36% delle persone che lo possiede afferma di sentirsi più connesso agli amici. 

…non solo per gli adolescenti

Diversamente da quanto ci si potrebbe aspettare, i social media non aiuterebbero soltanto gli adolescenti, ma anche gli anziani. Lauren Klein, assistente editoriale di “Greater Good” riporta nel suo articolo uno studio pubblicato nel 2013 da Barbara Fredrickson, sua collaboratrice, che evidenzia che “gli anziani, ovvero quelli di 65 anni e oltre, che usano i siti di social network traggono beneficio da una salute migliore, riducono le loro possibilità di declino cognitivo e prevengono la morte prematura” [TdR] (Lauren Klein, Does Technology Cut Us Off from Other People?, “Greater Good Magazine”, 12 marzo 2014). I social media, quindi, arricchirebbero le vite delle persone indipendentemente dalla loro età. 

I social aiutano a superare le barriere

I social media svolgerebbero un ruolo di supporto anche nelle interazioni dei soggetti con malattie mentali gravi. Come suggerisce un report di “Springer Nature”, scritto da John A. Naslund, docente di salute globale e medicina sociale, Ameya Bondre, medico e redattore presso numerose riviste di salute mentale, John Torous, direttore di psichiatria digitale presso il Dipartimento di psichiatria del Beth Israel Deaconess Medical Center, e Kelly A. Aschbrenner, professore associato di psichiatria presso la Geisel School di Medicina al College di Dartmouth, “gli individui con gravi disturbi mentali [...] così come i giovani adulti con malattie mentali [...] sembrano creare relazioni online e connettersi con altri sui social media con la stessa frequenza degli utenti dei social media della popolazione generale” [TdR] (John A. Naslund, Ameya Bondre, John Torous & Kelly A. Aschbrenner, Social Media and Mental Health: Benefits, Risks, and Opportunities for Research and Practice, “Springer Nature”, 20 aprile 2020). Ciò consentirebbe alle persone con queste problematiche di sentirsi meno sole. Infatti, “tra gli individui che ricevono servizi di salute mentale finanziati con fondi pubblici e che utilizzano i social media, quasi la metà (47%) ha riferito di utilizzare queste piattaforme almeno settimanalmente per sentirsi meno soli” (ibidem).

Connettività globale

Per Roberta Jerace, redattrice di “La legge per tutti”, i social media, oltre a consentire di allargare la propria cerchia di relazioni amicali, permetterebbero di ritrovare amici o parenti con cui si sono persi i contatti per qualche motivo o di rimanere in contatto con persone conosciute da poco, per esempio in vacanza. “La connettività globale ha abbattuto i confini fisici e permesso la creazione di una rete virtuosa di comunicazione”, sostiene la Jerace. La connettività globale permetterebbe così di collegarci in tempo reale con persone lontanissime in senso geografico da noi favorendo la continuazione delle relazioni instaurate (Roberta Jerace, Social network: pro e contro, “La Legge per Tutti”, 26 febbraio 2020). 

Alissa Vervenna, 3 dicembre 2024

Il rischio di isolamento sociale

Secondo il parere di molti esperti, i social media sarebbero fonte di isolamento sociale. Nello studio riportato da Agnes Zsila dell’Istituto di Psicologia dell’Università Cattolica Pázmány Péter di Budapest, e Marco Eric S. Reyes del Dipartimento di Psicologia, Facoltà di Scienze dell’Università di Santo Tomas di Manila, si legge che “l'uso eccessivo [dei social] ha aumentato la solitudine, la paura di perdersi qualcosa e ha ridotto il benessere soggettivo e la soddisfazione di vita. Gli utenti a rischio di dipendenza dai social media spesso segnalano sintomi depressivi e una minore autostima” [TdR] (Ágnes Zsila, Marc Eric S. Reyes, Pros & cons: impacts of social media on mental health, “BMC, Springer Nature”, 6 luglio 2023). 

La solitudine aumenterebbe particolarmente tra i giovani che passano molto tempo sui social, come emerge dallo studio Social media use and perceived social isolation among young adults in the US (Brian A. Primack, Ariel Shensa, Jaime E. Sidani, Erin O. Whaite, Liu yi Lin, Daniel Rosen, Jason B. Colditz, Ana Radovic, Elizabeth Miller, “American Journal of Preventive Medicine”, Volume 53, Issue 1, 2017, pp. 1-8), secondo il quale, “i giovani adulti con SMU [Uso dei Social Media] elevata sembrano sentirsi più isolati socialmente rispetto alle loro controparti con SMU più bassa”.
Naturalmente, è tutt’altro che semplice quantificare gli effetti dei social sugli individui. Tuttavia, uno studio condotto dall’Università della Pennsylvania ha individuato una relazione tra la quantità di tempo trascorso sui social media e l’aumento di depressione e solitudine, soprattutto tra i giovani. Lo studio si è basato sulla valutazione di vari parametri su 143 studenti universitari, tra i quali: la paura di essere esclusi, o Fear of Missing Out, FOMO; ansia; depressione e solitudine.
È significativo il fatto che lo stesso studio rilevi come la limitazione di anche soli 30 minuti giornalieri di social network contribuisca a un minor rischio di cadere in una condizione di ansia, o di manifestare sintomi depressivi (I social network alimentano la solitudine, “psiche.santagostino.it”, 11 febbraio 2024).

Una comunicazione a metà
I social media tenderebbero a creare forme di comunicazione superficiali e incomplete, mancando il linguaggio del corpo, il contatto visivo, l’atto del parlare e dell'ascoltare e, più in genere, del condividere e vivere esperienze insieme. Secondo alcuni studi citati in un articolo di Cecilia Amico, psicologa e redattrice di “State of Mind”, “le relazioni che si sviluppano in questo modo non forniscono agli adolescenti il livello emotivo che sperimenterebbero con l’interazione faccia a faccia, perché le emoticon [vecchio modo di dire emoji, NdR] sembrerebbero sostituire le emozioni, impedendo di conseguenza le esperienze interpersonali [...]. Di fatto gli adolescenti, così facendo, perdono interesse nelle conversazioni faccia a faccia [...] e sperimentano difficoltà a mostrare le abilità sociali necessarie per l’interazione offline, limitando il loro corretto sviluppo sociale. Le ripercussioni associate a questa inibizione delle abilità sociali includono: barriere affettive a livello fisico, ridotta capacità empatica dovuta all’incapacità di riconoscere l’espressione di emozioni e sentimenti, difficoltà cognitive a esprimere le proprie opinioni, problemi a comprendere il significato degli altri e, infine, difficoltà a mantenere una conversazione fluida [...]” (Cecilia Amico, Effetti dell’uso dei social media sulle abilità sociali degli adolescenti di oggi, “State of Mind”, 27 gennaio 2023).

Simili conclusioni si leggono anche in un articolo dell’Istituto per lo Studio delle Psicoterapie firmato dalla dott.ssa Stefania Laura Niculescu e dalla dott.ssa Cristina Colantuono, in cui si parla di “analfabetismo emotivo”, termine coniato da Daniel Goleman, psicologo, scrittore e giornalista statunitense, definendolo come “la mancanza di consapevolezza (e quindi di controllo) delle proprie emozioni e dei comportamenti ad esse associati, la mancanza di consapevolezza delle ragioni per le quali si prova una certa emozione, l’incapacità di relazionarsi con le emozioni altrui (che non sono riconosciute e comprese) e con i comportamenti che da esse scaturiscono”. (Redazione Istituto per lo Studio delle Psicoterapie, I Social Network e le nuove relazioni affettive, “Istituto per lo Studio delle Psicoterapie”, 16 novembre 2021).
L’articolo porta l’esempio di una situazione tipica in cui si interrompe la relazione con il proprio partner scrivendo un semplice messaggio “È finita” e inviandolo su WhatsApp o su Instagram, o cambiando facilmente lo status su Facebook da “impegnato/fidanzato” a “single”, anziché parlarne a voce guardandosi negli occhi.
Ciò porterebbe a situazioni più gravi e sintomatologie più complesse. Infatti, proseguendo nell’articolo, si legge: “L’incapacità di riconoscere le proprie emozioni, che impedisce anche di comprendere quelle degli altri, può portare al disinteresse emotivo e, nel peggiore dei casi, è uno dei sintomi della psicopatia” (ibidem).

Il rischio di sostituire le relazioni reali con quelle virtuali
Secondo la dott.ssa Ilaria Albano, psicologa con formazione in Psicologia Cognitiva e Neuroscienze, si occupa di divulgazione scientifica, benessere e empowerment, l’esposizione costante ai social e il tempo passato interagendo con essi “può ridurre la voglia di ricercare interazioni al di fuori dalle stesse piattaforme e può spingere a delegare alla sola sfera online la propria vita sociale, con maggior rischio di esposizione ad haters, cyberbullismo o account fake, o anche, semplicemente, incorrendo in problemi di comunicazione o percezioni errate all'interno delle relazioni” (Ilaria Albano, Depressione da social: cosa fare e come prevenirla, “MyPersonalTrainer”, 1° febbraio 2023).

Alissa Vervenna, 3 dicembre 2024