È giusto lo stop deciso dall’UE alla produzione e alla vendita di auto con motore endotermico entro il 2035

Von der Leyen: “entro il 2035 dovremo avere zero emissioni”

A partire dal 2035 in Unione Europea non si potranno più acquistare auto dotate di motori endotermici. L’UE ha inoltre stabilito una specifica clausola di revisione per il 2026, in cui verranno esaminati i progressi compiuti in vista del traguardo del 2035. Ursula von der Leyen ha fatto il punto della situazione nel corso della conferenza stampa in cui ha ufficializzato la sua ricandidatura alla presidenza della Commissione Europea. “Lo stato dell'arte è che abbiamo una legge secondo cui entro il 2035 dovremo avere zero emissioni e su proposta della Commissione c'è un ruolo speciale per gli e-fuel – ha spiegato von der Leyen - E' molto importante che nel 2026 ci sarà una revisione di tutto ciò, per assicurarci che ci siano opportunità per i consumatori ma anche per produttori” (Ursula von der Leyen: sulle norme per le auto green revisione nel 2026, “hdmotori.it”, 22 febbraio 2024).

Euro Group favorevole alle auto elettriche

Marco Arduini, amministratore delegato di Euro Group, azienda italiana leader del settore nella produzione di rotori e statori per motori elettrici, è certo che l’auto elettrica rappresenti il futuro della mobilità. “L’anno scorso abbiamo equipaggiato 2,5 milioni di auto — spiega Arduini - Potremo arrivare a dieci milioni nel 2028 quando si calcola che saranno vendute più 30 milioni di vetture elettriche contro i circa 7,5 milioni attuali. Capisco le preoccupazioni per i posti di lavoro ma i costruttori convertono e convertiranno la produzione, non crediamo che manderanno tutti a casa”. Secondo l’amministratore, siamo di fronte a una questione ambientale che non va sottovalutata e alla prospettiva di un sensibile aumento del costo della benzina, che salirà più di quello dell’energia. Per questi motivi, Arduini è convinto che i produttori di auto devono accelerare il passaggio alle auto elettriche. Arduini è certo che anche l’Italia può cavalcare l’onda dell’elettrico, ma deve fare sistema su componenti come il motore elettrico, l’elettronica e le batterie. Serve inoltre investire su ricerca e sviluppo, favorendo strumenti come agevolazioni fiscali per gli investimenti e collaborazioni con le università. Anche il presidente di Euro Group, Sergio Iori, non ha dubbi sul successo dell’auto elettrica. “Dire che ci si deve fermare è come dire che si sarebbero potuti mantenere i treni a carbone - precisa Iori - Non si può fare retromarcia con una Volkswagen che ha lanciato un piano da decine di miliardi sull’auto elettrica, con una Toyota che ha appena deciso di puntare sul full electric” (Alessandra Puato, Auto elettriche, la corsa di EuroGroup Il fondatore Sergio Iori: “Ordini da tutto il mondo, indietro non si torna", “Corriere della Sera”, 27 febbraio 2023).

Taveres: “governi devono dare incentivi per l’elettrico”

Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis, ha parlato del mercato delle auto elettriche e delle sfide che affrontano le case automobilistiche, intervenendo all'Annual Strategic Decision Conference di Bernstein. Nel suo discorso, Tavares ha più volte ribadito la necessità di un sostegno ai consumatori da parte dei governi, che dovranno intervenire con incentivi per rendere le auto elettriche accessibili. “Tutto dipende dal supporto che i governi danno per rendere le vetture elettriche accessibili, devono prevedere degli incentivi – ha spiegato - Se i governi, in Germania, Italia o altrove, smettono di dare incentivi, la domanda non cala, collassa, si ferma”.

Il numero uno di Stellantis ha fatto l’esempio della Germania, che ha visto crollare le vendite di auto elettriche dopo l’eliminazione degli incentivi specifici. “C’è qualcosa nella testa dei consumatori che dice ‘se non mi aiuti, non ti aiuterò a combattere il cambiamento climatico’ – ha continuato - È qui che la strada si fa accidentata. In Germania quando si fermano gli incentivi la domanda collassa, in Italia succede la stessa cosa. La correlazione tra ordini e incentivi è evidente”. Tavares ha infine parlato dell'arrivo sul mercato delle auto di produzione cinese, precisando che questo fenomeno non si può fermare. La competizione, per Tavares, è aperta e l'Europa dovrà essere in grado di reggere la concorrenza della Cina. “In Europa si sta scegliendo un protezionismo che ostacola la concorrenza, ma se si sceglie di non gareggiare è evidente che si perderà – ha concluso - Non si può isolare un Paese dal resto del mondo, perché stare in una bolla rende più poveri. Se non saremo in grado di competere i cinesi vinceranno. Potremmo guadagnare tempo, ma ci giocheremo il futuro” (Tavares, i Governi devono incentivare le elettriche o la domanda crolla, “hdmotori.it”, 31 maggio 2024).

Lago: “il futuro dell’automobile è elettrico”

Alessandro Lago, direttore di “motor1.com” e “insideevs.it”, ha elencato i vantaggi dell’auto elettrica. Il primo elemento a favore dei veicoli elettrici è rappresentato dalla silenziosità: gli unici rumori sono il rotolare delle gomme e i fruscii aerodinamici percettibili a velocità sostenute. Sono assenti, dunque, tutte le vibrazioni nelle situazioni di traffico e non si contribuisce all’inquinamento acustico delle città. Il secondo punto a favore delle auto elettriche riportato da Lago è l’assenza di emissioni. Certamente si deve fare i conti con la provenienza dell’energia utilizzata per ricaricare il veicolo, ma a livello locale l’auto non inquina e non emette gas dannosi per chi ci circonda. Altri aspetti positivi sono la fluidità di guida, le agevolazioni fiscali, la possibilità di muoversi nelle zone a traffico limitato, il livello di innovazione dal punto di vista tecnologico e i bassi costi di manutenzione. Lago ha parlato poi di quelli che sono attualmente i limiti delle auto elettriche: gli alti costi di acquisto, i limiti alla mobilità per la scarsa distribuzione delle colonnine di ricarica e le attenzioni da rivolgere alla batteria (Auto elettriche pro e contro. Il direttore di Motor1.com svela pregi e difetti dell'auto elettrica, “youtube.com”, 17 febbraio 2020).

Legambiente: “in Italia ritardi sulle infrastrutture”

Il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, ha esposto ad “Adnkronos” la sua posizione in merito alla misura voluta dall’Unione europea che impone lo stop alla produzione di auto a motore termico a partire dal 2035. “Il flop delle auto elettriche è dovuto al fatto che siamo partiti con grandissimo ritardo nell’implementare le infrastrutture lungo la penisola - precisa Ciafani - Un discorso che vale per le colonnine nelle aree pubbliche ma anche in quelle private come garage e altre pertinenze private e condominiali”. Il presidente di Legambiente individua le maggiori criticità del mercato italiano dei veicoli elettrici nella carenza di infrastrutture e nella mancanza di un sistema di incentivi adeguato. Senza un sistema mirato di incentivi difficilmente si riuscirà a raggiungere l’obiettivo di sostituire tutte le auto a motore termico. “All’attuale governo va riconosciuto che i nuovi incentivi fanno uno sforzo in più rispetto a quelli precedenti – afferma Ciafani - Innanzitutto, sono strutturati in maniera più logica e sono modulati in base al reddito prevedendo un tetto massimo di spesa. Se tu vuoi l’auto elettrica più costosa o comunque oltre una certa soglia di valore è giusto che te la compri da solo, perché evidentemente ne hai le possibilità” (Legambiente: “Il flop delle auto elettriche in Italia? Partiti tardi con le infrastrutture”, “themapreport.com”, 13 marzo 2024).

Alessandro De Sanctis, 8 agosto 2024

Prodi contro lo stop alle auto non elettriche entro il 2035

Romano Prodi, in un contributo scritto per il “Messaggero”, ha criticato diversi aspetti del regolamento approvato dall’Unione europea che prescrive lo stop ai motori endotermici per le auto e i furgoni nuovi a partire dal 2035. Secondo Prodi, la scelta della Commissione europea avvantaggia Stati Uniti e Cina e non è coerentemente green, in quanto presenta una serie di criticità legate principalmente alla quantità e alla qualità delle materie prime, alla difficoltà di smaltimento delle batterie e ai ritardi nell’organizzazione dell’infrastruttura di servizio. “Forse gli stessi legislatori europei hanno nutrito qualche dubbio in materia quando hanno proposto un riesame nel 2025, ma si tratta di una pezza peggiore del buco perché nel frattempo tutte le grandi decisioni saranno state già messe in atto con la conseguenza di bloccare ogni ricerca per migliorare il funzionamento del motore endotermico”, conclude (Dario Di Vico, Auto elettrica, perché Prodi è contrario (e industriali e sindacati sono con lui), “Corriere della Sera”, 27 febbraio 2023).

Bombassei preoccupato per l’impatto sociale e lavorativo in caso di stop alle auto non elettriche

Alberto Bombassei, imprenditore e politico, ha condiviso le perplessità di Prodi sul regolamento approvato dall’Unione europea. “La posizione presa da Romano Prodi — spiega Bombassei — è importante non solo per le considerazioni espresse, ma soprattutto per il prestigio di cui il professore gode all’interno della Comunità europea”. L’imprenditore aveva già espresso i propri dubbi sul futuro mercato delle auto elettriche in un’intervista al “Sole 24 Ore”: “Oggi c’è grande entusiasmo per l’auto elettrica. Nessuno considera però il suo impatto sociale. Se smettessimo di produrre macchine a gasolio o a benzina e facessimo soltanto più auto elettriche perderemmo un lavoratore su tre. Compri il motore, compri la batteria e il 60% del valore dell’auto ce l’hai”. Secondo Bombassei, dunque, le perplessità sollevate da Prodi sono tutte condivisibili e sono ancor più importanti perché contribuiscono a farci uscire dagli steccati ideologici. Si tratta solo di buonsenso e non di bandiere politiche. “E se poi si arriva al risultato attraverso tecnologie e filiere in cui l’Europa può difendere o conquistare un primato, non è meglio? – conclude - A Bruxelles si sostiene che sarà possibile correggere la rotta nel 2026, ma i costruttori hanno già investito 250 miliardi di euro. La contraddizione è evidente” (Ibidem).

Vicentin (Federmeccanica): “scelta boomerang dell’Ue sulle auto elettriche”

Per Federico Vicentin, presidente di Federmeccanica, “quella di Bruxelles è una scelta boomerang e Prodi conosce troppo bene l’Europa per tacere”. Vicentin afferma di condividere tutte le perplessità dell’ex presidente della Commissione europea. “Purtroppo ho avuto modo di parlare con alti rappresentanti della Ue e mi sono sembrati dei talebani – precisa - E francamente non credo che si possa cambiare tutto all’ultimo miglio. Penso, invece, che dovremmo prendere il coraggio a due mani e mettere al bando il vecchio protezionismo, quello che in tempi passati usammo per la Fiat”. Secondo Vicentin, l’Italia dovrebbe attrarre investitori cinesi, invogliandoli a investire sul territorio nazionale, piuttosto che comprare auto elettriche a basso costo in Cina per poi importarle. “Un Paese capace di fare politica industriale farebbe questa scelta e obbligherebbe il nuovo arrivato, in cambio del semaforo verde, a far leva sul sistema della fornitura italiana. In questo modo salveremmo competenze e posti di lavoro”, conclude (Ibidem).

Il governo Meloni contrario al regolamento UE

Il governo Meloni si è dichiarato contrario al nuovo regolamento europeo sulle auto elettriche. “Una delle priorità dell'Europa di domani sarà riportare razionalità e pragmatismo nella transizione ecologica ed energetica, rimettendo mano alle norme più ideologiche del ‘Green Deal’, assicurando la neutralità tecnologica e diminuendo le dipendenze strategiche - ha dichiarato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni- In questi anni l'uomo è stato considerato un nemico e la prospettiva green è stata perseguitata anche a costo di sacrificare intere filiere produttive e industriali, come quella dell'automotive”. Secondo Meloni, la scelta di Bruxelles è “una follia ideologica che va assolutamente corretta” (Meloni: l'Unione Europea deve rivedere le regole su Green Deal e auto elettrica, “skytg24”, 6 giugno 2024).

Anche Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia all’Europarlamento e membro della Commissione Trasporti, è convinto che lo stop ai motori termici entro il 2035 sia una scelta azzardata che rischia di mettere in gravi difficoltà l’intera filiera del settore. Secondo Fidanza, bisogna riaprire il dibattito sui biocarburanti e abbandonare il dogma ideologico del tutto elettrico. Il politico di FdI ha espresso i suoi dubbi sulla strategia europea in un’intervista rilasciata alla rivista di settorie “Motor1”. “Lo stop al motore endotermico al 2035 è una follia assoluta che dobbiamo fermare – ha spiegato - Lo è sul piano ambientale, perché l’impatto inquinante delle auto elettriche sul ciclo di vita non è irrilevante. Lo è sul piano della dipendenza strategica dalla Cina. Lo è sul piano industriale, perché vuol dire condannare a morte una filiera italiana di Pmi della componentistica e migliaia di lavoratori difficilmente ricollocabili”. Per Fidanza, bisogna sfruttare la clausola di revisione del 2026 per affermare il principio della neutralità tecnologica e riprendere il dibattito sui biocarburanti, che sono imprescindibili per la transizione. Per il politico, inoltre, il mercato deve essere riequilibrato, alla luce dell’evidente sbilanciamento a favore della Cina. Equilibrio che può essere perseguito anche attraverso una politica di innalzamento dei dazi. “Vogliamo riportare la transizione green nel settore della mobilità a una logica di sostenibilità anche economica e di sostegno alla competitività delle nostre industrie – ha concluso - Tutto si tiene: una politica più aperta sul piano dei carburanti alternativi per la transizione diversificato per modalità di trasporto, un piano di infrastrutturazione non solo per l’elettrico, ma anche per biometano e idrogeno. Soltanto così potremo costruire una mobilità davvero a misura di cittadino e imprese” (Riccardo Ciriaco, FdI: “Lo stop al 2035 condanna a morte la filiera italiana dell’auto”, “motor1.com”, 3 giugno 2024).

Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture, si è posto sulle stesse posizioni. Per il ministro, il divieto di vendita di auto non elettriche è una follia, figlia di arroganza e convenienza. Salvini parla di “omicidio di un settore produttivo”. Secondo il ministro, non è possibile per l’Italia fare a meno di combustibili fossili e diesel in così breve tempo (Salvin marzo i, 'solo auto elettriche dal 2035 è una follia', “Ansa”, 18 marzo 2024).

Corte dei conti europea: criticità e dubbi sulla data 2035

La Corte dei conti europea ha analizzato il regolamento sullo stop ai motori termici ed espresso il proprio parere sulla fattibilità e sulle implicazioni della normativa. Secondo la Corte dei conti, L’Unione europea, che ha messo i veicoli elettrici a batteria al centro della propria ambiziosa politica per un parco auto a emissioni zero, deve riuscire a conciliare il Green Deal non solo con la sovranità industriale, ma anche con l’accessibilità economica delle auto elettriche per i consumatori. “Occorre agire con urgenza per far sì che l’industria europea possa produrre auto elettriche su vasta scala a prezzi competitivi, garantendo al tempo stesso la sicurezza dell’approvvigionamento di materie prime e potenziando le infrastrutture di ricarica in tutto il continente”, si legge nel documento diffuso dalla Corte dei conti europea. Nello stesso testo, si parla del mercato dei veicoli elettrici, che viene definito un vero e proprio “rompicapo”. La Corte dei conti sottolinea infatti l’evidente ritardo dell’industria europea delle batterie, che produce meno del 10% della produzione mondiale. Un mercato dominato dalla Cina che produce il 76% del totale. L’Unione europea resta indietro a causa della troppa dipendenza dalle importazioni di risorse e materie prime. La Corte dei conti ricorda infatti che l’87% delle importazioni di litio grezzo arriva dall’Australia, l’80% delle importazioni di manganese dal Sud Africa e dal Gabon, il 68% del cobalto dalla Repubblica democratica del Congo e il 40% della grafite dalla Cina. Il costo delle batterie si ripercuote poi sul prezzo finale dei veicoli elettrici, che senza incentivi statali potrebbero risultare eccessivamente costosi per gran parte della popolazione. “Insomma, se la capacità e la competitività dell’Ue non aumentano in maniera significativa, la ‘rivoluzione delle auto elettriche in Europa’ rischia di basarsi sulle importazioni e di finire per danneggiare l’industria automobilistica europea e i suoi oltre tre milioni di posti di lavoro nel settore manifatturiero”, si legge ancora nel documento. La Corte dei conti europea ha infine evidenziato la carenza e la disomogeneità nella distribuzione dei punti di ricarica (Antonio Piemontese, Sul futuro dell'auto e dell'inquinamento l'Europa ha fatto un gran pasticcio, “wired.it”, 24 aprile 2024).

Meschke (Porsche): “lo stop entro il 2035 potrebbe essere rimandato”

Secondo Lutz Meschke, direttore finanziario di Porsche, il piano europeo volto a vietare la produzione e la vendita di nuovi veicoli con motore a combustione entro il 2035 potrebbe essere posticipato o addirittura rivisto interamente, lasciando in campo benzina e diesel affiancate da diverse alternative. I motivi di preoccupazione riportati da Meschke sono da rintracciare nel rallentamento degli ordini di auto elettriche causato dalla mancanza di punti di ricarica, dai prezzi troppo elevati e dalla riduzione degli incentivi praticata da molti Stati. “Ci sono molte discussioni in questo momento sulla fine del motore a combustione - ha dichiarato in un incontro a Singapore - Penso che potrebbe essere ritardato”. Meschke critica in particolare i tagli e le riduzioni degli incentivi e degli ecobonus: “Dobbiamo vedere quanto aumenterà la richiesta nei prossimi anni. Se ci troviamo in una situazione come quella attuale, con una certa riluttanza ad acquistare auto elettriche in Europa, allora forse i sussidi torneranno” (Emanuele Colombo, Solo auto elettriche dal 2035? Forse no, dice Porsche, “motorbox.com”, 26 gennaio 2024).

Alessandro De Sanctis, 8 agosto 2024