La globalizzazione degli scambi ha interconnesso come mai i paesi di tutto il globo, nell’ambito di un mercato unico a livello mondiale, ma anche in relazione alla creazione di legami economici, oltre che politici, diplomatici, industriali e finanziari. Già nell’Ottocento i teorici del pensiero liberale, in particolare Benjamin Constant, teorizzarono che lo “spirito del commercio” avrebbe preso il posto dello “spirito del dominio”, portando a una nuova era dell’umanità nella quale, grazie allo sviluppo delle società industriali, la violenza non sarebbe stata più cruciale per lo sviluppo economico e civile. Oggi, nel contesto di un’economia globalizzata a livello mondiale, la ragnatela di relazioni che connette le nazioni è troppo fitta e solida per permettere lo scoppio d’un conflitto mondiale. La globalizzazione dei mercati e la crescente interconnessione tra gli Stati hanno elevato i costi della guerra fino a renderla sostanzialmente sconveniente, tanto economicamente che per la risoluzione delle controverse internazionali. Condannati alla convivenza, al netto di alcune conflittualità locali, la Terza guerra mondiale è uno scenario nei fatti alquanto inverosimile.