Le carenze dell’UE dipendono solo dalla mancanza di solidarietà

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo intervento in occasione della cerimonia di apertura di “Trento capitale italiana ed europea del volontariato”, sottolineando come il valore della solidarietà sia radicato nei Trattati, ha evidenziato come le carenze dell’Unione europea dipendano da una mancanza di solidarietà: "Il valore fondante della solidarietà ha molteplici declinazioni nei Trattati dell'Unione europea. Solidarietà tra i popoli. Solidarietà tra gli Stati. Solidarietà che le istituzioni devono assicurare ai cittadini, affermandone la dignità, riducendo i divari e accrescendo le opportunità. Solidarietà liberamente organizzata dai corpi intermedi, che sono espressione viva, diretta della comunità […] Le insufficienze dell'Europa, le carenze che vanno a scapito dei cittadini, dipendono il più delle volte proprio da un difetto di solidarietà" (Annalisa Girardi, Mattarella dice che le carenze dell’Ue dipendono da una mancanza di solidarietà, “fanpage.it”, 3 febbraio 2024).

La mancanza di solidarietà è distruttiva per l'UE perché aumenta le disparità economiche e sociali tra gli Stati membri, creando squilibri che minano la coesione e la stabilità dell'Unione. Inoltre, può portare a divisioni politiche interne e a una perdita di fiducia nelle istituzioni europee, indebolendo la capacità dell'UE di agire come un'unità coesa. La percezione di un'assenza di solidarietà, alimentando sentimenti euroscettici e nazionalisti, riduce il sostegno popolare per l'UE. Senza solidarietà, la risposta dell'UE alle crisi diventa allora meno efficace e la vulnerabilità dei paesi più fragili aumenta, esacerbando le difficoltà. Inoltre, la mancanza di politiche solidali, accentuando le disuguaglianze e le tensioni sociali, porta a un deterioramento della qualità della vita e accresce il rischio di iniquità e discriminazione tra i cittadini dei diversi Stati membri. Questi effetti negativi minano la stabilità, la legittimità e l'efficacia dell'Unione Europea, e ne mettono a rischio il futuro come progetto di integrazione e cooperazione sovranazionale.

La solidarietà sovranazionale è molto limitata

I flussi migratori verso i paesi mediterranei dell'Unione Europea hanno messo a dura prova i principi di solidarietà che sostengono l'UE e le sue realizzazioni. Diverse reazioni politiche hanno evidenziato questa tensione, come la sospensione degli accordi di Schengen da parte di alcuni paesi dell'Europa centro-settentrionale e la costruzione di barriere ai confini esterni per chiudere la rotta balcanica.
Vi sono state, inoltre, le resistenze al piano di redistribuzione di 160.000 profughi varato dalla Commissione europea nel 2015, specialmente da parte dei paesi dell'Europa centro-orientale.

La diffusione di movimenti populisti euroscettici e xenofobi in quasi tutti i paesi europei indebolisce gli equilibri politici nazionali e continentali. L'immigrazione è stata una componente chiave anche nel voto britannico per uscire dall'UE, e in Francia il Front National è divenuto, alle ultime elezioni europee del 2024, il primo partito del Paese.
L'UE si è trovata impreparata su vari fronti, tra i quali la crisi delle migrazioni e dell'accoglienza, mancando di strumenti per gestire efficacemente la crisi migratoria e l'integrazione multiculturale, la crisi economica internazionale innescata dal fallimento delle istituzioni finanziarie americane nel 2007-2008, e l'incapacità di prevenire conflitti nelle aree vicine e contrastare gli attacchi terroristici che hanno colpito diversi paesi europei. Queste problematiche hanno accentuato la gerarchia dei rapporti di forza tra gli Stati membri, incrinando l'unità dell'UE ed evidenziando la mancanza di solidarietà sovranazionale.

Le principali sfide odierne legate all'immigrazione richiedono, invece, proprio la solidarietà sovranazionale fra Stati dell’Unione europea. Esse comprendono il numero di immigrati nell'UE e la pressione demografica esterna su un'Europa in calo demografico, la percorribilità delle politiche di accoglienza e integrazione, la possibilità di una politica estera e di sicurezza volta a contenere le migrazioni e garantire pace, sicurezza e sviluppo nelle aree di origine dei migranti. La capacità dell'Europa di affrontare questi problemi è strettamente legata alla solidarietà sovranazionale che sarà dunque cruciale per il futuro del processo di integrazione europea (Alfonso Sabatino, Per una politica europea sostenibile dell’immigrazione, “thefederalist.eu”, Anno LVIII, 2016, Numero 2-3, pag.114).

Il futuro dell’integrazione europea si basa sulla solidarietà sovranazionale

La riflessione sul futuro dell'integrazione comunitaria si è focalizzata sulla capacità delle istituzioni europee di gestire le conseguenze economiche e sociali dei cicli avversi, ossia dei periodi di crisi e delle difficoltà che possono colpire i paesi membri. Questo discorso si sviluppa in un contesto che porta spesso a interrogarsi sull'esistenza e sulla natura della solidarietà sovranazionale. In altre parole, ci si chiede se e quanto i paesi dell'Unione Europea siano disposti e capaci di supportarsi reciprocamente in tempi di difficoltà.

La questione della solidarietà sovranazionale è cruciale per la costruzione di un modello sociale europeo che sia credibile sia dal punto di vista politico che giuridico. Tale solidarietà si manifesta attraverso politiche comuni e misure di supporto che mirano a ridurre le disparità economiche e sociali tra i vari paesi membri, garantendo così una maggiore coesione all'interno dell'Unione.
“La riflessione sul futuro dell’integrazione comunitaria si è concentrata sulla capacità delle istituzioni europee di governare le ricadute economiche e sociali dei cicli avversi, in una prospettiva che conduce spesso a interrogarsi sull’esistenza di una solidarietà sovranazionale e sul suo ruolo per la costruzione di un modello sociale europeo dotato di effettiva credibilità sul piano politico e giuridico.
Come è noto, dopo il Trattato di Lisbona i valori della solidarietà e della coesione sociale hanno acquisito rilievo centrale nella trama del diritto primario europeo, ma lo iato che separa le enunciazioni giuridiche dalla loro attuazione concreta rimane ancora particolarmente ampio, anche per via del ritardo con cui la Corte di giustizia ha cominciato a fare uso della Carta di Nizza in sede conflittuale” (Alessandro Riccobono, Un "salto di specie" per l’UE? La solidarietà europea alla prova della crisi pandemica, I working papers - Centro Studi di Diritto del lavoro europeo "Massimo D'Antona", “iris.unipa.it”, 2020).

La solidarietà sovranazionale è il principio dell’Europa unita

La solidarietà sovranazionale implica la cooperazione e il supporto reciproco tra gli Stati membri dell'UE. È un principio fondamentale che sostiene l'idea di un'Europa unita non solo economicamente ma anche socialmente e politicamente. Questo concetto di solidarietà è messo alla prova durante le crisi economiche, quando i Paesi più colpiti cercano aiuto dai membri più forti economicamente.

“Partiamo dai ‘first principles’. L’altruismo è la scelta di preoccuparsi in primis dei bisogni degli altri. Questo comportamento si iscrive all’interno dei confini dell’individuo. È una caratteristica che condivide con l’egoismo, il comportamento individuale ispirato alla massima auto-referenzialità. La solidarietà ha un qualcosa che la distingue da ambedue questi comportamenti incentrati sull’individuo. L’essere solidale, garantire in solido, presuppone l’appartenenza a una comunità. È, dunque, un concetto che si inquadra immediatamente nella sfera collettiva. Il collettivo della nostra epoca è l’‘interdipendenza sistemica’, la quale è presente in Europa da molti decenni, da ben prima della globalizzazione e della pandemia Covid-19. I destini nazionali sono oggi così intrecciati da rendere difficile isolare le conseguenze dei comportamenti propri rispetto a quelle prodotte dai comportamenti degli altri. Al di là dei numeri del bilancio di Bruxelles, non è facile stimare, in modo oggettivo e rigoroso, se uno qualsiasi dei paesi a più alto PIL pro capite alto sia contribuente netto o beneficiario netto dell’incremento del PIL dell’Unione Europea. Proprio per questo si insiste oggi tanto sul concetto di solidarietà. Ma l’Europa di Trattati non è mai riuscita a discernere, facendosi largo fra gli interessi nazionali, la strada che porta un ethos comune. […..] Da tempo, con maggiore o minore consapevolezza, nei comportamenti dei governi europei c’è l’appartenenza a un destino collettivo, ma non la solidarietà. Quella solidarietà che è difficile trovare nel metodo intergovernativo, e nell’impianto giuridico delle ‘regole’ codificate nei Trattati, potrebbe regalarla all’Europa la politica. È in negativo più che in positivo che può nascere un comune sentire. L’‘essere sulla stessa barca’ balzerà forse agli occhi dei popoli europei quando si accorgeranno di essere stretti fra Stati Uniti sempre più ‘auto-interessati’ e una Cina sempre più vicina” (Francesco Farina, Solidarietà in Europa, in che senso?, “eticaeconomia.it”, 30 aprile 2020).
La riflessione sull'integrazione comunitaria e sulla capacità delle istituzioni europee di affrontare le crisi economiche e sociali porta inevitabilmente a considerare la necessità di una solidarietà sovranazionale. Questa solidarietà è fondamentale per costruire un modello sociale europeo che sia politicamente e giuridicamente credibile, capace di garantire stabilità e benessere ai cittadini dell'Unione.

La solidarietà europea non si misura dalla gestione del saldo di bilancio

Il vantaggio dell’Italia derivante dall’appartenere all'Unione Europea non è una questione di saldo di bilancio. Concludere che vi sia un’assenza di solidarietà sarebbe sbagliato, perché i benefici reali vanno oltre la differenza tra quanto l'Italia versa e riceve dall'UE.
La solidarietà europea verso l’Italia va valutata anche attraverso l’analisi del supporto della Banca Centrale Europea, che permette all'Italia di gestire il suo debito pubblico a costi sostenibili, garantendo il funzionamento del Paese senza aumentare le tasse o fare tagli pesanti. Inoltre, l'UE facilita il finanziamento delle imprese e delle banche italiane. Senza l'ombrello europeo, sarebbe difficile mantenere la stabilità economica e finanziaria dell’Italia.
“Ridurre la questione dell’appartenenza italiana all’Unione europea in termini di saldo di bilancio è davvero un grave errore. I benefici, o gli eventuali svantaggi, non si possono calcolare infatti sulla base della differenza tra quanto il nostro Paese versa e quanto riceve dal bilancio europeo. Come è ben noto, il bilancio europeo costituisce soltanto una minuscola parte delle più generali azioni legate all’appartenenza europea. Peraltro, anche da questo punto di vista, i numeri parlano chiaro. Il saldo passivo per l’Italia ha oscillato tra il miliardo di euro del 2006 e i circa quattro miliardi del 2010 per registrare una forbice in genere intorno ai 2 miliardi nel corso dell’ultimo quindicennio […] Occorre aggiungere che l’‘Europa matrigna’, in questi anni, ha concesso ai governi italiani la costante possibilità di derogare alle condizioni imposte dai Trattati; il caso più eclatante è costituito dalla mancata applicazione delle clausole ‘obbligate’ di aumento dell’Iva che sono state regolarmente scongiurate per effetto delle flessibilità concessa dall’Europa per cui i 10-11 miliardi di euro da reperire nelle manovre finanziarie per la violazione delle regole sono stati di fatto ‘condonati’ in virtù di un accordo tra Stati” (Alessandro Volpi, Bilancio europeo, tra vantaggi e svantaggi per l’Italia, “altraeconomia.it”, 3 settembre 2018).

Rossella Vezzosi, 30 giugno 2024

I rischi attuali dell'integrazione europea sono le conseguenze della crisi economica, la crisi di fiducia tra gli Stati membri e l'incapacità dell'Unione di gestire la questione migratoria in modo coerente e solidale.
Le sfide affrontate dall'UE sono complesse e multidimensionali, comprese questioni economiche, sociali, politiche e ambientali. La solidarietà sovranazionale può aiutare a mitigare alcune di queste sfide, ma non può risolverle completamente da sola.
In primis perché le risorse finanziarie e materiali disponibili per la solidarietà sovranazionale sono limitate. Anche con il massimo impegno, non sempre ci sono sufficienti fondi o capacità per affrontare tutte le necessità in modo efficace. Inoltre, le disparità economiche e sociali tra gli Stati membri dell'UE sono spesso profonde e radicate in strutture economiche e sociali diverse. Queste disparità richiedono interventi strutturali a lungo termine, oltre alla solidarietà immediata. Inoltre, gli Stati membri essendo sovrani, senza necessariamente essere contrari alla solidarietà sovranazionale, possono essere riluttanti a cedere troppo controllo o a implementare politiche sovranazionali riducendo così, comunque, di fatto l'efficacia della solidarietà sovranazionale.
Nonostante l'obbligo di una solidarietà sovranazionale l’UE è pur sempre composta da una vasta gamma di culture, lingue e sistemi politici, e questa diversità può creare barriere alla cooperazione e all'implementazione di politiche comuni.

Le crisi economiche, sanitarie, ambientali e politiche hanno certo, evidenziato le carenze strutturali dell'UE, carenze che non sono però dovute esclusivamente all’assenza di solidarietà sovranazionale. Le crisi andavano infatti ben oltre la capacità delle politiche di solidarietà di rispondere in modo adeguato e tempestivo, poiché richiedevano un elevato livello di coordinamento e cooperazione tra gli Stati membri, alle quali l’Unione europea era impreparata. Vi è, piuttosto, la necessità di riforme e miglioramenti nelle capacità di gestione delle crisi dell'UE per affrontare sfide future in modo più efficace e resiliente. In particolare, serve un coordinamento rapido ed efficace tra gli Stati membri, che, ovviamente, potrà essere ostacolato da divergenze politiche, limitazioni delle risorse e dall’urgenza di risposte immediate e flessibili, ma che non dev’essere scambiato con il concetto di solidarietà sovranazionale.

L'integrazione europea si costruisce attraverso integrazioni differenziate

Per evitare conseguenze deleterie, tensioni e rivalità tra gli Stati membri, si devono certamente difendere le conquiste comuni dell'integrazione, ma anche riconoscere che il futuro dell'Europa si costruisce attraverso integrazioni differenziate.
Così come la solidarietà europea non si può misurare solo dalla gestione del saldo di bilancio.
La crisi dell'eurozona e la sua governance sono problematiche per diversi motivi. Innanzitutto, l'eurozona, che comprende i paesi dell'Unione Europea che adottano l'euro come moneta, è caratterizzata da disuguaglianze economiche significative tra i suoi membri. Alcuni paesi hanno economie forti e stabili, mentre altri, come Grecia e Italia, hanno economie più deboli e vulnerabili. Queste disuguaglianze sono state aggravate dalla crisi economica globale del 2008, che ha evidenziato le debolezze strutturali dell'eurozona. La governance dell'eurozona, ossia il modo in cui vengono prese le decisioni economiche e fiscali, ha mostrato carenze nella capacità di rispondere in modo efficace e coeso alle crisi. In particolare, la mancanza di strumenti comuni per gestire le crisi economiche e la rigidità delle regole fiscali hanno limitato la capacità di alcuni paesi di stimolare la crescita economica e ridurre il debito (Alessandro Volpi, Bilancio europeo, tra vantaggi e svantaggi per l’Italia, “altraeconomia.it”, 3 settembre 2018).

Un bilancio comune dell'eurozona eviterebbe di imporre il debito e la solidarietà ai paesi più virtuosi
Un bilancio comune servirebbe a risolvere alcune problematiche sostenendo gli investimenti produttivi, cioè investimenti in infrastrutture, ricerca e sviluppo, istruzione e altre aree che possono favorire la crescita economica a lungo termine. Questo tipo di investimenti è cruciale per rafforzare le economie più deboli e ridurre le disuguaglianze all'interno dell'eurozona.
Tale proposta non implica, però, la mutualizzazione dei debiti pregressi, ovvero non comporta che i debiti accumulati dai singoli paesi siano condivisi o trasferiti a livello europeo. La mutualizzazione del debito è un argomento controverso, poiché i paesi con finanze pubbliche più solide temono di dover assumere i rischi e i costi dei paesi più indebitati. La proposta di un bilancio comune si concentrerebbe su nuovi investimenti, finanziati attraverso contributi comuni e possibili emissioni di debito a livello europeo, destinati a progetti che promuovano la crescita economica e la coesione all'interno dell'eurozona.
In sintesi, un bilancio comune dell'eurozona potrebbe aiutare a superare le debolezze della governance attuale, fornendo risorse per investimenti produttivi senza imporre il peso del debito passato sui paesi più virtuosi. Questo approccio potrebbe rafforzare l'integrazione economica e politica all'interno dell'eurozona, migliorando la stabilità e la prosperità complessiva dell’area (Giovan Battista Verderame, La crisi dell’Unione ha radici profonde, “cespi.it” consultato il 10 giugno 2024).

La dimensione intergovernativa non è essere sinonimo di solidarietà

La dimensione intergovernativa è una caratteristica importante dell'UE che riflette la diversità e la sovranità degli Stati membri, ma non garantisce, né implica automaticamente la solidarietà tra di essi. La solidarietà richiede, infatti, un impegno volontario e reciproco per affrontare sfide comuni e ridurre le disparità, superando le divisioni nazionali e promuovendo un senso di comunità europea unita.
Fermo restando, quindi, che la dimensione intergovernativa nell'Unione Europea non è necessariamente sinonimo di solidarietà tra gli Stati membri, questo concetto implica che la cooperazione e le decisioni all'interno dell'UE possano essere fortemente influenzate dagli interessi nazionali e dalla sovranità degli Stati membri, piuttosto che essere guidate da un principio di solidarietà automatica.
Nella pratica, la dimensione intergovernativa significa che le decisioni importanti spesso richiedono il consenso unanime degli Stati membri o, in alcuni casi, il potere di veto di uno Stato membro può bloccare una decisione. E ciò può rendere difficile adottare politiche o misure che richiedono un'imposizione o una distribuzione di risorse in modo equo tra tutti i membri dell'UE. Nel tempo, proprio il modello originario di sovranazionalità dell'integrazione europea è stato indebolito dal rafforzamento della dimensione intergovernativa e dalla "costituzionalizzazione" del potere di veto, portando a una percezione di disuguaglianza e imposizione ingiustificata tra gli Stati membri. Ma la dimensione intergovernativa è fondamentale perché consente agli Stati membri di preservare una certa autonomia decisionale e di partecipare attivamente alla definizione delle politiche europee. Questo è particolarmente evidente nell'ambito dell'Unione Monetaria, dove le decisioni economiche possono avere un impatto diretto sulle economie nazionali.

Proprio per questo “Nei nuovi spazi aperti all’azione dell’Unione, ed in particolare nell’Unione Monetaria, il tradizionale equilibrio interistituzionale è stato alterato a favore della dimensione intergovernativa: ed i rapporti di forza hanno ripreso la centralità della scena. Mentre al Mercato Interno ed agli ambiti ad esso collegati continuava ad applicarsi il metodo comunitario sovranazionale, nell’Eurozona prevalentemente intergovernativa si è diffusa la percezione - e talvolta qualcosa in più della semplice percezione - che qualcuno fosse più uguale degli altri e potesse dettare la linea, ed in altri settori cruciali per le opinioni pubbliche, come quello della gestione dei flussi migratori, le contrapposte spinte nazionali hanno prevalso, impedendo ogni tentativo di approccio condiviso. In sostanza, da una legittimità europea che stava progressivamente emergendo dalle potenzialità del modello originario si è tornati alla prevalenza del contrasto, quando non dello scontro, tra le legittimità nazionali e le istanze spesso divergenti di cui esse non potevano che essere portatrici. Nella misura in cui non originava più da un potere terzo indipendente progressivamente rafforzato nella sua legittimità democratica, ma dalle stesse parti che avrebbero dovuto applicarlo, in un gioco inevitabilmente segnato dal disequilibrio delle forze in campo, il vincolo esterno ha perso di legittimità e di credibilità, assumendo il carattere di una ingiustificata e talvolta incomprensibile imposizione. E ciò è avvenuto parallelamente ad una strisciante opera di delegittimazione, in particolare, della Commissione per l’equivoco, spesso volontariamente e colpevolmente alimentato, tra la sua struttura funzionale ed amministrativa, necessariamente tecnico/burocratica, e la legittimità politico/democratica del collegio dei Commissari attraverso la designazione nazionale e il rapporto fiduciario con il Parlamento Europeo. Se i venti del nazionalismo e del sovranismo hanno ripreso a soffiare, lo si deve anche a tutto questo. (Ibidem).

La difesa della dimensione intergovernativa in contrapposizione alla solidarietà nell'Unione Europea si può però motivare dalla volontà di preservare l'autonomia decisionale degli Stati membri e il principio di sovranità nazionale. Questo approccio è sostenibile con diversi argomenti, primo fra tutti quello secondo il quale gli Stati membri dell'UE devono mantenere il controllo sulle proprie politiche e decisioni, evitando che decisioni centralizzate possano essere percepite come un'ingerenza nella governance interna. L'approccio intergovernativo permette, infatti, agli Stati membri di negoziare direttamente tra loro, mantenendo un equilibrio di potere che rispecchia le diverse dimensioni politiche ed economiche dei paesi europei. Inoltre, le decisioni prese a livello intergovernativo possono essere viste come più vicine agli interessi e alle preferenze dei cittadini dei singoli Stati membri, rafforzando la legittimità democratica delle politiche europee. Un approccio questo che può essere preferito poiché consente una maggiore flessibilità nell'adattamento alle specificità nazionali e alle diverse situazioni economiche e sociali degli Stati membri.

Rossella Vezzosi, 30 giugno 2024