L'operazione Moro rappresentò un momento cruciale nella storia italiana, dove si osservò una convergenza di interessi sia a livello internazionale che nazionale. Sul piano internazionale, il blocco orientale e quello occidentale condividevano l'interesse a mantenere l'equilibrio della Guerra fredda stabilito a Yalta, che non permetteva cambiamenti radicali. A livello nazionale, si crearono alleanze tra un fronte reazionario legato all'oltranzismo atlantico, alla destra anticomunista e a ambienti massonici vicini alla P2, e i gruppi rivoluzionari del "partito armato". Queste forze, sebbene operassero autonomamente, condividevano una matrice sovversiva comune. L'obiettivo principale era destabilizzare l'Italia per stabilizzarla in senso centrista e moderato, prevenendo qualsiasi cambiamento significativo nell'ordine politico. L'operazione Moro, culminata nel rapimento e nell'assassinio di Aldo Moro, è considerato il momento più drammatico della strategia della tensione in Italia, rappresentando l'apice degli scontri tra queste forze contrapposte (Miguel Gotor, Mirandola, 7/10 Giugno 2018 / L'unica verità del sequestro Moro, “doppiozero.com”, 7 giugno 2018).