Il Nutri-Score incide negativamente sull’informazione e sulle scelte alimentari del consumatore

Nutri-Score orienta positivamente le scelte alimentari e favorisce la comparazione tra prodotti simili

Non sono pochi gli studi in cui è stato dimostrato per via empirica come il Nutri-Score impatti significativamente e in modo positivo sulla scelta dei prodotti alimentari da parte dei consumatori. In uno studio del 2019, ad esempio, Nutri-Score è stato comparato ad altri quattro sistemi di etichettatura – l’Health Star Rating, il Multiple Traffic Lights, il Reference Intakes e il Warning Symbol – nella capacità di guidare la valutazione del consumatore relativamente ad alcuni prodotti alimentari (Egnell M. et al., Objective Understanding of Front-of-Package Nutrition Labels: An International Comparative Experimental Study across 12 Countries, “Nutrients”, ottobre 2018).

Dai risultati, il Nutri-Score si è affermato come il miglior indicatore per l’individuazione dell’alimento più salutare. In questi termini, pertanto, il Nutri-Score non va inteso come un sistema che classifica gli alimenti in “buoni” o “cattivi”, lodandone alcuni e demonizzandone altri, ma come un sistema di traduzione rapida delle informazioni nutrizionali riportate già sul retro della confezione, che vengono semplicemente convertite in una forma grafica intuitiva.
Il consumatore può essere pertanto aiutato nel comprendere come due prodotti apparentemente uguali – ad esempio, due confezioni di cereali per la prima colazione – possano avere in realtà qualità nutrizionali profondamente differenti, a seconda della loro composizione.

Migliorando l’alimentazione, si riducono i fattori di rischio per la salute

Al momento, esistono più di cento studi indipendenti peer reviewed che sostengono l’utilizzo del Nutri-Score, tra cui uno studio condotto in Spagna, che ha rilevato come il consumo di prodotti con bassi punteggi nel Nutri-Score (valutazioni “D” o “E”) era associato ad un maggiore rischio di mortalità tra i partecipanti, in un periodo di follow-up di quasi 9 anni, dal 2008 al 2017 – rischio di mortalità che si riduceva drasticamente con la sostituzione dei prodotti insalubri con alimenti freschi e con punteggi Nutri-Score più alti (Donat Vargas C. et al., Five-Color Nutri-Score Labeling and Mortality Risk in a Nationwide, Population-Based Cohort in Spain: The Study on Nutrition and Cardiovascular Risk in Spain (ENRICA), American Journal of Clinical Nutrition, marzo 2021).
Anche l’OMS, tramite l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, si è espressa positivamente riguardo all’utilizzo del Nutri-Score come mezzo per indirizzare i consumatori verso scelte alimentari più salutari.
Il periodico e costante aggiornamento dell’algoritmo, inoltre, permette al sistema di perfezionarsi nel tempo, elidendo gradualmente i fattori che potrebbero determinare una classificazione fuorviante del prodotto.
Anche la scelta di utilizzare 100 g – o 100 ml – per determinare il punteggio nutrizionale dell’alimento è stata fatto con l’intento di evitare al consumatore l’obbligo di compiere ulteriori calcoli: l’utilizzo della porzione, infatti, per quanto possa sembrare apparentemente più preciso, è in realtà impraticabile, in quanto ogni azienda alimentare fissa in piena autonomia le porzioni dei propri prodotti.
Il Nutri-Score, pertanto, si configura ad oggi come l’unico sistema di etichettatura alimentare in grado di influire significativamente sugli acquisti del consumatore, conducendolo verso cibi e bevande più salubri, senza tuttavia demonizzare o proibire determinati alimenti, che vanno piuttosto consumati con parsimonia.
Come precisa lo stesso Hercberg in un’intervista a Linkiesta, «Il nostro compito è dare un’informazione, poi ogni consumatore decide se seguire questi consigli o se affidarsi a valutazioni che ritiene più importanti al momento dell’acquisto» (Vincenzo Genovese, Sarà vero? Il Nutri-Score non penalizza i prodotti italiani, dice il suo creatore, linkiesta.it, 30 giugno 2022).

Aurora Gelmini, 17 maggio 2024

Le basi scientifiche non sono sufficientemente solide

“Nutri-Score non si basa su un principio scientifico, ma fa perno su profili nutrizionali e su algoritmi che non sono riconosciuti dalla scienza e che puntano a discriminare questo o quel cibo specifico. La più diffusa e consolidata letteratura scientifica, invece, sottolinea che non esistono cibi buoni o cibi cattivi, ma solo diete più o meno equilibrate e che ogni cibo può entrare a far parte di una dieta equilibrata nella giusta misura”. È quanto afferma Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare (Caterina Vianello, Cos’è l’etichetta Nutri-Score e perché l’Italia non la vuole, “dissapore.com”, 10 dicembre 2020).
Ma non è certamente il solo a mettere in luce le criticità del Nutri-Score e a muovere dubbi sulla sua validità scientifica, che è tuttora oggetto di discussione, tanto a livello politico quanto a livello sanitario. Nel 2022, un team di ricercatori polacchi ha sottolineato come questo sistema di etichettatura non tenga conto di diversi fattori che influenzano la qualità del prodotto alimentare, tra cui i contenuti di vitamine e sali minerali – che dovrebbero incidere positivamente – e il grado di trasformazione – che dovrebbe, di contro, incidere negativamente (Włodarek D., Dobrowolski H., Fantastic Foods and Where to Find Them-Advantages and Disadvantages of Nutri-Score in the Search for Healthier Food, “Nutrients”, vol. 14, n. 22, novembre 2022).
Il Nutri-Score, infatti, tende a focalizzarsi maggiormente sui nutrienti più dannosi, piuttosto che su quelli con effetti benefici per l’organismo, andando perciò in contrasto con le evidenze scientifiche più recenti: basti pensare che in un report del Global Burden of Disease (GBD), pubblicato da “Lancet” nel 2019, si evidenzia come lo stato di salute della popolazione sia inficiato non tanto da un consumo eccessivo di determinati nutrienti, ma da un consumo insufficiente di altri.
Al momento, non esistono ricerche scientifiche sulla correlazione tra l’uso del Nutri-Score come pattern di consumo alimentare e diminuzione di patologie metaboliche nella popolazione.
Come afferma Paganini, presidente della think tank europea specializzata nelle policy sulla nutrizione sostenibile, “Come ha rilevato il nostro comitato scientifico (composto anche da nutrizionisti autorevoli a livello internazionale), il JRC conferma invece che nel contesto della vita reale non si è prodotta alcuna evidenza. Malgrado i frequenti tentativi dei suoi promotori di accreditarne le basi scientifiche, nessuno studio è in grado di dimostrare una dinamica di causa-effetto, né conferma che l’utilizzo del Nutriscore possa avere conseguenze positive per la salute dei consumatori” e prosegue “La maggioranza della comunità scientifica in Europa è contraria al Nutriscore, con ben 323 scienziati e 19 associazioni medico-scientifiche che si sono espressi ufficialmente contro lo schema a semaforo”.

L’origine dei prodotti e le quantità realmente assunte non sono tenute in considerazione

Anche l’origine del prodotto, fattore cruciale per la qualità di un alimento, finisce in secondo piano: i prodotti biologici o a marchio Dop (Denominazione di origine protetta) e Igp (Indicazione geografica protetta) non guadagnano più punti rispetto a prodotti industriali e meno controllati.
Criticato anche l’utilizzo di 100 grammi di prodotto come parametro per stimare il punteggio di un dato alimento. Si tratta di un criterio particolarmente fuorviante, poiché non sempre tale quantità coincide con il consumo effettivo che viene fatto del cibo o della bevanda in questione: le porzioni giornaliere, infatti, tenderanno solitamente ad essere quantitativamente maggiori (si pensi ad esempio ad una pizza) o minori (come il cioccolato).
Inoltre, è stato provato che più un prodotto viene percepito come sano, più le porzioni tenderanno ad aumentare, creando un pericoloso effetto paradosso che potrebbe impattare negativamente sulla salute dei consumatori (Università degli Studi di Milano, Sistemi di etichettatura frontepacco (FOP) utili per migliorare la qualità dell’informazione nutrizionale al pubblico, in un’ottica di prevenzione dell’eccesso ponderale. Nutri-Score o Nutrinform Battery, “salute.gov.it”, consultato il 14 maggio 2024).

Il Nutri-Score non promuove una corretta educazione alimentare

Va sottolineato infine un fattore non poco rilevante: il Nutri-Score non è un sistema in grado di educare il consumatore a una dieta bilanciata, informandolo correttamente su quali e quanti nutrienti andrebbe ad assumere e rendendolo pertanto capace di compiere una scelta consapevole. Si limita a fornire un voto di cui il consumatore deve solo prendere atto acriticamente. Ma, come sottolineano Michele O. Carruba ed Enzo Nisoli del Centro di Studio e Ricerca sull’Obesità, “il soggetto sovrappeso non troverà un voto parametrato specificamente sulle calorie (tantomeno per porzione) così come il soggetto ipercolesterolemico non potrà valutare il contenuto in grassi saturi, o l’iperteso quello in sodio” (Ibidem).

Aurora Gelmini, 17 maggio 2024