Dopo la presidenza Biden le questioni migratorie restano irrisolte

“Nel corso dei tre anni della sua presidenza Biden ha aumentato le politiche di rimpatrio di chi è entrato illegalmente, in uno spostamento delle sue politiche verso destra, molto criticata dall’ala più progressista dei Democratici. Però la maggior parte degli statunitensi ritiene che invece il presidente non abbia fatto abbastanza, e il 63 per cento vorrebbe politiche ‘più dure’. L’aumento della pressione migratoria è solo in parte legato alle politiche di Biden. Negli ultimi anni è stata condizionata da crisi politiche, economiche e di sicurezza nell’area del centro e sud America, con particolare riferimento al collasso economico del Venezuela. Ma è anche frutto di una tendenza mondiale a sempre maggiori migrazioni con motivazioni prevalentemente economiche: dal confine meridionale sono passati anche un numero crescente di cittadini russi (43.000 nel 2023), indiani (42.000) e cinesi (24.000), che arrivano in aereo in Sudamerica e poi provano a entrare negli Stati Uniti” (Sull’immigrazione Joe Biden si gioca tantissimo, “ilpost.it”, 31 gennaio 2024).

L’incriminazione del ministro dell’immigrazione Mayorkas

I repubblicani alla Camera dei Rappresentanti hanno incriminato il Ministro dell'Immigrazione Alejandro Mayorkas per la crisi al confine tra Stati Uniti e Messico. Questa è la prima volta in circa 150 anni che un ministro viene incriminato dal Congresso. I repubblicani accusano Mayorkas di aver causato un'invasione di migranti, citando un record di 302.000 arresti a dicembre. I democratici, invece, considerano la procedura di destituzione una manovra politica in un anno elettorale. Il processo si svolge in due fasi: prima la Camera vota gli articoli di accusa, e poi il Senato decide sulla condanna. Tuttavia, essendo il Senato controllato dai democratici, è improbabile che Mayorkas venga destituito (Camille Camdessus, Les républicains inculpent le ministre de Biden chargé de l’immigration, “ledevoir.fr”, 13 febbraio 2024).

Sull’immigrazione Joe Biden si gioca tantissimo

“La gestione del tema immigrazione sarà centrale per la campagna di rielezione del presidente Joe Biden: il 68 per cento degli americani oggi ritiene che le sue politiche siano state inefficaci. Anche per questo la sua amministrazione negli ultimi mesi si è dimostrata disponibile a scendere a compromessi, attirandosi le critiche da sinistra di chi ritiene che stia adottando sulla questione un approccio troppo conservatore. […] I media statunitensi raccontano che è arrivata da Donald Trump l’indicazione di non cercare alcun compromesso: il persistere dell’emergenza è considerato un’arma elettorale potente, risolverla o mitigarla per i Repubblicani potrebbe essere controproducente. La questione ha anche pesanti ricadute a livello internazionale: senza un accordo su politiche più restrittive al confine meridionale, i Repubblicani bloccano gli stanziamenti di aiuti militari per l’Ucraina. Lo stallo dura da almeno due mesi, perché le due questioni, difficilmente collegabili, sono state inserite in un unico ‘pacchetto’ dalla destra statunitense, sulla base dell’idea che sia necessario risolvere un’emergenza interna prima di spendere miliardi di dollari per aiutare lo sforzo bellico di un paese lontano” (Sull’immigrazione Joe Biden si gioca tantissimo, “ilpost.it”, 31 gennaio 2024).

L’accordo sull’immigrazione e gli aiuti all’estero

“Nonostante i conservatori abbiano ottenuto un rafforzamento delle misure anti-migranti, tra i deputati del Grand Old Party è aumentata l'opposizione a inviare altri soldi all'Ucraina. E lo speaker Mike Johnson ha avvertito che il pacchetto ‘è già morto’”. […] Al contrario, Biden “ha dato il suo ‘forte appoggio’ all'accordo. La legge, ha detto, ‘renderà gli Usa e i confini più sicuri, le persone più tutelate e trattate in modo più umano, ma allo stesso tempo preserverà l'immigrazione legale secondo i valori del nostro Paese’. La proposta rende più difficile per i migranti richiedere e qualificarsi per ottenere l'asilo e include un meccanismo di emergenza che consentirebbe di chiudere automaticamente la frontiera se gli attraversamenti raggiungono i 5mila al giorno per diversi giorni. Il comandante in capo potrebbe scegliere di utilizzare la procedura con un numero inferiore, 4mila al giorno” (Valeria Robecco, Usa: accordo sugli aiuti all'estero. Trump: "Un voto per gli stupidi", “ilgiornale.it”, 6 febbraio 2024).

Rossella Vezzosi, 10 maggio 2024

Biden sta ricevendo critiche per la sua gestione delle questioni migratorie, con un crescente numero di migranti che cercano di entrare negli Stati Uniti attraverso il Messico. Questa situazione sta causando tensioni all'interno del suo stesso partito, con alcuni progressisti che esprimono disaccordo sulle politiche di immigrazione: “Dopo gli anni di Trump, Joe Biden auspicava un approccio più umano nei confronti dei migranti che affollano il confine meridionale; tre anni dopo, il numero di ingressi illegali è ai massimi storici: bloccata da un Congresso diviso, la Casa Bianca non sarà riuscita a risolvere una questione che era arrivata in cima alla lista nella campagna presidenziale” (Véronique Le Billon, Etats-Unis : l'échec de la politique migratoire de Joe Biden, ʺlesechos.frʺ, 1֯ febbraio 2024).

Il numero di ingressi illegali è ai massimi storici
Nel quarto trimestre del 2023, le intercettazioni di immigrati clandestini nel paese hanno raggiunto quota 989.000, con l'80% di esse verificatesi al confine con il Messico. Questo tasso è già superiore rispetto all'anno fiscale precedente, che aveva segnato un record con 3,2 milioni di ingressi illegali di migranti, di cui quasi 2,5 milioni nel sud del paese, secondo i dati dell'agenzia federale delle dogane e della protezione delle frontiere. Nonostante l'attuazione di politiche di respingimento da parte dell'amministrazione, la percentuale di respingimenti è diminuita dopo l'abolizione del titolo 42, che consentiva l’espulsione immediata dei migranti a causa della pandemia di Covid-19.

Dal maggio 2023 fino alla fine di dicembre, circa 472.000 persone sono state rispedite in Messico o nei loro paesi d'origine, mentre quasi due migranti su tre hanno beneficiato di un "rilascio umanitario" durante lo stesso periodo.
Dopo l'abolizione del titolo 42, il ritorno alla vecchia regola ("title 8”) ha concesso ai migranti più tempo per chiedere asilo, portando a tempi più lunghi nei tribunali e a un backlog di casi che ha superato i 3 milioni.

L'amministrazione Biden ha cercato di dissuadere gli immigrati attraverso politiche più severe e l'istituzione di vie d'ingresso legali per i migranti provenienti da paesi in difficoltà come Cuba, Haiti, Venezuela e Nicaragua. Tuttavia, ciò non ha impedito ad altri migranti di cercare di attraversare il confine. Inoltre, il tipo di immigrazione sta cambiando, con una diminuzione della quota di ingressi illegali provenienti dai quattro principali paesi (Messico, Guatemala, Honduras e El Salvador) e un aumento di nazionalità diverse come colombiani, peruviani, cinesi e indiani. Nel 2021 erano circa 10,5 milioni le persone in situazione irregolare negli Stati Uniti, quindi circa un quinto delle persone nate all'estero su una popolazione totale di 335 milioni oggi (Ibidem).

È necessario un accordo sull’immigrazione

Gli accordi raggiunti ad oggi tra i senatori statunitensi, frutto di mesi di negoziati, prevedono un pacchetto di misure che lega l'incremento dei fondi per le frontiere meridionali degli Stati Uniti all'assegnazione di risorse per l'Ucraina. A stabilire queste condizioni, in cambio di un maggiore supporto all'Ucraina, sono i senatori del partito Repubblicano: si prevede un finanziamento di sessanta miliardi di dollari per Kiev, ma solo se il Congresso approva restrizioni sull'immigrazione e modifica le leggi sull'asilo. Il presidente Joe Biden ha espresso il suo sostegno a questo accordo, che prevede aiuti per Ucraina, Israele e Taiwan, oltre ad aumentare le risorse destinate alla gestione dei flussi migratori negli Stati Uniti. “Ma, nonostante la sponsorizzazione presidenziale, non è detto che il provvedimento incassi i consensi necessari per superare il primo voto al Senato controllato dai Democratici.  Il provvedimento su cui è stato raggiunto l'accordo prevede un budget complessivo di oltre 118 miliardi di dollari, che comprendono i 60 miliardi di dollari per l'Ucraina (secondo le richieste di Biden), oltre 14 miliardi per l'assistenza alla sicurezza di Israele e 20 miliardi per la gestione delle frontiere statunitensi, accompagnati da diverse modifiche alle leggi sull'immigrazione (Stefania de Michele, Usa, intesa bipartisan in Senato su aiuti all'Ucraina, ma l'accordo deve passare la prova del voto, “it.euronews.com”, 5 febbraio 2024).

Rossella Vezzosi, 10 maggio 2024