Julian Assange non è vittima di una persecuzione politica

Assange è considerato un perseguitato politico poiché le sue azioni tramite WikiLeaks hanno avuto un impatto significativo sulla politica globale. La sua deontologia professionale incentrata sulla trasparenza lo ha portato in conflitto con la politica segreta di alcuni governi, che lo hanno perseguitato in risposta alle sue attività.

Calamai: Assange un “politico” in rotta di collisione con i governi occidentali

Enrico Calamai, diplomatico italiano che negli anni ’70 è riuscito a portare in salvo in Italia centinaia di perseguitati dalla dittatura militare argentina, afferma che “Julian Assange non ha commesso alcun crimine. Perseguirlo con pretestuosità da guerra giudiziaria maschera il tentativo di punire un giornalista che ha svolto in maniera genialmente innovativa il proprio sacrosanto diritto/dovere di informazione a livello mondiale, anche al fine di evitare che il suo esempio possa venir seguito da altri. Ad essere in gioco è quindi, oltre alla sua persona, che andrebbe in ogni caso tutelata, la libertà di espressione, la possibilità di una stampa che svolga la funzione pubblica dell’informazione nel modo più completo possibile, la consapevolezza di un’opinione pubblica che viene attualmente strumentalizzata in maniera ondivaga, senza disporre di reali elementi per valutare quanto si decide a livello politico, per quali motivi e con quali modalità di attuazione”.
Calamai non manca di azzardare un parallelismo con quanto avvenuto in Argentina nel 1976, quando il “segreto di Stato” celava la caccia a persone sgradite al regime, tanto da rendere “negabile” il coinvolgimento del governo nelle sparizioni dei cosiddetti desaparecidos.
“Assange è un politico di prim’ordine – scrive ancora Calamai –, perseguitato perché la sua deontologia professionale lo ha messo in rotta di collisione con la realpolitik delle potenze occidentali. Proprio per questo va tutelato ed ha pieno titolo all’asilo politico da parte di un Paese come l’Italia, che si dice rispettoso dei diritti umani” (Enrico Calamai, ”Julian Assange, un caso di guerra giudiziaria”, “Il Manifesto”, 9 settembre 2021).

Stella Moris: chi difende i diritti umani può essere punito

Stella Moris, moglie di Julian Assange, nel perorare la causa a favore del marito presso il Parlamento europeo, ha dichiarato che Julian Assange si è battuto a favore della libertà d’espressione, affinché le violazioni dei diritti umani per mano dei governi potessero essere conosciute dall’opinione pubblica e che i governi stessi fossero costretti a renderne conto. Ma il fatto che sia in prigione “ci dice che i governi possono commettere crimini con impunità […], che la lotta per i diritti umani non ha più valore e che anzi chi porta avanti questa lotta può essere punito” (Alfonso Bianchi, "Contro mio marito Assange un processo politico, l'Europa potrebbe salvargli la vita", “Europa Today”, 11 ottobre 2022).

Rossella Vezzosi, 14 marzo 2024

 

Assange è andato oltre il giornalismo

Secondo Clair Dobbin, avvocato che rappresenta il governo americano nella causa contro Assange, afferma che il fondatore di Wikileaks non è stato un semplice giornalista che ha raccolto e pubblicato informazioni, ma avrebbe incoraggiato Chelsea Manning e altri a rubare dati nei computer del governo americano. Le accuse sono ben più gravi, quindi, quelle di aver incoraggiato il furto e l'hacking di informazioni a beneficio di WikiLeaks. Con il suo operato, “Assange ha danneggiato i servizi di sicurezza e di intelligence statunitensi e ha ‘creato un rischio grave e imminente’ pubblicando le centinaia di migliaia di documenti - rischi che potrebbero danneggiare e portare alla detenzione arbitraria di persone innocenti, molte delle quali vivono in zone di guerra o sotto regimi repressivi", [TdR] (Jill Lawless e Sylvia Hui, "Assange a dépassé les bornes du journalisme, disent les avocats américains",“L’Actualité”, 21 febbraio 2024).

L'estradizione di Assange non è richiesta dagli Stati Uniti per la semplice diffusione di documenti riservati o per presunte collusioni con la Russia nelle interferenze elettorali del 2016. È basata invece sull'accusa di collaborazione con Chelsea Manning nell'hackerare una password per accedere ai sistemi informatici governativi e rubare documenti sensibili.
“L’estradizione e il successivo arresto di Assange non sono state richieste dagli Stati Uniti per la diffusione di documenti riservati – per il lavoro che si può considerare in qualche modo ‘giornalistico’, insomma – e nemmeno per la sua presunta collaborazione con la Russia nelle interferenze elettorali del 2016, ma per la sua presunta collaborazione con l’allora soldato Bradley Manning (oggi Chelsea Manning) nell’hackerare una password per introdursi nei sistemi informatici governativi e sottrarre dei documenti” (“Di che cosa è accusato Assange?”, “Il Post”, 12 aprile 2019).

Rossella Vezzosi, 14 marzo 2024