Il Green deal europeo non è il nemico da combattere

Fnsea e Jeunes Agriculteurs contro il Green deal europeo

In Francia, i maggiori sindacati del mondo agricolo, Fnsea (federazione nazionale dei sindacati degli agricoltori francesi) e Jeunes Agriculteurs guidano la protesta contro le nuove strategie ambientali europee del Green deal e del Farm to fork, che prevedono, tra le tante misure, un consistente aumento dei terreni dedicati alle coltivazioni biologiche e una diminuzione sostanziale dell’uso dei pesticidi. Secondo Arnaud Rousseau, presidente della Fnsea, questa transizione verso un’agricoltura ecologica porterebbe gravi problemi al settore, che rischierebbe di trovarsi in difficoltà nel soddisfare il fabbisogno alimentare della Francia. Per il sindacato guidato da Rousseau, la soluzione ai problemi di produttività creati dal cambiamento climatico, dalla proliferazione delle epidemie e dalla crisi della biodiversità è da ricercare nel progresso tecnico-scientifico. Rousseau ribadisce l’importanza dell’uso dei droni nell’agricoltura, della digitalizzazione, dei mega-bidoni, e auspica un maggiore impegno della ricerca scientifica nei campi della robotizzazione e degli organismi geneticamente modificati (William Bouchardon, La rivolta dei trattori, “Jacobin Italia”, 2 febbraio 2024).

La destra francese chiede al governo di rinunciare al Green deal

Anche il partito di estrema destra Rassemblement National si è schierato al fianco dei sindacati contro le politiche del Green deal. In un’intervista rilasciata a una tv francese, Jordan Bardella, capolista del partito alle elezioni europee, ha dichiarato di aspettarsi che il governo rinunci al Green Deal. Secondo Bardella, il 90% dei problemi delle nuove politiche agricole arriva dall’Unione europea. “Penso, e questi saranno i miei due temi principali alle elezioni europee, che ci siano due grandi minacce che incombono sulla Francia oggi e che vengono decise a Bruxelles: il patto migratorio e il Green Deal, che sta creando le condizioni per un declino in Europa”, ha spiegato (Paul Messad, L’estrema destra chiede al governo francese di “rinunciare al Green Deal”, “Corriere della Sera”, 30 gennaio 2024).

Calvani: “ci opponiamo alle politiche green europee”

Le proteste dei trattori in Italia fanno capo a diversi movimenti. Uno dei più numerosi e intransigenti è quello del Comitato degli agricoltori traditi, guidato da Danilo Calvani, ex leader del movimento dei Forconi. Il Comitato condivide con gli altri protagonisti delle proteste in Italia e negli altri Paesi la decisa opposizione alle politiche green dell’Unione europea: “Siamo contro le politiche green europee, il governo non ha fatto nulla per tutelarci – spiega Calvani - Contestiamo il Green corridor perché permette di importare prodotti da Paesi che non rispettano le norme fito-sanitarie” (Protesta degli agricoltori, da ex forconi a Riscatto agricolo: chi guida le mobilitazioni, “skytg24”, 6 febbraio 2024).

Riscatto Agricolo contro in Green deal

Riscatto Agricolo è uno dei movimenti che anima le proteste degli agricoltori in Italia e che più si è esposto a livello mediatico, chiedendo che vengano ridiscussi a livello europeo molti aspetti legati al Green deal. Il cofondatore di Riscatto Agricolo, Salvatore Fais, evidenzia la necessità che vengano ridiscusse le norme relative alla riduzione del 50% dell’uso dei pesticidi entro il 2030 e alla reintroduzione dell’Irpef sui terreni agricoli. Riscatto Agricolo chiede, inoltre, che venga dato il giusto valore ai prodotti agricoli che sono attualmente sottopagati: “I ricavi sono abbondantemente inferiori ai costi di produzione e questo, purtroppo, dura da decenni: non vogliamo contributi, chiediamo solo la dignità del giusto prezzo – spiega Fais - È indecente che del prezzo che pagano i consumatori a noi venga solo una percentuale minima: è tutta la filiera che va ripensata per consentire agli agricoltori, specie ai piccoli, di vivere e di produrre prodotti di qualità” ("Guadagni indecenti. Assurdo lo stop ai pesticidi", “Quotidiano Nazionale”, 6 febbraio 2024).

Ferro: “gli agricoltori del Sud sono i più deboli”

Alla guida degli agricoltori siciliani c’è invece l’altro ex forcone, Mariano Ferro. L’impegno di Ferro è soprattutto rivolto a portare nelle proteste le rivendicazioni del settore agricolo del Mezzogiorno: “I prezzi sono schizzati dall'inizio della guerra in Ucraina e a farne le spese siamo soprattutto noi agricoltori che siamo i più deboli, in particolare al Sud”, spiega Ferro (Protesta degli agricoltori, da ex forconi a Riscatto agricolo: chi guida le mobilitazioni, “skytg24”, 6 febbraio 2024).

Coldiretti: “politiche folli dell’Unione europea”

Anche il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, si dice contrario a molte delle riforme previste dall’Unione europea in tema di sostenibilità ambientale. Prandini arriva a definire “folli” le politiche green europee, schierandosi al fianco della protesta degli agricoltori. “Occorre intervenire subito sulle evidenti criticità del cosiddetto ‘green deal europeo’: in nome di scelte che tradiscono un furore ideologico ambientalista – come la drastica riduzione o l’eliminazione dei trattamenti fitosanitari – si penalizzano gli agricoltori europei e si finisce per aumentare le importazioni da altri Paesi in cui tali restrizioni non esistono, pur di assicurare il fabbisogno alimentare”, spiega Prandini (Maddalena De Franchis, Proteste trattori, Prandini: "Stop al furore green, politiche folli dell’Ue", “Quotidiano Nazionale”, 3 febbraio 2024).

Alessandro De Sanctis, 9 febbraio 2024

Von der Layen: “Gli agricoltori devono essere aiutati ma non si può rinunciare a un modello di produzione sostenibile”

“I nostri agricoltori meritano di essere ascoltati. So che sono preoccupati per il futuro dell'agricoltura e per il loro futuro. Ma sanno anche che l'agricoltura deve passare a un modello di produzione più sostenibile, in modo che le loro aziende rimangano redditizie negli anni a venire”. Ad affermarlo è la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, alla Plenaria del Pe (Protesta trattori, von der Leyen ritira la proposta di regolamento sui pesticidi: “Gli agricoltori vanno ascoltati, servono incentivi con sussidi”, “La Stampa”, 6 febbraio 2024).

Ciafani (Legambiente) difende il Green deal europeo

Il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, difende le politiche green intraprese dall’Unione europea. Secondo Ciafani, infatti, il Green deal non è il nemico, ma un alleato strategico del mondo agricolo e gli agricoltori dovrebbero essere consapevoli che il loro futuro passa proprio dalla transizione a un’agricoltura maggiormente sostenibile dal punto di vista ambientale. I veri nemici, per Ciafani, sono l’emergenza climatica e chi difende i combustibili fossili e rallenta la transizione ecologica, strumentalizzando le legittime e indiscutibili ragioni di chi opera nel settore. “È evidente che le manifestazioni di questi giorni fanno il gioco della lobby delle fossili e dei partiti contrari alla decarbonizzazione, in vista delle elezioni europee del prossimo giugno, ma mettere in discussione le strategie Ue come la From farm to fork e la Biodiversity 2030 significa stravolgerne completamente i presupposti”, spiega il presidente di Legambiente. Ciafani ribadisce l’infondatezza delle teorie secondo cui il Green Deal provocherebbe danni economici a livello europeo e all’attività agricola italiana. Ritiene al contrario necessario creare un’alleanza tra il mondo agricolo e quello ambientalista proprio perché gli agricoltori sono i protagonisti principali di un cambiamento in chiave ecologica dell’intero settore (Legambiente sulle proteste dei trattori, “legambiente.it”, 5 febbraio 2024).

Gentili (Legambiente): “attacco strumentale alle politiche green”

Secondo Angelo Gentili, responsabile all’agricoltura di Legambiente, dietro alle proteste degli agricoltori c’è un attacco strumentale alle politiche green dell’Unione europea. Gentili ricorda che la situazione del settore agricolo non è delle migliori, in quanto la maggior parte delle aziende agricole, in particolare quelle di piccole e medie dimensioni, soffrono per una importante diminuzione di reddito e un aumento insostenibile dei costi di produzione. Guerra in Ucraina, crisi economica e crisi climatica sono le cause principali di questa situazione. Tutto questo, secondo Gentili, ha generato “un sentimento di disperazione dilagante che, in maniera del tutto strumentale e in vista delle elezioni europee, è stata magistralmente diretta all’indirizzo delle iniziative politiche declinate alla sostenibilità”. Per Gentili si tratta dunque di una strumentalizzazione politica, che ha come unico fine quello di screditare le azioni dell’Unione europea che mirano a rendere l’agricoltura sempre più green. Il responsabile all’agricoltura di Legambiente torna poi sulla questione del Green deal europeo, ribadendo che è un programma ambientale creato allo scopo di agevolare i percorsi di decarbonizzazione dell’Europa entro il 2050. “Certo, gli obiettivi sono sfidanti, ma la crisi climatica lo è altrettanto e alternative a una transizione veloce e ben fatta non esistono – continua - Deve essere chiaro che proprio dal Green deal passa invece il futuro del mondo agricolo e non la sua fine”. Per Gentili non ci sono dubbi riguardo alle misure da perseguire: occorre ridurre l’uso della chimica nell’agricoltura, sfruttare l’energia ricavata da fonti non inquinanti e adottare un modello che riduca l’impatto ambientale di agricoltura e allevamento intensivi. “Mettere in discussione le strategie europee come la From farm to fork e la Biodiversity 2030 significa stravolgerne completamente i presupposti – precisa – Il cambiamento di rotta in ambito agricolo in favore della sostenibilità non è una punizione, né la chiara volontà di affossare un’economia. Ciò che chiede l’Europa è esattamente ciò di cui l’agricoltura ha bisogno per poter sopravvivere”. Nello specifico, il 25% in più di superficie coltivata con metodo biologico, la riduzione del 50% dell’utilizzo degli antibiotici negli allevamenti, il raggiungimento del 10% in più di aree ad alta biodiversità, la riduzione del 50% dell’utilizzo di fitofarmaci, rappresentano per Gentili traguardi minimi strategici non procrastinabili (Proteste degli agricoltori, Angelo Gentili: "Il nemico non è il Green deal", “greenreport”, 6 febbraio 2024).

Greenpeace France parla di strumentalizzazioni da parte del governo e di alcuni partiti di estrema destra

Anche Greenpeace France parla di strumentalizzazione politica delle proteste da parte del governo e di alcuni partiti di estrema destra, che sarebbero impegnati, su fronti opposti, a inscenare uno scontro totale tra il mondo degli agricoltori e le politiche ambientali. In un comunicato stampa, l’associazione spiega che questa opposizione è assurda in quanto gli agricoltori sono tra i primi colpiti dalle conseguenze del riscaldamento globale, con periodi di siccità, inondazioni, mancanza d’acqua, tempeste. “Di fronte a questa constatazione non bisogna mancare l’obiettivo: la transizione agroecologica è parte della soluzione e non del problema – si legge nella nota – Sarebbe drammatico respingere le politiche pubbliche ambientali e climatiche in un momento in cui stanno diventando più necessarie che mai. Hanno lo scopo di tutelare la sopravvivenza dei nostri ecosistemi, la salute dei residenti ma anche degli stessi produttori”. Secondo Greenpeace France, infatti, i modelli agricoli più sostenibili, preservando la biodiversità e i suoli, sono proprio i più resilienti di fronte agli eventi climatici ed economici. “Questa transizione agroecologica, così come un quadro economico più equo, devono essere sostenuti dalle autorità pubbliche. Il governo deve assumersi le proprie responsabilità e non lasciare che gli agricoltori si facciano carico da soli degli sforzi molto significativi legati a queste trasformazioni”, scrivono gli attivisti di Greenpeace (La protesta dei contadini francesi e le associazioni ambientaliste. È il modello che non funziona, “greenreport”, 30 gennaio 2024).

Greenpeace France porta avanti anche le richieste di vietare la vendita di prodotti agricoli a prezzi inferiori al costo di produzione, di fissare prezzi minimi per gli alimenti importati e di controllare rigorosamente il profitto che i supermercati possono ottenere sui prodotti. Sandy Olivar Calvo, responsabile della campagna agricoltura e alimentazione di Greenpeace France, è consapevole della difficile situazione economica degli agricoltori, ma non condivide la visione di un’agricoltura ultra-intensiva portata avanti dai due sindacati francesi Fnsea e Jeunes Agriculteurs. “Non è né abbassando le nostre ambizioni ambientali né promuovendo i pesticidi, gli ogm e l'iperindustrializzazione dei sistemi produttivi che potremo uscire dalla crisi profonda e strutturale che stiamo vivendo oggi - spiega Calvo - L'agricoltura francese ha bisogno di una rivoluzione completa, basata sulla transizione agroecologica, per garantire condizioni e redditi che permettano agli agricoltori di vivere dignitosamente, preservando gli ecosistemi” (Rosie Frost, Ian Smith, I gruppi per il clima rifiutano di essere "etichettati come nemici" degli agricoltori francesi, “Euronews”, 31 gennaio 2024).

Mammuccini (FederBio): “la protesta dei trattori sbaglia bersaglio”

Per Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio, gli agricoltori sbagliano il bersaglio della protesta: “Hanno ragione nel manifestare il loro disagio e anche la loro rabbia, non hanno ragione nelle conclusioni, nel bersaglio della protesta – spiega Mammuccini – Prendersela con il Green Deal vuol dire scambiare il rimedio con la causa del male. Come si fa a imputare a leggi che devono ancora dare i loro effetti i problemi che stanno alle nostre spalle, che sono frutto degli errori del passato?”. Secondo la presidente di FederBio, dunque, gli agricoltori hanno tutte le ragioni di protestare per una situazione economica che per loro è peggiorata negli ultimi anni per via di diverse cause. La guerra in Ucraina, la siccità e la crisi climatica hanno infatti contribuito a un consistente aumento dei prezzi di produzione. Questa tendenza, tuttavia, non si invertirebbe opponendosi alle politiche ambientali europee. “Ecco, qui finiscono le ragioni oggettive e comincia l’azione di chi approfitta della sofferenza per cercare di trarne un tornaconto politico – continua la Mammuccini - Come si fa a imputare al dimezzamento dei pesticidi, che deve ancora avvenire e su cui anzi l’Unione Europea sta tentennando, la responsabilità di un disastro economico che è maturato nelle scelte sbagliate degli ultimi decenni?”. Secondo Mammuccini, bisogna aiutare gli agricoltori durante la fase della transizione green, “l’unica che permette di salvare gli elementi senza i quali l’agricoltura non potrà mai guadagnare: un suolo fertile, la diversità genetica, la disponibilità di acqua” (Antonio Cianciullo, Mammuccini (FederBio): “La protesta dei trattori sbaglia bersaglio, il Green Deal è la cura non il male”, “Huffington Post”, 31 gennaio 2024).

Alessandro De Sanctis, 9 febbraio 2024