Diritto di voto agli stranieri

L’allargamento del diritto di voto agli stranieri indebolisce l’istituto della cittadinanza e non favorisce l’integrazione

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PRO\VERSI

L’istituto della cittadinanza affonda le proprie origini nell’idea che sia una prerogativa dei cittadini di uno Stato eleggere democraticamente i propri rappresentanti, escludendo di conseguenza gli stranieri residenti. Pertanto, essendo il possesso della cittadinanza la conditio sine qua non per l’esercizio del voto, ne discende che lo stesso istituto risulterebbe svalutato se gli stranieri, pur residenti, potessero esprimersi alle urne su di un piano di parità rispetto ai cittadini di tale paese.
L’estensione del suffragio agli stranieri non ancora cittadini, anche per questo, porterebbe a una minore richiesta di naturalizzazione. Non solo. Se la possibilità di votare fosse garantita prematuramente, prima cioè dello sviluppo di un forte legame o di una profonda conoscenza dello Stato di residenza potrebbe comportare una minore propensione al voto e, più in generale, una minore e più difficile integrazione all’interno della società.


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