Tesi di Elyne Etienne, responsabile Agricoltura e Alimentazione - Fondation pour la nature et l'HommeAgricoltura: la transizione agro-ecologica come garanzia di sovranità alimentare nei paesi del Nord e del Sud!
In seguito all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, i mercati sono andati nel panico e i prezzi mondiali dei cereali sono saliti alle stelle. Si sono levate voci per affermare che era importante mettere in discussione alcune politiche ambientali per produrre di più.
Insicurezza alimentare causata da un forte aumento dei prezzi dei cereali.
L'obiettivo dichiarato era quello di evitare la carestia che si sarebbe verificata se l'Ucraina non fosse stata in grado di esportare i suoi cereali verso i Paesi del Sud, che aveva rifornito fino ad allora. Sono stati subito messi in discussione: il requisito delle aree di interesse ecologico (compresi i terreni incolti) e l'obbligo di rotazione delle colture per ricevere parte degli aiuti della PAC, nonché la strategia Farm to fork, che mira a ridurre l'uso di sostanze chimiche e ad aumentare la superficie coltivata con metodi biologici. Tuttavia, il ragionamento alla base di queste messe in discussione sembra fallace.
In primo luogo, questo ragionamento si basa sul presupposto che l'insicurezza alimentare sia dovuta a una produzione alimentare insufficiente su scala globale, il che non è vero. L'insicurezza alimentare è causata da un forte aumento dei prezzi dei cereali, che impedisce alle popolazioni più povere di acquistare una quantità sufficiente di cereali. Questi aumenti sono legati principalmente all'aumento del prezzo dei combustibili fossili, da cui l'agricoltura dipende fortemente, e alla speculazione sui prezzi agricoli (nell'aprile 2022, il 72% del mercato del grano a Parigi era speculativo, secondo il rapporto dell'ONG Lighthouse). Infine, la produzione è diminuita solo leggermente (del 3,1% secondo le previsioni della FAO) a livello globale nel 2022, e il mondo produce in media 5.935 calorie per persona al giorno, quando ne servono tra le 1.800 e le 2.500 (M. Berners-Lee, C. Kennelly, R. Watson, C. N. Hewitt, Current global food production is sufficient to meet human nutritional needs in 2050 provided there is radical societal adaptation, “Elementa. Science of the Anthropocene”, University of California Press, gennaio 2018; 6: 52). La differenza è dovuta alla cattiva allocazione di queste risorse (uso per l'allevamento, biocarburanti, sprechi, accesso diseguale).
I requisiti ambientali ci rendono più resilienti in caso di shock climatici.
In secondo luogo, i requisiti ambientali sono una garanzia della nostra sovranità alimentare. Ci permettono di essere più autosufficienti riducendo l'uso di fertilizzanti sintetici, mangimi e combustibili fossili, beni da cui la Francia è fortemente dipendente. Inoltre, consentono di preservare gli ecosistemi, che sono una conditio sine qua non per la possibilità stessa di produrre cibo sulla terra. Ad esempio, 2/3 della produzione mondiale dipende dagli impollinatori, che sono estremamente sensibili ai pesticidi. Infine, i requisiti ambientali, favorendo la diversità dei sistemi di produzione, permettono di essere più resilienti in caso di shock climatici, economici e geopolitici.
Infine, va ricordato che l'agricoltura europea ha un margine di miglioramento molto limitato in termini di livelli di produzione. L'agricoltura è già altamente intensiva, con terreni a riposo che rappresentano solo l'1% della superficie agricola utilizzata, e le rese tendono a diminuire a causa dei cambiamenti climatici (Teresa Armada Brás e altri, Severity of drought and heatwave crop losses tripled over the last five decades in Europe, “Environmental Research Letters”, 2021, Vol. 16, n. 6). Sarebbe quindi più opportuno ottimizzare l'uso delle risorse prodotte, ridimensionando il bestiame e sostenendo l'agricoltura agro-ecologica e la produzione alimentare nei Paesi del Sud.