Il salario minimo può schiacciare al ribasso i salari medi e marginalizzare il ruolo della contrattazione collettiva

La Cgil difende la proposta di legge sul salario minimo

La Cgil si è schierata a favore della proposta di legge presentata dalle opposizioni sul salario minimo a 9 euro l’ora. Il segretario generale, Maurizio Landini, ha chiarito le posizioni del sindacato in una lunga intervista concessa al quotidiano “La Repubblica”. Secondo Landini, il salario minimo deve essere parte di un intervento legislativo finalizzato a conferire valore ai contratti nazionali per i lavoratori subordinati di tutti i settori e per i lavoratori autonomi. Per il segretario, è giunto il momento di applicare gli articoli 36 e 39 della Costituzione, attraverso una legge che “misuri la rappresentanza e assegni i diritti ai lavoratori di votare gli accordi che li riguardano ed estenda erga omnes i contratti nazionali”. I contratti nazionali, infatti, non prevedono solo una retribuzione minima, ma contengono anche una serie di tutele e di diritti come la tredicesima, le ferie, la malattia, la maternità. “Il salario minimo orario è utile, ma l’obiettivo finale è più ampio”, ha precisato Landini, scagliandosi poi contro i contratti pirata e i contratti di lavoro precari. Non deve essere una legge a fissare i salari, ma risulterebbe utile avere un riferimento minimo orario sotto cui non si può scendere. È questo il pensiero di Landini, che ribadisce come il riferimento principale debba sempre essere il contratto nazionale del lavoro, “L’emergenza salariale è drammatica e sotto gli occhi di tutti. Il tema non è più rinviabile”, ha concluso (Valentina Conte, Maurizio Landini: “Nove euro l’ora di salario minimo sono solo il primo passo. Cancellare i contratti precari”, “La Repubblica”, 10 luglio 2023).

Anche per il segretario di Cgil Sicilia, Alfio Mannino, il salario minimo è “strettamente necessario”, anche se non sufficiente per combattere il dilagare dei contratti pirata, con retribuzioni al di sotto dei minimi tabellari. Mannino ha ricordato che in Sicilia molti lavoratori risultano privi di tutela, soprattutto nei settori dell’agricoltura e dei servizi. Il segretario regionale ritiene valida la proposta di legge sul salario minimo, utile per combattere determinate situazioni di sfruttamento estremo, anche se la vera soluzione sarebbe “una legge sulla rappresentanza sindacale, per evitare che chiunque possa firmare un contratto nazionale da cinque o sei euro l’ora” (Valerio Musumeci, Salario minimo a 9 euro l’ora, sindacati spaccati. Sì di Cgil e industriali, no di Ugl, “Focus Sicilia”, 4 luglio 2023).

Uil a favore del salario minimo

Il segretario nazionale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, si è dichiarato favorevole all’introduzione del salario minimo. Intervistato a margine di un convegno all’Università Roma Tre, ha spiegato che la misura è necessaria perché circa 3 milioni di lavoratori hanno retribuzioni sotto la soglia dei 9 euro l’ora. Bombardieri ha precisato che i problemi si creano con i contratti pirata, in quanto i contratti firmati da Cgil, Cisl e Uil sono sopra la soglia dei 9 euro l’ora. “Bisogna fare di più, si deve intervenire sul cuneo fiscale, aiutando il rinnovo dei contratti, detassando la contrattazione di secondo livello”, ha concluso il segretario della Uil (Salario minimo, Bombardieri: “Governo tratta con chi fa contratti pirata”, “La Presse”, 3 luglio 2023).

Anche Roberto Toigo, segretario generale della Uil Veneto, si è espresso a favore del salario minimo per legge, soprattutto per i lavoratori di quei settori che non sono coperti dai contratti collettivi nazionali sottoscritti da Cgil, Cisl e Uil. “Sui numeri dei possibili destinatari invece è difficile fare stime: perché paghe come quelle riguardano e lambiscono l’area del lavoro nero – ha spiegato - Lì non c’è contrattazione che tenga, è un mondo che sfugge ai controlli”. Un altro ostacolo da superare, a detta di Toigo, è quello della precarietà diffusa. Secondo i dati a disposizione, è in costante decrescita il numero di contratti a tempo indeterminato, a fronte di un deciso aumento dei rapporti lavorativi a tempo determinato. “Il 75% dei nuovi rapporti attivati è temporaneo e sono in aumento i contratti a termine in part time. In questo modo si rendono ancora più fragili categorie come le donne e i giovani”, ha concluso (Salario minimo, bisogna applicare i CCNL sottoscritti dai sindacati più rappresentativi, “Uil Veneto”, 5 luglio 2023).

Visco: “salario minimo utile per i lavoratori non coperti da contratti nazionali”

Anche il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco condivide la necessità di istituire un salario minimo per quei lavoratori non coperti dai contratti. In un’intervista a “Skytg24”, ha ricordato che molti lavoratori in Italia non sono tutelati dai contratti nazionali e ricevono retribuzioni non adeguate. Visco ha inoltre sottolineato che la misura del salario minimo è presente nella maggior parte dei Paesi ed è accreditata da numerosi studi di economisti di livello internazionale. “Si dice che in Italia c'è già un salario contrattuale nei diversi contratti nazionali ma ci sono molti non coperti da questi contratti e sono quelle le persone che devono essere difese da una retribuzione ragionevole”, ha precisato il governatore della Banca d’Italia (Visco: “Salario minimo per chi è fuori dai contratti. Serve, non fa cadere occupazione”, “La Repubblica”, 13 luglio 2023).

Tridico: “4 milioni di lavoratori con salari indegni”

Pieno appoggio alla proposta di legge sul salario minimo da parte dell’ex presidente dell’Inps Pasquale Tridico. A margine della conferenza Inflazione e salari: quali politiche? presso l’Università di Roma Tre, fermato dai giornalisti, Tridico ha affermato che in Italia la questione salariale è molto grave e che il salario minimo per legge è una realtà in quasi tutti i paesi membri dell’Unione europea. “Oggi 4 milioni di lavoratori circa hanno salari sotto la soglia dei nove euro lordi l’ora, questi stipendi sono indegni - ha spiegato - Aumentare i salari significa anche aumenti i versamenti contributivi dei futuri pensionati”. Tridico ha ricordato infine le simulazioni fatte negli ultimi mesi in cui era alla guide dell’Inps, che suggerivano un aumento delle pensioni del 10% con l’introduzione del salario minimo a 9 euro l’ora (Manolo Lanaro e Alberto Sofia, Salario minimo, Tridico: “No del governo? Sotto i 9 euro stipendi indegni, Meloni sbaglia”. Guerra: “Non ha letto la nostra proposta”, “Il Fatto Quotidiano”, 2 luglio 2023).

L’analisi del CNEL non tiene conto della complessità del mondo contrattuale

Il 12 ottobre 2023 il presidente del CNEL, Renato Brunetta, ha consegnato alla premier Giorgia Meloni il documento contenente gli esiti dell’analisi tecnica sul lavoro povero e il salario minimo, approvato dall’Assemblea del CNEL (Elementi di riflessione sul Salario minimo in Italia). Dal documento si evince che un salario minimo orario stabilito per legge non è lo strumento adatto a contrastare le basse retribuzioni. Dubbi in merito all’esito dell’analisi tecnica sono espressi dal senatore Pietro Ichino, in un’intervista di Fabio Paluccio pubblicata il 19 ottobre su “Adnkronos”: “Il documento del CNEL contiene molte osservazioni utili e interessanti. Però non affronta la questione di fondo. Sostiene che la contrattazione collettiva, coprendo più di nove decimi del tessuto produttivo, costituisce lo strumento adatto per combattere il lavoro povero; ma non considera che in alcune pieghe del tessuto produttivo dove si annida il lavoro povero la contrattazione collettiva non arriva proprio. Anche in alcuni settori dove arriva, del resto, soprattutto nei settori dei servizi alle persone e alle imprese, i contratti collettivi prevedono dei minimi retributivi molto bassi” (Pietro Ichino, Sul parere espresso dal CNEL in tema di salario minimo, “pietroichino.it”, consultato il 26 ottobre 2023).

Alessandro De Sanctis, 26 ottobre 2023

Sbarra (Cisl) contrario alla soglia minima per legge

Tra i rischi paventati dai detrattori del salario minimo c’è quello di un effetto negativo sulle retribuzioni medie, che subirebbero uno schiacciamento al ribasso. A sostenerlo è anche Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, che preferirebbe seguire la strada dei contratti collettivi per raggiungere l’obiettivo di un’equa retribuzione per i lavoratori. La Cisl si è da subito dichiarata dubbiosa circa la validità della proposta di legge delle opposizioni, che fissa una soglia minima retributiva di 9 euro l’ora. “Indicare una soglia di compenso minimo per legge ci espone a diversi rischi: la fuga di molte aziende dall’applicazione dei contratti, uno schiacciamento verso il basso della dinamica retributiva dei salari medi e soprattutto un espandersi del lavoro nero e del sommerso – ha spiegato Sbarra ai microfoni del Tg1 –La retribuzione non è fatta solo di compenso minimo, occorre aggiungere tredicesime, ferie, tfr, maggiorazioni, lavoro notturno, previdenza complementare, sanità integrativa, formazione continua. Voci che solo il contratto è nelle condizioni di assicurare alle persone. Noi pensiamo che questo tema si possa affrontare con i contratti” (Lavoro. Sbarra: “Il salario minimo serve nel nostro Paese. Facciamolo con i contratti come ci indica l’Unione Europea”, “cisl.it”, 4 luglio 2023).

Gamberini (Legacoop): “meglio arrivare ai minimi per contrattazione”

Stesse posizioni a favore della contrattazione sono state assunte dal presidente di Legacoop, Simone Gamberini: “Si può arrivare per via di contrattazione a stabilire dei minimi che abbiano valore di legge; la regolazione della rappresentanza, il ‘disboscamento’ della giungla contrattuale e il riferimento ai contratti leader sono la strada da seguire”, ha spiegato (Sara Occhipinti, Salario minimo: cosa prevede la proposta di legge delle opposizioni, “Altalex”, 12 luglio 2023).

La Fondazione Studi Consulenti del Lavoro analizza le controindicazioni del salario minimo

Secondo uno studio pubblicato dalla Fondazioni Studi Consulenti del Lavoro, sulla base di dati Inps e CNEL, l’introduzione di un salario minimo legale comporterebbe alcune controindicazioni. Come prima cosa porterebbe alla marginalizzazione del ruolo della contrattazione collettiva, “che in Italia è stata largamente usata per garantire a ciascun lavoratore le giuste tutele idonee al suo specifico impiego”. Inoltre, potrebbe essere una misura semplicistica rispetto all’effettiva tutela del trattamento globale, economico e normativo dei lavoratori, ben più elevata del salario minimo tabellare. Infine, un intervento normativo di tale portata comporterebbe un innalzamento del costo del lavoro a carico delle aziende “con effetto trascinamento su tutti i livelli retributivi più alti del minimo, con il rischio di un effetto ‘immersione’ in quei settori incapaci di assorbire l’incremento retributivo previsto” (Salario minimo in Italia: elementi per una valutazione, “Fondazione Studi Consulenti del Lavoro”, 13 luglio 2023).

Confartigianato: “valorizzare la contrattazione”

“Il salario minimo fissato per legge in maniera uguale per tutti è una proposta semplicistica che non solo non risolverebbe il problema del lavoro povero, ma lo aggraverebbe”. Per il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, la proposta di legge sul salario minimo tende a “disintermediare le relazioni industriali”, partendo dalla convinzione sbagliata che una legge può funzionare più della contrattazione collettiva e delle Parti sociali. In un comunicato stampa, il presidente di Confartigianato parla di una proposta che mette sullo stesso piano i contratti pirata con i contratti di qualità, e non tiene conto che in Italia i contratti collettivi sottoscritti da organizzazioni datoriali e sindacali sono tra i migliori al mondo. Secondo Granelli, l’introduzione del salario minimo comporterebbe la fuga dalla contrattazione collettiva da parte delle imprese, con conseguenze negative sia sulle tutele che sullo stesso livello delle retribuzioni. “Nell’artigianato e nelle piccole imprese contrattazione collettiva definita dalle Organizzazioni più rappresentative, come la Confartigianato, oltre a determinare salari rispettosi dell’art. 36 della Costituzione, è anche lo strumento che ha consentito di individuare soluzioni su misura per le esigenze organizzative e di flessibilità di imprese appartenenti a settori e con mercati spesso estremamente diversi fra di loro, assicurando, nel contempo, importanti tutele collettive ai lavoratori, anche attraverso il proprio consolidato sistema di bilateralità”, ha concluso (LAVORO – Confartigianato: “No al salario minimo per legge. Valorizzare, invece, la contrattazione collettiva, “confartigianato.it”, 9 luglio 2023).

Tiraboschi: “dibattito affrontato in maniera astratta”

Secondo Michele Tiraboschi, docente al Dipartimento Economia dell'Università di Modena-Reggio Emilia e membro del CNEL, il dibattito politico sull’introduzione del salario minimo legale è affrontato con un alto grado di astrazione dalle parti coinvolte. Si è creata, secondo l’accademico, un’estrema polarizzazione su una tematica di per sé complessa sul piano tecnico. “Le numerose proposte di intervento legislativo, che si susseguono con insistenza da dieci anni a questa parte, sembrano infatti non conoscere le reali dinamiche dei trattamenti retributivi nei diversi settori economici e produttivi che sono oggi governate da una ricca e diversificata contrattazione collettiva di livello nazionale”, ha spiegato. Per Tiraboschi, dunque, premere per un intervento legislativo sui salari senza conoscere nei dettagli la situazione sul territorio nazionale non può portare sicuramente a grandi risultati. L’emergenza retributiva “impone interventi che vadano oltre gli slogan e le bandiere politiche”. Il docente universitario indica poi una serie di contraddizioni e di punti poco chiari presenti nella proposta di legge delle opposizioni. La proposta infatti sembra voler imporre un obbligo anche ai contratti collettivi di lavoro, cosa che, sottolinea Tiraboschi, è vietata dalla Costituzione italiana, che impedisce al legislatore di imporre obblighi ai sindacati e ai sistemi di contrattazione collettiva. Inoltre, Tiraboschi sostiene che la fascia di lavoratori esclusi dai contratti nazionali, che sono circa 4 milioni, non troverebbe beneficio da una legge sul salario minimo come quella presentata dai partiti di opposizione. “Quindi il ‘lavoro povero’ non è legato a salari contrattuali orari bassi ma al fatto che i lavoratori non lavorano a tempo pieno e non per tutto l'anno. Inoltre su questi dati potrebbe incidere fortemente il lavoro irregolare”, precisa lo studioso (Carlo Valentini, Il salario minimo è un bluff, “Italia Oggi”, 6 settembre 2023).

Salario minimo, il parere negativo del CNEL

Il 12 ottobre 2023 il presidente del CNEL, Renato Brunetta, ha consegnato alla premier Giorgia Meloni il documento contenente gli esiti dell’analisi tecnica sul lavoro povero e il salario minimo, approvato dall’Assemblea del CNEL (Elementi di riflessione sul Salario minimo in Italia). Dal documento si evince che un salario minimo orario stabilito per legge non è lo strumento adatto a contrastare le basse retribuzioni. Come sottolineato dalla premier a margine dell’incontro con il presidente Brunetta, “Dall’analisi tecnica ricevuta emerge che il mercato del lavoro italiano rispetta pienamente i parametri previsti dalla direttiva europea sul salario minimo adeguato. La contrattazione collettiva, al netto dei comparti del lavoro agricolo e domestico, copre infatti oltre il 95% dei lavoratori del settore privato. Da ciò si evince che un salario minimo orario stabilito per legge non è lo strumento adatto a contrastare il lavoro povero e le basse retribuzioni. Come sottolineato dal CNEL, occorre piuttosto programmare e realizzare, nell’ambito di un piano di azione pluriennale, una serie di misure e interventi organici” (Salario minimo, il documento CNEL consegnato al presidente Meloni, “cnel.it”, 12 ottobre 2023).

Alessandro De Sanctis, 26 ottobre 2023