Contro l’utilizzo di formule diverse da quelle esistenti per rendere il linguaggio inclusivo, ci sono coloro che ritengono il maschile plurale come già sufficiente a questo scopo. Moltissime lingue sono caratterizzate dalla divisione dei propri termini in generi. Alcune, invece, non presentano distinzioni di questo tipo. La lingua italiana, per esempio, è una lingua che si è strutturata con un uso estensivo del maschile, rendendolo, in specifici casi, una sorta di neutro. In particolare, il maschile plurale viene adoperato quando si vuole fare riferimento a elementi universali (“l’uomo”, “gli uomini”, cioè esseri umani, tra cui donne e bambini), o gruppi eterogenei come “cari spettatori”, “tutti voi”, “i figli”.
Se dunque esiste una distinzione di genere grammaticale, ha chiarito l’Accademia della Crusca, questa non coincide con il genere naturale. Per questo motivo sarebbe possibile utilizzare il maschile nella maniera sopra citata, senza creare alcuna discriminazione (Paolo D’Achille, Un asterisco sul genere, “Accademia della Crusca”, 24 settembre 2021). Inoltre, rispetto alle espressioni dove si distingue la componente maschile da quella femminile (“cari telespettatori e care telespettatrici”), utilizzare solo il maschile plurale permette di includere anche i soggetti che non si sentono appartenenti a nessuno dei due generi in questione.
Scalzare l’uso corrente del maschile plurale, con l’introduzione dello schwa, è apparso ad alcuni intellettuali e ai firmatari della petizione Schwa (ǝ)? No, grazie! Pro Lingua nostra come una sorta di azione animata dal perbenismo più che da uno spirito di reale cambiamento. Si legge nella petizione: “Lo schwa e altri simboli […] non sono motivati da reali richieste di cambiamento. Sono invece il frutto di un perbenismo, superficiale e modaiolo, intenzionato ad azzerare secoli e secoli di evoluzione linguistica e culturale con la scusa dell’inclusività” (Massimo Arcangeli, Schwa (ǝ)? No, grazie! Pro Lingua nostra, “Change.org”).
Emma Traversi, 2 maggio 2022
Autori citati:
D’Achille Paolo
- docente di Linguistica Italiana presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Roma Tre
Arcangeli Massimo
- linguista, critico letterario e sociologo italiano