L’Europa a cui il progetto dell’Unione Europea si rivolge è un territorio geograficamente ben delimitato, contraddistinto da radici cristiane comuni. La possibilità di ammissione è stata finora concessa a Stati all’interno del continente europeo; la Turchia rientra in questo criterio solo per i territori oltre il Bosforo, che non costituiscono più di una porzione minima della superficie dello Stato (Carlo Altomonte, Antonio Villafranca, L’adesione della Turchia: un problema mal posto, “Ispi”, 4 novembre 2005). Anche la questione religiosa suscita perplessità: uno Stato che professa la fede musulmana e addirittura la amministra, tramite una sua istituzione (la Presidenza degli affari religiosi) si dimostra troppo distante dal principio di “Libera Chiesa in libero Stato”, alla base di tutti i moderni Stati europei. Se è vero che non esiste una precisa filosofia politica che detti all’Unione la direzione da seguire nei suoi rapporti con la Turchia e, più in generale, con gli Stati alla periferia, è anche vero che le differenze sono spesso talmente radicali da scoraggiare entrambe le parti nell’approfondimento del loro rapporto: le scelte di politica estera di Erdogan stesso sono andate via via allontanandosi dall’obiettivo dell’ammissione (Cfr. Faisal Al Yafai, Turkey’s stalled membership will define the future and meaning of the European Union [Lo stallo dell'adesione della Turchia definirà il futuro e il significato dell'Unione europea], “Euractiv”, 7 giugno 2019, TdR).
Angela Zanoni - 5 aprile 2022
Autori citati:
Altomonte Carlo
- professore associato di Politica Economica Europea
Villafranca Antonio
- Director of Studies e Co-Head dell'Osservatorio Europa e Global Governance dell'ISPI