In un primo momento, il Green Pass Rafforzato veniva richiesto per viaggi europei, mezzi di trasporto, scuola e università, strutture sanitarie, attività e servizi. A partire dal 15 febbraio 2022 la Certificazione è stata resa obbligatoria anche sui luoghi di lavoro, sia pubblico sia privato, e per i cittadini over 50. Pur non configurandosi, formalmente, come un obbligo vaccinale, di fatto tale misura impedisce a chi non è in possesso della Certificazione di accedere alle attività sopra citate. Ciò costituisce una forte limitazione della libertà personale: la scelta di non procedere alla vaccinazione può essere condotta, ma questa implica l’impossibilità di accedere liberamente a tutte quelle attività per cui è richiesto il Super Green Pass. Non si tratta soltanto di contesti ricreativi, ma anche lavorativi e di istruzione. A tal proposito, è stato firmato un appello, già nell’autunno del 2021, a favore dell’abolizione della Certificazione per l’accesso alle università italiane: in particolare, tra i firmatari compare Alessandro Barbero, professore di Storia Medievale presso l’Università del Piemonte Orientale, il quale ha denunciato una “ingiusta e illegittima discriminazione ai danni di una minoranza” (Alessandro Barbero contro il Green Pass: “E’ discriminatorio, meglio l’obbligo vaccinale”, “La Stampa”, 6 Settembre 2021). Tale discriminazione, per lo storico, è ingiustificata, dal momento che si rivolge a soggetti che non hanno violato alcuna legge, scegliendo in modo legittimo e libero di non sottoporsi alla vaccinazione. Il Green Pass, fin dalla sua prima formulazione (nella versione del Green Pass “base”) è stato fonte di discriminazione non soltanto sociale, ma anche economica. Chi non era disposto a vaccinarsi, infatti, aveva a disposizione l’alternativa di eseguire dei tamponi. Questo, però, doveva avvenire a spese del singolo cittadino, e con scadenze molto ristrette.
Nella forma del Super Green Pass, poi, le cose sono peggiorate, a seguito dell’introduzione della sua obbligatorietà anche in sede lavorativa: questo è diventato fonte di una ancora maggiore discriminazione economica, oltre che una limitazione della libertà personale. Se il cittadino decide di non vaccinarsi (e non ha mai contratto il COVID) non può lavorare e dunque ricevere il sostegno economico necessario (Gabriella Lax, Super Green Pass: Amnesty denuncia le discriminazioni dell’Italia nei confronti dei non vaccinati, “Studio Cataldi”, 17 gennaio 2022).
La divisione all’interno della società a causa della certificazione verde è stata rilevata anche da uno studio britannico condotto da Alexandre de Figueiredo, professore della London School of Hygiene and Tropical Medicine, insieme ai due colleghi, Heidi J. Larson e Stephen Reicher. Una delle conclusioni dello studio, condotto tra il 9 e il 27 aprile 2021 su un campione costituito da 17.611 adulti del Regno Unito eterogeneo per sesso, età, grado di educazione, religione, impiego, lingua madre, etnia e provenienza geografica, è che l’introduzione di passaporti vaccinali potrebbe portare a quello che è stato definito dagli esperti come il “paradosso del passaporto vaccinale”, ovvero che i passaporti “potrebbero mascherare processi che alienano le minoranze e potrebbero portare a un generale decremento dell’interesse a vaccinarsi” (Alexandre de Figueiredo, Heidi J. Larson, Stephen Reicher, The potential impact of vaccine passports on inclination to accept COVID-19 vaccinations in the United Kingdom: Evidence from a large cross-sectional survey and modeling study, “The Lancet”, I giugno 2021).
In Italia, in merito a questa situazione, il 12 agosto 2021 Olga Milanese, avvocato civilista, e lo scrittore Carlo Cuppini, hanno lanciato sulla piattaforma “avaaz.org” la petizione Green Pass: Le ragioni del no diretta a Sergio Mattarella, presidente della Repubblica italiana, per dimostrare che la certificazione varata dal governo Draghi compie una serie di violazioni rispetto alla Costituzione italiana e ai quadri normativi nazionali e internazionali, richiedendone pertanto la rimozione. Il documento, che in dieci giorni ha raggiunto le 36.000 sottoscrizioni, è stato firmato da avvocati, docenti universitari, filosofi, giornalisti, giuristi, medici, scrittori e sociologi, tra cui Giorgio Agamben, filosofo, Ugo Mattei, docente di Diritto Internazionale e Comparato all'Hastings College of the Law dell'Università della California a San Francisco, e Paolo Sceusa, giudice penale, civile e del lavoro, all’attenzione dei quali è stato posto il documento prima della sua pubblicazione. Sceusa, in particolare, riassume il senso della petizione affermando che “Il Green Pass è uno strumento di discriminazione tra chi ce l’ha e chi non ce l’ha” (Francesco Servadio, In punta di diritto: l’illustre giurista Paolo Sceusa lancia un appello contro la deriva democratica, “bgs.news”, 16 agosto 2021). Secondo il parere dei firmatari della petizione “Il governo ha approvato una misura – il green pass – che implica l'esclusione in radice dell’accesso ad attività, servizi e luoghi pubblici […] a una specifica categoria di persone, ovvero coloro che non si sono vaccinati o non hanno prenotato la vaccinazione […]” pur permanendo la libertà della scelta di non sottoporsi al trattamento sanitario della vaccinazione in accordo all’articolo 32 comma 2 della Costituzione. L’obbligo del Green Pass colpirebbe quindi “una categoria di persone che esercita una libertà costituzionalmente garantita, che viene penalizzata in quanto tale, per via di una propria qualità personale, di una propria condizione e di una libera scelta” (Carlo Cuppini, Green Pass: le ragioni del no, “avaaz.org”, 12 agosto 2021). Le “ragioni del no” al Green Pass dei firmatari della petizioni si basano sulla violazione dell’articolo 1 della Convenzione ONU, dell’articolo 2 e dell’articolo 3 della Costituzione italiana, dell’articolo 21 e dell’articolo 23 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE, dell’articolo 2 e dell’articolo 7 della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, dell’articolo 14 della Convenzione Europea sui Diritti Umani, dell’articolo 10 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, del punto 7.3 della Risoluzione 2361 del Consiglio d’Europa approvata il 27/01/2021, del Considerato 36 dei Regolamenti UE 953/2021 e 954/2021. Si tratta, nello specifico, di norme che riconoscono i diritti inviolabili e la dignità sociale dell’uomo, la parità tra uomini e donne in tutti i campi, e che vietano qualsiasi forma di discriminazione, sia diretta che indiretta, fondata su sesso, orientamento sessuale, razza, colore, etnia, lingua, età, religione, disabilità, opinioni politiche o di altro genere, origine nazionale o sociale, appartenenza a una minoranza nazionale, ricchezza, nascita e ogni altra condizione. Il documento si conclude motivando che “Le ragioni emergenzialinon possono essere utilizzate come uno scudo per sospendere e annullare diritti considerati intangibili dai Padri Costituenti e dalla comunità internazionale” (Ibidem).
I filosofi Giorgio Agamben e Massimo Cacciari ribaltano la prospettiva, scrivendo su “Istituto Italiano per gli Studi Filosofici” che “Tutti sono minacciati da pratiche discriminatorie. Paradossalmente, quelli ‘abilitati’ dal green pass più ancora dei non vaccinati (che una propaganda di regime vorrebbe far passare per ‘nemici della scienza’ e magari fautori di pratiche magiche), dal momento che tutti i loro movimenti verrebbero controllati e mai si potrebbe venire a sapere come e da chi. Il bisogno di discriminare è antico come la società, e certamente era già presente anche nella nostra, ma il renderlo oggi legge è qualcosa che la coscienza democratica non può accettare e contro cui deve subito reagire” (Giorgio Agamben, Massimo Cacciari, A proposito del decreto sul “green pass”, “Istituto Italiano per gli Studi Filosofici”, 26 luglio 2021).
Alice Fontana, Veronica Scudieri, Emma Traversi - 5 aprile 2022
Autori citati:
Barbero Alessandro
- professore di Storia Medievale presso l’Università del Piemonte Orientale
De Figueiredo Alexandre
- professore della London School of Hygiene and Tropical Medicine
Larson Heidi J.
- antropologa, direttrice e fondatrice del Vaccine Confidence Project
Reicher Stephen
- docente di Psicologia Sociale presso l'Università di St. Andrews
Milanese Olga
- avvocato civilista
Cuppini Carlo
- autore e redattore editoriale
Sceusa Paolo
- giudice penale, civile e del lavoro
Agamben Giorgio
- filosofo e accademico
Cacciari Massimo
- filosofo, politico e accademico