L’interpretazione non letterale della cosmogonia biblica permette di conciliare le spiegazioni naturalistiche dell’origine dell’universo fondate sulle sole leggi fisiche con la fede cristiana in una divinità creatrice, intesa non come figura antropomorfa che interviene direttamente nelle vicende del mondo, ma piuttosto come un Principio che sta alla base di quelle stesse leggi fisiche e le rende possibili.
Tale Principio d’ordine implica una progettualità per il cosmo, che coinvolge l’uomo e la sua salvezza e prevede per esso una posizione di specificità (un “salto ontologico”, nella formulazione di Giovanni Paolo II) rispetto al resto dei viventi.
La posizione ufficiale della Chiesa cattolica, dal 1950 ad oggi, è quella di accogliere la prospettiva evoluzionistica rifiutandone esclusivamente l’implicazione più radicale, il carattere contingente delle dinamiche della vita (ivi compresa di quella umana), elemento che, se accettato, rende impossibile fondare la “dignità della persona” (Giovanni Paolo II, Messaggio ai partecipanti alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, 22 ottobre 1996, “w2vatican.va”, consultato in data 13 maggio 2015).