Le intercettazioni dei radioamatori Judica-Cordiglia sono la prova dell’esistenza di cosmonauti perduti nello spazio

Il documentario a favore della teoria dei cosmonauti perduti

Alessandro Bernard, Enrico Cerasuolo e Paolo Ceretto sono gli autori del documentario “I pirati dello spazio” trasmesso su History Channel nel 2007 che tratta in modo approfondito la questione dei fratelli Judica- Cordiglia riguardo al mistero dei cosmonauti perduti.
Una recensione sull’anteprima del documentario è stata rilasciata con un articolo intitolato Le controverse voci dei cosmonauti pubblicato in data 13 maggio 2007 sul sito web “radiolawendel.blogspot.it”.

Il documentario sostiene che lo straordinario successo di ascolto dei satelliti in orbita operato dai due radioamatori torinesi nei primi anni della corsa allo spazio ha permesso anche di intercettare alcune missioni umane, “comprese alcune missioni in cui alcuni cosmonauti sovietici potrebbero aver perso la vita e sulle quali si mantiene il più assoluto riserbo”.

I tragici tentativi di volo spaziale con equipaggio umano captati da Torre Bert, la base di ascolto dei due fratelli torinesi, sono secondo il documentario di History Channel, la prova inconfutabile che prima di Jurij Gagrin l’Unione Sovietica aveva perduto in orbita una serie di cosmonauti che non hanno più potuto fare ritorno sulla Terra.

Le conferme dal sito web “lostcosmonauts.net”

Giovanni e Mario Abrate, creatori del principale sito web che supporta la tesi dei cosmonauti perduti, “www.lostcosmonauts.net”, in data 15 settembre 2004 hanno pubblicato una serie di resoconti sulle indagini dell’acceso dibattito dei presunti incidenti in orbita di piloti spaziali sovietici:

In particolare il sito web esamina approfonditamente l’operato delle ricerche dei fratelli Judica Cordiglia: “Nei primi anni Sessanta, dalla collina di Torino nel nord Italia, due radioamatori, i giovani fratelli Achille e Giovanni Battista Judica-Cordiglia, con apparecchiature spesso autocostruite e con una genialità ed una fantasia non comuni, sondavano il cielo in cerca di segnali e suoni provenienti dallo spazio”.

Giovanni e Mario Abrate spiegano come siano stati intercettati i segnali di presunti cosmonauti in orbita e sostengono la fattibilità della tesi secondo cui Jurij Gagarin non fu il primo uomo nello spazio, come invece l’Unione sovietica aveva da sempre fatto credere al mondo intero: “Una notte, nei primi giorni del 1961, qualche settimana prima dello storico volo di Yuri Gagarin, i due giovani italiani ascoltarono qualcosa di diverso dai soliti fruscii e segnali: ascoltarono qualcosa che avrebbe segnato per sempre le loro vite e che avrebbe rappresentato l'inizio di una nuova era per il genere umano. Nel loro centro di ascolto di Torre Bert giunsero dallo spazio suoni chiari ed inequivocabili: un agonizzante battito cardiaco e gli ultimi, ansimanti respiri di un cosmonauta ormai prossimo alla morte”.

Giovanni e Mario Abrate supportano la teoria dei cosmonauti perduti, dichiarando tuttavia che le ricerche dei fratelli Judica-Cordiglia siano ancora oggi interpretate scetticamente da molti studiosi: “Ancora oggi, in quest'epoca di comunicazione globale e di antenne satellitari, pochi conoscono questa storia su cui molto, negli anni, si è discusso. Per molto tempo, le intercettazioni radio di Torre Bert hanno rappresentato una piccola ma scomoda spina nel fianco di quello che fu l'impero sovietico ed ancora oggi molti pregiudizi e mistificazioni faticano a morire”.

La conferma della teoria dei cosmonauti perduti è analizzata nel dettaglio dal sito web lostcosmonauts.net che permette anche di ascoltare l’audio originale delle registrazioni di Torre Bert: “Presentiamo ora un eccezionale documento che dimostra inequivocabilmente che il 2 febbraio 1961, nove settimane prima di Yuri Gagarin, un altro cosmonauta russo volò nello spazio. La missione si concluse tragicamente con la morte del pilota prima del suo rientro sulla Terra. L'intera tragedia venne nascosta al mondo per ovvie ragioni di propaganda politica.  Il RealAudio che pubblichiamo testimonia gli ultimi momenti di vita di questo eroe. È possibile ascoltare il suo affaticato battito cardiaco così come venne registrato dai fratelli Judica-Cordiglia. Un eminente cardiologo del tempo, il Prof. Achille Mario Dogliotti, confermò che i battiti del cuore erano riconducibili a quelli di un essere umano in stato agonizzante. Il respiro è quello di un uomo, un cosmonauta, ormai privo di sensi e prossimo alla morte”.

Infine altre dimostrazioni del sito web lostcosmonauts.net sostengono la fattibilità della teoria dei cosmonauti perduti: “Ma vi sono pure altri ufficiali sovietici che hanno confermato, dando anche preziose informazioni, l'esistenza di queste prime missioni: il Col. Yuri Lyzlov e il Cap. Anatoli Grushenko, già in carica al SSRF (Soviet Strategic Rocket Forces) furono direttamente coinvolti nel programma spaziale sovietico negli anni '60 e '70, parteciparono alla preparazione della missione di Vladimir Ilyushin e furono testimoni del lancio della capsula ‘Rossyia’. Tali informazioni sono state da loro divulgate anche in una recente intervista televisiva”.

Daniele Vassalli, 11 febbraio 2017

La scarsa evidenza delle intercettazioni dei cosmonauti perduti ad opera dei fratelli Judica Cordiglia

Sven Grahn, ingegnere e radioamatore svedese esperto del campo aerospaziale, con un articolo intitolato Notes on the space tracking activities and sensational claims made by the Judica-Cordiglia pubblicato sulla propria pagina web “svengrahn.pp.se”, ha espresso la propria opinione scettica nei confronti della veridicità delle dichiarazioni fatte dai radioamatori Judica-Cordiglia riguardo i presunti cosmonauti perduti: “Lasciatemi innanzitutto constatare che non penso ci sia alcuna verità nelle folli rivendicazioni dei fratelli Judica-Cordiglia”.

L’autore ritiene infatti le assunzioni dei due fratelli torinesi semplicemente dei racconti mitologici: “I racconti dei fratelli Judica-Cordiglia sulle sensazionali intercettazioni sono parte della mitologia dell’era spaziale”.
L’unico interesse dei racconti degli Judica-Cordiglia è rappresentato, secondo Grahn, dal valore di fenomeno sociale che tali menzogne hanno costituito nel corso degli anni: “In sintesi, i racconti sensazionali che venero divulgati dai fratelli Judica-Cordiglia, e il modo in cui sono stati propagati attraverso gli anni, sono interessanti come fenomeno sociale – come i miti stessi vengono diffusi e si auto-tramandano”.

Nel proprio articolo Sven Grahn trae accurate conclusioni riguardo la vicenda dei cosmonauti perduti: “Penso che i fratelli Judica-Cordiglia abbiano fatto funzionare una stazione radio e raccolto segnali di varie navi spaziali. Comunque, per alcune ragioni pensavano di aver bisogno di storie sensazionali per mantenere la loro immagine di operazioni sensazionali. Una volta che sovra-interpretarono alcuni segnali e fecero rivendicazioni fantastiche furono intrappolati e furono costretti a continuare a produrre dichiarazioni sensazionali”.

L’autore riferisce, infatti, che il motivo della diffusione delle teorie dei radioamatori Judica-Cordiglia è dovuto al fatto che essi volessero continuare a fornire alla stampa italiana e internazionale racconti sensazionalistici delle vicende della corsa allo spazio, all’epoca ampiamente dibattute: “Così, la presenza dei giornalisti può spiegare alcune delle dichiarazioni dei fratelli Judica-Cordiglia. I giornalisti avevano bisogno di diffondere racconti ai loro editori. Non potevano spendere troppe ore presso la stazione radio senza riportare nulla di interessante”.

Alla base delle dichiarazioni dei fratelli torinesi riguardo presunti cosmonauti morti in orbita terrestre vi è, secondo l’autore, la scarsa evidenza delle loro ricerche: “In generale i fratelli Judica-Cordiglia non sembrarono mai capire che i loro racconti straordinari richiedevano anche un’evidenza straordinaria per essere creduti. Non produssero mai una tale straordinaria evidenza, dettagli riguardo la ricezione delle frequenze, pubblicazioni, eccetera…”
Grahn ha inoltre sostenuto che le intercettazioni captate dai fratelli Judica-Cordilgia possano essere in realtà delle semplici trasmissioni terra-terra, oppure addirittura trasmissioni da aerei in volo che nulla avevano a che vedere con missioni di volo spaziale.

Le tesi dei fratelli Judica-Cordiglia presentano errori di interpretazione

Luca Boschini, autore del libro Il mistero dei cosmonauti perduti: leggende, bugie e segreti della cosmonautica sovietica, CICAP, 2013, ha confutato le teorie dei fratelli Judica-Cordiglia secondo cui all’epoca della corsa allo spazio l’Unione sovietica abbia tenuto sotto stretto segreto la morte di alcuni cosmonauti in orbita terrestre prima del volo ufficiale del primo uomo nello spazio, Jurij Gagarin.

Come afferma l’autore a pagina 291 del proprio libro, le assunzioni dei due radioamatori torinesi presentano argomentazioni inconsistenti per la validità della loro tesi: “Dopo aver preso in considerazione le prove presentate dei fratelli Judica-Cordiglia, la mia conclusione è che queste siano troppo deboli e inconsistenti per ribaltare la visione della storiografia ufficiale e la montagna di fatti e documenti che quest’ultima ci ha portato in dote”.

A confermare l’infondatezza della teoria dei cosmonauti perduti è la stessa presenza di numerosi errori di procedura e di interpretazione che i radioamatori torinesi avevano commesso durante le registrazioni dallo spazio: “Il fatto che gli autori degli ascolti si fossero spesso sbagliati in altre occasioni accertate depone a favore dell’ipotesi che abbiano captato qualche comunicazione terra-terra e l’abbiano interpretata erroneamente”.

A pagina 291 del proprio libro Luca Boschini fornisce infine una dimostrazione della mancanza di sostenibilità delle affermazioni dei due fratelli torinesi: “Va ricordato poi che i canali radio usati dai russi per le loro prime missioni non erano frequenze in qualche modo ‘speciali’ o ‘riservate’, e potevano quindi essere usate per altri scopi e da altre persone, compresi i radioamatori. Anche le certezze degli Judica-Cordiglia, basate sui rigorosi metodi di verifica applicati per determinare la natura extraterrestre delle fonti, vacillano se si considera che le medesime metodologie fornivano dei risultati sbagliati per molti altri voli spaziali documentati".