Nr. 84
Pubblicato il 16/10/2015

Quote rosa nella legge elettorale

FAVOREVOLE O CONTRARIO?

L’inserimento del principio delle quote rosa nella legge elettorale divide politici e studiosi in Italia. Con il termine quote rosa ci si riferisce a quegli strumenti normativi finalizzati a tutelare la parità di genere all’interno degli organi rappresentativi, attraverso diversi meccanismi di calcolo e attribuzione dei seggi. L’introduzione di queste normative è ritenuta, da parte dei loro sostenitori, garanzia di una maggiore rappresentatività della composizione sociale a livello parlamentare. Per i detrattori delle quote rosa, invece, queste normative produrrebbero una discriminazione alla rovescia rispetto alle altre minoranze non egualmente tutelate. In Italia la legge di riforma costituzionale (n.1 del 2003) che ha modificato l’articolo 51 della Costituzione, introducendo l’obbligo di promozione delle pari opportunità, ha determinato un’evoluzione nel senso dell’ammissibilità delle quote rosa della posizione originariamente contraria della Corte costituzionale, che si era espressa con sentenza n.422 del 1995 con riferimento ai sistemi elettorali locali. Il 9 marzo 2014 alla Camera dei deputati l’emendamento al progetto di legge elettorale, sostenuto da un gruppo bipartisan, è stato bocciato, rinviando la discussione alle fasi successive. In Europa (in particolare in Svezia, Islanda, Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito, e Germania) le quote di genere non sono stabilite per legge, ma sono adottate nell’ambito delle regole di partito.


IL DIBATTITO IN 2 MINUTI:

L’introduzione delle quote rosa nella legge elettorale è ritenuta, da parte dei sostenitori, garanzia di una maggiore rappresentatività della composizione sociale a livello parlamentare. Per i detrattori, invece, questa normativa produrrebbe una discriminazione alla rovescia rispetto alle altre minoranze non ugualmente tutelate.
01 - Le quote rosa sono un tema condiviso da ampie porzioni di tutti i partiti

La battaglia per l’inserimento delle quote rosa è condivisa dalle donne presenti in tutti i partiti, come dimostra l’appello del 7 marzo 2014 delle 90 deputate ai rispettivi leader di partito per l’inserimento di garanzie per la presenza paritaria delle donne in Parlamento. Inoltre, quasi tutti i modelli di legge elettorale sono compatibili con tecniche di garanzia della parità di genere.

La trasversalità della proposta delle parlamentari di inserire le quote rosa nella legge elettorale non riflette l’omogeneità dei consensi sul tema. In realtà, la proposta divide molto. Lea Melandri evidenzia la debolezza che sta alla base dell’unione politica trasversale sulle quote rosa, che è rappresentata dall’appartenenza al medesimo genere, fatto che mette in secondo piano le idee politiche.

02 - Le quote rosa vanno a discapito dei meriti effettivi

L’introduzione delle quote rosa produce effetti negativi in relazione al merito. Può succedere che ci siano donne candidate non perché competenti, ma in quando donne. Non si può pensare che una donna competente non riesca a fare politica per merito e sia necessario riconoscerle una corsia preferenziale. Se si riuscisse a imporre la meritocrazia effettiva non ci sarebbe bisogno di alcuna quota.

I favorevoli all’inserimento delle quote rosa ritengono che queste non andrebbero a discapito del merito, ma permetterebbero alle donne di avere la stessa opportunità d’inserimento nelle istituzioni, dove esiste un predominio maschile. Il tema del merito negato è un alibi per nascondere le discriminazioni: è proprio tale atteggiamento che tiene fuori dalle Aule parlamentari competenze preziose.

03 - Le quote rosa sono spia di un’arretratezza del sistema di rappresentanza democratica

Il dibattito sull’inserimento delle quote rosa in Italia prova l'arretratezza culturale del paese. Con tale inserimento si riconoscere che le donne sono una specie da proteggere. Non è l’alternanza dei sessi nelle liste elettorali che garantisce il rispetto della donna nella politica. La presenza di entrambi i generi dovrebbe essere la naturale conseguenza di una votazione libera e democratica.

L’inserimento delle quote rosa nella legge elettorale segna l’emancipazione culturale e politica della donna. L'art. 51 della Costituzione prevede che il legislatore promuova con "appositi provvedimenti" le pari opportunità perché queste non si realizzano spontaneamente. Per questo diversi paesi hanno adottato quote, altri sono andati oltre, affermato il criterio della parità di donne in lista.

04 - Le quote rosa producono delle “riserve indiane”

L’inserimento delle quote rosa in Italia aumenta e non riduce la disparità tra sessi, creando una specie di riserva indiana. Questo perché esistono delle differenze tra la situazione italiana delle donne in politica e quelle delle categorie svantaggiate, agevolate con sistemi simili a quote in altri paesi. Inoltre, altrove le donne hanno raggiunto la parità in ambienti sociali e di lavoro da sole.

Il paragone delle quote rosa alle riserve indiane è un’argomentazione ideologica. Le quote rosa sono uno strumento atto a garantire un principio di civiltà: la parità tra i sessi. Tale discussione mostra l’arretratezza italiana, la quale sconta un deficit culturale che ha impedito di garantire la rappresentanza di genere sia nelle istituzioni politiche che nelle posizioni apicali della società.

05 - Le quote rose limitano il diritto di scelta dell’elettore

Così come le liste bloccate, anche le quote rosa rappresentano una forzatura al diritto di scelta dell’elettore, poiché impediscono ai cittadini di esprimere le proprie preferenze, rendendo il sistema elettorale antidemocratico. Secondo i contrari, la parità di genere deve essere garantita nella composizione della lista, non nell’espressione della preferenza.

Secondo Lorenza Carlassarre laddove non si mantenga il sistema delle liste bloccate devono esserci le quote rosa (doppio capolista o doppia preferenza). Questo garantisce la piena parità di chance. L’eurodeputata Silvia Costa ricorda la modifica dell’articolo 51 della Costituzione, che ha consentito di ottenere pari opportunità nella rappresentanza in lista e nella possibilità di essere eletti.

06 - Le quote rosa rappresentano l’attuazione di un principio costituzionale di parità

Nel diritto alla parità di genere si riflette il diritto di eguale partecipazione alla rappresentanza politica, in conformità con gli articoli 3 e 51 della nostra Costituzione. L’introduzione delle quote rosa è dunque coerente con una visione della democrazia nella quale tutti devono poter godere del diritto di essere presenti e rappresentati a livello politico, di votare di poter essere eletti.

Le quote rosa rendono la legge elettorale incostituzionale, poiché sono fondate su una spinta emotiva, strumentalizzata politicamente. L’art. 51 della Costituzione, infatti, fa riferimento a un concetto di parità in una logica antidiscriminatoria, che presuppone una situazione di diseguaglianza che non può essere riconosciuta nella competizione elettorale.

07 - Le quote rosa sono lo strumento che garantisce la parità di genere

Il Parlamento italiano non è mai riuscito a raggiungere una presenza femminile superiore al 50%. Per raggiungere la parità di genere è necessario introdurre nella legge elettorale il 50% dei capilista donne e l'alternanza di genere. Le quote rosa rappresentano, inoltre, un primo passo per un effettivo riconoscimento del ruolo svolto dalle donne nella vita politica del paese.

Le quote rosa non garantiscono la parità di genere, poiché il superamento delle barriere culturali non può avvenire con l’approvazione di una legge. È inoltre irrazionale riequilibrare la parità su un’idea di differenziazione. Nel caso d’introduzione dell’obbligo del 50% di donne capolista, la selezione avverrà all’interno delle segreterie dei partiti, senza garanzia di una scelta per competenza.

 
01

Le quote rosa sono un tema condiviso da ampie porzioni di tutti i partiti

FAVOREVOLE

La battaglia per l’inserimento delle quote rosa è stata ampiamente condivisa da tutte le donne presenti in tutti i partiti. Ne è dimostrazione l’appello del 7 marzo 2014 (Legge elettorale e parità di genere: l’appello di 90 donne ai leader, “Corriere della Sera”), delle novanta deputate ai rispettivi leader di partito per l’inserimento di norme che garantiscano la presenza paritaria delle donne in Parlamento. La condivisione di questo tema è inoltre agevolata anche in ragione del fatto che quasi tutti i modelli di legge elettorale, sostenuti alternativamente dalle diverse parti politiche possono essere compatibili con tecniche di garanzia della parità di genere. In questo senso si esprimono tanto la senatrice di Area Popolare Paola Binetti che la deputata di Forza Italia Enza Bruno Bossio, che evidenziano la trasversalità della proposta di inserimento delle quote rosa nella legge elettorale.

CONTRARIO

La trasversalità della proposta delle parlamentari di inserire le quote rosa nella legge elettorale non riflette l’omogeneità effettiva dei consensi sul tema. Infatti, fuori e dentro le aule parlamentari la proposta divide moltissimo. Lea Melandri, saggista e presidente dell'associazione per la Libera Università delle donne di Milano, evidenzia la debolezza che sta alla base dell’unione politica trasversale sulle quote rosa, che è rappresentata dall’appartenenza al medesimo genere, situazione questa che mette in secondo piano le idee politiche.

 
02

Le quote rosa vanno a discapito dei meriti effettivi

FAVOREVOLE

Una delle argomentazioni cui si ricorre contro le quote rosa è quella del merito. Tuttavia i favorevoli all’inserimento delle quote rosa ritengono che non si tratti di strumenti che andrebbero a discapito del merito, ma funzionali a eliminare ostacoli affinché donne che meritano abbiano la stessa opportunità di essere rappresentate nelle istituzioni. Infatti se le donne rappresentanti nelle Istituzioni politiche sono poche non è perché non meritano, ma perché esiste un predominio maschile nella scelta dell’ordine di lista e quindi del “se e come” verranno elette. Quindi la richieste di parità, che incrementa le chances di elezione delle donne, da sempre discriminate nell’accesso alla politica, non può mettere in discussione quel criterio. L’argomentazione del merito negato è in realtà un alibi furbo per nascondere l'esistenza delle discriminazioni e di un potere che esclude le donne. Il merito è stato usato in passato per nascondere l'esistenza della questione delle diseguaglianze. All’opposto, è proprio l’atteggiamento discriminatorio che tiene fuori dalle Aule parlamentari competenze e professionalità preziose per il paese.

CONTRARIO

L’introduzione delle quote rosa produce effetti negativi in relazione al merito effettivo. Infatti spesso capita che sono in lista donne impreparate che sono state candidate non perché competenti, ma in quando donne. Per contro non è sostenibile pensare che una figura femminile competente sulla carta non riesca effettivamente a fare politica a garanzia del suo merito, essendo per questo necessario riconoscergli una corsia preferenziale per ragioni di genere.
Se si riuscisse a imporre la meritocrazia effettiva non ci sarebbe bisogno di alcuna quota perché la struttura e la distribuzione dei talenti nella popolazione femminile è uguale a quella nella popolazione maschile.

 
03

Le quote rosa sono spia di un’arretratezza del sistema di rappresentanza democratica

FAVOREVOLE

La questione dell’inserimento delle quote rosa nella legge elettorale rappresenta una scelta epocale, che segna la definitiva emancipazione culturale e politica, iniziata con il referendum tra monarchia e repubblica, che ha visto per la prima volta le donne coinvolte nella competizione elettorale. L'articolo 51 della Costituzione prevede che il legislatore promuova con "appositi provvedimenti" le pari opportunità perché queste non si realizzano spontaneamente negli ordinari rapporti civili. Per questo, diversi paesi hanno adottato quote, altri, come la Francia, hanno cercato di andare oltre le quote e affermato il criterio della parità di donne in lista. In Italia la crisi dei partiti ha inciso sull’evoluzione della rappresentanza femminile in politica riducendo il suo livello e, parallelamente, aumentando la necessità delle donne di far sentire la loro voce direttamente con la presenza. Quindi la parità è un'esigenza di giustizia, proprio perché la rappresentanza non può contare più solo sui generali sistemi dei partiti nei quali le donne possano riconoscersi.

CONTRARIO

Il dibattito sull’inserimento delle quote rosa, che si è sviluppato in Italia, in concomitanza con quello sulla legge elettorale è la spia dell'arretratezza culturale del nostro paese. Negli altri paesi europei il tema della parità nella partecipazione alla politica è stato affrontato e risolto con l’introduzione di sistemi che mancano nel nostro. In Italia infatti la presentazione dell’emendamento sulle quote rosa alla Camera dei deputati il 9 marzo 2014 ha messo in luce l’arretratezza della società italiana e l'incapacità di affrontare questo tipo di temi.
Inoltre accettare l’idea delle quote rappresenta un passo indietro, in quanto vuol dire riconoscere che le donne sono una specie da proteggere, dimenticando tutto il percorso di conquiste che le stesse hanno fatto da sole. Non è attraverso la garanzia dell’alternanza dei sessi nelle liste elettorali che si garantisce il rispetto della visione femminile all’interno della politica del nostro paese. La presenza di entrambi i generi dovrebbe essere, invece, la naturale conseguenza di una votazione libera e democratica, così come la presenza di tutte le realtà politiche e sociali.

 
04

Le quote rosa producono delle “riserve indiane”

FAVOREVOLE

L’opposizione all’introduzione delle quote rosa attraverso il tema dell’assimilazione delle quote alle riserve indiane (o “panda”) è una argomentazione ideologica. Le quote rosa infatti non sono le solite riserve indiane, ma uno strumento atto a garantire un principio di civiltà che è quello della parità tra i sessi. La necessità di discutere la possibilità di inserire le quote rosa dimostra l’arretratezza italiana in questo campo. Il paese infatti sconta un deficit culturale che ha impedito di garantire un’adeguata rappresentanza di genere sia nelle istituzioni politiche che nel complesso delle posizioni apicali della nostra società. Per questo motivo nel tempo è aumentato il numero di persone in principio fermamente contrarie alle quote rosa, che ha successivamente compreso come non ci siano alternative per garantire la parità.

CONTRARIO

Ipotizzare l’inserimento di quote rosa nella rappresentanza politica in Italia è un boomerang che aumenta e non riduce la disparità tra sessi, creando una specie di riserva indiana, riconducibile a forme di sessismo piuttosto che di parità. Si va a creare una specie di riserva indiana (o “panda”) formale, non producendo alcun effetto positivo sulle effettive condizioni di partecipazione alla vita politica e quotidiana. Questo anche perché esistono delle ineliminabili differenze tra la situazione italiana delle donne in politica e quelle delle categorie svantaggiate che vengono agevolate proprio con sistemi simili a quote in altri paesi.
Inoltre fare riferimento a sistemi europei che hanno utilizzato le quote rosa rappresenta un errore metodologico. Per quanto riguarda l'Italia, infatti, dove il sistema delle quote viene inserito più in ritardo rispetto alle esperienze europee e solo nella lotta politica, è necessario svolgere un’analisi che tenga anche conto del fatto che, in altri paesi, le donne hanno raggiunto l’obiettivo della parità effettivamente da sole e senza l’ausilio di quote rosa negli ambienti sociali e di lavoro.

 
05

Le quote rose limitano il diritto di scelta dell’elettore

FAVOREVOLE

Secondo Lorenza Carlassarre laddove non si mantenga il sistema delle liste bloccate devono essere inserite le quote rosa, nella formula del doppio capolista o della doppia preferenza. Questo garantisce la piena parità di chance perché all’elettore verrebbe consentito di esprimere una seconda preferenza per un candidato di sesso diverso. Sulla stessa linea l’eurodeputata Silvia Costa che ricorda la partecipazione alla modifica dell’articolo 51 della Costituzione, che ha consentito di ottenere reali pari opportunità anche nella rappresentanza in lista e nella possibilità di essere eletti. Questo ha significato una maggiore possibilità di scelta e anche un aumento delle donne all’interno della competizione politica.

CONTRARIO

Le quote rosa rappresentano un’ulteriore forzatura al diritto di scelta dell’elettore, oltre a quella delle liste bloccate. Con le quote rosa si costringono i cittadini a fidarsi delle scelte di partito senza poter esprimere le proprie preferenze. In questo modo viene reso ancora più antidemocratico il sistema di elezione. Inoltre con l’introduzione delle quote si rischia di discriminare le donne e di danneggiare gli elettori attraverso questa doppia imposizione. Questi infatti non solo non possono votare un candidato o una candidata, ma il loro voto andrà a un uomo o a una donna seguendo una rigida regola numerica che prescinde dai meriti politici dei candidati. Secondo i contrari all’introduzione delle quote la parità di genere deve essere garantita nella composizione della lista, non nell’espressione della preferenza. Infatti l’obbligo dell’alternanza uomo e donna riduce l’autonomia dell’elettore, laddove al cittadino deve essere garantita la possibilità di decidere anche di votare due donne.

 
06

Le quote rosa rappresentano l’attuazione di un principio costituzionale di parità

FAVOREVOLE

Nel diritto alla parità di genere si riflette il diritto di eguale partecipazione alla rappresentanza politica, in conformità con gli articoli 3 (sull'uguaglianza) e 51 (sulla promozione delle pari opportunità) della nostra Costituzione. L’introduzione delle quote rosa è dunque coerente con una visione della democrazia nella quale tutti i cittadini e tutte le cittadine debbano potere godere di uno stesso diritto di essere presenti e rappresentati a livello politico, di votare e avere un'eguale opportunità di essere eletti. La questione della parità di genere riguarda la qualità della nostra democrazia e non è solo una questione sociale. La parità infatti passa anche per una legge elettorale che tenga presente il legame esistente tra una legge elettorale che garantisca la parità di genere e una buona democrazia. L’emendamento sull’introduzione delle quote rosa, discusso alla Camera il 9 marzo 2014, rappresenta l’idea di una rappresentanza più avanzata, in conformità con l’articolo 51 della nostra Costituzione laddove stabilisce che la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini.

CONTRARIO

L’introduzione di quote rosa nella nuova legge elettorale rende la norma gravemente viziata di incostituzionalità. Infatti l’idea di inserire le quote rosa trova il suo principale fondamento non in parametri costituzionali, ma su una spinta emotiva, strumentalizzata politicamente. L’articolo 51 della Costituzione, che viene richiamato dai favorevoli alle quote rosa quale parametro di riferimento della loro introduzione, infatti, fa riferimento a un concetto di parità interno alla logica antidiscriminatoria della Costituzione. Questa presuppone una situazione di fatto di diseguaglianza che non può essere riconosciuta nella competizione elettorale. Questa anomalia attuativa del principio costituzionale di parità dipende dal fatto che lo strumento delle quote rosa viene astratto dal contesto effettivo nel quale andrà applicato, senza valutarne le conseguenze. Tra queste per esempio il fatto che l’applicazione delle quote rosa incide sul principio meritocratico. Inoltre per i contrari le quote rosa sono uno strumento non conforme alla Costituzione, poiché ha come obiettivo quello di indirizzare le politiche culturali, così come accade nei paesi dove non c’è democrazia.

 
07

Le quote rosa sono lo strumento che garantisce la parità di genere

FAVOREVOLE

La composizione del Parlamento italiano non è mai riuscita a raggiungere una presenza femminile superiore al 50%. Il migliore risultato è riscontrabile nelle elezioni politiche del 2013, a esito delle quali le donne rappresentano quasi un terzo dei parlamentari appena eletti, con un aumento superiore ai dieci punti percentuali rispetto al 2008. L’introduzione delle quote rosa anche da parte dei partiti, per esempio il Partito Democratico (doppia preferenza uomo-donna alle primarie) ha portato la presenza femminile nelle Istituzioni intorno al 40%. Per raggiungere quindi l’obiettivo della parità di genere anche in Parlamento è necessario introdurre nella legge elettorale il 50 per cento dei capilista donne e l'alternanza di genere. Alcuni lo considerano un male necessario per correggere queste evidenti disuguaglianze. Nello stesso tempo l’introduzione delle quote rosa per altri rappresenta un primo importante passo in avanti per un effettivo riconoscimento del ruolo determinante svolto dalle donne nella vita politica del paese. Questo risultato potrebbe estendersi ad ambiti più ampi della società e della realtà socio economica.

CONTRARIO

Esistono diverse ragioni per le quali l’inserimento delle quote rosa non è uno strumento che garantisce la parità di genere. In primo luogo il superamento delle barriere presenti a livello culturale non può avvenire artificialmente attraverso l’approvazione di una legge. È inoltre non totalmente razionale uno strumento di riequilibrio della parità fondato su un’idea di differenziazione tra esseri umani. In tal senso anche il femminismo radicale è sempre stato contrario a una parità intesa come neutralizzazione preventiva del conflitto, attraverso l’inserimento di clausole che spartiscano ex ante il potere. Vi sono poi aspetti negativi che riguardano gli effetti dell’inserimento della clausola. Nel caso in cui si introduca l’obbligo del 50% di donne capolista, si tratterà di persone selezionate comunque dalle segreterie dei partiti, senza garanzia di una scelta per competenza. Il sistema in questo modo non valorizza il merito poiché, introducendo una preferenza esclusivamente per genere, non considera la possibilità che la proporzione tra uomini e donne sia diversa per ragioni di effettiva competenza.

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