Nr. 79
Pubblicato il 19/09/2015

Israele/Palestina: due Stati per due popoli

FAVOREVOLE O CONTRARIO?

Le principali linee di contrasto nella discussione pubblica in merito alla questione israelo-palestinese sono:
- mentre gli israeliani sostengono che Israele sia la patria storica del popolo ebraico, i palestinesi affermano che gli israeliani sono colonizzatori stranieri dell'ultimo secolo e che non hanno nessun diritto di fondare uno Stato in terra musulmana;
- mentre gli israeliani affermano di meritare uno Stato ebraico, avendo il sostegno internazionale e il riconoscimento dell'ONU, anche a causa delle ingiustizie storiche, i palestinesi sostengono di essere un ente nazionale, a cui devono essere riconosciuti i propri diritti;
- per gli israeliani, la principale ragione per cui non esiste uno Stato indipendente palestinese è il terrorismo, mentre, per i palestinesi, la colonizzazione israeliana e la sua volontà di non perseguire la pace;
- se la maggioranza, sia dei palestinesi sia degli israeliani, è favorevole alla soluzione a due Stati, alla creazione di uno stato palestinese a fianco di Israele in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, alcuni israeliani sostengono la soluzione a uno Stato (da destra, con l'annessione di tutti i territori occupati in uno stato ebraico; da sinistra, con l'incorporazione di tutti i territori occupati in uno Stato democratico laico) e alcuni palestinesi sostengono o la distruzione di Israele (destra) o una soluzione bi-nazionale in un unico stato (sinistra).

MEDIATECA

Andrea Dessì" data-cycle-desc="">

IL DIBATTITO IN 2 MINUTI:

01 - Dopo l’attacco del 7 ottobre 2023 la soluzione due Stati due popoli è irrealizzabile

La soluzione dei due Stati ha perso una parte dei suoi sostenitori dopo gli attentati del 7 ottobre 2023, trai quali le parti in causa.

La soluzione dei due Stati rappresenta ancora la formula migliore per una pace duratura tra Israele e Palestina.

02 - Donald Trump sta ostacolando i negoziati di pace tra Israele e Palestina
03 - Di fronte alla schiacciante maggioranza della popolazione palestinese è necessario abbandonare Gaza per conservare la matrice ebraica dello Stato d'Israele

la schiacciante maggioranza della popolazione palestinese in Cisgiordania e a Gaza rappresenta una “minaccia demografica” per la matrice ebraica dello Stato che i sionisti desiderano. parte dell'opinione pubblica israeliana sarebbe favorevole ad una soluzione che prevede l'abbandono di Gaza e la prosecuzione dello status quo in Cisgiordania.

04 - Poiché l’obiettivo del nazionalismo palestinese è non permettere l’esistenza dello Stato d’Israele, la soluzione dei due Stati è destinata a fallire

La soluzione di uno stato palestinese indipendente accanto a uno Stato israeliano è destinata a fallire perché l'obiettivo del nazionalismo palestinese è quello di non permettere l'esistenza dello Stato d'Israele e di costituire uno Stato arabo musulmano.

05 - I palestinesi sostengono strategicamente lo stato unico per raggiungere una soluzione a due stati

Strategicamente molti di coloro che sono a favore dei due Stati si trovano oggi a sostenere il paradigma dello Stato unico nella speranza che Israele si senta sufficientemente minacciato da abbandonare il comodo status quo attuale in favore del principio dei due Stati.

06 - La soluzione dei due stati è morta

Esponenti sia israeliani sia palestinesi hanno più volte sottolineato il fallimento della soluzione “due Stati per due popoli”. A causa della mancanza di alternative praticabili il destino geopolitico del Medio Oriente non segue un piano politico concordato bensì forze storiche cieche.

Finché ci sarà una maggioranza di israeliani e palestinesi che la sostiene la soluzione dei due Stati non può dirsi fallita. Trovare un compromesso è imprescindibile: ognuna delle due parti deve compiere atti unilaterali e rinunciare a parte delle proprie pretese.

07 - Il riconoscimento dello Stato di Palestina è il presupposto per la soluzione a due Stati

Secondo alcuni paesi europei, il riconoscimento internazionale dello Stato della Palestina, insieme alla volontà di una coesistenza pacifica tra i due popoli, è il presupposto per la soluzione a due Stati.

Il riconoscimento internazionale di uno Stato palestinese è prematuro. Il diritto dei palestinesi ad avere uno Stato può essere attuato solo mediante un negoziato bilaterale, una risoluzione delle questioni finali e solo dopo il riconoscimento reciproco di entrambe le parti.

08 - La soluzione a due Stati è quella maggiormente praticabile perché intercetta il sostegno delle popolazioni e delle leadership

La praticabilità della soluzione a due Stati è garantita dal consenso che essa ha sia tra la popolazione sia tra le leadership israeliane e palestinesi, e dall'avversione che sia i nazionalisti palestinesi sia i sionisti nutrono verso la soluzione a uno Stato.

La soluzione a due Stati è impraticabile perché: gli innumerevoli insediamenti dei coloni ebrei in Cisgiordania rendono impossibile una divisione territoriale su base etnico-religiosa; i territori amministrati dall'Autorità Palestinese non hanno continuità territoriale; la maggioranza degli israeliani non è disponibile a concedere sovranità ai palestinesi.

09 - Nei fatti, la soluzione due Stati per due popoli è uno stato di apartheid, una forma di segregazione

La soluzione a due stati è nei fatti una segregazione istituzionalizzata: due sistemi politici e legali, uno applicato agli ebrei, l’altro ai palestinesi, in cui i palestinesi in Cisgiordania sono discriminati a vantaggio dei coloni israeliani. Invece che per l'indipendenza e la separazione, i palestinesi dovrebbero lottare per l'eguaglianza e la cittadinanza in un unico Stato.

In analogia con la fine del regime sudafricano dell'apartheid, il fallimento della soluzione a due Stati favorisce il crescere del consenso, anche da parte dell'opinione pubblica filoisraeliana internazionale, verso le rivendicazioni dei palestinesi nei territori occupati per uguali diritti in un unico stato.

10 - La soluzione two states for two peoples è resa impossibile dalla parzialità della comunità internazionale, focalizzata sugli interessi degli USA e di Israele

La comunità internazionale, focalizzata sugli interessi degli Stati Uniti e di Israele, è orientata a indurre una situazione di fallimento economico-politico dell'Autorità Palestinese guidata da Hamas. I negoziati sono solo uno spettacolo secondario mirante a mitigare il fastidio dell'opinione pubblica internazionale rispetto alla situazione dei diritti umani nelle zone palestinesi occupate.

L'impegno americano per la sicurezza di Israele è volto a contrastare, con la comunità internazionale, la minaccia delle armi chimiche siriane e del programma nucleare iraniano e a realizzare una pace duratura e giusta, che rispetti il diritto degli israeliani di vivere nella patria storica e dei palestinesi all'autodeterminazione.

11 - La soluzione “due Stati per due popoli”, unita al riconoscimento dell'identità ebraica dello Stato di Israele, è la sola percorribile

La soluzione concordata “due Stati per due popoli”, unita al riconoscimento palestinese dell'identità ebraica dello Stato di Israele, è l'unico modo per realizzare la pace e mantenere Israele sia come stato ebraico sia come stato democratico. Israele deve trattare con l'Autorità Palestinese e isolare Hamas, che controlla Gaza, senza abbandonare gli insediamenti in Cisgiordania.

Per il FPLP, la soluzione “due Stati per due popoli”, interna al sionismo, non pone fine all'occupazione israeliana e apre solo la porta al riconoscimento di Israele come “stato ebraico”, che minaccia il diritto al ritorno dei palestinesi nelle terre occupate della Palestina nel 1948 e non garantisce loro la costituzione di un governo democratico.

 
01

Dopo l’attacco del 7 ottobre 2023 la soluzione due Stati due popoli è irrealizzabile

FAVOREVOLE

Sono in molti tra politici e studiosi a credere che la soluzione dei due Stati rappresenti ancora la formula migliore per una pace duratura tra Israele e Palestina. L’ambasciatore israeliano in Italia, Alon Bar, a differenza di quanto sostenuto da Netanyahu, ritiene che sia una delle possibili strade da seguire per il dopo Gaza. Tra i maggiori sostenitori della soluzione dei due Stati c’è il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che ha ribadito le sue posizioni sulla questione palestinese nel corso del Consiglio di Sicurezza dell’Onu del 23 gennaio 2024. Josep Borrel, Alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera, ha chiesto la sospensione delle operazioni militari e l’inizio di un percorso che rispetti la soluzione dei due Stati. Anche la Chiesa cattolica si è schierata sulle stesse posizioni: sia Papa Francesco che l’arcivescovo Gabriele Caccia, osservatore vaticano all'Onu di New York, hanno parlato della creazione di due Stati autonomi come unica soluzione per la pace.

CONTRARIO

Dopo gli attentati di Hamas del 7 ottobre, la soluzione dei due Stati ha perso una parte dei suoi sostenitori. Primi tra tutti a non accoglierla con favore sono i diretti interessati nel conflitto di Gaza: il governo di Israele e quello di Hamas. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu si è dichiarato contrario alla creazione di uno Stato palestinese autonomo. Mentre il portavoce Avi Hyman ha detto che “non è il momento di parlare di doni per il popolo palestinese”. Per il leader di Hamas all'estero, Khaled Meshal, dopo il 7 ottobre la maggioranza del popolo palestinese ha ripreso a sognare “una Palestina dal mare al fiume e dal nord al sud”. Anche lo scrittore e giornalista Dario Fertilio è convinto che non ci sia spazio per una soluzione a due Stati e per una convivenza pacifica tra i popoli. Secondo Eugenio Capozzi, professore ordinario di Storia contemporanea, la soluzione dei due Stati è ormai svuotata nei contenuti e ripetuta come un mantra liberatorio dai leader mondiali. Un’analisi simile è data da Enrico Bartolomei dell’Università di Macerata, che individua la soluzione migliore in uno Stato unico, unitario o binazionale.

 
02

Donald Trump sta ostacolando i negoziati di pace tra Israele e Palestina

FAVOREVOLE

Contrario alla decisione di Donald Trump di riconoscere Gerusalemme capitale d’Israele il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres.
Guterres ha ricordato che le Nazioni Unite si sono sempre opposte a qualunque soluzione unilaterale nelle questioni legate al conflitto israelo-palestinese. Anche Abu Mazen, presidente palestinese, ha replicato alle dichiarazioni di Trump, affermando che Gerusalemme è la capitale eterna dello Stato di Palestina. L’Olp si è detta preoccupata per le conseguenze delle parole del presidente americano sui negoziati di pace e Hamas, con toni minacciosi, ha chiamato il popolo palestinese a una nuova intifada. Tra i leader mondiali, Erdogan si è opposto con maggior forza alle decisioni di Trump, e critiche non sono tardate ad arrivare dai politici europei, tra i quali Emmanuel Macron, Theresa May e Angela Merkel.

CONTRARIO

Gli ambasciatori Onu di Stati Uniti e Israele, Nikki Haley e Danny Danon, si sono schierati con Trump in merito alla questione di Gerusalemme capitale d’Israele, criticando aspramente la votazione dell’Assemblea generale. Anche il primo ministro israeliano, Benyamin Netanyahu, si è detto soddisfatto della decisione presa da Donald Trump, così come il presidente Reuven Rivlin. Con Trump si è infine schierato il movimento evangelical americano, i cristiani evangelici che identificano in Israele la terra santa affidata da Dio al popolo ebraico che dovrà accogliere il ritorno del Messia.

 
03

Di fronte alla schiacciante maggioranza della popolazione palestinese è necessario abbandonare Gaza per conservare la matrice ebraica dello Stato d'Israele

FAVOREVOLE

La schiacciante maggioranza della popolazione palestinese in Cisgiordania e a Gaza rappresenta una “minaccia demografica” per la matrice ebraica dello Stato che i sionisti desiderano. Nell'ipotesi uno Stato per due popoli gli israeliani dovrebbero pertanto accettare una parità di diritti tra le due diverse popolazioni. Per evitare la perdita della natura ebraica dello Stato d'Israele parte dell'opinione pubblica israeliana sarebbe favorevole ad una soluzione che prevede l'abbandono di Gaza e la prosecuzione dello status quo in Cisgiordania

CONTRARIO
 
04

Poiché l’obiettivo del nazionalismo palestinese è non permettere l’esistenza dello Stato d’Israele, la soluzione dei due Stati è destinata a fallire

CONTRARIO

Il conflitto israelo-palestinese non è territoriale ma ideologico-religioso: è il conflitto del Palestinismo contro il Sionismo. Il Palestinismo degli arabi palestinesi, identificato con il programma terroristico nato con la fondazione dell'OLP, giustifica la jihad  armata contro lo Stato d'Israele in quanto storica patria nazionale del popolo ebraico. La soluzione di uno stato palestinese indipendente accanto a uno Stato israeliano è destinata a fallire perché l'obiettivo del nazionalismo palestinese è quello di non permettere l'esistenza dello Stato d'Israele e di costituire uno Stato arabo musulmano.

 
05

I palestinesi sostengono strategicamente lo stato unico per raggiungere una soluzione a due stati

FAVOREVOLE

Strategicamente molti di coloro che sono a favore dei due Stati si trovano oggi a sostenere il paradigma dello Stato unico nella speranza che Israele si senta sufficientemente minacciato da abbandonare il comodo status quo attuale in favore del principio dei due Stati.

CONTRARIO
 
06

La soluzione dei due stati è morta

FAVOREVOLE

Finché ci sarà una maggioranza di israeliani e palestinesi che la sostiene la soluzione dei due Stati non può dirsi fallita. A oggi, nessun’altra soluzione gode di simile supporto e questo è un dato senza precedenti; non si è mai verificato un simile sostegno per l’idea dei due Stati tra israeliani e palestinesi. Proprio per questo è impensabile liquidare del tutto questa proposta, sebbene circa due terzi dei palestinesi e degli israeliani la ritiene difficile da implementare nei prossimi anni.
Inoltre, se si vuol perseguire una conclusione pacifica del processo di pace, la soluzione two states for two peoples è un compromesso imprescindibile, per raggiungere il quale ognuna delle due parti deve compiere atti unilaterali, quali per esempio, per Israele, garantire una positiva evacuazione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, e, per entrambi, rinunciare a parte delle proprie pretese: del diritto alla sicurezza attraverso il controllo militare del territorio da parte israeliana e del diritto al ritorno dei profughi da parte palestinese.

CONTRARIO

Esponenti sia israeliani sia palestinesi hanno più volte sottolineato il fallimento della soluzione “due Stati per due popoli”.
Secondo i palestinesi, la demonizzazione di Hamas da parte del premier israeliano Benjamin Netanyahu, attraverso l'identificazione di Islam militante e nazismo, rivela le vere intenzioni di Israele – non riconoscere il diritto dei palestinesi all'istituzione di uno Stato indipendente. La situazione irreversibile del processo di colonizzazione israeliana in Cisgiordania, di cui è complice la Corte Suprema israeliana che ha sistematicamente violato il Diritto Internazionale, determina l'impraticabilità della soluzione due Stati per due popoli secondo i confini del 1967, che nessuna forza politica israeliana ha intenzione di perseguire.
Secondo gli israeliani, l'attività terroristica di Hamas legittima la pressione militare di Israele in Cisgiordania e mira a rendere impossibile un accordo tra l'autorità palestinese e il Governo israeliano per la soluzione a due Stati. Di qui l'impasse derivata dalla mancanza di alternative praticabili: a oggi, il destino geopolitico del Medio Oriente non segue un piano politico concordato bensì forze storiche cieche.

 
07

Il riconoscimento dello Stato di Palestina è il presupposto per la soluzione a due Stati

FAVOREVOLE

Stefan Lovfen, primo ministro svedese: “Una soluzione a due Stati suppone un riconoscimento reciproco e la volontà di una coesistenza pacifica. Ecco perchè la Svezia riconoscerà lo Stato della Palestina” (Monica Perosino, Svezia: riconosceremo lo Stato della Palestina , "La Stampa", 3 ottobre 2014)



CONTRARIO

Jen Psaki, portavoce del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti: “Riteniamo che il riconoscimento internazionale di uno Stato palestinese sia prematuro. Noi certamente sosteniamo il diritto palestinese allo Stato, ma questo può arrivare solo attraverso un negoziato, una risoluzione delle questioni finali e il riconoscimento reciproco da entrambe le parti” (La Svezia riconosce lo Stato di Palestina. USA: “Decisione prematura”, “Nena News”, 4 ottobre 2014) .

 
08

La soluzione a due Stati è quella maggiormente praticabile perché intercetta il sostegno delle popolazioni e delle leadership

FAVOREVOLE

La praticabilità della soluzione a due Stati è garantita dal consenso che essa ha sia tra la popolazione sia tra le leadership israeliane e palestinesi, e dall'avversione che sia i nazionalisti palestinesi sia i sionisti nutrono verso la soluzione a uno Stato. Secondo Khalil Shikaki, saggista e accademico palestinese, intervistato da Andrea Dessì, “Se i negoziatori riuscissero a siglare un accordo che preveda il ritiro israeliano dalle aree occupate nel 1967 e limitate concessioni di terreno in alcune zone, la soluzione dei due Stati sarebbe oggi accettata dalla maggioranza di entrambi le popolazioni, sempre a patto che la sua implementazione risponda a queste condizioni. I palestinesi e gli israeliani saranno favorevoli, e le realtà molto gravi e oppressive vigenti oggi nei territori occupati sono a mio avviso ancora reversibili” (Presto sarà troppo tardi per sperare in due stati: e poi cosa faremo?, “Resetdoc”, 28 novembre 2012).

CONTRARIO

La soluzione a due Stati incontra difficoltà enormi:
a) gli insediamenti dei coloni ebrei nei territori della Cisgiordania sono ormai numerosissimi e una divisione territoriale su base etnico-religiosa è impraticabile;
b) non c’è continuità territoriale dei territori oggi amministrati dall’Autorità Palestinese;
c) non c’è riconoscimento di Israele da parte di Hamas; non c’è maggioranza all’interno di Israele disponibile a concedere sovranità ai palestinesi;
d) non c’è una garanzia internazionale credibile che tuteli la sicurezza dei due Stati;
e) non è mai stata firmata una pace tra Israele e Siria per i confini del Golan.

.

 
09

Nei fatti, la soluzione due Stati per due popoli è uno stato di apartheid, una forma di segregazione

FAVOREVOLE

La soluzione a due Stati è l'unica desiderabile, perché, in analogia con la fine del regime sudafricano dell'apartheid, il fallimento della soluzione a due Stati favorisce il crescere del consenso, anche da parte dell'opinione pubblica filoisraeliana, verso le rivendicazioni dei palestinesi dei territori occupati per uguali diritti in un unico stato. L’ex premier israeliano Ehud Olmert ha dichiarato: “se giunge il giorno in cui la soluzione dei due stati collassa e noi ci troviamo di fronte ad una lotta nello stile di quella del Sudafrica dove i palestinesi ci chiedono lo stesso diritto di voto che abbiamo noi ... allora, non appena ciò accade, lo stato di Israele ha finito di esistere […] Le organizzazioni ebraiche, che sono la base del nostro potere in America, saranno le prime a rivolgersi contro di noi, perché ci diranno che non possono sostenere uno stato che non pratica la democrazia e applica un uguale diritto di voto per tutti i suoi residenti” (Mark Tran, State of Israel could disappear, warns Olmert, “The Guardian”, 29 novembre 2007, TdR).

CONTRARIO

La fittizia soluzione a due Stati non è desiderabile data la non-separabilità delle due società, israeliane e palestinese. Nei fatti, difformemente dagli standard di ciò che è considerato oggi un mondo civile, il paese nella sua forma attuale è uno stato di apartheid: chi ha personalmente esperito e vissuto all'interno di un sistema politico di discriminazione sociale, in cui due gruppi sono tenuti separati in un medesimo territorio, esaminando comparativamente l'occupazione israeliana della Cisgiordania e di Gaza e l'apartheid in Sud Africa, non può che interpretare la soluzione dei due Stati come una forma di segregazione istituzionalizzata. Esistono due sistemi politici e legali, uno che viene applicato agli ebrei e l’altro ai palestinesi. Questo sistema discrimina contro i palestinesi arabi che vivono in Cisgiordania e favorisce i coloni israeliani che popolano la stessa area. Tra qualche anno i palestinesi invece di lottare per l’indipendenza e la separazione, potrebbero ritrovarsi a lottare per l’eguaglianza e per la cittadinanza in un unico Stato.

 
10

La soluzione two states for two peoples è resa impossibile dalla parzialità della comunità internazionale, focalizzata sugli interessi degli USA e di Israele

FAVOREVOLE

Analizzando la cooperazione di sicurezza, non solo diplomatica, ma anche economica e militare, tra Israele e il suo più forte e tradizionale alleato, gli Stati Uniti, il presidente americano Barack Obama giustifica la soluzione “due Stati per due popoli” sostenendo la posizione strategica secondo cui l'impegno per la sicurezza di Israele coincide, sostanzialmente, oltre che con l'azione della comunità internazionale volta a contrastare la minaccia delle armi chimiche siriane e del programma nucleare iraniano, con l'impegno per una pace duratura in Medio Oriente tra israeliani e palestinesi: una pace duratura che è necessaria per garantire un futuro sicuro e democratico per lo stato ebraico di Israele; giusta, perché entrambi i popoli hanno diritto, quello israeliano, di vivere nella patria storica, quello palestinese, all'autodeterminazione; possibile, se vi è la volontà politica di prendere scelte difficili e rischiose per la pace.

CONTRARIO

La soluzione two states for two peoples è resa impossibile dalla politica parziale della comunità internazionale, focalizzata sugli interessi degli Stati Uniti e di Israele e orientata a indurre una situazione di fallimento economico-politico dell'Autorità Palestinese guidata da Hamas. Il fallimento diplomatico del processo di pace si sostanzia nel fatto che i negoziati sono un side-show, uno spettacolo secondario, i cui esiti futuri sono prevedibilmente disastrosi e sono parte di una tecnica comunicativa mirante a mitigare il fastidio dell'opinione pubblica internazionale rispetto alla situazione dei diritti umani nelle zone palestinesi occupate e a rassicurare Israele rispetto alla prosecuzione dell'occupazione dei territori palestinesi.

 
11

La soluzione “due Stati per due popoli”, unita al riconoscimento dell'identità ebraica dello Stato di Israele, è la sola percorribile

FAVOREVOLE

Secondo i principali esponenti dello Stato di Israele, la soluzione concordata “due Stati per due popoli” non è solo l'unica che può realizzare la pace tra i due popoli, ma è una necessità e va incontro agli interessi di Israele. Sostenere la soluzione “due Stati per due popoli”, unita al riconoscimento da parte dei palestinesi dell'identità ebraica dello Stato di Israele, è l'unico modo per mantenere Israele sia come stato ebraico sia come uno stato democratico. La strategia di Israele è quella di trattare con l'Autorità Palestinese, ottenendo il sostegno della Lega Araba, e di isolare Hamas, che controlla Gaza, non abbandonando gli insediamenti ebraici in Cisgiordania. A queste condizioni, la pace può essere raggiunta relativamente a breve termine.

CONTRARIO

Secondo gli esponenti del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP), l'appartenenza all'OLP non significa l'accettazione della soluzione dei due Stati. La soluzione “due Stati per due popoli”, essendo interna al punto di vista sionista, non pone fine all'occupazione israeliana e apre solo la porta al riconoscimento di Israele come “stato ebraico”, che minaccia il diritto al ritorno e l'esistenza del popolo palestinese nelle terre occupate della Palestina nel 1948. Al contrario, per il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, l'unica soluzione negoziabile è quella che ponga fine all'occupazione israeliana e che garantisca la costituzione di un Governo democratico per i palestinesi e il rispetto del diritto al ritorno.

E tu, sei favorevole o contrario? Esprimi la tua opinione!

Loading…
Loading…
Loading…
Grazie per la tua opinione
Condividi e fai conoscere la tua opinione
Loading…