Fecondazione eterologa
FAVOREVOLE O CONTRARIO?
Il divieto della fecondazione eterologa è dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale che riabilita così la possibilità di ricorrere a tale pratica anche in Italia. Il divieto della fecondazione, secondo la sentenza, attuava pratiche discriminatorie e ledeva il diritto alla formazione di una famiglia.
Il dibattito che si riapre sull'argomento consiste in problematiche di diverso genere. Dal punto di vista giuridico il parlamento si è interrogato sulla necessità di avviare un iter normativo dopo la sentenza e discutere sull’applicabilità della stessa. Le problematiche da affrontare riguardano, ad esempio, il numero di ovuli da fecondare, l'anonimato o meno del donatore. Un tema di dibattito, inoltre, sono i diritti del nascituro di conoscere l'identità dei donatori, soprattutto in casi legati alla necessità di rinvenire il corredo genetico per informazioni sanitarie.
A queste questioni si lega il dibattito bioetico circa il valore aggiunto, o al contrario l'impoverimento, che si apporta al concetto di famiglia. L'ingresso della tecnica nell'ambito della riproduzione spinge a interrogarsi sulle prospettive antropologiche che questo crea, se ciò implichi un’artificialità nella scelta del figlio o se questo depauperi, o al contrario preservi, la genitorialità. Infatti, il ricorso a tecniche di fecondazione assistita obbliga a ripensare il concetto di genitorialità, biologico e sociale, nelle sue variabili legate alla genetica o al principio di responsabilità.
IL DIBATTITO IN 2 MINUTI:
La famiglia, tradizionalmente intesa e basata sula naturalità dell'unione tra coniugi, viene disgregata permettendo la fecondazione eterologa. Il figlio non è più il frutto del rapporto di amore tra gli sposi ma il prodotto della tecnica medica che unisce, con siringhe e provette, ovociti e spermatozoi. a tecnica entra così prepotentemente nelle sfere più intime e sacre della vita.
La scelta di ricorrere alla fecondazione rappresenta un progetto di vita e di genitorialità condiviso, un atto d'amore che supera il mero dato genetico. Il richiamo alla naturalità genetica non è più il solo criterio valido per affrontare la genitorialità, ma piuttosto si predilige il rapporto di responsabilità e della scelta di diventare genitori di un figlio desiderato.
La fecondazione eterologa è intimamente connessa all'eugenetica già presente nella volontà di sapere la razza del donatore ed evidente nelle diagnosi di preimpianto che permettono di scegliere quale embrione impiantare. L'accusa, proveniente sopratutto dal fronte cattolico, è quella di mercificare i gameti e rendere il figlio un prodotto del mercato.
La pratica della diagnosi preimpianto non rientra nell'ambito dell'eugenetica ma preserva la salute dei bambini che nasceranno dall'embrione impiantato evitando casi di malattie genetiche ereditarie. Il criterio della compatibilità su colore della pelle del nascituro, caratteristiche somatiche e gruppo sanguigno, è indispensabile per facilitare lo sviluppo psicologico e sociale del bambino.
La fecondazione per mezzo di un donatore pregiudica il riconoscimento dell'identità dei genitori e destabilizza il nascituro nella formazione della propria identità. L'anonimato non permette ai bambini, una volta cresciuti, di conoscere l'identità del genitore biologico. Questo viola il diritto dei nascituri di vivere in una famiglia in cui i ruoli e origini sono facilmente riconoscibili.
Le modalità di nascita del bambino non inficiano la struttura famigliare che si costituisce, se ci si emancipa dall'idea di genitorialità meramente biologica. La questione circa l'anonimato del donatore non viola il diritto alla conoscenza del bambino dei donatori ma rispetta, invece, la volontà di anonimato degli stessi. L'accesso ai dati genetici del donatore è possibile per necessità sanitarie.
La sentenza della Corte Costituzionale n.162 del 9 aprile 2014 dichiara illegittimi i commi della legge 40/2004 che vietano la fecondazione eterologa in quanto la formazione di una famiglia, che include la scelta di avere figli, è un diritto fondamentale della coppia. In caso contrario si assisterebbe a una discriminazione nei confronti delle coppie affette da sterilità.
La legge del 2004 che dichiarava illegittima la fecondazione eterologa era un argine alla “fecondazione selvaggia” e rispondeva alla volontà popolare, espressa nel referendum, e alla morale di matrice prevalentemente cattolica che su basi etico-religiose condanna la pratica della fecondazione assistita. Gli esponenti dei partiti prevalentemente del centro destra si richiamano a princìpi naturali.
La fecondazione eterologa disumanizza la procreazione e apporta pericolosi elementi alla stabilità della coppia
La scelta di ricorrere alla fecondazione non mina la stabilità della coppia, anzi rappresenta un progetto di vita e di genitorialità condiviso, un atto d'amore che supera il mero dato genetico. Non esistono controindicazioni in vista della stabilità della coppia il cui legame, anzi, risulta rafforzato. Il richiamo alla naturalità genetica non è più il solo criterio valido per affrontare la genitorialità, ma piuttosto si predilige il rapporto di responsabilità e, nel caso della fecondazione eterologa, della scelta di diventare genitori di un figlio desiderato. Vittoria Franco, ricercatrice di Filosofia, sottolinea come “sia cambiata la pratica e la concezione della genitorialità, basata sulla responsabilità e sulla relazione affettiva che si costruisce più che sulla trasmissione biologica e genetica […] se la coppia condivide un progetto di genitorialità solo per metà biologica come un atto di amore in più rispetto alla 'naturalità’, perché vi è sotteso un desiderio elaborato insieme, in nome di quale principio astratto lo si può impedire?” (Vittoria Franco, Bioetica e Fecondazione assistita. Le politiche della vita tra libertà e responsabilità, Donzelli, 2005, p. 54).
La famiglia, tradizionalmente intesa e basata sula naturalità dell'unione tra coniugi, viene disgregata permettendo la fecondazione eterologa.
Il figlio non è più il frutto del rapporto di amore tra gli sposi ma il prodotto della tecnica medica che unisce, con siringhe e provette, ovociti e spermatozoi. Il filosofo Adriano Pessina argomenta che “sebbene per le attese della coppia il figlio non sia pensato e vissuto come un 'prodotto', egli si trasforma, di fatto, nel momento in cui la generazione è affidata alla medicalizzazione della vita in un 'oggetto' biologico” (Adriano Pessina, Bioetica. L'uomo sperimentale, Mondadori, 2000, p. 123).
La tecnica entra così prepotentemente nelle sfere più intime e sacre della vita. Si sostituisce un atto tecnico all'unione dei coniugi inserendo, tra l'altro, una terza figura nella coppia. Basandosi, poi, sulla dottrina morale cattolica, in questo modo non si rispetta il disegno di Dio. Ne deriva la netta condanna del mondo cattolico.
La fecondazione eterologa, attraverso la diagnosi preimpianto, avvia a pratiche di eugenetica e alla scelta del figlio migliore
La pratica della diagnosi preimpianto non rientra nell'ambito dell'eugenetica ma riguarda e preserva la salute dei bambini che nasceranno dall'embrione impiantato evitando casi di malattie genetiche ereditarie. Non si tratta di scegliere fattori estetici, dunque, ma salutari. Inoltre, il criterio della compatibilità sul colore della pelle del nascituro, caratteristiche somatiche e gruppo sanguigno, è indispensabile per facilitare lo sviluppo psicologico e sociale del bambino. Si tratta di una scelta ragionevole che non ha a che fare con eugenetica o razzismi ed è in linea con l'orientamento internazionale.
La fecondazione eterologa è intimamente connessa all'eugenetica già presente nella volontà di sapere la razza del donatore ed evidente nelle diagnosi di preimpianto che permettono di scegliere quale embrione impiantare.
L'accusa, proveniente sopratutto dal fronte cattolico, è quella di mercificare i gameti e rendere il figlio un prodotto del mercato: “Se il figlio diventa un prodotto, un oggetto 'fabbricabile', inevitabilmente questo genererà il desiderio di figli 'perfetti', su misura, su ordinazione, secondo criteri prestabiliti da chi è disposto a pagare; la conseguenza inevitabile sarà il crearsi, di fronte a questa domanda, di una offerta sempre più artificiosa e rinnovata. In un ciclo perverso in cui sogni eugenetici dei potenziali genitori, anche fertili, genereranno risposte sempre più fantasiose; nello stesso tempo, offerte del mercato sempre più intriganti, genereranno negli acquirenti aspirazioni ancora più disumane”
(Francesco Agnoli, L’eugenetica è nel cuore stesso dell’eterologa. “Il figlio, insomma, come un cellulare”, “Tempi”, 15 agosto 2014)
La fecondazione eterologa viola i diritti del nascituro di avere una famiglia tradizionale e di conoscere i dati anagrafici del genitore biologico
La Corte Costituzionale ha giudicato illegittimo il divieto di ricorrere alla fecondazione eterologa affermando che questa tecnica non nega alcun diritto del bambino, ma al contrario riconosce il diritto delle coppie sterili ad avere dei figli, formando così quel nucleo familiare che la Costituzione difende. Pare illogico impedire la nascita di una persona titolare di diritti, in vista di incerti e improbabili potenziali problematiche future. Come afferma il professore Eugenio Lacaldano in un documento curato dal Comitato Nazionale di Bioetica (La fecondazione assistita, “governo.it”, 1995): “chi spinge l’appello al bene del nascituro fino a chiedere che sia vietato l’uso di queste forme di procreazione assistita, in realtà suggerisce una pratica che impedisce la nascita di persone reali”. Le modalità di nascita del bambino non inficiano la struttura famigliare se ci si emancipa dall'idea di genitorialità meramente biologica. La questione circa l'anonimato del donatore non viola il diritto alla conoscenza del bambino dei donatori ma rispetta, invece, la volontà di anonimato degli stessi. L'accesso ai dati genetici del donatore è possibile per necessità sanitarie
L'abolizione del divieto di fecondazione eterologa preclude al bambino un diritto fondamentale, quello di una famiglia naturale con i genitori biologici. L'ingresso nella coppia di una terza persona (il donatore) pregiudica il riconoscimento dell'identità dei genitori e destabilizza il nascituro nella formazione della propria identità. A riprova di ciò si riporta il problema dell'anonimato dei donatori che non permetterebbe ai bambini, una volta cresciuti, di essere a conoscenza dell'identità del genitore biologico.
Questo violerebbe il diritto dei nascituri di vivere in una famiglia in cui i ruoli, e le cui origini, siano facilmente riconoscibili. Sarebbe illegittimo far prevalere il volere dei futuri genitori di avere un figlio (che non va confuso con un diritto) e cioè l'autodeterminazione degli adulti, sui diritti dei futuri nascituri. Il cardinale Camillo Ruini così ammonisce: “Anche nel loro giusto desiderio di essere genitori le persone vanno aiutate a non dimenticare che il figlio rimane sempre una persona, da accogliere in dono” (Contrari alla fecondazione eterologa, ecco perché, “Uccronline.it”, 13 aprile 2014).
La fecondazione eterologa è un diritto e non può essere vietata. L'abrogazione della legge che la proibiva è un progresso civile per il paese
Nichi Vendola (Sinistra Ecologia Libertà) ha accolto con entusiasmo la decisione della Consulta: “Dopo la Corte Europea anche la Corte Costituzionale boccia la crudeltà ideologica della legge 40 e ci dice che Italia deve liberarsi dall’ipocrisia esistente sui diritti delle persone” (Eterologa, Lorenzin: “Serve condivisione parlamento”. Famiglia Cristiana: “Follia”, “Il Fatto Quotidiano”, 9 aprile 2014). La Corte nella sentenza esprime la volontà di limitare gli atti effettivamente discriminatori che i divieti imposti dalla legge 40 mettevano in atto.
Le reazioni positive alla sentenza della Corte che dichiara illegittimo il divieto di fecondazione eterologa provengono soprattutto dal centro sinistra e da quelle associazioni che, nel 2005, appoggiarono il referendum abrogativo. I commenti prevalentemente sottolineano i diritti che la legge 40 negava e l'inadeguatezza della legge sul piano europeo.
La legge del 2004 che dichiarava illegittima la fecondazione eterologa era un argine alla “fecondazione selvaggia” e rispondeva alla volontà popolare, espressa nel referendum, e alla morale di matrice prevalentemente cattolica che su basi etico-religiose condanna la pratica della fecondazione assistita. Il mondo cattolico teme per le conseguenze della sentenza definita “choc” e gli esponenti dei partiti, prevalentemente del centro destra, si richiamano a princìpi naturali e alla decisione popolare del referendum 2005 (in cui non si raggiunse il quorum) definendo “ideologica” la sentenza della Corte. La legge 40 garantiva buoni risultati, la sua abolizione creerà solo disordini in materia. Maurizio Lupi (Nuovo Centro Destra) ha detto di temere: “Un far west procreativo”, e per Giorgia Meloni le sentenze della Corte Costituzionale sono giudicate “sempre più incomprensibili e ideologiche”
(Eterologa, Lorenzin: “Serve condivisione parlamento”. Famiglia Cristiana: “Follia”, “Il Fatto Quotidiano”, 9 aprile 2014)