Expo 2015
FAVOREVOLE O CONTRARIO?
Expo 2015 (Esposizione Universale), grande manifestazione programmata nella città di Milano dal I maggio al 31 ottobre 2015 per dare la possibilità a diversi paesi del mondo di esporre le proprie eccellenze legate al tema centrale “Nutrire il pianeta, energia per la vita”.
Expo ha assunto una parte centrale nel dibattito socioeconomico italiano ed europeo. Alcuni degli argomenti affrontati riguardano la sfera economica e più esattamente: il settore delle infrastrutture, ovvero se le opere e le costruzioni realizzate per Expo 2015 rappresentino un’importante eredità per il paese o, piuttosto, un’inutile e ingente spesa pubblica che lascerà solo inutilizzate strutture a Milano e zone limitrofe; il rapporto costi-benefici della manifestazione; il settore turistico, ovvero se la manifestazione rappresenti o meno una grande opportunità per accogliere il turismo mondiale; infine, il dibattito attorno al settore occupazionale, quanto Expo 2015 aiuterà il mondo del lavoro nel nostro paese.
Altri due argomenti dibattuti sono la possibile presenza di corruzione e criminalità organizzata all’interno di Expo e il dibattito attorno al tema centrale “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, se quest’ultimo sia solo uno slogan dietro al quale le multinazionali tendono a pubblicizzarsi o, piuttosto, un vero input per discutere seriamente sulla fame nel mondo e sull’alimentazione sostenibile.
IL DIBATTITO IN 2 MINUTI:
L'Expo di Milano ha scatenato un grande dibattito tra coloro che vedono in questa manifestazione un'opportunità per l'economia e il turismo italiani e gli scettici, che, invece, dubitano degli effettivi vantaggi che può portare.
Dal punto di vista occupazionale, Expo è un luogo di sfruttamento legalizzato: contratti con retribuzioni del 20-30% più basse, utilizzo indiscriminato di tirocini e stage, reclutamento coatto da scuole e carceri, turni massacranti. I lavoratori assunti con contratti precari, o addetti di cooperative, una volta terminata la fase di realizzazione torneranno nell’anonimato.
Secondo il CERTeT, l’occupazione diretta, indiretta e indotta da Expo sarà di circa 61mila posti di lavoro in più. Altri dati rilevano, a marzo 2014, un’assunzione del 51% di donne e un’alta presenza di lavoratori con meno di 35 anni, laureati per l’88%. Expo 2015 S.p.A. prevede anche un “programma volontari”, che permette ai cittadini di attivarsi nell’accoglienza e nel supporto ai visitatori.
“Nutrire il pianeta, energia per la vita” di Expo 2015 rappresenta uno slogan ipocrita dietro al quale vengono promosse le politiche delle multinazionali. Expo è un’occasione persa per sensibilizzare la popolazione sul tema della fame nel mondo e sull’alimentazione sostenibile. Expo ha causato danni ambientali, con colate di cemento, decine di chilometri di strade, il taglio di migliaia di piante.
Expo 2015 è un’occasione per promuovere il cibo sano e genuino made in Italy e per sensibilizzare le popolazioni mondiali sul tema della fame nel mondo e sull’alimentazione sostenibile. La presenza di tanti altri paesi del mondo garantisce un concreto sostegno a una nuova consapevolezza condivisa.
Expo 2015 darà la possibilità di ampliare le attrattive e l’offerta culturale su Milano e su tutta l’Italia. La prospettiva di trovare in un unico luogo tutte le eccellenze del cibo made in Italy e di altri paesi ha creato un boom di prenotazioni. L’evento è stato pubblicizzato anche grazie al primo posto raggiunto nella classifica del “New York Times” sui posti da visitare durante l’anno.
Riguardo al turismo, i dati relativi a Expo sono incerti; anche se la stima di circa 20 milioni di visitatori si avverasse, nascerebbe un disagio per la città di Milano e la prospettiva che la massa di visitatori sia inferiore fa già preannunciare un fallimento. Fallimento anche dal punto di vista del turismo congressuale, dal momento che con internet tale l’attività è destinata a diminuire.
Nonostante l’introduzione delle interdittive, che hanno ostacolato corruzione e criminalità, le barriere anticorruzione per l’Expo sono risultate scarse e inefficaci, come provano le intercettazioni telefoniche di boss mafiosi. L’immagine dell’Italia che Expo regala al mondo è quella di un paese tutt’altro che ripulito.
Expo 2015 S.p.A. ha approvato il piano di prevenzione della corruzione e della trasparenza di Expo, che dà seguito alle previsioni della legge anticorruzione. Le opere e i servizi per la manifestazione sono stati realizzati anche grazie al controllo sugli appalti. C’è stato un rafforzamento dei sistemi di vigilanza e la creazione di una white list di aziende, imprese, collaudatori e commissari.
Secondo lo studio del CERTeT, lo svolgimento di Expo 2015 avrà una ricaduta significativa sull’economia nazionale anche dopo la conclusione della manifestazione, per l’aumentata attrattività turistica, la maggiore offerta infrastrutturale e la creazione di circa 200mila nuovi posti di lavoro.
Il quadro dei costi per Expo 2015 non è chiaro. La previsione da parte di Expo 2015 S.p.A. di ripagare gran parte dei soldi pubblici spesi con la vendita dei biglietti non tiene conto delle tante variazioni sull’importo dei biglietti (agevolazioni, tariffe ridotte, sconti). L’impressione è che si voglia presentare il bilancio come positivo e non come ingente spesa di denaro pubblico.
Expo 2015 funge da catalizzatore per il rinnovamento urbanistico, con la realizzazione di nuove linee metropolitane, strade e ferrovie e con la costruzione di strutture ricettive. Secondo lo studio del CERTeT, la spesa per la realizzazione delle infrastrutture di Expo 2015 è di 19 miliardi di euro con un’attivazione indiretta di oltre 52 miliardi e un valore aggiunto di 21 miliardi e mezzo.
Le infrastrutture rispecchiano una gestione errata delle risorse. L’Expo rimarrà inutilizzato in una zona isolata da Milano. Le opere che potevano avere una ricaduta positiva, come l’adeguamento dei trasporti e la bonifica di alcune aree, non sono state realizzate. Il rischio è di ripetere ciò che è accaduto con le olimpiadi di Torino, dove la metà delle infrastrutture sono inutilizzate.
Dietro le apparenti opportunità di occupazione che offre Expo si nasconde in realtà un sistema di sfruttamento dei lavoratori, soprattutto giovani
Secondo lo studio del CERTeT (Angela Airoldi e altri, Expo Milano 2015 - l’impatto sull’economia italiana, “confindustria.it”, 2015) l’occupazione generata in via diretta, indiretta e indotta da Expo 2015 porta a una stima di circa 61 mila posti di lavoro nel decennio 2011-2020.
Altro dato, rilevato dal Rapporto di sostenibilità 2014 Expo Milano 2015 (“expo2015.org”, 2015): pubblicato nel 2015 da Expo 2015 S.p.A., indica a marzo 2014 un’assunzione del 51% di donne e una rilevante presenza di lavoratori con meno di 35 anni (il 39% del totale) di alto profilo formativo (88% di essi è in possesso di una laurea).
Oltre alle assunzioni, Expo 2015 S.p.A. prevede un “programma volontari” per permettere ai cittadini di attivarsi nell’accoglienza e nel supporto dei visitatori e dei partecipanti provenienti da tutto il mondo. Questo programma ha registrato un enorme successo: nel primo mese sono pervenute 5.300 candidature di cui 80% da parte di italiani e il 20% da stranieri.
Dal punto di vista occupazionale, Expo rappresenta un luogo di sfruttamento legalizzato: contratti con retribuzioni del 20-30% più basse, utilizzo indiscriminato di tirocini e stage, reclutamento coatto da scuole e carceri, turni massacranti di lavoro.
Il tipo di contratto offerto da Manpower (agenzia interinale di Expo che si occupa delle assunzioni), non siglato dalle maggiori organizzazioni sindacali, è il “CNAI”, che costa appunto il 20-30% in meno rispetto al contratto nazionale. Tale contratto prevede retribuzioni medie di 1.100 euro lorde per un orario di lavoro tra le 28 e le 36 ore settimanali (circa 800 o 900 euro al mese).
I contratti da 1.300 euro tanto pubblicizzati da Manpower riguardano solo un’esigua parte dei giovani, mentre la maggior parte ha rifiutato contratti di stage il cui stipendio era ben più modesto.
Altro elemento negativo è la precarietà. I lavoratori assunti con contratti precari, o addetti di cooperative, che hanno lavorato per mesi o anni nei cantieri di Expo, una volta terminata la fase di realizzazione torneranno nell’anonimato.
“Nutrire il pianeta, energia per la vita”, tema centrale di Expo 2015, è solo uno slogan, in realtà si ripropongono le politiche delle multinazionali
Expo 2015 ha la possibilità di diventare uno snodo centrale per promuovere non solo il cibo sano e genuino made in Italy, ma anche per sensibilizzare le popolazioni mondiali sul problema della fame nel mondo e sull’alimentazione sostenibile, una piattaforma di confronto e collaborazione attorno alla domanda fondamentale: è possibile assicurare a tutta l’umanità un’alimentazione buona, sana, sufficiente e sostenibile?
La presenza di tanti altri paesi del mondo garantisce un concreto sostegno a una nuova consapevolezza condivisa circa gli obiettivi di sviluppo e crescita della presenza umana sul pianeta. I vari paesi, infatti, hanno la possibilità di dibattere su temi quali l’applicazione di buone pratiche nell’agricoltura, nell’allevamento e nell’adozione degli organismi geneticamente modificati, la salvaguardia delle biodiversità, passando non solo per il contesto produttivo, ma anche attraverso l’adozione di determinate politiche e strategie economico-finanziarie.
Il tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita” di Expo 2015 rappresenta un semplice slogan ipocrita dietro al quale viene favorito un modello economico neoliberista in cui vengono promosse politiche legate agli investimenti di multinazionali dell’alimentazione (come Coca Cola e McDonald’s) e dell’agricoltura intensiva e industriale.
Expo 2015 rappresenta una grande occasione persa per dibattere attorno a quello che sarebbe dovuto essere il reale scopo della manifestazione: la sensibilizzazione della popolazione mondiale sul problema della fame nel mondo e sull’alimentazione sostenibile.
Le politiche di Expo hanno, dunque, causato enormi danni ambientali: le colate di cemento delle aree espositive e le decine di chilometri tra strade e autostrade sui campi agricoli e sui parchi; il taglio di migliaia di piante; la distruzione di interi habitat.
Altro problema riguarda il messaggio morale di Expo sulla questione del benessere animale. Sostenendo le multinazionali, Expo non fa altro che considerare il bestiame come semplice merce produttiva priva di diritti.
Grazie al lustro e all’importanza della manifestazione Milano e l’Italia aumenteranno la loro attrattività turistica, con ingenti guadagni per il settore
L’impatto di Expo 2015 sul settore turistico italiano sarà di enorme portata.
L’Italia è già di per sé tra i paesi più visitati al mondo, ma il settore si concentra principalmente tra Venezia, Firenze e Roma. Expo 2015 darà la possibilità di ampliare le potenzialità attrattive e l’offerta culturale su Milano e su tutto il territorio nazionale.
Inoltre, la prospettiva di trovare in un unico luogo tutte le eccellenze del cibo made in Italy, già molto noto e richiesto all’estero, e del cibo di molti altri paesi, ha avuto come effetto primario un boom di prenotazioni. L’effetto è stato maggiormente pubblicizzato grazie al primo posto raggiunto nella classifica del “New York Times” (52 places to go in 2015, “nytimes.com”, 29 maggio 2015) sui posti da visitare durante l’anno.
Secondo lo studio del CERTeT (Angela Airoldi e altri, Expo Milano 2015 - l’impatto sull’economia italiana, “confindustria.it”, 2015) i visitatori sono oltre 20 milioni. Le spese aggiuntive indotte da questi visitatori sono pari ad oltre 4 miliardi di euro, attivano una produzione aggiuntiva di 11 miliardi e danno origine a circa 4,8 miliardi di valore aggiunto.
Per quanto riguarda il settore turistico, i dati relativi a Expo 2015 sono fortemente incerti; anche se la stima preannunciata di circa 20 milioni di visitatori si avverasse, nascerebbe un disagio per la città di Milano, dove la densità abitativa è già molto alta e il comune è in affanno per finanziare l’aumento di mezzi pubblici e privati per le grandi masse.
La prospettiva che la massa di visitatori sia di molto inferiore alle aspettative fa già preannunciare un fallimento: le entrate finanziarie saranno inferiori e si giungerà a un disavanzo che ricadrà su Expo 2015 S.p.A. e dunque sui contribuenti (dal momento che la società è formata da enti pubblici).
Elementi negativi anche nell’offerta: la maggiore attrattività sono i padiglioni dei vari paesi con le loro colture, non sufficientemente in grado di attirare a sé quella grande fetta di visitatori composta da adolescenti e bambini.
Fallimento anche dal punto di vista del turismo congressuale, dal momento che con internet l’attività congressuale è destinata a diminuire. Lo testimoniano i tanti centri congressi abbandonati in giro per gli Stati Uniti.
Expo 2015 si svolge in un contesto di scarsa sicurezza, la criminalità organizzata ne minaccia la gestione
Le istituzioni hanno collaborato efficacemente affinché Expo 2015 non divenisse terreno fertile per il sorgere di corruzione e criminalità organizzata. E così anche Expo 2015 S.p.A., società organizzatrice dell’evento, ha approvato il 14 novembre 2014 il piano di prevenzione della corruzione e della trasparenza di Expo 2015 che dà seguito alle previsioni della legge anticorruzione (legge numero 190 del 6 novembre 2012).
Nonostante le inchieste, le grandi opere e i servizi per la manifestazione sono stati realizzati anche grazie al controllo effettuato sugli appalti.
Expo 2015 rimane una grande possibilità di successo e di cambiamento per il paese. Un segnale forte alla precedente stagione di annunci di grandi opere mai finanziate e di meccanismi di vigilanza troppo deboli.
Il salto di qualità ulteriore si otterrebbe attraverso pochi e semplici innesti, come ad esempio il rafforzamento dei sistemi di vigilanza e la creazione di una white list di aziende, imprese, collaudatori e commissari di gara per superare i vecchi metodi di designazione.
Il cambiamento del clima elettorale della giunta Pisapia e l’introduzione delle interdittive hanno ostacolato la presenza di corruzione e criminalità organizzata nelle grandi opere della città di Milano, tra cui Expo, ma le barriere anticorruzione per la grande manifestazione milanese sono risultate comunque scarse e inefficaci.
Tra il 2012 e il 2015, poteri economici e organizzazioni mafiose sono entrate all’interno dei meccanismi di concessione degli appalti Expo truccando le gare attraverso le tangenti. Le molte intercettazioni telefoniche a boss mafiosi che parlano di Expo ne sono una testimonianza concreta.
L’immagine dell’Italia che Expo regala al mondo è quella di un paese tutt’altro che ripulito, segnato dalle accuse di corruzione e concussione.
Come spesso avviene per le grandi manifestazioni e le grandi gare pubbliche, la presenza della malavita organizzata è molto forte e il controllo sugli appalti è stato inadeguato.
Expo 2015 farà riscontrare risultati positivi in termini di costi-benefici grazie al grande aumento della produzione aggiuntiva nel periodo 2011-2020
Secondo lo studio del CERTeT (Angela Airoldi e altri, Expo Milano 2015 - l’impatto sull’economia italiana, “confindustria.it”, 2015), la produzione aggiuntiva determinata da Expo 2015 nell’economia italiana (periodo 2011-2020) potrà ammontare a più di 69 miliardi di euro, cui corrisponde un incremento di valore aggiunto pari a circa 29 miliardi. Lo svolgimento di Expo 2015, quindi, avrà una ricaduta significativa sull’economia nazionale anche dopo la conclusione della manifestazione grazie agli effetti derivati dall’aumentata attrattività turistica e delle attività produttive, dalla maggiore offerta infrastrutturale e dalla creazione di circa 200mila nuovi posti di lavoro.
Le voci sono: infrastrutture (spesa di 19 miliardi di euro; attivazione indiretta di 52 miliardi, valore aggiunto di 21 miliardi e mezzo); partecipazione degli altri paesi (attivazione indiretta di 1,3 miliardi di euro, 556 miliardi di valore aggiunto); attrattività turistica (spesa di 4 miliardi di euro, produzione aggiuntiva di 11 miliardi, valore aggiunto di circa 4,8 miliardi); attrattività di investimenti diretti esteri (attivazione indiretta di 2,5 miliardi di euro, valore aggiunto di un miliardo).
Il quadro dei costi per Expo 2015 non è chiaro. L’ultimo dato ufficiale risale al 2013 (Rapporto di Sostenibilità Expo Milano 2015, “expo2015.org”, 2013) in cui viene specificato che la Regione Lombardia ha coperto il 40% del totale degli investimenti pubblici di Expo 2015. Inoltre, non viene in alcun modo specificato quanto sia stato versato dall’ente dei 12,5 miliardi di euro totali spesi per le opere infrastrutturali connesse a Expo.
La previsione da parte di Expo 2015 S.p.A. di ripagare gran parte dei soldi pubblici spesi attraverso la vendita dei biglietti (per ottenere il pareggio sono necessari 24 miliardi di ingressi pagati) non tiene conto delle tante variazioni sull’importo dei biglietti (agevolazioni per famiglie, bambini, studenti, anziani, disabili, per chi torna in più giorni, tariffe ridotte per gli eventi serali e sconti offerti da agenzie, associazioni, aziende e partiti).
L’impressione è che il bilancio venga presentato “necessariamente” come positivo, mostrando i dati sulla creazione dei nuovi posti di lavoro e del valore aggiunto, e senza presentarlo come ingente spesa di denaro pubblico.
Dal punto di vista infrastrutturale, dato il numero di importanti costruzioni e opere realizzate, Expo 2015 lascerà una grande eredità a Milano e all’Italia
Expo 2015 trascina il rinnovamento urbanistico, fungendo da catalizzatore per diversi progetti, come la realizzazione di nuove linee metropolitane (linee 4 e 5), i collegamenti stradali e autostradali (l'A1 Milano-Napoli, l'A4 Torino-Trieste, l’A35 Brescia-Bergamo-Milano, la tangenziale est esterna), quelli ferroviari (la costruzione della stazione di Rho Fiera Expo Milano 2015 per il transito di una grande percentuale di visitatori di Expo; l'acquisto di 63 nuovi treni per il servizio ferroviario regionale, per un totale di 302 carrozze e 21.600 nuovi posti a sedere; la suburbana Rogoredo-Rho S14 e il potenziamento del collegamento Milano-Malpensa e di alcuni servizi serali sulla rete FerrovieNord) e la costruzione di nuove strutture ricettive a quella di infrastrutture tecnologiche.
Secondo lo studio del CERTeT, Centro di Economia Regionale, dei Trasporti e del Turismo dell’Università Commerciale Luigi Bocconi 2015 (Angela Airoldi e altri, Expo Milano 2015 - l’impatto sull’economia italiana, in “confindustria.it”, 2015) la spesa per la realizzazione delle infrastrutture di Expo 2015 è di 19 miliardi di euro con un’attivazione indiretta di oltre 52 miliardi di euro e un valore aggiunto di 21 miliardi e mezzo.
I risultati dei progetti infrastrutturali, senza alcun senso dal punto di vista architettonico e urbanistico, rispecchiano una gestione errata delle risorse. Il problema principale è che l’Expo, invece di avere un effetto positivo permanente sulla città, rimarrà inutilizzato in una zona isolata e distante da Milano.
Inoltre, i lavori hanno causato un grande disagio per i cittadini (sgomberi, sfratti, demolizioni, retate ed espulsioni).
Le opere che maggiormente potevano avere una ricaduta positiva per i territori, come l’adeguamento dei trasporti e la bonifica di alcune aree, non sono state realizzate (ad esempio le linee 4 e 5 della metropolitana).
Altro esempio di spreco nel settore è la riqualifica della Darsena, area degradata di circa 20.000 metri quadrati. Il costo complessivo dell’operazione è di circa 19 milioni, soldi con cui sarebbe possibile far rinascere l’intera Milano.
Il rischio è di ripetere ciò che è accaduto con le olimpiadi di Torino e in altri grandi eventi mondiali simili, dove la metà degli impianti e degli edifici sono inutilizzati, infrastrutture permanenti ma progettate, finanziate e terminate per un evento che dura pochi mesi.