Nr. 343
Pubblicato il 16/05/2025

Il governo degli USA dovrebbe fornire un'assistenza sanitaria universale? (procon.org)

Pubblicato da ProCon.org

La pubblicazione qui proposta è la traduzione di un dibattito pubblicato sul sito di dibattiti nordamericano “ProCon.org” (per la versione originale visita Should the U.S. Government Provide Universal Health Care?).
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  • Esaminare entrambi i lati di una questione tende a ridurre la probabilità che si ricorra alla "demonizzazione" di coloro che hanno opinioni opposte.

 
01

Gli USA hanno già forme di assistenza sanitaria universale per alcuni; il governo dovrebbe espandere il sistema per proteggere tutti

FAVOREVOLE

Esistono già negli Stati Uniti programmi governativi che garantiscono una forma di assistenza sanitaria universale, anche se limitata a categorie specifiche della popolazione. Medicare, Medicaid e TRICARE offrono copertura rispettivamente agli anziani, ai cittadini a basso reddito, alle persone con disabilità e al personale militare attivo e in pensione. Questi programmi dimostrano che è possibile per lo Stato gestire un sistema di assistenza sanitaria efficiente e su larga scala.
Secondo l’esperta economica Kimberly Amadeo, il sistema di assicurazione sanitaria nazionale è una delle possibili forme di copertura universale. In questo modello, lo Stato raccoglie i contributi dei cittadini attraverso le imposte e li utilizza per finanziare cure mediche erogate da strutture private. I costi amministrativi sono minori perché vi è un solo gestore assicurativo, e il governo ha una maggiore capacità negoziale per abbassare i prezzi dei servizi sanitari. Paesi come Canada, Taiwan e Corea del Sud adottano con successo questo sistema.
Medicare, ad esempio, è un programma federale che garantisce assistenza sanitaria alle persone dai 65 anni in su, nonché a chi soffre di disabilità o insufficienza renale terminale. Nel 2023, il premio mensile standard per la parte B (cure generali) era di $164,90. La parte A, che copre ricoveri ospedalieri, assistenza infermieristica, cure domiciliari e hospice, non prevede generalmente un premio mensile. Secondo i dati governativi, oltre 65 milioni di persone risultano iscritte a Medicare.
Medicaid, invece, fornisce assistenza a milioni di cittadini americani in difficoltà economica, tra cui adulti, bambini, donne incinte, anziani e disabili. Il programma è gestito congiuntamente dai governi statali e federale. Nel novembre 2022, gli iscritti a Medicaid erano oltre 84 milioni.
Se il governo è già in grado di garantire assistenza sanitaria a una fascia così ampia della popolazione – tra il 36% e il 50% – allora, secondo i sostenitori della riforma, dovrebbe e potrebbe estendere questa copertura all’intera cittadinanza. Tutti, infatti, hanno il diritto di vivere una vita sana e dignitosa, indipendentemente dalla condizione economica.

 
02

L’assistenza sanitaria universale richiederebbe tasse più alte e aumenterebbe la spesa pubblica

CONTRARIO

Uno degli argomenti più frequentemente sollevati contro l’introduzione dell’assistenza sanitaria universale è l’elevato costo per il contribuente. Implementare un sistema di copertura pubblica per tutti significherebbe aumentare significativamente la spesa pubblica e, di conseguenza, anche le imposte.
Il Congressional Budget Office (CBO), organo indipendente del Congresso statunitense, ha stimato che, nel primo anno di attuazione del piano “Medicare for All”, la spesa federale per l’assistenza sanitaria aumenterebbe da 1.500 miliardi di dollari a circa 3.000 miliardi, mentre nell’arco di dieci anni il costo complessivo varierebbe tra 32 e 41 trilioni di dollari. Questo rappresenterebbe una delle più grandi espansioni della spesa pubblica nella storia americana.
I critici sottolineano che, sebbene il cittadino possa risparmiare in premi assicurativi, ticket e costi diretti, si ritroverebbe comunque a pagare di più sotto forma di tasse. Per alcuni, in particolare per chi già gode di buone coperture sanitarie, questo potrebbe equivalere a un aggravio economico senza vantaggi concreti.
Vi è inoltre un rischio di spreco e inefficienza amministrativa: un sistema così vasto e centralizzato potrebbe soffrire di burocrazia e rigidità, rallentando le risposte ai bisogni sanitari e aumentando i costi gestionali. Anche se i sostenitori della riforma evidenziano risparmi amministrativi nel modello “single-payer”, gli oppositori ritengono che le proiezioni di risparmio siano ottimistiche e non considerino la complessità del sistema sanitario americano.

 
03

L’assistenza sanitaria universale abbasserebbe i costi e impedirebbe i fallimenti economici causati dalle spese mediche

FAVOREVOLE

Una ricerca pubblicata nel giugno 2022 ha stimato che durante la pandemia da COVID-19 gli Stati Uniti avrebbero potuto risparmiare circa 105,6 miliardi di dollari solo in costi di ospedalizzazione, se fosse esistito un sistema universale di assistenza sanitaria con pagatore unico. Questo risparmio si aggiungerebbe a un beneficio stimato di 438 miliardi di dollari l’anno in tempi normali, grazie all’eliminazione delle inefficienze strutturali del sistema attuale.
Secondo un’analisi condotta dalla Yale School of Public Health, l’introduzione del disegno di legge “Medicare for All” porterebbe a una riduzione del 13% nella spesa sanitaria nazionale, pari a oltre 450 miliardi di dollari l’anno. Questo sistema potrebbe essere finanziato con una spesa pubblica inferiore rispetto a quanto oggi spendono le famiglie e i datori di lavoro in premi assicurativi e altre spese sanitarie. I benefici maggiori andrebbero alle famiglie a basso reddito, per le quali l’attuale sistema rappresenta un grave onere.
Il Forum Nazionale sulla Bancarotta ha identificato nel debito medico la causa principale dei fallimenti personali negli Stati Uniti. Già nel 2017, il 33% degli americani con spese sanitarie non pagate dichiarava di non riuscire a coprire i bisogni primari come cibo, riscaldamento o alloggio. In un sistema sanitario universale, le fatture mediche sarebbero a carico dello Stato, e la bancarotta sanitaria diventerebbe un fenomeno del passato.
Un altro aspetto rilevante riguarda i costi dei farmaci. Secondo diverse stime riportate dal “New York Times”, l’introduzione di un sistema universale potrebbe ridurre i prezzi dei medicinali tra il 4% e il 31%. Secondo il Kaiser Family Foundation, il 24% delle persone che assumono farmaci prescritti ha difficoltà a pagarli. Le percentuali salgono tra coloro che spendono più di 100 dollari al mese in medicinali, che hanno condizioni di salute precarie o che assumono più farmaci contemporaneamente. I cittadini tra i 50 e i 64 anni, non ancora coperti da Medicare, sono particolarmente colpiti dai costi, pur avendo un fabbisogno farmacologico elevato.
Con il 79% degli americani che definisce “irragionevoli” i costi dei farmaci, e il 70% che indica la riduzione del prezzo dei medicinali come priorità assoluta, la riforma sanitaria universale viene vista da molti come una via efficace per garantire l’accesso equo alle cure.

 
04

L’assistenza sanitaria universale diminuirebbe la qualità delle cure e aumenterebbe i tempi di attesa

CONTRARIO

Molti avversari della riforma temono che un sistema universale ridurrebbe la qualità dell’assistenza sanitaria. Con un’unica entità statale a gestire le prestazioni, verrebbero imposti limiti ai compensi per i medici, ai budget ospedalieri e alla quantità di cure disponibili. Questo porterebbe a liste d’attesa più lunghe, minor scelta per i pazienti e incentivi ridotti per l’innovazione e l’eccellenza professionale.
Paesi con sistemi sanitari universali, come il Regno Unito e il Canada, sono spesso citati come esempi di buone intenzioni con esiti problematici. In Canada, ad esempio, i tempi d’attesa per interventi chirurgici elettivi o visite specialistiche possono essere di settimane o mesi. Nel Regno Unito, il sistema NHS soffre di cronica mancanza di personale e risorse, con pazienti costretti a lunghe attese anche per cure essenziali.
Negli Stati Uniti, invece, il sistema privato garantisce, almeno a chi può permetterselo, un accesso rapido, tecnologie avanzate e ampia libertà di scelta. Secondo gli oppositori della riforma, un sistema universale metterebbe a rischio queste caratteristiche. Inoltre, la riduzione dei compensi professionali potrebbe scoraggiare gli studenti a intraprendere carriere mediche, aggravando la carenza di medici già oggi evidente in molte aree rurali e periferiche.

 
05

L’assistenza sanitaria universale migliorerebbe la salute individuale e nazionale

FAVOREVOLE

L’esperienza della pandemia da COVID-19 ha evidenziato la fragilità di un sistema basato sull’assicurazione fornita dal datore di lavoro, fonte primaria di copertura per la popolazione in età lavorativa. Le chiusure delle imprese e le restrizioni hanno causato la perdita di impiego – e quindi di copertura sanitaria – per oltre 9 milioni di persone, proprio nel momento in cui i bisogni sanitari aumentavano drasticamente. Secondo uno studio condotto dalla Yale School of Public Health, nel solo 2020, oltre 131.000 decessi da COVID e quasi 78.000 morti da altre cause sarebbero stati evitabili con un sistema sanitario universale.
Un’altra analisi ha concluso che un passaggio al modello “single-payer” salverebbe più di 68.000 vite all’anno e comporterebbe un guadagno di 1,73 milioni di anni di vita ogni anno, rispetto all’attuale sistema.
Inoltre, un accesso più ampio alle cure comporterebbe solo un modesto aumento della domanda di servizi: uno studio del 2021 prevede un incremento delle visite ambulatoriali tra il 7% e il 10%, e un aumento delle ospedalizzazioni tra lo 0% e il 3%. Questi numeri sono ritenuti sostenibili in rapporto al grande beneficio in termini di vite salvate e salute migliorata.
Le ricerche mostrano che la copertura sanitaria universale è associata a una maggiore aspettativa di vita, a tassi di mortalità infantile più bassi, a un maggior successo nella cessazione del fumo, a tassi inferiori di depressione e a un miglior benessere percepito. Più persone si dichiarano in “ottima salute” in paesi con copertura universale.
Infine, un’assistenza equa porta anche a un uso più appropriato delle risorse sanitarie: meno accessi impropri ai pronto soccorso e maggiore utilizzo della medicina preventiva. Secondo un rapporto dell’American Hospital Association, l’elevata quota di cittadini non assicurati genera costi evitabili per il sistema, poiché questi tendono a ritardare le cure e a presentarsi in ospedale solo quando le condizioni si aggravano. Questo comporta un onere finanziario rilevante per individui, comunità e strutture sanitarie.

 
06

L’assistenza sanitaria universale ridurrebbe l’innovazione medica e i progressi scientifici

CONTRARIO

Un altro timore espresso dagli oppositori è che l’assistenza sanitaria universale riduca gli incentivi all’innovazione medica. Gli Stati Uniti, grazie al sistema competitivo e al forte investimento privato, sono tra i paesi leader nello sviluppo di nuovi farmaci, tecnologie e trattamenti. Le aziende farmaceutiche americane, pur controverse per i costi elevati dei medicinali, sono responsabili di una quota significativa delle nuove molecole approvate ogni anno.
In un sistema “single-payer” in cui il governo negozia rigidamente i prezzi dei farmaci, i margini di profitto per l’industria farmaceutica sarebbero ridotti. Di conseguenza, le imprese potrebbero investire meno in ricerca e sviluppo. Questo rallentamento nell’innovazione non riguarderebbe solo gli Stati Uniti, ma avrebbe impatti globali, poiché molte innovazioni che oggi salvano vite in tutto il mondo sono frutto di investimenti americani.
Alcuni economisti avvertono che l’introduzione di un sistema pubblico generalizzato spingerebbe alla fuga di capitali dal settore sanitario, con effetti negativi su ospedali, centri di ricerca e università. In un contesto internazionale in cui i paesi competono anche attraverso l’innovazione biotecnologica, ridurre il dinamismo del sistema sanitario americano potrebbe indebolire la posizione globale degli Stati Uniti nel campo medico-scientifico.

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