Stargate, infrastruttura IA
FAVOREVOLE O CONTRARIO?
Nel gennaio del 2025, alla Casa Bianca, il presidente Donald Trump ha accolto i leader di OpenAI, SoftBank, Oracle e MGX per annunciare la nascita di Stargate: un'infrastruttura da 500 miliardi di dollari, progettata per costruire il più grande ecosistema computazionale mai realizzato. Un’opera destinata a sostenere l’evoluzione dell’intelligenza artificiale avanzata, a partire dall’obiettivo ambizioso e controverso di raggiungere la cosiddetta AGI – intelligenza artificiale generale.
Stargate divide. Da una parte ci sono gli entusiasti, che lo descrivono come il catalizzatore di una nuova rivoluzione industriale verde e cognitiva. Dall’altra parte, crescono le voci critiche, sescondo le quali Stargate rischia di accentrare il potere tecnologico in mano a pochi attori privati, con un impatto potenzialmente negativo su concorrenza, pluralismo scientifico, libertà cognitiva.

IL DIBATTITO IN 2 MINUTI:
Il progetto Stargate è la più grande scommessa infrastrutturale dell’era dell’intelligenza artificiale.
Dal rischio di bolle speculative al problema della sostenibilità energetica, passando per l’instabilità geopolitica, Stargate potrebbe trasformarsi da sogno industriale a vulnerabilità sistemica globale.
Il progetto Stargate emerge come una delle rare iniziative capaci di unire tecnologia, sostenibilità e crescita occupazionale.
Un progetto concepito per rafforzare l’Occidente rischia di esporlo a nuovi fronti di fragilità: ambientali, politici, sociali e persino cognitivi.
La sovranità digitale non è più un concetto astratto. È una priorità geopolitica, un’esigenza industriale e una condizione per garantire libertà, democrazia e competitività.
Stargate rischia di essere un’operazione di marketing, costruita più per attirare capitale politico e finanziario che per rispondere a reali bisogni collettivi.
Stargate, il superprogetto IA che punta a ridefinire l’egemonia tecnologica globale
Un’infrastruttura da 500 miliardi di dollari, venti mega data center distribuiti negli Stati Uniti e in Europa, un consorzio composto da colossi come OpenAI, SoftBank, Oracle e Microsoft. Sono questi i numeri e i protagonisti di Stargate, l’ambiziosa iniziativa presentata a gennaio 2025 alla Casa Bianca come la più grande scommessa infrastrutturale dell’era dell’intelligenza artificiale.
Il progetto è stato subito etichettato come “moonshot” tecnologico. E non a caso. L’obiettivo dichiarato dai promotori è fornire all’Occidente la potenza computazionale necessaria per sviluppare modelli di IA generale (AGI), garantendo così un vantaggio competitivo duraturo in uno scenario globale sempre più segnato dalla competizione con Cina, India e paesi del Golfo.
Secondo il “New York Times” e “Forbes”, la prima fase del piano prevede la costruzione di dieci centri in Texas, ognuno con una capacità di oltre 100 megawatt. L’energia proverrà da turbine eoliche e backup a gas. A occuparsi dell’implementazione è Crusoe Energy, una startup precedentemente attiva nel mining di criptovalute, ora diventata fulcro della nuova infrastruttura IA.
Ma Stargate non si ferma ai confini americani. Il consorzio sta valutando l’espansione in Europa: Regno Unito, Francia e Germania sono in cima alla lista, attratti da politiche di deregolamentazione e incentivi per il settore tech. Secondo “Tech in Asia” e “Reuters”, la versione europea del progetto potrebbe consolidarsi entro il 2026, creando nuove zone ad alta concentrazione IA.
Nel mondo della nuova corsa alla supremazia tecnologica, l’hardware sta diventando sempre più centrale. “Chi controlla l’infrastruttura, controlla l’evoluzione dell’IA”, ha dichiarato Tom Brown, cofondatore di Anthropic, in un’intervista a “TIME”. La disponibilità di calcolo, in petaflops e watt, è ormai considerata un indicatore di potere strategico. Non è un caso che Stargate sia stato annunciato in un contesto di piena rivalità tra i principali attori dell’industria: Amazon sta investendo in parallelo in Project Rainier, mentre Google e Meta lavorano su soluzioni simili. Secondo “MIT Technology Review”, la Cina ha già costruito oltre 300 data center IA, molti dei quali però risultano sottoutilizzati o inefficienti. Un confronto che avvantaggia Stargate, la cui progettazione mira a ridurre sprechi e aumentare l’efficienza computazionale.
Il progetto potrebbe generare oltre 100.000 nuovi posti di lavoro e favorire la crescita di un’industria nazionale del calcolo avanzato. Gli investimenti già mobilitati – come l’acquisizione di Ampere Computing da parte di SoftBank per 6,5 miliardi di dollari – mirano a garantire l’indipendenza tecnologica del consorzio e a ridurre la dipendenza dai chip Nvidia, oggi in forte carenza.
Microsoft, Oracle e Nvidia restano comunque partner chiave, contribuendo con infrastrutture cloud, processori e know-how. La rete costruita intorno a Stargate non è solo tecnologica, ma anche politica: l’amministrazione Trump ha presentato l’iniziativa come una “risposta industriale strategica” alla supremazia cinese nell’IA.
Al di là dell’impatto immediato, Stargate rappresenta un modello di collaborazione pubblico-privata, capace di mobilitare capitale, competenze e visione strategica. “Stargate è facile da annunciare, vediamo chi lo realizza davvero”, ha affermato Gadi Hutt di Amazon, lanciando la sfida al resto del settore. Eppure, le prime strutture stanno sorgendo, le aziende coinvolte hanno già firmato i primi contratti e le politiche industriali dei paesi ospitanti stanno seguendo il passo. In un’epoca in cui la potenza computazionale è la nuova valuta globale, Stargate potrebbe segnare un prima e un dopo nella storia dell’IA occidentale.
Nina Celli, 17 aprile 2025
Stargate: il colosso dell’IA che rischia di crollare sotto il suo stesso peso
È stato annunciato con toni trionfalistici come la più grande infrastruttura tecnologica mai costruita per sostenere l’intelligenza artificiale. Ma dietro ai 500 miliardi di dollari promessi e ai mega data center progettati, il progetto Stargate – guidato da OpenAI, SoftBank, Oracle e MGX – nasconde ombre significative. Dal rischio di bolle speculative al problema della sostenibilità energetica, passando per l’instabilità geopolitica, Stargate potrebbe trasformarsi da sogno industriale a vulnerabilità sistemica globale.
Secondo un’inchiesta pubblicata da “Fortune” il 7 aprile 2025, uno dei principali ostacoli è rappresentato dalla dipendenza da catene di approvvigionamento globali estremamente fragili. I data center avanzati richiedono chip, materiali rari, sistemi di raffreddamento e infrastrutture elettriche che spesso arrivano da paesi soggetti a instabilità politica o da rivali geopolitici come la Cina. Le politiche protezionistiche dell’amministrazione Trump, con dazi sui semiconduttori e restrizioni all’import-export, rischiano di innescare una crisi logistica che potrebbe ritardare i lavori per anni.
Il quotidiano “The Guardian” ha recentemente riportato un altro paradosso: proprio in Texas, dove dovrebbe sorgere la prima ondata di data center Stargate, una proposta legislativa avanzata da esponenti del Partito Repubblicano – il Senate Bill 6 – impone limiti severi alla costruzione di nuove infrastrutture energetiche per uso industriale. Se approvata, la legge potrebbe bloccare per 24 mesi l’avvio dei cantieri Stargate, aggiungendo costi extra e incertezza operativa.
Sono evidenti i pericoli legati a un investimento infrastrutturale fuori scala. In Cina, tra il 2022 e il 2024, sono stati costruiti oltre 300 data center IA, molti dei quali oggi risultano inutilizzati o sottoutilizzati. Lo ha rivelato una dettagliata analisi della “MIT Technology Review”, secondo cui fino all’80% della capacità installata non viene attualmente impiegata. Il motivo? Piani sovradimensionati, scarsa domanda e incentivi pubblici mal calibrati. Una dinamica che potrebbe ripetersi negli Stati Uniti, se il boom dell’IA generativa non si traducesse in reali applicazioni scalabili.
Anche le relazioni tra i partner del consorzio Stargate non sembrano al riparo da tensioni. Microsoft, uno dei principali finanziatori, ha recentemente congelato progetti di espansione in Europa e in Asia, come riportato da “Bloomberg”. Le motivazioni includono l’aumento dei costi energetici, la burocrazia locale e una strategia di consolidamento delle risorse già esistenti. Un dietrofront che, se confermato, rischia di compromettere l’internazionalizzazione di Stargate.
Alcuni analisti, come Joe Tsai – presidente di Alibaba – e Scott Rosenberg di “Axios”, hanno sollevato dubbi sull’effettiva sostenibilità finanziaria di Stargate. Il progetto viene visto come parte di una “corsa all’oro tecnologica” in cui enormi quantità di capitale vengono investite in infrastrutture non ancora giustificate da una domanda reale. Se i modelli IA non si dimostreranno in grado di generare valore economico proporzionale ai costi, Stargate potrebbe diventare un asset tossico per i mercati, esattamente come lo furono gli investimenti in dot-com nei primi anni 2000.
Stargate è senza dubbio un progetto storico per ambizione e scala. Ma come dimostrano le esperienze cinesi, i rischi infrastrutturali, le tensioni normative e la dipendenza geopolitica, l’iniziativa poggia su fondamenta tutt’altro che solide. Potrebbe trasformarsi in un catalizzatore per l’industria IA, ma anche in un boomerang finanziario e politico che l’Occidente non può permettersi di sottovalutare.
Nina Celli, 17 aprile 2025
Stargate è un volano per una nuova rivoluzione industriale verde e cognitiva
In un mondo alle prese con la doppia transizione – quella ecologica e quella digitale – il progetto Stargate emerge come una delle rare iniziative capaci di unire tecnologia, sostenibilità e crescita occupazionale. Non si tratta soltanto di potenziare i modelli linguistici come ChatGPT o Claude, ma di costruire una nuova generazione di infrastrutture digitali in grado di ridefinire interi settori produttivi, dalla sanità all’energia, dalla ricerca scientifica alla manifattura avanzata.
A differenza delle piattaforme digitali del passato, Stargate punta a dotare l’Occidente di un sistema operativo computazionale per l’economia del XXI secolo. Le sue strutture – alimentate da energie rinnovabili e progettate per essere scalabili – diventano fabbriche dell’intelligenza, nodi attraverso cui transitano milioni di processi cognitivi automatizzati.
Uno degli aspetti più innovativi di Stargate è l’attenzione alla sostenibilità ambientale. Secondo quanto riportato da “Forbes” e “Axios”, i data center texani saranno alimentati da turbine eoliche, backup a gas naturale e, in alcuni casi, pannelli solari di nuova generazione. L’obiettivo è ambizioso: creare il primo ecosistema computazionale ad alta efficienza energetica, in grado di elaborare trilioni di parametri IA riducendo al minimo l’impronta carbonica.
Il CEO di Crusoe Energy, società incaricata della costruzione, ha affermato che i nuovi impianti saranno “le centrali idroelettriche del pensiero computazionale”, in grado di fornire energia intelligente, modulabile e ottimizzata. In questa ottica, Stargate potrebbe anticipare i requisiti ESG (ambientali, sociali e di governance) futuri, diventando un modello per le infrastrutture tech di domani.
Secondo “InformationWeek” e “TIME”, l’infrastruttura Stargate potrebbe essere impiegata per accelerare simulazioni biologiche, mappature genetiche e sistemi di diagnostica predittiva. La capacità di calcolo necessaria per simulare farmaci in silico o predire focolai epidemici su scala planetaria è oggi disponibile solo in progetti come questo.
L’educazione è un altro ambito cruciale. Immaginare una scuola supportata da IA personalizzate, in grado di adattare il programma didattico a ogni studente, non è più utopia ma sceneggiatura praticabile con un’infrastruttura come Stargate alle spalle. In sostanza, il progetto non genera solo profitti, ma beni pubblici digitali: accesso a servizi avanzati per sanità, scuola e giustizia predittiva.
Stargate, secondo le analisi di “The Economist” e “Reuters”, può anche contribuire a riequilibrare la distribuzione tecnologica tra centri e periferie. Le aree rurali degli Stati Uniti, spesso tagliate fuori dalla trasformazione digitale, saranno direttamente coinvolte come sedi operative, centri di logistica o snodi energetici. Questa diffusione decentrata dell’innovazione consente di creare un modello inclusivo, dove la ricchezza prodotta non si concentra solo nelle grandi città. Il Regno Unito e la Francia, candidati per ospitare versioni europee del progetto, vedono in Stargate una risposta alla centralizzazione digitale americana e cinese. Attraverso partnership con enti pubblici e università, il progetto può diventare una piattaforma aperta per startup, centri di ricerca e amministrazioni locali.
Sul piano tecnologico, Stargate integra chip Nvidia per training IA, processori Ampere (di recente acquisizione SoftBank) per inferenza su larga scala, e infrastruttura software sviluppata da Microsoft e Oracle. Questa combinazione lo rende un sistema modulare, aggiornabile e resiliente, in grado di assorbire i futuri shock computazionali.
L’architettura “multi-cloud” consente anche di distribuire i carichi in modo intelligente, minimizzando i blackout e massimizzando la continuità operativa. In un mondo sempre più vulnerabile a crisi sistemiche – dalle pandemie agli attacchi cyber – Stargate rappresenta una delle poche infrastrutture native del rischio, pensata per resistere, evolvere e scalare.
Il valore strategico di Stargate non si misura solo in termini economici, ma nel suo potenziale di trasformare la civiltà digitale da elitaria a inclusiva. È il primo progetto che mira a fornire potenza computazionale non solo ai giganti tecnologici, ma anche a istituzioni pubbliche, scienziati, educatori e medici. Un’infrastruttura a vocazione pubblica, costruita con mezzi privati, che può diventare il motore di una nuova rivoluzione industriale, verde e cognitiva.
Nina Celli, 17 aprile 2025
L’hub di intelligenza artificiale può diventare un rischio sistemico
È l’investimento del secolo, il simbolo della supremazia tecnologica americana. Ma per alcuni analisti ed esperti del settore potrebbe essere anche la più grande vulnerabilità tecnologica mai costruita. Un progetto concepito per rafforzare l’Occidente rischia, paradossalmente, di esporlo a nuovi fronti di fragilità: ambientali, politici, sociali e persino cognitivi.
Il primo allarme arriva da chi studia le dinamiche di concentrazione dell’intelligenza artificiale. Secondo il think tank “AI Now Institute”, citato in più occasioni da “Axios” e “TIME”, Stargate si configura come una “torre d’avorio computazionale”, in cui l’accesso all’IA del futuro sarà determinato da pochi attori con risorse illimitate. La logica è semplice: chi possiede i supercomputer, le GPU e l’infrastruttura, possiede anche le chiavi dell’innovazione, della sicurezza nazionale e della futura economia dell’informazione. Il rischio, spiega “The Guardian”, è che Stargate alimenti una forma di oligopolio computazionale dove anche l’accademia, le ONG e le istituzioni pubbliche diventano dipendenti da infrastrutture proprietarie, perdendo autonomia decisionale.
Sul piano ambientale, Stargate si presenta come un colosso affamato di risorse. Ogni data center, come riportato da “Fortune” e “Bloomberg”, consumerà oltre 100 megawatt: una cifra paragonabile a intere cittadine. Nonostante gli sforzi dichiarati verso le energie rinnovabili, il mix energetico del progetto include ancora gas naturale e backup fossili, in un contesto di crisi climatica globale.
La stessa Microsoft – tra i principali partner – ha annunciato il rallentamento di alcuni progetti europei per via dei costi energetici insostenibili e delle incertezze normative locali. Secondo uno studio di “MarketWatch”, il Texas – sede principale dei data center Stargate – rischia di andare incontro a collassi di rete e blackout locali se la domanda aumenterà senza adeguati investimenti nella rete elettrica.
Ma il problema non è solo ecologico. Stargate rappresenta anche una scommessa ideologica sul ruolo della tecnologia nella società. Il progetto viene presentato come neutro, infrastrutturale, “tecnicamente inevitabile”. Ma le scelte di design – su chi può accedere, quali modelli sono sviluppati, che tipo di IA viene addestrata – sono tutt’altro che neutre.
Secondo il “TIME”, c’è il rischio concreto che Stargate diventi una macchina di centralizzazione cognitiva, dove le intelligenze artificiali riflettono interessi commerciali o politici piuttosto che criteri scientifici, etici o pubblici. L’assenza di un organismo di governance indipendente acuisce il timore che Stargate diventi un “algoritmo nazionale” al servizio di interessi privati, invece che una piattaforma a beneficio collettivo.
Il paragone con i data center cinesi è immediato. Come denunciato dalla “MIT Technology Review”, Pechino ha costruito centinaia di impianti che oggi risultano sovradimensionati e sottoutilizzati, spesso motivati da logiche di status più che da reale domanda. Stargate, con la sua scala gigantesca e l’enfasi propagandistica, rischia di ripetere lo stesso errore: creare capacità inutilizzata o addirittura dannosa per l’ecosistema digitale.
Anche il contesto internazionale alimenta le perplessità. La forte associazione di Stargate con l’amministrazione Trump, come evidenziato da “Bloomberg” e “Reuters”, ha sollevato timori in Europa e in Asia. Alcuni esperti parlano già di una “dottrina Monroe del calcolo”, con il rischio che Stargate diventi una leva geopolitica per imporre standard e alleanze, inasprendo le tensioni con la Cina, l’India e i BRICS.
Stargate si presenta come la cattedrale della nuova era dell’IA, ma potrebbe rivelarsi una distopia ingegneristica: centralizzata, energivora, geopoliticamente provocatoria e cognitivamente opaca. In un’epoca che richiede trasparenza, resilienza e pluralismo, affidare le sorti dell’intelligenza artificiale a un’infrastruttura monolitica potrebbe essere il più grande errore strategico del XXI secolo.
Nina Celli, 17 aprile 2025
Stargate può essere una leva di autonomia strategica e sicurezza nazionale nell’era dell’IA
Nel nuovo ordine tecnologico globale, la sovranità digitale non è più un concetto astratto. È una priorità geopolitica, un’esigenza industriale e una condizione per garantire libertà, democrazia e competitività. In questo contesto, il progetto Stargate si presenta come una risposta sistemica alla dipendenza strategica da potenze rivali, prima fra tutte la Cina.
Con 500 miliardi di dollari in fase di dispiegamento, Stargate promette di dotare gli Stati Uniti e i suoi alleati della capacità computazionale necessaria per sostenere lo sviluppo indipendente dell’intelligenza artificiale avanzata. Una funzione che, come sottolineato da “InformationWeek” e “TIME”, è cruciale per la difesa, la cybersicurezza e il mantenimento di un’infrastruttura critica nazionale.
Secondo analisi interne citate da “Axios” e “The New York Times”, i data center Stargate saranno ridondanti, geograficamente distribuiti e dotati di sistemi di difesa cyber avanzati. Questo li rende adatti non solo al training di modelli IA generali, ma anche a ospitare reti neurali critiche per applicazioni governative: dalla sicurezza alimentare alla simulazione militare, dalla logistica emergenziale alla protezione delle infrastrutture critiche.
Microsoft, partner storico di OpenAI, ha già implementato parte della sua strategia cloud “classified” per ambienti governativi negli Stati Uniti e in Europa. Stargate potrà integrarsi con questi ambienti, fornendo una base di calcolo sovrana e resiliente, capace di resistere a interruzioni di rete, attacchi cyber e interferenze straniere.
Un altro obiettivo chiave del progetto è ridurre la vulnerabilità della catena del valore dell’IA, oggi fortemente dipendente da fornitori asiatici come TSMC, Samsung o SMIC. L’acquisizione di Ampere Computing da parte di SoftBank, per 6,5 miliardi di dollari, mira proprio a dotare Stargate di capacità di progettazione chip proprietarie, basate su tecnologia ARM ma ottimizzate per inferenza IA e risparmio energetico.
Nel medio periodo, Stargate intende anche diversificare i fornitori di GPU, lavorando con Nvidia, ma aprendo allo sviluppo di nuove soluzioni interne. Una strategia che consente all’intero ecosistema occidentale di difendere la propria autonomia tecnologica anche in caso di shock geopolitici, guerre commerciali o embarghi.
Nonostante le critiche, Stargate gode di un ampio sostegno bipartisan. Presentato alla Casa Bianca come progetto strategico, è stato associato da Donald Trump alla “rinascita industriale americana” e da esponenti Democratici come un'opportunità per rilanciare la sicurezza digitale nazionale.
Come riportato da “Bloomberg” e “Reuters”, il progetto viene discusso anche in sede NATO e UE, come possibile modello di infrastruttura interoperabile per supportare eserciti, reti sanitarie e servizi critici europei, senza dipendere da server localizzati in Asia o gestiti da aziende con sede legale in Paesi extra-alleanza.
Stargate non è solo un investimento tecnologico. È un’infrastruttura strategica, concepita per garantire indipendenza operativa, resilienza informatica e continuità dei servizi essenziali in un’epoca di interdipendenze rischiose e nuove minacce ibride. Come avvenne nel dopoguerra con le autostrade e i satelliti, Stargate rappresenta una scelta di sicurezza nazionale mascherata da progetto industriale. E in un mondo instabile, potrebbe rivelarsi la difesa più silenziosa ma decisiva del XXI secolo.
Nina Celli, 17 aprile 2025
Stargate è un mito tecnologico che distorce la priorità pubblica
Nel discorso pubblico, Stargate è stato narrato come la nuova frontiera dell’intelligenza artificiale: un’infrastruttura colossale, progettata per garantire agli Stati Uniti la supremazia computazionale globale. Ma tra le luci della propaganda e le ombre delle implicazioni reali, emergono interrogativi sempre più urgenti: è davvero questa la priorità pubblica di cui abbiamo bisogno? O Stargate rischia di essere un’operazione di marketing, costruita più per attirare capitale politico e finanziario che per rispondere a reali bisogni collettivi? Nonostante l’apparente orientamento alla “pubblica utilità”, Stargate è un’iniziativa interamente privata, controllata da giganti come OpenAI, SoftBank, Oracle e MGX. Come rilevato da “Axios” e “TIME”, il progetto è stato presentato alla Casa Bianca come strumento strategico per la sicurezza nazionale, ma in assenza di reali meccanismi di controllo democratico. Non esiste al momento alcuna garanzia di accesso equo per università, enti di ricerca o startup indipendenti.
Il rischio è che Stargate diventi un monopolio infrastrutturale sotto il controllo di un’élite di soggetti, con la possibilità di definire unilateralmente costi, accessi, priorità di calcolo e tipologie di modelli IA ammessi. In altre parole: una privatizzazione dell’infrastruttura cognitiva globale.
Secondo l’inchiesta di “The Guardian”, presentare Stargate come motore di innovazione e crescita rischia di nascondere il divario reale tra annunci e impatti concreti. Al di là della promessa di 100.000 posti di lavoro, le assunzioni effettive legate ai primi cantieri in Texas restano limitate e ad alta specializzazione, con benefici occupazionali marginali per le comunità locali.
Inoltre, come ricordano “Fortune” e “Business Insider”, buona parte del valore economico generato da Stargate sarà internalizzato da poche multinazionali. Nessuna parte del piano prevede redistribuzione fiscale, licenze open source o obblighi di collaborazione con settori pubblici come sanità ed educazione. La visione di un’infrastruttura “al servizio del bene comune” appare, a oggi, più slogan che strategia.
Uno degli aspetti più criticati del progetto è la sua capacità di drenare attenzione politica e risorse finanziarie da altri ambiti urgenti: scuola, sanità, trasporti, welfare digitale. In un contesto di crisi sociale post-pandemia e di deficit strutturali nei servizi pubblici, Stargate rischia di diventare un totem della tecnocrazia, in grado di influenzare scelte di spesa e progettazione istituzionale. Secondo esperti di politica pubblica intervistati da “TIME”, questa forma di “tecnologia di status” può innescare una spirale autoreferenziale: più investimenti attratti, più consenso mediatico, più potere negoziale, ma senza corrispondenti benefici per la collettività. Il pericolo è una colonizzazione del futuro da parte di soggetti privati con logiche estrattive, invece che generative.
Il problema non è lo sviluppo dell’infrastruttura IA in sé, ma il modo in cui viene immaginato, governato e finanziato. Stargate potrebbe ancora diventare una leva positiva, ma servirebbero regole di trasparenza, interoperabilità e responsabilità. Al momento, nessuna istituzione indipendente è coinvolta nella valutazione degli impatti ambientali, nella protezione dei dati o nell'accesso equo alla potenza computazionale generata.
Dietro il fascino futurista di Stargate si cela una struttura opaca, privatizzata e orientata al profitto, che rischia di definire il futuro dell’intelligenza artificiale senza alcun mandato democratico. Un’infrastruttura che, se lasciata incontrollata, potrebbe accentuare le disuguaglianze digitali, distorcere le priorità pubbliche e bloccare l’innovazione sociale a favore di logiche puramente aziendali.
Nina Celli, 17 aprile 2025