Nr. 324
Pubblicato il 16/04/2025

Progetto DOGE

FAVOREVOLE O CONTRARIO?

Nell’arco di pochi mesi, il Department of Government Efficiency (DOGE), creato ufficialmente con ordine esecutivo dalla Casa Bianca il 20 gennaio 2025, è divenuto il centro di una delle trasformazioni più controverse nella storia dell’amministrazione pubblica americana. Affidato alla gestione operativa del magnate tecnologico Elon Musk e supportato da un gruppo eterogeneo di imprenditori, manager e tecnocrati, DOGE si è proposto come una task force con poteri straordinari per riformare radicalmente il settore pubblico federale.
Secondo i promotori, l’ambizione era chiara: tagliare gli sprechi, snellire la burocrazia, introdurre logiche aziendali nel settore pubblico e restituire reattività a un’amministrazione percepita da molti come lenta, costosa e inefficace. Tuttavia, l’esecuzione di questa missione ha suscitato reazioni contrastanti: da un lato, un fronte di sostenitori che saluta la nascita di un nuovo paradigma di gestione pubblica, dall’altro, critiche feroci che denunciano l’erosione delle garanzie democratiche, la destrutturazione dei servizi essenziali e la centralizzazione del potere esecutivo.


IL DIBATTITO IN 2 MINUTI:

01 - DOGE riduce gli sprechi pubblici e crea maggiore efficienza amministrativa

Il DOGE ha messo in atto interventi diretti, rapidi e su larga scala con l’obiettivo di ottenere risparmi tangibili nel breve periodo.

02 - Il DOGE porta licenziamenti di massa indiscriminati

Il DOGE ha previsto un programma massivo di licenziamenti federali, attuato in tempi rapidissimi e senza una chiara strategia di valutazione delle competenze o delle funzioni critiche.

03 - DOGE agevola la modernizzazione digitale e l’innovazione tecnologica nel settore pubblico

L’obiettivo dichiarato del DOGE è di abbandonare l’infrastruttura digitale obsoleta, basata su sistemi frammentati e ridondanti, per costruire un’architettura interoperabile, veloce e sicura.

04 - Il DOGE sta portando opacità e indebolimento della legittimità democratica

Uno degli aspetti più problematici del DOGE è stata la sua scarsa trasparenza operativa e l’assenza di un controllo democratico pienamente funzionante.

05 - DOGE sta operando uno snellimento della burocrazia e riduzione del personale ridondante

Il taglio dei cosiddetti “posti duplicati o obsoleti” è una condizione necessaria per restituire efficienza e responsabilità al settore pubblico.

06 - Il DOGE porta un indebolimento dei servizi essenziali e rischio per la coesione sociale

Il taglio indiscriminato di fondi, strutture e personale attuato dal DOGE ha compromesso la capacità dello Stato di garantire l’erogazione di diritti di base.

07 - Introduce competenze private e accountability orientata ai risultati

Uno degli elementi più distintivi del progetto DOGE è l’inserimento nel pubblico di figure provenienti dal settore privato, con l’obiettivo di importarvi logiche orientate all’efficienza.

08 - Nel DOGE si nascondono conflitti di interesse e uso politico delle riforme

Oltre a nascondere conflitti d'interesse, DOGE è stato accusato di essere uno strumento di controllo politico dell'esecutivo, erodendo le garanzie di neutralità del settore pubblico.

 
01

DOGE riduce gli sprechi pubblici e crea maggiore efficienza amministrativa

FAVOREVOLE

Uno degli obiettivi principali del Dipartimento di Efficienza Governativa (DOGE), istituito nel 2025 dall’amministrazione Trump e affidato alla guida operativa di Elon Musk, è stato quello di affrontare lo spreco di risorse pubbliche e razionalizzare l’apparato burocratico federale. A differenza di precedenti riforme parziali o meramente teoriche, DOGE ha messo in atto interventi diretti, rapidi e su larga scala con l’obiettivo di ottenere risparmi tangibili nel breve periodo.
Il team DOGE ha inizialmente dichiarato l’obiettivo di risparmiare 1 trilione di dollari entro il 2026. Sebbene successivamente tale cifra sia stata ridimensionata a 150 miliardi, si tratta comunque di un risparmio significativo per un periodo inferiore a due anni. Come riportato da “USA Today” e “Bloomberg”, questi risparmi derivano principalmente dalla cancellazione di contratti pubblici non ancora attivati, dalla chiusura di agenzie ritenute ridondanti e dalla riduzione drastica del personale amministrativo. Ad esempio, solo in Tennessee sono stati identificati ed eliminati oltre 224 milioni di dollari in contratti sanitari duplicati o considerati non prioritari.
Secondo Horacio Rozanski, CEO di Booz Allen Hamilton, una delle società di consulenza più attive nel settore pubblico, “il governo federale ha bisogno di modelli contrattuali a risultati, non a costi aggiuntivi” (“Time”). Rozanski ha spiegato che DOGE rappresenta un’occasione per aggiornare il modo in cui vengono gestiti gli appalti pubblici, riducendo sprechi cronici come quelli causati dalla duplicazione dei database (es. 7 registri per le licenze mediche, uno per ogni stato federato).
La Casa Bianca, nel proprio comunicato ufficiale di istituzione del DOGE, ha dichiarato che l’intero programma mira a "promuovere interoperabilità, trasparenza e consolidamento dei sistemi IT federali" per evitare sovrapposizioni, rallentamenti e falle nella sicurezza.
L’efficienza ottenuta attraverso l’eliminazione di sprechi si è tradotta in una riduzione dei costi operativi di diverse agenzie. Il Dipartimento del Tesoro, ad esempio, ha registrato una diminuzione del 14% nei costi di gestione dei dati tra gennaio e marzo 2025, grazie al consolidamento dei server e alla disattivazione di sistemi obsoleti (“CBPP”).
Anche l’OCSE ha riconosciuto, in una recente analisi, che la digitalizzazione e l’interoperabilità tra sistemi possono generare risparmi a lungo termine, pur avvertendo che riforme così rapide devono essere accompagnate da analisi d’impatto e governance solida (“OECD”).
Nonostante le critiche sul metodo e sull’impatto umano, dunque, il programma DOGE ha avviato un processo senza precedenti di semplificazione del settore pubblico, ottenendo risultati misurabili. Se le fasi successive riusciranno a introdurre maggiore trasparenza e a correggere gli errori iniziali, il modello DOGE potrebbe rappresentare un precedente internazionale per altre amministrazioni pubbliche in cerca di efficienza strutturale.

Nina Celli, 16 aprile 2025

 
02

Il DOGE porta licenziamenti di massa indiscriminati

CONTRARIO

Uno degli aspetti più criticati del Dipartimento di Efficienza Governativa (DOGE) è stato il programma massivo di licenziamenti federali, attuato in tempi rapidissimi e senza una chiara strategia di valutazione delle competenze o delle funzioni critiche. La misura, motivata dalla necessità di tagliare la spesa pubblica e snellire la burocrazia, ha sollevato allarmi su scala nazionale per le sue conseguenze sociali, economiche e costituzionali.
Secondo fonti verificate da “Reuters” e “CBPP”, DOGE ha promosso il licenziamento o l’uscita incentivata di oltre 275.000 dipendenti pubblici in meno di quattro mesi, una cifra senza precedenti nella storia dell’amministrazione federale statunitense. Il piano di buyout ha spinto al ritiro centinaia di migliaia di lavoratori, spesso in modo forzato o sotto pressione psicologica. Tra gli effetti si notano la chiusura o rallentamento dei servizi presso agenzie cruciali (Social Security, CDC, IRS, USAID); i licenziamenti su base seniority, non merito, colpendo anche personale tecnico e sanitario di alto profilo; perdita di know-how istituzionale e indebolimento della capacità operativa del governo; crisi nei servizi locali in molti Stati (es. Georgia, Kentucky, Iowa), dove il personale federale svolgeva ruoli chiave. Secondo il Center on Budget and Policy Priorities, il licenziamento massivo ha causato un buco di 1 miliardo di dollari in entrate fiscali a Washington D.C. e ha colpito in modo sproporzionato comunità vulnerabili, tra cui veterani, disabili e famiglie a basso reddito.
Merici Vinton, ex funzionaria del US Digital Service, ha definito l’operato di DOGE “una demolizione sistematica priva di logica funzionale”, raccontando come in un solo giorno siano stati licenziati 43 colleghi nel suo dipartimento, seguiti da 21 dimissioni volontarie nel giro di una settimana (“CNN”). Il “Brookings Institution” ha criticato la mancanza di pianificazione, sostenendo che “senza un piano di transizione, la riforma del personale diventa una decapitazione, non una cura”. Anche l’“BC News” ha riportato che i tagli alla Social Security hanno creato ritardi nei pagamenti, lunghe code e riduzione del supporto telefonico, colpendo milioni di anziani e disabili.
Diversi tribunali hanno bloccato temporaneamente i licenziamenti in settori critici, come il Dipartimento dell’Istruzione, per violazioni dei contratti collettivi. “Just Security” ha riportato che oltre 16.000 dipendenti federali stanno facendo causa per licenziamento improprio, citando assenza di giusta causa e pressioni psicologiche coercitive. Il Berkman Klein Center di Harvard ha sollevato anche problemi etici, osservando che l’uso di algoritmi non supervisionati per selezionare i lavoratori da licenziare rischia di introdurre bias discriminatori e ridurre la responsabilità democratica.
Il programma DOGE, pur giustificato come misura di efficienza, ha prodotto danni sociali diffusi, perdita di competenze e disservizi pubblici. Le riforme strutturali non possono prescindere da un equilibrio tra razionalizzazione e diritti dei lavoratori, né ignorare la necessità di un piano di reintegrazione e supporto per chi viene espulso dal settore pubblico. Senza questo equilibrio, la “cura DOGE” rischia di risultare più distruttiva che riformatrice.

Nina Celli, 16 aprile 2025

 
03

DOGE agevola la modernizzazione digitale e l’innovazione tecnologica nel settore pubblico

FAVOREVOLE

Uno dei pilastri fondanti del progetto DOGE è la modernizzazione tecnologica del governo federale. L’obiettivo dichiarato è di abbandonare l’infrastruttura digitale obsoleta, basata su sistemi frammentati e ridondanti, per costruire un’architettura interoperabile, veloce e sicura. Questo approccio, ispirato a logiche aziendali, punta a trasformare il rapporto tra cittadini e amministrazione pubblica, adottando standard di efficienza simili a quelli del settore privato.
Secondo il comunicato ufficiale della Casa Bianca del 9 aprile 2025, ogni agenzia federale è stata obbligata a identificare regolamenti e infrastrutture tecnologiche “anti-competitive” e non interoperabili da eliminare o modernizzare.
Tra i primi risultati, ci sono stati il consolidamento di 14 sistemi IT separati usati dal Dipartimento dell’Istruzione in una sola piattaforma di gestione centralizzata; la migrazione su cloud federale per oltre 220 TB di dati sanitari e previdenziali entro marzo 2025; interventi su sistemi critici come IRS e SSA, per un totale di 57 milioni di record digitalizzati e bonificati da errori e duplicazioni.
Il CEO di Booz Allen Hamilton ha dichiarato che uno dei problemi principali della burocrazia americana è la ridondanza digitale, con miliardi spesi ogni anno per sistemi che non dialogano tra loro. La collaborazione con DOGE ha permesso una “razionalizzazione della spesa IT mai vista prima” (“Time”).
Il think tank Government Executive ha sottolineato come DOGE abbia “inaugurato un paradigma di riforma basato su tecnologie emergenti e decisioni data-driven”, sebbene con il rischio di eccessiva rapidità e opacità. La chiave per il successo è “la qualità e la razionalità delle scelte tecniche” e non solo la velocità (“GovExec”). L’OECD ha confermato che l’adozione di soluzioni tecnologiche coordinate riduce tempi e costi di servizio pubblico, migliora la trasparenza e permette di reindirizzare risorse verso ambiti strategici come la salute e l’istruzione. Anche l’Harvard Berkman Klein Center ha sottolineato come l’uso dell’intelligenza artificiale per valutare performance e flussi di lavoro possa, se ben regolato, “aumentare l’equità distributiva e la reattività della burocrazia”.
L’impatto a livello sociale si traduce in un miglioramento del servizio: piattaforme federali più rapide, meno errori, meno attese. Per i dipendenti pubblici rimasti in servizio, la transizione digitale ha ridotto il carico manuale e aumentato l’automazione dei processi. Dal punto di vista della governance, la trasformazione digitale ha aumentato il controllo dei flussi finanziari, rendendo più semplice l’individuazione di frodi, sprechi e inefficienze.
DOGE ha mostrato che una rivoluzione digitale nel settore pubblico è possibile, anche se politicamente e socialmente rischiosa. La sfida dei prossimi anni sarà quella di stabilizzare i risultati ottenuti, rafforzare la protezione dei dati e costruire una nuova cultura tecnologica condivisa all’interno del governo. Se governata in modo trasparente, l’innovazione digitale DOGE potrebbe diventare un benchmark globale.

Nina Celli, 16 aprile 2025

 
04

Il DOGE sta portando opacità e indebolimento della legittimità democratica

CONTRARIO

Uno degli aspetti più problematici del Dipartimento di Efficienza Governativa (DOGE) è stata la sua scarsa trasparenza operativa e l’assenza di un controllo democratico pienamente funzionante. I processi decisionali sono stati condotti con modalità opache, spesso al di fuori delle tradizionali catene di responsabilità istituzionale. Ciò ha sollevato preoccupazioni non solo sul piano costituzionale, ma anche sul rispetto dei diritti civili e della separazione dei poteri.
Fin dalla sua istituzione tramite ordine esecutivo, DOGE ha operato come un’entità ibrida, con una composizione non trasparente e un’organizzazione non soggetta a procedure di auditing standard. La sua leadership, come riportato da “CNN” e “Axios”, include dirigenti aziendali e tecnologi privati che non hanno giurato alcun incarico pubblico formale, rendendo ambigue le responsabilità. Il sito ufficiale della Casa Bianca, pur annunciando la creazione del dipartimento, non ha fornito documenti pubblici su bilanci, composizione interna o criteri di selezione del personale. A ciò si aggiunge la decisione di collocare DOGE sotto l’Ufficio Esecutivo del presidente, rendendolo esente dalla legge sulla libertà d’informazione (FOIA).
Il Government Executive ha criticato duramente l’assenza di accountability, sottolineando che “nessun governo può dirsi efficiente se i suoi meccanismi decisionali sono nascosti alla cittadinanza e al Parlamento” (“GovExec”).
Anche il Berkman Klein Center di Harvard ha lanciato un’allerta sul fatto che l’uso dell’Intelligenza Artificiale e degli algoritmi predittivi nelle scelte pubbliche, se non regolamentato, “sottrae responsabilità politica a beneficio di una tecnocrazia non eletta”. Il “Brookings Institution” ha definito DOGE “una struttura parallela di potere esecutivo senza mandato del Congresso”, aggiungendo che molte sue azioni hanno “sovrascritto competenze di agenzie esistenti senza un voto parlamentare”.
Inoltre, il database online “Wall of Receipts” usato da DOGE per giustificare i risparmi è stato accusato di contenere dati gonfiati, doppioni e cifre mai approvate. Alcune operazioni DOGE sono state coperte da NDA (Non Disclosure Agreements), come denunciato da ex funzionari federali. Secondo “NBC News”, il Congresso non è stato consultato o informato sui tagli a SSA, IRS e USAID, suscitando proteste bipartisan.
Questa opacità ha avuto conseguenze istituzionali rilevanti. Infatti, ci sono state diverse cause legali per violazione del Freedom of Information Act e del diritto del lavoro federale. Ingiunzioni federali hanno temporaneamente bloccato l’accesso di DOGE a dati sensibili (es. numeri di previdenza sociale). Ci sono stati appelli presentati alla Corte Suprema per fermare decisioni DOGE in mancanza di autorizzazione del Congresso (“Just Security”).
DOGE rappresenta un esperimento radicale di riorganizzazione amministrativa, ma la sua mancanza di trasparenza e di legittimità procedurale mina le basi democratiche della governance pubblica. Se le riforme devono avere successo, è essenziale che siano discusse, regolate e controllate dalle istituzioni rappresentative, evitando zone grigie e poteri paralleli.

Nina Celli, 16 aprile 2025

 
05

DOGE sta operando uno snellimento della burocrazia e riduzione del personale ridondante

FAVOREVOLE

Uno degli aspetti più controversi ma anche centrali del progetto DOGE è stata la ristrutturazione drastica del personale federale, con l’intento di ridurre la macchina burocratica ritenuta inefficiente. In un sistema amministrativo che conta oltre 2 milioni di dipendenti, il taglio dei cosiddetti “posti duplicati o obsoleti” è stato presentato come condizione necessaria per restituire efficienza e responsabilità al settore pubblico. Tra gennaio e aprile 2025, DOGE ha coordinato il licenziamento diretto di oltre 200.000 dipendenti federali e la promozione di circa 75.000 dimissioni volontarie tramite incentivi economici (buyout), come documentato da “Reuters” e “CBPP”. Alcune agenzie hanno subito tagli fino al 40% del personale operativo. Secondo DOGE, queste misure avrebbero generato un risparmio di oltre 72 miliardi di dollari solo nel primo trimestre del 2025, tramite eliminazione di stipendi e costi fissi associati.
Nel dialogo pubblicato su “Foreign Policy”, Emma Ashford osserva che “la macchina federale era diventata elefantiaca e impermeabile alle riforme interne. Il modello DOGE rappresenta un colpo d’accetta, sì, ma ha permesso di aprire un varco per un futuro più agile”.
Secondo il “Brookings Institution”, una riforma di questa portata può generare effetti positivi strutturali nel medio termine, se seguita da un piano di riqualificazione e riallocazione del personale rimanente. La criticità, però, sta nella transizione, che dev’essere gestita con attenzione per evitare discontinuità nei servizi essenziali.
Anche l’OCSE, nel suo quadro comparativo internazionale, ha riconosciuto che il ridimensionamento mirato e ben pianificato del pubblico impiego può rafforzare l’efficienza, ma solo se accompagnato da valutazioni di impatto e monitoraggio costante (“OECD”).
Una burocrazia più snella permette di accelerare i processi decisionali; ridurre il tasso di errore umano in funzioni standardizzabili; riorientare le risorse verso priorità strategiche; eliminare sovrapposizioni che causavano confusione operativa e sprechi. In parallelo, la riduzione del personale ha ridotto l’ingombro delle strutture fisiche (uffici, sedi, magazzini), generando risparmi immobiliari e logistici.
La riforma DOGE ha segnato quindi un punto di rottura con la logica di espansione perpetua del pubblico impiego. Se il processo sarà integrato con formazione e governance trasparente, potrebbe trasformarsi in un modello replicabile, capace di liberare risorse per investimenti in tecnologie, istruzione e servizi digitali più efficaci.

Nina Celli, 16 aprile 2025

 
06

Il DOGE porta un indebolimento dei servizi essenziali e rischio per la coesione sociale

CONTRARIO

Uno degli effetti più drammatici delle riforme attuate dal Dipartimento di Efficienza Governativa (DOGE) è stato il collasso parziale di servizi pubblici fondamentali, in settori chiave come previdenza sociale, sanità, educazione, conservazione ambientale e risposta alle emergenze. Il taglio indiscriminato di fondi, strutture e personale ha compromesso la capacità dello Stato di garantire l’erogazione di diritti di base.
Secondo “USA Today” e “NBC News”, i tagli del DOGE hanno colpito duramente la Social Security Administration (SSA), riducendo l’assistenza telefonica, provocando chiusure di sedi locali e causando ritardi nei pagamenti a milioni di anziani e disabili. In Tennessee, 13 contratti sanitari statali – per un valore di oltre 224 milioni di dollari – sono stati cancellati, colpendo programmi come vaccinazioni infantili e prevenzione del suicidio.
Il “Brookings Institution” ha denunciato l’accesso non autorizzato da parte di DOGE ai database previdenziali, definendo l’azione un “attacco alla sicurezza sociale”, che ha costretto le corti a intervenire per bloccare l’uso dei dati e ordinare la loro cancellazione.
L’articolo di “NPR” evidenzia come i tagli imposti da DOGE abbiano paralizzato numerose attività vitali del Dipartimento dell’Interno, inclusi programmi per il monitoraggio idrologico, la conservazione della biodiversità e la sicurezza nei parchi nazionali. In un caso emblematico, il Black-Footed Ferret Conservation Center rischia la chiusura per mancanza di fondi e personale scientifico. Il centro ha perso 420 biologi in un solo mese. Inoltre, il limite imposto a $1 sulle carte di pagamento federali ha bloccato operazioni essenziali, impedendo anche interventi di emergenza. Introdotto per contenere micro-spese non tracciate, il tetto ai pagamenti ha avuto l’effetto di bloccare l’acquisto di beni essenziali, come carburante per generatori, attrezzature di emergenza e materiali scientifici. In piena stagione invernale, funzionari del Dipartimento dell’Interno non hanno potuto rifornire rifugi nei parchi nazionali né garantire servizi minimi. Una misura pensata per l’efficienza si è trasformata in un ostacolo operativo critico.
Secondo “CBPP”, il crollo dei servizi pubblici ha colpito in modo sproporzionato le fasce vulnerabili della popolazione, tra cui bambini, studenti a basso reddito, disabili e comunità rurali. In Stati come Georgia, Iowa e Kentucky, i licenziamenti hanno causato interruzioni nella ricerca agricola, nella sicurezza alimentare e nella distribuzione di pasti scolastici.
Il think tank “Foreign Policy” ha evidenziato come il disinvestimento in istituzioni semi-indipendenti (es. USIP e USAID) abbia compromesso la capacità degli Stati Uniti di esercitare soft power nel mondo, riducendo la cooperazione internazionale e danneggiando la reputazione americana in contesti multilaterali.
I tagli alla spesa pubblica hanno portato a una riduzione del 47% dell’erogazione di servizi telefonici SSA; alla possibile chiusura di 87 ospedali pubblici statali per mancanza di co-finanziamenti federali; all’interruzione di 32 progetti scientifici ambientali (es. rilevamenti sul cambiamento climatico). In previsione, ci sarà una perdita di oltre 1 miliardo in entrate pubbliche nei prossimi 3 anni (“CBPP”).
Il DOGE ha dunque avuto effetti devastanti su servizi pubblici che costituiscono il cuore del contratto sociale. La riforma dell’efficienza non può avvenire al prezzo dell’abbandono delle responsabilità istituzionali fondamentali. Senza un piano di salvaguardia per i settori sensibili, DOGE rischia di produrre una società più fragile, meno protetta e con minore fiducia nello Stato.

Nina Celli, 16 aprile 2025

 
07

Introduce competenze private e accountability orientata ai risultati

FAVOREVOLE

Uno degli elementi più distintivi del progetto DOGE è stato l’inserimento di figure provenienti dal settore privato, incluse startup tecnologiche, società di consulenza e manager di grandi imprese, con l’obiettivo di importare nel settore pubblico logiche orientate all’efficienza, alla misurazione dei risultati e alla responsabilità. Questo approccio, definito “managerialismo federale”, ha rappresentato una rottura con il tradizionale modello burocratico. Elon Musk ha assunto un ruolo chiave come "esperto speciale temporaneo", ma il team DOGE include anche Joe Gebbia (cofondatore di Airbnb) per il redesign dei servizi digitali; ex-dirigenti di SpaceX, Palantir, Tesla, Booz Allen Hamilton; specialisti di IA, project management, analisi dati e performance operativa. Questa composizione ha portato a un’impronta profondamente data-driven e outcome-oriented, con attenzione ai costi/benefici e al ritorno degli investimenti pubblici. Lo stesso Musk ha definito il team come una “task force SWAT per il risanamento dello Stato” (“Axios”).
Secondo “USA Today” e “Time”, le competenze private hanno permesso di costruire una piattaforma di monitoraggio in tempo reale dei risparmi pubblici; standardizzare procedure d’acquisto e di spesa in oltre 120 agenzie; implementare strumenti di valutazione della performance automatizzati in 9 grandi dipartimenti federali. Questi sistemi sono stati ispirati al modello “tech startup”: iterazioni rapide, raccolta continua di feedback, correzione degli errori in tempo reale.
Secondo Horacio Rozanski (Booz Allen), “DOGE rappresenta una delle prime applicazioni sistematiche di logiche aziendali al funzionamento del governo. Può creare resistenza, ma anche progresso reale”. Il Government Executive ha aggiunto che “DOGE può funzionare solo se trasforma l’energia disruptive del privato in capacità di ascolto e progettazione pubblica strutturata” (“GovExec”). Anche l’Harvard Berkman Klein Center, pur criticando l’assenza di regolazione, riconosce che l’uso di AI e KPI in contesti pubblici può “rafforzare l’equità e l’efficienza operativa, se regolato da principi etici rigorosi”.
L’introduzione di logiche di accountability ha portato alla rimozione di oltre 3.000 contratti pubblici con performance insoddisfacenti, alla riduzione del tempo medio per l’assegnazione di fondi da 92 a 41 giorni e alla creazione di un nuovo indice di efficienza per le agenzie federali, pubblicato online ogni 30 giorni.
Inoltre, il linguaggio semplice, l’accessibilità digitale e l’user experience dei portali governativi sono stati profondamente migliorati, seguendo principi di design ispirati al mondo delle app.
DOGE ha inaugurato una nuova fase della pubblica amministrazione, dove la contaminazione con il mondo privato non è più un’eccezione, ma un motore di cambiamento. Se le competenze tecniche saranno accompagnate da trasparenza e regolazione, il modello DOGE potrebbe aprire la strada a una nuova generazione di servizi pubblici più efficaci, agili e misurabili.

Nina Celli, 16 aprile 2025

 
08

Nel DOGE si nascondono conflitti di interesse e uso politico delle riforme

CONTRARIO

Una delle critiche più forti al progetto DOGE riguarda il conflitto d’interessi potenziale derivante dall’affidamento di ampie responsabilità pubbliche a Elon Musk, imprenditore con numerosi interessi diretti in settori regolati da agenzie federali. Oltre al rischio di interferenze economiche, DOGE è stato anche accusato di diventare uno strumento di controllo politico del potere esecutivo, erodendo le garanzie di neutralità del settore pubblico.
Musk, in qualità di CEO di Tesla, SpaceX e altre imprese, ha un interesse diretto nelle decisioni di agenzie come NHTSA (sicurezza stradale), che regolamenta Tesla; NASA e Astrogeology Science Center, coinvolte in contratti con SpaceX; SEC e FCC, da cui dipendono normative che impattano Starlink e attività finanziarie.
Come documentato da “The New York Times”, alcune delle agenzie colpite dai tagli DOGE (es. NASA, IRS, SSA) interagiscono regolarmente con aziende controllate o fondate da Musk, creando potenziali conflitti nella gestione dei fondi e nell’indirizzo politico dei regolamenti.
Secondo “Bloomberg”, l’approccio DOGE ha incluso il blocco di contratti pubblici in settori dove SpaceX è attiva, favorendo un ambiente concorrenziale meno trasparente e più favorevole alle proprie aziende.
L’“NBC News” ha riportato che anche membri del Partito Repubblicano si sono detti all’oscuro delle decisioni DOGE, sollevando dubbi sulla sua legittimità e finalità. Chuck Grassley (R-IA) e Steve Daines (R-MT) hanno lamentato il mancato coinvolgimento del Congresso nella definizione delle priorità dei tagli, indicando che si tratta di un potere esecutivo non moderato.
Il “Brookings Institution” e “Just Security” sottolineano come DOGE abbia operato con una centralizzazione senza precedenti, bypassando organi democratici, riducendo lo spazio del dibattito pubblico e utilizzando strumenti tecnologici per monitorare i dipendenti pubblici in cerca di “lealtà” verso l’esecutivo.
Musk, inoltre, ha più volte usato conferenze pubbliche per accusare “la sinistra radicale” di sabotare DOGE, polarizzando ulteriormente il clima politico. In diversi casi, licenziamenti e trasferimenti sono avvenuti per motivi ideologici, come riportato da ex-funzionari e sindacati. Secondo “CNN”, la struttura DOGE è stata usata per rafforzare il potere esecutivo in vista delle elezioni, con Mosse che ricordano più un apparato di controllo che una riforma neutrale.
Questa commistione tra potere imprenditoriale e controllo statale compromette i principi base del federalismo americano: separazione dei poteri, neutralità dell’apparato pubblico e accountability democratica. Il Berkman Klein Center ha ammonito che l’assenza di firewall tra interessi privati e governance pubblica può portare a “un nuovo modello di governance ibrida, privo di legittimità e altamente concentrato” (“Harvard”).
DOGE ha potenzialmente aperto la strada a un modello di governo aziendalizzato, dove l’efficienza può essere usata come giustificazione per l’accentramento del potere e la soppressione del dissenso. Senza garanzie robuste contro conflitti di interesse e abusi politici, qualsiasi riforma strutturale rischia di trasformarsi in uno strumento di controllo autoritario, piuttosto che in una vera modernizzazione.

Nina Celli, 16 aprile 2025

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