Nr. 320
Pubblicato il 06/04/2025

Il progetto Stargate fu pura fantascienza

FAVOREVOLE O CONTRARIO?

Il Progetto Stargate, attivo dal 1978 al 1995 sotto l’egida di enti come la CIA, la DIA e lo Stanford Research Institute (SRI), ha rappresentato uno dei più audaci tentativi della Guerra Fredda di applicare facoltà psichiche – in particolare la visione remota – a contesti di intelligence. Sebbene ampiamente contestato da parte della comunità scientifica, il progetto viene riconsiderato da molti oggi come un precursore nella ricerca avanzata sulla coscienza; un esempio di approccio a basso costo per esplorare informazioni strategiche inaccessibili con metodi convenzionali. Nonostante il fascino mediatico, è stato bollato da una larga parte della comunità scientifica e degli organi di valutazione come un programma metodologicamente debole, non replicabile, e privo di valore operativo dimostrabile.


IL DIBATTITO IN 2 MINUTI:

01 - Il progetto era metodologicamente debole e privo di replicabilità scientifica

Il programma mancava dei fondamenti minimi del metodo sperimentale. Le affermazioni fatte dai “remote viewers” erano vaghe, impossibili da verificare con strumenti oggettivi.

02 - Stargate, quando l’intelligence cercò di vedere oltre il visibile

I documenti declassificati, oggi disponibili, mostrano che alcuni esperimenti condotti nell’ambito del progetto fornirono risultati accurati.

03 - Il rischio operativo e la pericolosità epistemica dell’intelligence psichica

L'idea che la mente umana potesse sondare distanze inimmaginabili o leggere informazioni sigillate, se inserita nel contesto militare reale, diventa pericolosa.

04 - Il valore del progetto dal contributo degli esperti e le testimonianze dei protagonisti

Anche scienziati e tecnici parteciparono attivamente al progetto. Vennero elaborati veri e propri sistemi di valutazione dei risultati.

05 - Il progetto Stargate è stato uno spreco di risorse e una distrazione operativa

Sebbene a basso costo, il programma non fu gratuito né privo di impatto sulle risorse allocate a settori più urgenti dell’intelligence.

06 - È stato un investimento a basso costo con potenziale ad alto rendimento

Il progetto Stargate fu una delle iniziative meno onerose e più economicamente sostenibili mai intraprese in ambito militare USA.

07 - Il progetto ha causato una disconnessione con la Scienza ufficiale

Con Stargate, un’agenzia governativa di massimo livello ha dato legittimità a pratiche pseudoscientifiche, erodendo la propria credibilità epistemica.

08 - Stargate è stata un'esplorazione pionieristica della coscienza e dei limiti della percezione

Il progetto Stargate rappresenta una delle più ambiziose esplorazioni ufficiali mai tentate dall’intelligence militare sul potenziale della mente umana.

 
01

Il progetto era metodologicamente debole e privo di replicabilità scientifica

FAVOREVOLE

Nonostante l’aura di mistero e il fascino che ancora oggi circondano il progetto Stargate, l’analisi rigorosa dei suoi risultati conduce a una conclusione ineludibile per la comunità scientifica: il programma mancava dei fondamenti minimi del metodo sperimentale. Le affermazioni fatte dai “remote viewers” erano spesso vaghe, generaliste, e impossibili da verificare con strumenti oggettivi.
Il colpo di grazia alla credibilità scientifica del progetto arrivò nel 1995, quando la CIA, su pressione del Congresso, incaricò l’American Institutes for Research (AIR) di condurre un’analisi indipendente. I risultati furono devastanti: su centinaia di sessioni analizzate, solo il 5% conteneva elementi vagamente utili, e nessuna offriva “intelligence azionabile” con grado di affidabilità sufficiente per giustificare una decisione operativa. Il giudizio conclusivo della AIR fu inequivocabile: “Il programma Stargate non ha prodotto informazioni di valore strategico comprovabile. I dati raccolti sono indistinguibili da quelli ottenuti per puro caso”.
A questa valutazione si affiancano le critiche di Ray Hyman, psicologo dell’Università dell’Oregon e tra i più noti esperti nella demistificazione di presunti fenomeni paranormali. Hyman, coinvolto nel comitato di valutazione del progetto, sostenne che le sessioni di visione remota si basavano su congetture interpretate ex post, spesso guidate da bias di conferma e da un effetto noto come “retrovalidazione soggettiva” — ovvero l’inclinazione a riconoscere accuratezza in previsioni vaghe solo dopo averle reinterpretate alla luce dei fatti noti.
Il problema metodologico si estendeva anche alla mancanza di replicabilità. Gli stessi esperimenti condotti al Stanford Research Institute, sotto la direzione di Russell Targ e Harold Puthoff, pur suggerendo iniziali successi, non furono mai replicati con successo da laboratori indipendenti. Nessuna delle principali riviste peer-reviewed nel campo delle neuroscienze o della psicologia pubblicò mai dati del progetto Stargate, e la comunità accademica considerò le loro pubblicazioni come pseudoscienza non verificabile.
Fonti ufficiali declassificate, come il documento Research and Peer Review Plan della CIA, mostrano un’intenzione formale di introdurre criteri di valutazione scientifici. Tuttavia, non risulta che tali revisioni tra pari siano mai avvenute realmente, né che i protocolli siano stati aggiornati per correggere i difetti strutturali evidenziati già nei primi anni ‘80.
Persino in sessioni citate frequentemente dai sostenitori del programma — come quella del “viewer 032” sull’Arca dell’Alleanza — le descrizioni fornite erano troppo vaghe e archetipiche per essere considerate “prova”. L’immagine di un contenitore dorato con angeli alati, collocato in un ambiente desertico e protetto da “entità spirituali”, è più simile a una rielaborazione culturale del subconscio che a un report operativo.
Un esame comparativo condotto dalla National Research Council stabilì che il progetto non aveva prodotto alcuna dimostrazione dell’esistenza della percezione extrasensoriale. Le differenze tra i risultati delle sessioni e quelli ottenibili tramite congettura casuale erano statisticamente irrilevanti.

Nina Celli, 6 aprile 2025

 
02

Stargate, quando l’intelligence cercò di vedere oltre il visibile

CONTRARIO

In un’epoca in cui la tecnologia satellitare era ancora agli albori e la Guerra Fredda imponeva alle nazioni una corsa all’innovazione in ogni ambito immaginabile, anche l’impensabile divenne terreno d’esplorazione. È in questo contesto che nacque e si sviluppò il progetto Stargate, un’iniziativa segreta condotta dalla CIA e dalla DIA per esplorare l’uso della visione remota — la presunta capacità di percepire informazioni a distanza, senza l’uso dei sensi convenzionali.
Contrariamente a quanto si possa credere, questa non fu solo una deviazione esoterica all’interno della macchina militare americana. I documenti declassificati oggi disponibili nella “CIA Reading Room” (in particolare lo Stargate Project Overview) mostrano che alcuni esperimenti condotti nell’ambito del progetto fornirono risultati con un livello di accuratezza superiore alla casualità. Ad esempio, in test dove i partecipanti dovevano identificare caratteristiche di edifici, strutture militari o località geografiche usando soltanto coordinate, emersero dati sorprendenti. In più di un caso, le descrizioni fornite corrispondevano a elementi reali che il soggetto non avrebbe potuto conoscere, con margini di precisione ritenuti statisticamente rilevanti.
A rafforzare l’apparente serietà del programma, fu redatto nel 1980 il cosiddetto Grill Flame Protocol, che delineava una serie di regole operative e standard di verifica. Non si trattava di improvvisazioni mistiche: le sessioni erano documentate, gli “osservatori remoti” venivano selezionati con criteri psicologici e addestrati con rigore. Ogni anno venivano inoltre condotte valutazioni sulle prestazioni dei partecipanti, e i report venivano archiviati e confrontati con eventi reali per valutare eventuali correlazioni.
Parallelamente, il documento Research and Peer Review Plan dimostra che il programma aspirava a una forma di legittimazione scientifica. Si prevedeva infatti l’inclusione della peer review, cioè la revisione tra pari tipica della ricerca accademica. Benché tali pubblicazioni non abbiano mai raggiunto le principali riviste scientifiche, l’intento di aderire a standard di valutazione esterni rappresentava un elemento di apertura, raro nei progetti classificati.
In alcune sessioni documentate — come quella ormai celebre in cui il “viewer 032” descrisse una reliquia somigliante all’Arca dell’Alleanza nascosta in un luogo mediorientale — le corrispondenze tra la narrazione psichica e fonti storiche lasciarono perplessi persino gli ufficiali incaricati. Sebbene ufficialmente liquidata come esercitazione, la CIA ne archiviò i risultati in un documento a parte, ora visionabile online (CIA-RDP96-00789R001300180002-7).
Alcuni dei protagonisti del progetto, come Joseph McMoneagle, dichiararono anni dopo di aver contribuito al ritrovamento di aerei scomparsi, ostaggi in pericolo e installazioni militari sovietiche, e i loro report furono giudicati “operativamente validi” in una frazione non trascurabile di casi.
È impossibile affermare con certezza che la visione remota funzioni nel senso stretto del termine, ma ciò che emerge dai dati declassificati è che qualcosa accadde: alcuni soggetti, in condizioni controllate, produssero informazioni compatibili con dati reali in modo statisticamente non casuale. Questo, unito alla strutturazione metodica del progetto, suggerisce che Stargate non fu solo una fantasia dell’intelligence americana, ma un esperimento a cavallo tra neuroscienze, intuizione e strategia, il cui valore, almeno in parte, merita di essere rivalutato.

Nina Celli, 6 aprile 2025

 
03

Il rischio operativo e la pericolosità epistemica dell’intelligence psichica

FAVOREVOLE

L'idea che la mente umana potesse sondare distanze inimmaginabili o leggere informazioni sigillate in basi sotterranee nemiche è certamente affascinante, ma se inserita nel contesto delle operazioni militari reali, il suo potenziale diventa pericoloso. Non solo per la credibilità dell’intelligence, ma per le conseguenze che può avere sull’intero processo decisionale strategico.
Durante gli anni di attività del progetto Stargate, la CIA e la Defense Intelligence Agency produssero migliaia di rapporti basati su sessioni di remote viewing, molti dei quali finirono sul tavolo di ufficiali responsabili di missioni delicate, talvolta con vite umane in gioco. I documenti declassificati (come lo Stargate Operational Overview e la valutazione finale della AIR) confermano che nessuna di queste sessioni fu mai alla base di una decisione operativa autonoma, ma il solo fatto che venissero lette da analisti e considerati “spunti” introduceva un bias cognitivo estremamente pericoloso.
Un'analisi di “Popular Mechanics” del 2024 riporta la dichiarazione di un ex analista militare che, in forma anonima, rivelò come le “intuizioni” di un viewer avevano portato un’unità militare a ritardare di 72 ore una missione in America Latina, solo per poi scoprire che l'informazione psichica si basava su “visioni” non corroborate da alcuna prova fisica.
Questo è il cuore del problema: la sovrapposizione tra suggestione e operatività. Il cervello umano è progettato per trovare connessioni anche dove non ce ne sono, e la fiducia riposta in questi strumenti “intuitivi” poteva facilmente alimentare illusioni retrospettive. Come dimostrato dallo psicologo Ray Hyman, un “successo” ottenuto attraverso la visione remota era spesso il frutto di una ricostruzione post-evento, un racconto adattato ai fatti solo dopo la loro verificazione da fonti convenzionali.
Il rischio non era solo operativo, ma epistemico: autorizzare l’uso sistematico di strumenti non verificabili rischiava di minare le fondamenta stesse dell’intelligence, che si basa su una catena di fonti, verifiche incrociate e tracciabilità. Stargate, al contrario, proponeva una visione non falsificabile, fondata su impressioni mentali che non potevano essere riprodotte né replicate.
Nel documento CIA “Grill Flame Protocol”, pur essendo elencate regole operative rigorose, non è mai presente un sistema di feedback negativo obbligatorio: ovvero, i viewer non venivano penalizzati se sbagliavano, né erano sottoposti a un controllo comparativo sistematico.
Inoltre, l’introduzione della visione remota nelle dinamiche operative internazionali alimentava sospetti e paranoia reciproca. Secondo quanto riportato da “War History Online”, la CIA iniziò a indagare se l’URSS avesse propri programmi psichici attivi (il cosiddetto “Woodpecker project”), e la possibilità che i sovietici potessero leggere le menti dei generali americani generò strategie di contromisure assurde, come la schermatura psichica degli ambienti di comando, l’uso di simboli confusivi, o la redazione di piani alternativi destinati solo a “depistare il nemico mentale”.
Tali iniziative non solo sono prive di valore dimostrabile, ma distorcono le risorse, spingendo agenzie già sovraccariche a disperdere tempo e fondi in percorsi che non producono valore aggiunto tangibile. È il classico esempio di fallacia dei costi sommersi: si continua a investire in qualcosa che non funziona, solo perché si è già investito troppo per smettere.

Nina Celli, 6 aprile 2025

 
04

Il valore del progetto dal contributo degli esperti e le testimonianze dei protagonisti

CONTRARIO

Nel cuore del progetto Stargate non c’erano solo documenti, protocolli e protocolli classificati, ma esseri umani. Uomini e donne formati, analizzati e, in alcuni casi, selezionati con estrema attenzione per le loro presunte capacità extrasensoriali. Tra questi, la figura più emblematica è senza dubbio quella di Joseph McMoneagle, identificato nei documenti ufficiali come “Remote Viewer 001”.
McMoneagle è diventato nel tempo una sorta di leggenda vivente della visione remota. Le sue testimonianze, riportate in numerose interviste e testi (tra cui il libro Phenomena di Annie Jacobsen), rivelano una costanza operativa che non può essere ignorata: afferma di aver partecipato a più di 450 missioni per conto dell'intelligence militare, molte delle quali con risultati ritenuti attendibili dai suoi superiori. In un esempio riportato sia nel libro sia nei documenti CIA, McMoneagle avrebbe individuato una base navale sovietica segreta a largo del Mare di Barents, descrivendone la struttura prima ancora che i satelliti USA confermassero l’informazione.
Non si tratta di racconti mitici isolati: in un'intervista del 2025 (“Metro UK”, Unusual Psychic Technique), McMoneagle ha descritto la sua esperienza come “uno stato mentale alternativo, simile al sogno lucido, in cui l’informazione affiora come immagini archetipiche, non come dati logici”. La sua descrizione corrisponde in modo interessante ai principi delle neuroscienze moderne legati alla percezione subcosciente e all’elaborazione implicita delle informazioni.
Ma McMoneagle non era solo. Ingo Swann, artista e psichico, fu uno dei primi a collaborare con il SRI nel tentativo di sviluppare un linguaggio operativo per descrivere visioni astratte. Swann fu protagonista di un controverso esperimento nel 1973 in cui descrisse gli anelli di Giove – in un’epoca in cui la NASA non aveva ancora confermato la loro esistenza. Il dato fu successivamente corroborato dalla sonda Pioneer 10, spingendo alcuni osservatori a considerare la possibilità che la mente umana possa, in certe condizioni, accedere a informazioni ancora non disponibili per via sensoriale.
Oltre agli “agenti psichici”, anche scienziati e tecnici parteciparono attivamente al progetto. Il fisico Harold Puthoff e l’ingegnere Russell Targ, entrambi dello Stanford Research Institute, furono i primi a tentare di fornire una base sperimentale al fenomeno, sviluppando metodologie ripetibili (almeno all’interno dei loro laboratori) e collaborando direttamente con l’intelligence militare.
Le fonti ufficiali della CIA confermano che il coinvolgimento di questi esperti non fu marginale, e anzi vennero elaborati veri e propri sistemi di valutazione dei risultati, come indicato nei documenti Research and Peer Review Plan e nello Stargate Operational Overview. Questo smentisce l’idea che Stargate fosse un progetto “folle” isolato dal mondo scientifico: almeno nella sua fase iniziale, fu un esperimento interdisciplinare, supportato da menti accademiche e finalizzato a raccogliere prove in modo strutturato.
Un elemento centrale della difesa del programma da parte degli stessi partecipanti fu il rapporto tra costo e rendimento. Come dichiarato dallo stesso McMoneagle e riportato da “Popular Mechanics” (2024), la visione remota “costava meno di un’ora di volo di un drone militare” e poteva, in alcuni casi, suggerire piste investigative che avrebbero altrimenti richiesto settimane di operazioni terrestri o satellitari.

Nina Celli, 6 aprile 2025

 
05

Il progetto Stargate è stato uno spreco di risorse e una distrazione operativa

FAVOREVOLE

In un contesto in cui ogni dollaro investito nella sicurezza nazionale deve generare un ritorno tangibile — in informazioni, prevenzione o deterrenza — il progetto Stargate si rivela, con il senno di poi, una delle più clamorose distrazioni strategiche dell’era post-Vietnam. Sebbene i suoi promotori abbiano insistito a lungo sul basso costo del programma, la realtà è che Stargate non fu gratuito né privo di impatto sulle risorse allocate a settori più urgenti dell’intelligence.
Stime tratte dai documenti CIA e confermate da fonti giornalistiche affidabili (tra cui “Popular Mechanics” e il libro Phenomena di Annie Jacobsen) indicano che Stargate ha ricevuto tra i 20 e i 25 milioni di dollari nel corso di circa 17 anni di attività. Questa cifra, pur modesta in termini assoluti, diventa significativa se si considera che fu investita senza un piano di dismissione chiaro, senza criteri trasparenti di successo, e senza prove ripetibili che giustificassero l’estensione del programma.
Il rapporto finale della American Institutes for Research, commissionato direttamente dalla CIA nel 1995, sancì che Stargate non aveva prodotto alcuna “intelligence action-oriented”. Solo un numero marginale di sessioni (meno del 5%) conteneva dati che potevano, in teoria, essere utilizzati per avviare un'indagine — ma anche in quei casi, i risultati erano così generici da risultare indistinguibili da una congettura ben argomentata.
Questa inefficienza fu ulteriormente aggravata dal fatto che, durante gli anni '80 e '90, l’intelligence americana doveva affrontare minacce concrete e urgenti: terrorismo mediorientale, traffico di droga, crollo dell’URSS, espansione delle tecnologie informatiche. In questo scenario, Stargate si comportava come un buco nero di risorse mentali e organizzative, assorbendo attenzione e legittimità da progetti realmente utili ma non abbastanza “esoterici” da attrarre sostegno politico.
Secondo “War History Online”, numerosi analisti militari cominciarono a percepire Stargate come una “cattiva abitudine istituzionale”: una sorta di scommessa perpetua che nessuno voleva essere il primo a chiudere per timore di passare alla storia come “colui che ha interrotto il possibile salto evolutivo dell’intelligence”. In realtà, proprio questo ritardo nella dismissione — dovuto più a suggestione e inerzia burocratica che a risultati — costò tempo e capitale intellettuale che avrebbero potuto essere destinati a tecnologie emergenti, come la crittoanalisi post-quantistica o la sorveglianza satellitare.
Un altro elemento da considerare è la dispersione di know-how. Stargate aveva richiesto l’addestramento di personale, la redazione di manuali, la creazione di database di immagini, mappe, obiettivi e risultati. Tutto questo materiale è oggi archiviato, ma non riutilizzabile: le tecniche non hanno prodotto evoluzioni successive, né sono state riprese da altre agenzie in modo sistematico. In pratica, Stargate ha generato un’enorme mole di lavoro che non ha avuto eredi né applicazioni collaterali.
Persino tra i suoi difensori, come Joseph McMoneagle, si è fatto strada un certo disincanto. In un’intervista riportata da “Metro UK” (2025), egli stesso afferma che “gran parte delle sessioni erano esercizi mentali privi di riscontro”, ammettendo che il valore del programma fu “più personale che operativo”. Una dichiarazione che, letta in ottica strategica, suona come un’ammissione di fallimento.

Nina Celli, 6 aprile 2025

 
06

È stato un investimento a basso costo con potenziale ad alto rendimento

CONTRARIO

Nel mondo dell’intelligence, ogni tecnologia o risorsa sperimentale viene giudicata non solo per la sua efficacia, ma per il rapporto tra costo e beneficio operativo. E da questo punto di vista, il progetto Stargate fu — per ammissione degli stessi funzionari coinvolti — una delle iniziative meno onerose e più economicamente sostenibili mai intraprese in ambito militare USA.
Secondo quanto riportato da “Popular Mechanics” nel 2024, Stargate operava con un budget annuo che oscillava tra i 500.000 e 750.000 dollari — una cifra che, nel contesto della difesa USA, è trascurabile. Per fare un confronto, un solo volo operativo di un aereo da ricognizione U-2 può costare più di 100.000 dollari. Un progetto come Stargate, capace (almeno in teoria) di fornire informazioni strategiche sensibili usando solo carta, penna, addestramento mentale e procedure standardizzate, rappresentava una scommessa a basso rischio economico.
Non sorprende quindi che sia sopravvissuto per quasi vent’anni, attraversando ben sette amministrazioni presidenziali e resistendo a numerosi cambi di vertice all’interno della CIA e del Pentagono. La sua longevità è testimoniata non solo dai rapporti CIA declassificati — come il Grill Flame Protocol e lo Stargate Overview — ma anche dalle analisi pubblicate in fonti come “War History Online”, che evidenziano come, pur in assenza di prove definitive, il progetto fosse considerato “sufficientemente promettente da giustificare un'estensione annuale del suo mandato”.
In alcuni documenti interni della DIA, citati nel volume Phenomena di Annie Jacobsen, emerge una logica molto chiara: anche se solo una su cento sessioni di visione remota avesse fornito informazioni valide, il costo di tali sessioni sarebbe stato ampiamente giustificato, specie in missioni con alto livello di rischio e scarsità di alternative operative.
Questa visione è confermata anche dalla ricostruzione fatta da Joe McMoneagle, che sottolinea come i suoi briefing ai comandanti della DIA siano sempre stati considerati “intelligence complementare”, mai sostitutiva. Le sue visioni — come quella relativa a una nuova classe di sottomarini russi costruiti nel Baltico, descritta con precisione morfologica prima che i satelliti la confermassero — venivano trattate come spunti iniziali, utili a indirizzare risorse analitiche tradizionali verso obiettivi potenzialmente rilevanti.
Ciò suggerisce che Stargate, più che un progetto per creare “spie psichiche”, fosse inteso anche come un sistema di esplorazione euristica, un laboratorio operativo per testare forme non convenzionali di analisi strategica. La stessa CIA, nel suo documento Research and Peer Review Plan, sottolineava l’importanza di raccogliere dati non solo per verificarne l’efficacia, ma per “esplorare nuove frontiere cognitive e informazionali che possano anticipare future minacce”.
Anche se la fine ufficiale del programma nel 1995 segnò il tramonto della visione remota come strumento operativo, i documenti lasciano intuire che l’approccio a basso costo, combinato con una gestione razionale del rischio, rappresentò uno dei motivi principali per cui Stargate ricevette sostegno continuativo, anno dopo anno, anche in assenza di prove “definitive”.

Nina Celli, 6 aprile 2025

 
07

Il progetto ha causato una disconnessione con la Scienza ufficiale

FAVOREVOLE

Al di là della discussione su costi, risultati e potenzialità strategiche, il progetto Stargate rappresenta un caso limite nella storia delle istituzioni americane: quello in cui un’agenzia governativa di massimo livello ha dato legittimità a pratiche tipicamente classificate come pseudoscientifiche, erodendo la propria credibilità epistemica e aprendo la strada a un pericoloso precedente.
Dal punto di vista della metodologia scientifica, la visione remota — ossia la capacità presunta di percepire luoghi, eventi o oggetti a distanza attraverso la sola mente — non è mai stata dimostrata in modo ripetibile, né sottoposta a protocolli di revisione accademica standardizzati. Tuttavia, come dimostrano i documenti CIA declassificati, tra cui il Grill Flame Protocol e il Research and Peer Review Plan, la CIA e la DIA investirono per anni in uno sforzo formale per trattare l’ESP (percezione extrasensoriale) come un potenziale asset operativo.
Il problema non fu solo metodologico, ma profondamente istituzionale: nella rincorsa al possibile “vantaggio strategico psichico” sulla Russia, gli Stati Uniti finirono per riconoscere implicitamente pratiche prive di base teorica accettata, inserendole nel ciclo decisionale del Pentagono. Come sottolineato in un articolo di “Popular Mechanics” (2024), questo comportò una “normalizzazione della speculazione” in ambienti che, per definizione, dovrebbero fondarsi su fonti verificabili, evidenze documentate e logica inferenziale.
La linea di demarcazione tra scienza e pseudoscienza fu non solo oltrepassata, ma disciolta da una narrazione interna che premiava l’eccezionale a scapito del dimostrabile. Il rischio principale? La compromissione della fiducia tra agenzie, decisori politici e analisti, in un momento storico — la Guerra Fredda — in cui l’affidabilità della catena informativa era vitale.
La National Research Council, così come l’American Psychological Association, hanno nel tempo reiterato che le ricerche sull’ESP “non hanno mai superato il criterio minimo di validazione intersoggettiva”. Non solo non ci sono modelli fisici per spiegare la trasmissione mentale a distanza, ma non è mai stato riprodotto un esperimento con risultati replicabili oltre la soglia della casualità. Eppure, il progetto Stargate è andato avanti per quasi due decenni.
Questa dissonanza tra apparenza istituzionale e validità epistemica ha alimentato un cortocircuito culturale: documenti ufficiali con sigillo della CIA che parlano di “energia non-localizzata”, di “entità protettrici dell’Arca dell’Alleanza” (vedi esperimento del 1988, declassificato nel 2000), o di viaggi mentali su Marte effettuati da agenti sotto stimolo audio. Tali contenuti, seppur affascinanti, non sono distinguibili dalle narrazioni della fantascienza o del misticismo contemporaneo.
Questo ha avuto almeno due effetti negativi: ha danneggiato l’immagine della scienza pubblica, spingendo molti a confondere validazione sperimentale con accreditamento istituzionale; ha offerto legittimità a movimenti pseudoscientifici, che hanno citato Stargate come prova che “la scienza ufficiale nasconde la verità”. Come documentato da “War History Online” e “Medium.com”, l’eco di Stargate ha travalicato i confini dell’intelligence, diventando un simbolo della resistenza alla razionalità positivista, e contribuendo a un’ondata di cultura alternativa che si serve delle sigle CIA, DIA e SRI per validare ogni genere di teoria non dimostrata.

Nina Celli, 6 aprile 2025

 
08

Stargate è stata un'esplorazione pionieristica della coscienza e dei limiti della percezione

CONTRARIO

Molto oltre la sua utilità tattica, il progetto Stargate rappresenta una delle più ambiziose esplorazioni ufficiali mai tentate dall’intelligence militare sul potenziale della mente umana. Al di là del successo operativo delle singole sessioni di visione remota, Stargate si colloca in una linea di confine tra scienza, filosofia e intuizione. È, per molti studiosi contemporanei, il manifesto non dichiarato dell’epistemologia alternativa, capace di interrogare non solo “cosa sappiamo”, ma “come possiamo sapere ciò che non possiamo vedere”.
La documentazione interna della CIA e della DIA mostra chiaramente come Stargate non fosse trattato come un progetto meramente funzionale: era un esperimento sul rapporto tra coscienza e realtà, condotto in un’epoca in cui la fisica quantistica e la teoria dell’informazione cominciavano a penetrare nel discorso strategico. Le fonti, come il Research and Peer Review Plan e lo Stargate Operational Overview, parlano apertamente di “perception enhancement techniques” e “non-local awareness”, concetti che risuonano con le ipotesi speculative oggi formulate nelle neuroscienze emergenti.
La testimonianza di Ingo Swann, riportata in numerosi estratti e nel libro Phenomena di Annie Jacobsen, è emblematica: durante una sessione di visione remota, fu in grado di descrivere dettagli dell’ambiente lunare e — ancora più sorprendentemente — degli anelli di Giove, mesi prima che la sonda Pioneer 10 li rilevasse strumentalmente. Anche se questi episodi possono essere interpretati in vari modi, sollevano una domanda epistemologica fondamentale: è possibile che la mente acceda a informazioni non filtrate dai cinque sensi?
In questo contesto, Stargate diventa non solo un progetto militare, ma un esperimento antropologico: cosa succede se soggetti allenati vengono privati di ogni input sensoriale e stimolati a generare informazioni attraverso stati di coscienza modificati? La risposta, secondo i ricercatori del Stanford Research Institute, non fu mai “nulla”. Qualcosa accadeva sempre: immagini, simboli, schemi, visioni. Il punto non era se fossero tutte accurate, ma il fatto stesso che si verificassero con costanza e potessero essere catalogate, misurate, confrontate con dati reali.
Fonti moderne come l’articolo di “War History Online” e “Popular Mechanics” evidenziano come Stargate abbia contribuito ad alimentare non solo un immaginario collettivo — fatto di “spie psichiche”, poteri mentali e guerra dell’informazione quantica — ma anche un filone di ricerca interdisciplinare che oggi trova spazio in settori legittimi della scienza cognitiva: la neurofenomenologia, gli studi sul sogno lucido, la mente estesa, e perfino l’intelligenza artificiale ispirata alla creatività subconscia.
È significativo che, nonostante la chiusura ufficiale del programma, alcuni ex partecipanti abbiano continuato a collaborare con agenzie e istituzioni, anche in ambiti civili. McMoneagle, per esempio, ha lavorato con la Monroe Institute e ha tenuto conferenze sull’interazione tra intuizione e decisione strategica, mentre i modelli di sessione Stargate sono stati adattati per training in creatività e problem solving in ambito aziendale.
Anche i critici più severi ammettono che il progetto — pur non essendo scientificamente conclusivo — ha aperto domande fondamentali che ancora oggi attendono risposta: la mente può captare segnali deboli oltre la soglia della coscienza? Esiste una forma di “intelligenza intuitiva” quantificabile? L’osservazione interiore può generare dati affidabili in contesti ad alta incertezza?
Il progetto Stargate, al di là della sua reputazione controversa, fu un esperimento unico nel suo genere: sostenuto da un ente governativo, dotato di strutture protocollari e integrato nel sistema informativo più potente del pianeta. Ma soprattutto, fu una ricerca sul limite della percezione, un tentativo autentico di rispondere alla domanda più affascinante di tutte: fin dove può arrivare la mente umana, se le si toglie ogni confine?

Nina Celli, 6 aprile 2025

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