Geoingegneria climatica
FAVOREVOLE O CONTRARIO?
La geoingegneria climatica rappresenta una delle frontiere più controverse della scienza contemporanea. Da un lato, potrebbe offrire una soluzione temporanea per rallentare il riscaldamento globale e guadagnare tempo per la decarbonizzazione; dall’altro, potrebbe generare nuovi rischi ambientali, sociali e geopolitici. La questione chiave è: siamo pronti a manipolare il clima su scala globale senza conoscere tutte le conseguenze? Il dibattito è aperto, e il futuro della geoingegneria dipenderà dalle scelte politiche, etiche e scientifiche che verranno fatte nei prossimi anni.

IL DIBATTITO IN 2 MINUTI:
La geoingegneria climatica può essere una rete di sicurezza contro i tipping points climatici, ovvero quei punti di non ritorno oltre i quali il cambiamento climatico diventa irreversibile.
Modificare il bilancio energetico terrestre significa intervenire su un sistema climatico complesso e interconnesso, con effetti difficili da prevedere. Queste tecnologie sollevano interrogativi etici e scientifici.
La geoingegneria potrebbe aprire nuove frontiere nella comprensione del sistema climatico terrestre e favorire nuove opportunità economiche.
Chi dovrebbe decidere se e quando avviare programmi di modificazione climatica? E con quali regole? Il rischio che uno stato o un attore privato possa intervenire sul clima crea preoccupazioni.
La geoingegneria è una rete di sicurezza contro il superamento dei tipping points climatici
Uno degli argomenti più forti a favore della geoingegneria climatica è il suo potenziale utilizzo come rete di sicurezza contro i tipping points climatici, ovvero quei punti di non ritorno oltre i quali il cambiamento climatico diventa irreversibile. Il collasso della circolazione atlantica (AMOC), lo scioglimento dei ghiacci polari o la fusione del permafrost potrebbero innescare effetti a cascata devastanti. Secondo il Rapporto DSG-FCEA (2023), se le emissioni non verranno ridotte rapidamente, la temperatura globale potrebbe superare i 2°C nei prossimi decenni, con impatti irreversibili sugli ecosistemi terrestri e marini.
Le tecnologie di gestione della radiazione solare (SRM), come l’iniezione di aerosol nella stratosfera, potrebbero offrire un raffreddamento immediato, rallentando questi processi e dando più tempo per completare la transizione energetica. Studi scientifici, tra cui quello pubblicato su PNAS, stimano che un intervento mirato potrebbe abbassare le temperature globali di 0,5-1°C nel giro di pochi anni. Il meccanismo è simile a quello osservato dopo l’eruzione del Monte Pinatubo nel 1991, che raffreddò temporaneamente il pianeta di circa 0,6°C.
Richard Spinrad, amministratore della NOAA, ha dichiarato su The Guardian che ignorare queste tecnologie sarebbe irresponsabile, considerando la lentezza della decarbonizzazione. Anche il German Climate Security Report 2025 evidenzia come il riscaldamento globale stia diventando un acceleratore di crisi geopolitiche, aumentando la competizione per risorse vitali come l’acqua e il cibo. Il Polarforskningssekretariatet svedese, nel suo simposio del 2024 sulla geoingegneria, ha inoltre sottolineato che alcune tecnologie SRM potrebbero ridurre l’intensità delle ondate di calore estreme, che in Europa, nel 2023, hanno causato oltre 60.000 decessi.
Tuttavia, la geoingegneria presenta rischi considerevoli. Il rapporto della Columbia University (2025) avverte che un’interruzione improvvisa di un programma SRM potrebbe scatenare un "shock da terminazione", con un aumento improvviso delle temperature di 0,3-0,5°C all’anno, rendendo il clima ancora più instabile. Inoltre, la mancanza di una regolamentazione globale chiara solleva preoccupazioni geopolitiche: il CIEL (Center for International Environmental Law) ha avvertito che, senza un trattato vincolante, singoli stati o attori privati potrebbero implementare unilateralmente la geoingegneria, causando possibili conflitti internazionali.
La geoingegneria potrebbe quindi rappresentare un’opzione estrema ma necessaria per evitare il superamento di soglie climatiche pericolose, proteggendo milioni di persone da disastri naturali. Tuttavia, la sua applicazione richiede una governance trasparente, il consenso della comunità internazionale e un’attenta valutazione degli impatti a lungo termine, per evitare di trasformare un’arma contro il cambiamento climatico in una minaccia ancora più grande.
Nina Celli, 12 marzo 2025
Rischi ambientali e climatici fuori controllo
La geoingegneria climatica è oggetto di forti critiche a causa del suo carattere sperimentale e delle possibili conseguenze impreviste. Modificare il bilancio energetico terrestre significa intervenire su un sistema climatico complesso e interconnesso, con effetti difficili da prevedere. Tecnologie come la gestione della radiazione solare (SRM) e la rimozione della CO₂ (CDR) sollevano interrogativi etici e scientifici.
Uno degli esempi più concreti è lo sbiancamento delle nubi marine, che mira ad aumentare la riflettività delle nuvole per ridurre il calore assorbito dalla superficie terrestre. Secondo il Polarforskningssekretariatet svedese, questa tecnica potrebbe alterare significativamente il ciclo globale delle precipitazioni, provocando siccità in alcune regioni e piogge eccessive in altre, con gravi ripercussioni su agricoltura e sicurezza alimentare. L’incertezza sugli effetti su larga scala rende la geoingegneria un’arma a doppio taglio, potenzialmente in grado di aggravare gli squilibri climatici invece di attenuarli.
Un altro rischio critico è lo "shock da terminazione". Il rapporto della Columbia University (2025) avverte che l’interruzione improvvisa di un programma SRM su larga scala potrebbe causare un aumento repentino delle temperature globali di 0,3-0,5°C all’anno. Un cambiamento così rapido supererebbe la capacità di adattamento degli ecosistemi e delle comunità umane, generando ondate di calore estreme, crisi agricole e accelerazione dello scioglimento dei ghiacciai. Questo scenario implicherebbe una dipendenza continua dalla geoingegneria, senza possibilità di un’uscita graduale.
Oltre ai rischi fisici, la geoingegneria solleva questioni geopolitiche. Chi dovrebbe decidere quando e come implementare tali tecnologie? Il Center for International Environmental Law (CIEL) avverte che alcuni stati potrebbero sperimentare unilateralmente la geoingegneria senza il consenso globale. Se un paese raffreddasse il proprio clima tramite SRM, potrebbe alterare le correnti atmosferiche e oceaniche, modificando il clima di altri stati senza alcun controllo democratico. Il German Climate Security Report 2025 segnala che tali tecnologie potrebbero trasformarsi in un’arma geopolitica, dando vantaggi economici o strategici a determinate nazioni.
Un ulteriore problema è la mitigation deterrence, ossia il rischio che la geoingegneria venga vista come una scorciatoia tecnologica per evitare la decarbonizzazione. Dan Farber e Duncan McLaren, su Legal Planet, mettono in guardia contro il pericolo che governi e industrie fossili utilizzino queste tecnologie per rimandare la transizione energetica, aggravando la crisi climatica nel lungo periodo.
Le questioni di governance sono state evidenziate anche dall’Academy of Europe, in un’intervista a Naki Nakićenović e Benjamin Sovacool. Senza un quadro normativo chiaro, la geoingegneria potrebbe essere usata come strumento di potere, accentuando le disuguaglianze globali. Se i paesi più ricchi manipolassero il clima senza consultare le nazioni più povere, si creerebbe un grave squilibrio, con conseguenze imprevedibili per la giustizia climatica.
La geoingegneria è una tecnologia altamente controversa, con rischi ambientali, politici ed etici significativi. L’incertezza sugli impatti, il pericolo di dipendenza da interventi climatici artificiali e la possibilità di decisioni unilaterali rendono questa opzione estremamente problematica. Senza una regolamentazione internazionale vincolante, potrebbe trasformarsi in un esperimento su scala planetaria con conseguenze incontrollabili. Per questo motivo, molti esperti invocano estrema cautela, limitando i test e impedendo implementazioni su larga scala senza una conoscenza approfondita degli effetti a lungo termine.
Nina Celli, 12 marzo 2025
La geoingegneria è uno stimolo all’innovazione scientifica e alle opportunità economiche
Uno degli argomenti più convincenti a favore della geoingegneria climatica è il suo potenziale di catalizzatore per la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica. Le tecnologie di gestione della radiazione solare (SRM) e di rimozione del carbonio (CDR) richiedono lo sviluppo di strumenti sofisticati, che spaziano dalla modellistica climatica avanzata a tecniche di dispersione atmosferica ad alta precisione, fino alla bioingegneria applicata alla cattura e allo stoccaggio della CO₂. Questo fermento tecnologico potrebbe non solo aprire nuove frontiere nella comprensione del sistema climatico terrestre, ma anche favorire nuove opportunità economiche, trasformando la geoingegneria in uno dei settori emergenti della green economy.
Secondo il German Climate Security Report 2025, il mercato globale della geoingegneria potrebbe superare i 30 miliardi di dollari entro il 2030, con un forte impatto sulla creazione di posti di lavoro ad alta specializzazione. La crescente attenzione del settore privato è già evidente: start-up innovative e grandi conglomerati energetici stanno investendo in tecnologie di cattura della CO₂ e gestione della radiazione solare, con l’obiettivo di ridurre i costi e migliorare l’efficienza di queste soluzioni. Rebecca Dickson, in un editoriale pubblicato sul Boulder Daily Camera, sottolinea come il mondo finanziario stia mostrando sempre più interesse per le aziende impegnate nella geoingegneria, poiché questa tecnologia potrebbe diventare una risorsa strategica per affrontare la crisi climatica.
Uno degli aspetti più interessanti della geoingegneria è la sua capacità di stimolare la collaborazione internazionale nella ricerca scientifica. Paesi, università e centri di eccellenza stanno già condividendo dati e modelli climatici per valutare gli impatti potenziali delle tecnologie geoingegneristiche. Il Polarforskningssekretariatet svedese, nel suo Geoengineering Symposium 2024, ha evidenziato come lo sviluppo di queste soluzioni possa migliorare la capacità collettiva di prevedere i rischi climatici e affinare gli strumenti di adattamento, rafforzando la scienza climatica come patrimonio comune dell’umanità.
Le ricadute della geoingegneria sulla scienza e sull’economia non si limitano alla gestione della radiazione solare. Le tecnologie di rimozione della CO₂, come la Direct Air Capture (DAC), stanno avanzando rapidamente, con aziende leader che sviluppano impianti in grado di estrarre CO₂ direttamente dall’atmosfera e immagazzinarla in modo permanente nel sottosuolo. Secondo un’analisi pubblicata su Nature Climate Change, la DAC potrebbe diventare una componente essenziale della lotta al cambiamento climatico, riducendo il costo della decarbonizzazione per settori difficili da elettrificare, come l’aviazione e la produzione di cemento.
L’impatto economico della geoingegneria potrebbe estendersi anche al settore dell’energia rinnovabile. Alcune ricerche suggeriscono che le tecnologie di gestione del clima potrebbero essere utilizzate per stabilizzare il ciclo delle precipitazioni e migliorare la disponibilità di risorse idriche nelle regioni aride, facilitando la diffusione di impianti solari e idroelettrici. Secondo un rapporto pubblicato dal Center for International Environmental Law (CIEL), un sistema ben regolamentato di geoingegneria potrebbe integrare le politiche climatiche esistenti, riducendo il rischio di shock climatici e garantendo condizioni più stabili per la transizione energetica globale.
Nonostante questi potenziali benefici, è necessario considerare alcuni rischi. Se la geoingegneria dovesse diventare un settore economicamente redditizio, potrebbe emergere un incentivo perverso per le aziende a spingere l’uso di queste tecnologie a scapito della riduzione delle emissioni. Il CIEL ha messo in guardia contro il rischio che l’industria fossile utilizzi la geoingegneria come strumento di greenwashing, ritardando la transizione energetica e mantenendo la dipendenza dai combustibili fossili. Per evitare questi scenari, gli esperti raccomandano una regolamentazione rigorosa e meccanismi di trasparenza, affinché la geoingegneria sia utilizzata solo come complemento alla decarbonizzazione, e non come un’alternativa alla riduzione delle emissioni.
In sintesi, la geoingegneria potrebbe rappresentare un motore di innovazione tecnologica e cooperazione scientifica, con effetti positivi sulla crescita economica e sulla capacità di adattamento al cambiamento climatico. Tuttavia, il suo sviluppo deve avvenire all’interno di un quadro normativo chiaro, che eviti derive speculative e garantisca che queste tecnologie siano impiegate con responsabilità e in un’ottica di interesse collettivo globale.
Nina Celli, 12 marzo 2025
La geoingegneria aumenta i rischi geopolitici e il caos della governance globale
La governance della geoingegneria rappresenta una delle questioni più critiche e controverse. Chi dovrebbe decidere se e quando avviare programmi di modificazione climatica su larga scala? E con quali regole? Il rischio che uno stato o un attore privato possa intervenire unilateralmente sul clima globale solleva gravi preoccupazioni.
Il German Climate Security Report 2025 evidenzia che un programma di gestione della radiazione solare (SRM) condotto da un singolo paese potrebbe alterare i modelli climatici, causando siccità in alcune regioni e inondazioni in altre. Ciò potrebbe innescare conflitti per l’acqua e le risorse agricole, destabilizzando economie e alimentando tensioni geopolitiche. Senza un quadro regolatorio chiaro, la geoingegneria potrebbe diventare un’arma geopolitica, utilizzata da alcune nazioni per guadagnare vantaggi strategici a scapito di altre.
Il Center for International Environmental Law (CIEL) ha sottolineato che la geoingegneria rischia di amplificare le disuguaglianze globali, poiché solo i paesi ricchi avrebbero le risorse per controllarla, mentre quelli vulnerabili ne subirebbero le conseguenze. Per evitare questo scenario, il CIEL ha proposto un Trattato di Non-Uso della Geoingegneria, volto a impedire la commercializzazione prematura di queste tecnologie e a stabilire regole globali chiare prima di ogni sperimentazione. Una delle principali preoccupazioni è che aziende private, in particolare quelle del settore fossile, possano usare la geoingegneria come strumento di greenwashing, promuovendola come soluzione al cambiamento climatico senza ridurre le emissioni di gas serra.
Un altro problema è la mancanza di trasparenza nei processi decisionali. Il German Climate Security Report 2025 denuncia che il dibattito sulla geoingegneria è dominato da scienziati, governi e aziende, con scarso coinvolgimento della società civile. Questo solleva problemi di giustizia climatica: le comunità più vulnerabili, le prime a subire gli effetti di eventuali manipolazioni climatiche, non hanno alcun potere decisionale.
L’Accademia Europea delle Scienze, attraverso un’intervista con Nakićenović e Sovacool, ha ribadito la necessità di un approccio precauzionale che metta al centro giustizia climatica e diritti umani. Senza un quadro normativo chiaro e inclusivo, la geoingegneria rischia di diventare uno strumento di potere nelle mani di pochi. Qualsiasi sperimentazione su larga scala dovrebbe essere preceduta da una consultazione internazionale e da rigorose valutazioni di rischio.
Un ulteriore rischio è il fenomeno della mitigation deterrence: se i leader politici vedono la geoingegneria come alternativa alla riduzione delle emissioni, potrebbero rallentare la transizione energetica, aggravando la crisi climatica. Inoltre, l’assenza di regolamentazione potrebbe favorire un uso irresponsabile delle tecnologie geoingegneristiche. Alcuni esperti hanno già lanciato l’allarme sulla possibilità che aziende private brevettino e commercializzino queste tecnologie senza adeguati controlli, mettendo il profitto prima della sicurezza ambientale.
La governance della geoingegneria richiede un approccio multilaterale e inclusivo. Senza regole chiare e un controllo democratico, queste tecnologie potrebbero generare crisi ambientali e geopolitiche senza precedenti. Molti esperti chiedono che ogni passo venga valutato con estrema prudenza, coinvolgendo tutti i paesi e le comunità più vulnerabili prima di prendere decisioni che potrebbero cambiare il clima del pianeta.
Nina Celli, 12 marzo 2025