Nr. 266
Pubblicato il 22/08/2023

Europa: esiste una frattura tra Est e Ovest dell’Europa? (Le Drenche)

Pubblicato da Le Drenche

La pubblicazione qui proposta è una fedele traduzione di un dibattito pubblicato sulla testata giornalistica francese “Le Drenche” (per la versione originale visita Europe: existe-t-il une fracture Est-Ouest en Europe?).
Perché pubblichiamo articoli di altre redazioni?
Sul sito Pro\Versi vogliamo dare spazio a siti esteri che abbiano un obiettivo affine al nostro: aiutare i lettori a informarsi e formarsi un’opinione propria attraverso i pareri degli esperti dei vari settori, per facilitare impegno civico dei cittadini e favorire un dibattito calmo e razionale. La traduzione e pubblicazione di dibattiti esteri ci consente inoltre di arricchire i nostri contenuti di punti di vista differenti, non limitati a un orizzonte nazionale.
Le caratteristiche che accomunano gli articoli che ospiteremo sono: la trattazione delle tematiche in termini pro/contro e la presenza nei dibattiti di soli opinionisti autorevoli e impegnati.


La Drenche: opinioni diverse in un unico luogo

Presentando in modo chiaro punti di vista e pareri differenti, il giornale Le Drenche ha l'ambizione di dare a ciascuno gli strumenti necessari per comprendere e tollerare le opinioni divergenti e di uscire della cosiddetta "bolla di opinione".
La testata francese, nel cappello introduttivo degli articoli, offre al lettore un contesto semplice che consente di comprendere facilmente il tema trattato; segue una sezione dialettica, dove due opinionisti competenti e impegnati – uno pro e uno contro – espongono i loro punti di vista. Lo scopo dichiarato è quello di aiutare i lettori a formarsi un’opinione propria e facilitarne così l’impegno civico. Non legato ad alcuna struttura politica o gruppo d’interesse, il giornale Le Dreche si definisce partecipativo, democratico e interattivo, perché sono gli esperti a scrivere i loro interventi; perché sono i lettori a proporre gli argomenti; perché i lettori sono invitati a esprimere la loro opinione prima e dopo la lettura dell’articolo.


IL DIBATTITO IN 2 MINUTI:

01 - Il mito della frattura tra Est e Ovest

La divisione Est-Ovest dell'UE è in gran parte un mito, poiché l'Est non esiste realmente.

02 - L'UE ignora il divario tra Est e Ovest a suo rischio e pericolo

Il divario tra Est e Ovest continuerà a ostacolare l'integrazione europea.

 
01

Il mito della frattura tra Est e Ovest

CONTRARIO

Tesi di Stefan Lehne, visiting scholar alla Carnegie Europe di Bruxelles

Il mito della frattura tra Est e Ovest

La divisione Est-Ovest dell'UE è in gran parte un mito, poiché l'Est non esiste realmente. Anche la denominazione geografica è fuorviante, poiché Praga si trova a ovest di Vienna. In sostanza, i Paesi dell'Europa centrale e orientale che hanno aderito all'UE nel 2004 e nel 2007 sono diversi come qualsiasi altra parte d'Europa. Alcuni fanno parte dell'Eurozona e di Schengen, altri no. Gli Stati baltici hanno molto più in comune con i loro vicini settentrionali che con la Bulgaria o la Romania. I Paesi di Visegrad (Polonia, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca) sono a loro volta divisi su molte questioni. I Paesi baltici e la Polonia hanno seri problemi di sicurezza con la Russia, mentre l'Ungheria ha relazioni molto amichevoli.

I Paesi dell'Europa centrale e orientale che hanno aderito all'UE nel 2004 e nel 2007 sono diversi tra loro come qualsiasi altra parte d'Europa.

La maggior parte degli osservatori vede nella migrazione la principale questione di divisione tra Est e Ovest, ed è vero che durante la crisi dei rifugiati del 2015/16 i Paesi PECO hanno adottato un approccio molto restrittivo. Ma mentre nel 2015 la Germania e altri Paesi occidentali avevano aperto le frontiere ai rifugiati, ora tutti i Paesi dell'UE hanno adottato un approccio molto più severo. La dura reazione dei leader dell'UE quando la Turchia ha incoraggiato i rifugiati a trasferirsi in Europa lo scorso febbraio ha confermato che le differenze di atteggiamento tra gli Stati dell'Europa occidentale e orientale sono in gran parte scomparse.

Lo Stato di diritto viene spesso presentato come un'altra questione controversa, ma anche in questo caso si tratta di un'idea sbagliata. Il buon governo è problematico in molti Paesi dell'UE, come l'attuale pandemia ha dimostrato molto chiaramente. Ma è solo in Ungheria e in Polonia che i partiti al potere stanno rafforzando la loro autorità, smantellando i meccanismi di controllo costituzionale, limitando l'indipendenza della magistratura e riducendo lo spazio per la società civile. Questo comportamento crea seri problemi all'UE, ma non c'è motivo di confondere il comportamento di due governi con quello dei Paesi PECO come gruppo, soprattutto perché gli standard democratici e lo Stato di diritto sono complessivamente migliorati dopo la loro adesione all'UE.

Non c'è motivo di confondere il comportamento di due governi con quello dei PECO come gruppo.

L'esperienza degli ultimi quindici anni dimostra che, nel complesso, l'allargamento dell'UE a Est è stato un successo impressionante. Ma il fatto che il mito della divisione tra Est e Ovest persista, nonostante la mancanza di prove, conferma che la riunificazione dell'Europa non era completa al momento dell'adesione. Come la maggior parte delle relazioni umane, rimane un lavoro in corso, che richiederà attenzione e impegno continui.

 
02

L'UE ignora il divario tra Est e Ovest a suo rischio e pericolo

FAVOREVOLE

Tesi di Veronica Anghel, ricercatrice in Scienze politiche presso The Europe Center, Università di Stanford


L'UE ignora il divario tra Est e Ovest a suo rischio e pericolo

Il divario tra Est e Ovest continuerà a ostacolare l'integrazione europea secondo tre importanti parametri: il consolidamento dello Stato di diritto, i risultati economici e la collaborazione funzionale tra gli Stati europei. Mentre i cittadini dell'Europa orientale sono sempre più presenti nei posti di lavoro, nei servizi e nei mercati europei delle idee e delle competenze, i loro Stati d'origine continuano ad agire come semplici ospiti del club europeo, con responsabilità minime nell'applicazione delle norme dell'UE e scarso potere negli affari dell'Unione.

Gli Stati membri dell'Europa Centro-Orientale non partecipano alla "cultura della conoscenza" di Bruxelles.

Il nazionalismo autoritario non è un fenomeno proprio dell'Europa dell'Est. L'attacco intenzionale all'equilibrio democratico strutturale lo è. Negli Stati membri, dalla Romania all'Ungheria, dalla Polonia alla Bulgaria, dalla Croazia alla Slovacchia e alla Repubblica Ceca, le élite politiche hanno atteggiamenti autoritari. In varia misura e con diverso successo, questi si manifestano in attacchi al sistema giudiziario, ai diritti degli individui e delle minoranze e alla separazione tra affari e Stato. La debolezza delle istituzioni democratiche favorisce l'accumulo di potere.

Anche la convergenza economica tra nuovi e vecchi membri è rimasta indietro. I Paesi che hanno un ritardo significativo nelle prestazioni economiche, come la Romania e la Bulgaria, non hanno ancora la capacità statale e le competenze burocratiche per accedere facilmente ai finanziamenti dell'UE. Inoltre, Ungheria, Polonia, Bulgaria e Romania sono in cima alle relazioni annuali dell'OLAF sull'uso improprio dei fondi UE a causa della corruzione endemica. Gli Stati membri più ricchi, che sono anche "donatori" dell'UE, chiedono una maggiore disciplina di bilancio e una minore spesa, mentre i membri meno ricchi seguono una diversa politica di solidarietà finanziaria.

In generale, gli Stati membri PECO non partecipano alla "cultura della conoscenza" di Bruxelles e non hanno sviluppato strategie efficaci per influenzare il processo decisionale. Secondo un'indagine condotta dagli esperti dell'European Council on Foreign Relations, Bulgaria, Croazia, Romania e Slovenia sono le entità meno connesse e percepite come meno influenti dell'ex blocco comunista. La forza numerica dei nuovi membri del Parlamento europeo non si riflette nemmeno nei vertici dell'UE. I vecchi Stati membri si aiutano a vicenda soprattutto per costruire coalizioni e influenzare le agende.

Il continente è diviso anche in termini di valori sociali. I sondaggi mostrano che l'intolleranza generale verso le minoranze è maggiore nell'Est. Queste società accettano molto meno i musulmani e gli ebrei, i diritti delle minoranze sessuali e l'aborto legale e sono più inclini ad adottare atteggiamenti nativisti.

Mentre l'UE abbatteva i muri fisici, gli Stati nazionali europei mantenevano i propri confini.

Il divario tra Est e Ovest non è più una cortina di ferro. Ma mentre l'UE abbatteva i muri fisici, gli Stati nazionali europei mantenevano i propri confini. Il successo dell'integrazione europea dipende dal riconoscimento e dalla risoluzione di ciascuno di questi conflitti. Non sono insormontabili, ma richiedono strategie a lungo termine che mettano il cittadino al centro delle azioni dell'UE e che prevedano un ulteriore assottigliamento delle sovranità nazionali.

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