Nr. 253
Pubblicato il 06/04/2023

Le rivolte in Iran porteranno un cambiamento radicale nel Paese

FAVOREVOLE O CONTRARIO?

Il 16 settembre 2022 la ventiduenne Mahsa Amini viene arrestata dalla Polizia Morale iraniana per non aver indossato correttamente il velo. A seguito della morte della ragazza, in tutto l’Iran si è scatenata una grande protesta di popolo. I manifestanti chiedono di gettare i loro hijab, ma soprattutto invocano il rispetto dei Diritti Umani e delle libertà fondamentali delle persone.
La protesta dei giovani iraniani sta accendendo il fuoco del dibattito politico internazionale: da un lato vi sono coloro che sostengono che tali sommosse non porteranno a un’apertura, mentre dall’altro lato coloro che ritengono che porteranno a un vero e proprio cambiamento. C’è divisione anche tra opinionisti che ritengono che tali proteste condurranno a una esternalizzazione del conflitto e coloro per cui le rivolte sono destinate a restare contenute nel territorio, anche perché sono rigorosamente pacifiche.
Anche il ruolo dell’Europa è tema discusso tra esperti, poiché alcuni ritengono che non sia intervenuta come avrebbe dovuto dinanzi gli eventi in corso, con la controparte che è invece dell’idea che l’Europa sia intervenuta attivamente. Altro tema divisivo è quello sulle ragioni dello scoppio delle proteste in Iran, per alcuni causato dall’accumulazione di tutte le sofferenze del popolo iraniano, per cui si tratterebbe di una sollevazione popolare interamente spontanea, mentre per altri queste proteste sarebbero eterodirette, cioè istigate e orientate da potenze straniere, in particolar modo dall’Occidente.


IL DIBATTITO IN 2 MINUTI:

01 - Le proteste in Iran porteranno un cambiamento radicale nel Paese

Tutto l’Iran, per la prima volta, si è sollevato contro il fondamentalismo islamico. Nel caso di una caduta del regime, il modello alternativo sarebbe quello di uno Stato democratico.

Le rivolte attualmente in atto non porteranno a una apertura, poiché la spinta rivoluzionaria è stata costretta a fare un passo indietro di fronte alla dura repressione da parte del regime di Teheran.

02 - In Iran assistiamo a una sollevazione popolare spontanea

Le rivolte sono riconducibili a diversi fattori: l’alta inflazione, la disoccupazione, la corruzione dello Stato e la discriminazione di donne e minoranze religiose ed etniche.

Il governo iraniano ha criticato alcuni Paesi occidentali accusandoli di provocazioni e di interferenze con gli affari interni della Repubblica islamica, causando così le proteste.

03 - L’Europa non è intervenuta come avrebbe dovuto a sostegno delle proteste in Iran

I dolorosi avvenimenti in Iran rendono evidenti le responsabilità e le urgenze a cui l’Europa è chiamata a far fronte. Secondo il parere di diversi esperti del settore, l’Europa non è intervenuta come avrebbe dovuto dinanzi gli eventi in corso in Iran.

I Paesi membri dell’Unione Europea sottolineano il loro impegno verso la causa iraniana. Un emendamento alla relazione annuale sulla politica estera include il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica nell’elenco dei terroristi.

04 - Le proteste potrebbero dare vita a un’esternalizzazione delle sollevazioni

Le rivolte in Iran potrebbero dare vita a un’esternalizzazione dello scontro coinvolgendo altri Stati della regione mediorientale.

Le proteste sono pacifiche e non hanno intento alcuno di generare un conflitto su larga scala.

 
01

Le proteste in Iran porteranno un cambiamento radicale nel Paese

FAVOREVOLE

Svariati personaggi del mondo politico e sociale individuano nelle rivolte in Iran una reale possibilità di cambiamento, perché tutto l’Iran per la prima volta si è sollevato contro il fondamentalismo islamico. Inoltre, il fatto che le proteste non abbiano una leadership è in realtà un punto di forza che rende difficile porre fine alle manifestazioni perché non vi sono dirigenti o capi da eliminare. Ad ogni modo, molti attivisti iraniani vedrebbero volentieri come leader della loro rivoluzione lo scrittore irano-canadese Hamed Esmaeilion. Nel caso della caduta del regime il modello alternativo sarebbe quello di uno Stato democratico, privo di qualsiasi tipo di fondamentalismo. Inoltre, l’ipotesi dello scoppio di una guerra civile è altamente improbabile in quanto l'83% della popolazione iraniana è insoddisfatto del sistema politico attuale, dunque lo scenario di una guerra civile è altamente improbabile.

CONTRARIO

Le ribellioni in Iran hanno scatenato un’ampia discussione tra l’opinione pubblica ma anche tra politici, rappresentanti di gruppi sociali e di istituzioni. Diversi esponenti politici, prendendo in considerazione l’evoluzione degli eventi in Iran, sostengono che le rivolte attualmente in atto non porteranno a una apertura, poiché la spinta rivoluzionaria è stata costretta a fare un passo indietro di fronte alla dura repressione messa in atto dal regime. Inoltre, a giudizio di diversi esperti di ambito politico, le rivolte così strutturate non porteranno a un cambiamento a causa della mancanza di una guida e di organizzazione. Le proteste contro il regime di Teheran hanno quindi un problema: sono senza leadership, acefale, e per questo rischiano di disperdersi nel tempo. Inoltre, svariati esperti del settore sottolineano il fatto che i dimostranti non hanno un modello alternativo in caso di caduta del regime. Per di più, secondo il giudizio di studiosi e analisti, non si può escludere l’ipotesi di una guerra civile.

 
02

In Iran assistiamo a una sollevazione popolare spontanea

FAVOREVOLE

A parere di diversi opinionisti, le rivolte in Iran sono l’esito di una sollevazione popolare interamente spontanea e disarmata, dovuta a diversi fattori. Per comprendere le ragioni profonde di queste proteste, alla luce della loro severa repressione, è necessario riflettere su alcuni aspetti relativi allo stato di salute della Repubblica Islamica. I fattori in questione sono: l’alta inflazione, la disoccupazione, la corruzione dello Stato che pesa su tutte le questioni del Paese e la discriminazione nei confronti delle donne e delle minoranze religiose ed etniche. Dunque, il velo è solo la molla scatenante, la sollevazione in corso è l’accumulazione di tutte le sofferenze del popolo iraniano; una combinazione di rimostranze economiche, sociali e politiche. Queste proteste nascono e sono alimentate da un malcontento e da una frustrazione che si esprimono ancora in modo spontaneo.

CONTRARIO

Per diversi esponenti politici l’ondata di sollevazioni è bollata come sovversiva ed eterodiretta, cioè si tratterebbe di proteste istigate e orientate da potenze straniere. L’Iran ha criticato alcuni Paesi occidentali accusandoli di provocazioni e di interferenze con gli affari interni della Repubblica islamica, causando così le proteste. Secondo l’Ayatollah, Ali Khamenei, il problema non sono i rivoltosi per strada, ma il vero problema è l'Occidente che li sobilla; il principale nemico è l’arroganza globale. In particolare, Khamenei sostiene che le proteste sono fomentate dall’America e dal regime sionista. Si tratta dunque di un’insurrezione che, poggiandosi su un malessere diffuso nel Paese, viene orchestrata dall’estero. Per le autorità iraniane, inoltre, Hamed Esmaeilion, – il possibile leader dei rivoltosi – è un separatista alla moda che si è unito al complotto dei nemici allo scopo di dividere l'Iran.

 
03

L’Europa non è intervenuta come avrebbe dovuto a sostegno delle proteste in Iran

FAVOREVOLE

I Paesi membri dell’Unione Europea sottolineano il loro impegno verso la causa iraniana. A tal proposito è stato presentato un emendamento alla relazione annuale sulla politica estera e di sicurezza comune da parte di ECR (Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti Europei) e approvato a larga maggioranza che prevede l’inclusione del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica nell’elenco dei terroristi stilato dall'Unione Europea. Questa decisione è stata presa sulla base delle attività terroristiche e della repressione nei confronti dei manifestanti. Una decisione che ha portato a una reazione del regime iraniano, il quale ha minacciato l’Europa con un disegno di legge che richiede di inserire nella lista nera tutte le Forze armate dei Paesi dell’Unione Europea di stanza nell’Asia occidentale.

CONTRARIO

I dolorosi avvenimenti in Iran rendono evidenti le responsabilità e le urgenze a cui l’Europa è chiamata a far fronte. Secondo il parere di diversi esperti del settore, l’Europa non è intervenuta come avrebbe dovuto dinanzi gli eventi in corso in Iran. A tal proposito, Hadi Ghaemi, direttore del Centro per i diritti umani in Iran, spiega che Europa e Stati Uniti sono stati molto discreti nel reagire. Anzi, è chiaro che stanno cercando di ottenere un vantaggio politico. Molti attivisti criticano anche l’Italia per non aver sostenuto adeguatamente le proteste dell’Iran. Inoltre, un’indagine della squadra France 24 ha trovato prove che le cartucce per fucili utilizzate nella repressione delle proteste in Iran sono state prodotte dell’azienda italo-francese Cheddite.

 
04

Le proteste potrebbero dare vita a un’esternalizzazione delle sollevazioni

FAVOREVOLE

Secondo il parere di diversi esponenti del mondo politico e sociale, le rivolte in Iran potrebbero dare vita a un’esternalizzazione dello scontro. Infatti, l’Iran ha accusato l’Arabia Saudita, Israele e gli Stati Uniti di fomentare le proteste. La Repubblica Islamica ha inoltre saputo compensare i danni delle sanzioni rafforzando le sue alleanze economiche e militari con grandi potenze antioccidentali come la Russia e la Cina. Il programma nucleare dell’Iran, inoltre, avanza a ritmo preoccupante. A tal proposito, l’Agenzia internazionale per l’Energia atomica (AIEA) e i servizi d’intelligence occidentali concordano nel sostenere che il Paese mediorientale starebbe sviluppando il progetto nucleare in segreto a partire dal 2003.

CONTRARIO

Molti attivisti respingono l’ipotesi di una possibile esternalizzazione del conflitto, in quanto si tratta di proteste pacifiche che hanno metodi rigorosamente non violenti e non hanno intento alcuno di generare un conflitto su larga scala. Essendo pacifiche, le proteste in corso in Iran hanno anche i loro eroi e martiri. Nel corso delle indagini, Amnesty International ha ottenuto informazioni confermando i nomi di dieci persone condannate a morte. Secondo Amnesty International, numerosi imputati sono stati torturati e dunque le loro confessioni sono state estorte, per essere usate come prove nel corso dei processi. Le TV di Stato hanno mandato in onda le confessioni forzate di almeno nove imputati prima dei loro processi.
Ad ogni modo, l’esternalizzazione dello scontro rimane un’ipotesi improbabile, perché i Paesi vicini all’Iran si sono attivati per proteggere i propri confini. Inoltre, l’analista Aaron David Miller spiega che l'Iran non è in procinto di sviluppare un'arma nucleare.

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