Dovrebbe esserci un intervento militare in Ucraina (Le Drenche)
Pubblicato da Le Drenche
Discussione lanciata da: Le Drenche
La pubblicazione qui proposta è una fedele traduzione di un dibattito pubblicato sulla testata giornalistica francese “Le Drenche” (per la versione originale: Faut-il intervenir militairement en Ukraine?, 27 aprile 2022).
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Le caratteristiche che accomunano gli articoli che ospiteremo sono: la trattazione delle tematiche in termini pro/contro e la presenza nei dibattiti di soli opinionisti autorevoli e impegnati.
La Drenche: opinioni diverse in un unico luogo
Presentando in modo chiaro punti di vista e pareri differenti, il giornale "Le Drenche" ha l'ambizione di dare a ciascuno gli strumenti necessari per comprendere e tollerare le opinioni divergenti e di uscire della cosiddetta "bolla di opinione".
La testata francese, nel cappello introduttivo degli articoli, offre al lettore un contesto semplice che consente di comprendere facilmente il tema trattato; segue una sezione dialettica, dove due opinionisti competenti e impegnati – uno pro e uno contro – espongono i loro punti di vista. Lo scopo dichiarato è quello di aiutare i lettori a formarsi un’opinione propria e facilitarne così l’impegno civico. Non legato ad alcuna struttura politica o gruppo d’interesse, il giornale Le Drenche si definisce partecipativo, democratico e interattivo, perché sono gli esperti a scrivere i loro interventi; perché sono i lettori a proporre gli argomenti; perché i lettori sono invitati a esprimere la loro opinione prima e dopo la lettura dell’articolo.
Un Occidente che alimenta la distruzione dell'Ucraina
Tesi di Rémi Landry, Tenente colonnello in pensione delle forze armate canadesi e professore associato presso l'Università di Sherbrooke.
Più passano i giorni, più l'Occidente si rifiuta ostinatamente di intervenire militarmente, pur denunciando i sempre più frequenti crimini di guerra e le distruzioni disumane che solo il popolo ucraino sta subendo.
Cosa aspetta l'Occidente per evitare una guerra mondiale, indipendentemente dalle conseguenze per il popolo ucraino? Tutto fa pensare che l'Occidente abbia adottato il vecchio adagio "il fine giustifica i mezzi" e, così facendo, stia gradualmente perdendo la sua umanità a favore di una razionalità zoppa. È questo ciò a cui stiamo assistendo? Se questo è il suo approccio, non è molto diverso da quello della Russia di Putin:
-L'Occidente evita il confronto diretto, evitando così una guerra mondiale, mentre arma l'Ucraina e indebolisce economicamente la Russia di Putin, che sembra essere il suo vero obiettivo, indipendentemente dai costi per l'Ucraina.
-La Russia di Putin vuole privare l'Ucraina della sua sovranità con tutti i mezzi militari a sua disposizione, qualunque sia il costo per il popolo ucraino.
E l'umanità occidentale, quale messaggio invia al resto del mondo?
Secondo questa logica, l'Ucraina sarà gradualmente spazzata via, insieme a gran parte della sua popolazione, e finirà, prima o poi, sotto il dominio di Putin. Senza un intervento militare diretto dell'Occidente nulla potrà fermare Putin nel suo tentativo di schiavizzare l'Ucraina. Ha bisogno di una resa totale, nient'altro lo soddisferà, come dimostrano chiaramente i negoziati che non stanno andando da nessuna parte. L'inaspettata e prolungata resistenza dell'Ucraina solleva nuovamente la possibilità dell'uso di armi nucleari, possibilmente a livello tattico. Come reagirà l'Occidente a un simile attacco? Perché, a seconda del suo utilizzo, ci saranno ripercussioni radioattive che, come nell'incidente di Chernobyl, metteranno in pericolo gli Stati confinanti con l'Ucraina e dovranno senza dubbio essere considerate come una violazione della sovranità dei Paesi membri della NATO. E ammettiamolo, se Putin userà queste armi di distruzione di massa, l'Occidente sarà stato determinante nel loro utilizzo, permettendo all'Ucraina di resistere militarmente.
Per quanto riguarda l'umanità occidentale, quale messaggio invia al resto del mondo? L'Occidente non è stato forse l'istigatore, sotto la guida del Canada, dell'adozione da parte delle Nazioni Unite della responsabilità di proteggere le popolazioni civili, tra l'altro, durante i genocidi e i crimini di guerra? Dove sono i principali sostenitori di questa responsabilità di protezione e perché i nostri governi non ne parlano? Oggi, questo bisogno di protezione non è mai stato così evidente, ma una razionalità disumana sta trascinando l'Ucraina verso una fine inesorabile.
Per coloro che ancora credono che un Putin umiliato e indebolito sulla scena internazionale si fermerà di fronte alla totale sottomissione dell'Ucraina, devo schierarmi con l'opinione del Presidente Zelensky, che regolarmente dice ai parlamentari occidentali che l'Ucraina non si sottometterà alle richieste russe e che è solo questione di tempo prima dell'inizio di una guerra mondiale.
La riunione dei capi di Stato della NATO del 24 marzo non ha riconosciuto la portata delle conseguenze del ruolo della NATO in questa guerra e che le sue azioni stanno solo ritardando l'inevitabile. Un ritardo che oggi solo l'Ucraina sta pagando con il sangue. Che dire di Boutcha, che solidarietà! Cosa intendono fare collettivamente l'Occidente e la NATO? Aumentare la protezione dei suoi membri, nuove sanzioni contro la Russia e l'istituzione di indagini internazionali sui crimini commessi, impegnandosi al contempo a intensificare la consegna di armi sempre più offensive.
Umanamente, cosa le serve per intervenire in questa tragedia umana? Quando imporrà un ultimatum alla Russia di Putin?
Aiuti militari e sanzioni economiche sostengono l'Ucraina e impediscono alla Russia una "fuga verso la sicurezza"
Tesi di Guillaume De Rougé, Docente presso UCO-BS, ricercatore presso CIENS/ENS Ulm
In questa guerra europea da cui il pericolo nucleare li esclude, gli alleati della NATO e dell'UE (Nonostante la cooperazione avviata nel 2014, escludendo l'Ungheria di un Viktor Orban appena rieletto, e non includendo qui i contributi di Stati partner come l'Australia, e quelli di iniziative private: volontariato, OSINT, SpaceX ecc.) sono chiamati ad aiutare militarmente l'Ucraina, molto più di quanto abbiano fatto dal 2014, e questo in funzione di due obiettivi: ottenere la pace a condizioni accettabili per Kiev; impedire una fuga in avanti di Mosca, che segnerebbe un peggioramento della situazione umanitaria e un assegno in bianco per le strategie di "santificazione aggressiva" che la Russia e altri Stati potrebbero portare avanti.
Questi due obiettivi, che sono complementari, appaiono ogni giorno più contraddittori alla luce degli ultimi sviluppi diplomatici e militari. Nonostante l'effimera evocazione di meccanismi per garantire la sovranità e la neutralità ucraina, Mosca persegue una strategia del fatto compiuto lungo tre assi:
- Mantenere una minaccia crescente. Nonostante lo stallo iniziale dell'esercito russo, le sue difficoltà strutturali (comando, addestramento, morale ecc.) e la resistenza asimmetrica ucraina che abbiamo sostenuto fin dall'inizio (attraverso la condivisione di risorse di intelligence, armi portatili anticarro e antiaeree, droni, armi leggere, kit medici ecc. ), Mosca domina in termini di volume e potenza di fuoco e potrebbe persino intensificare il conflitto attraverso rinforzi convenzionali (caccia e missili), senza utilizzare armi di distruzione di massa o estendere il conflitto ad altri Stati.
- Come corollario, il superamento delle soglie della violenza in una strategia del terrore, come testimoniano i crimini di Boutcha, dopo i numerosi bombardamenti sui civili e il rifiuto di qualsiasi corridoio umanitario e del cessate il fuoco (tranne che a Marioupol intorno al 30/03, una fugace breccia in cui il CICR e l'UNHCR si sono infilati prima di essere presi di mira dalle forze russe), riportando la prospettiva di un'operazione di peace-keeping a quella della trappola dell’ex-jugoslava del 1992;
- Infine, un riposizionamento delle forze russe a est e a sud, che offre slancio alla controffensiva di Kiev e galvanizza le sue richieste di armamento pesante, ma che permetterà a Mosca domani di concentrare i suoi sforzi. Dopo aver rinviato all'inizio di marzo i piani per una no-fly zone e la consegna dei Mig-29 polacchi, ritenuti troppo escalativi, gli alleati sembrano impegnati nel trasferimento di equipaggiamenti pesanti, in particolare veicoli blindati (annuncio di Berlino il 01/04, consegna di Praga il 05/04), difese antiaeree e antinave (annuncio di Londra il 9/04). Iniziative per le quali, a dispetto degli effetti di annunci disordinati e dei timori di carenze per le nostre forze, la discrezione e soprattutto il coordinamento multinazionale sono cruciali per mitigare le velleità di escalation di Mosca.
Continuiamo a mobilitare le virtù del modello che difendiamo
Infatti, nell'equazione che ci lega alla guerra in corso, la nostra credibilità si basa soprattutto sulla nostra unità di determinazione, proporzionalità, reattività e comunicazione. Continuiamo a mobilitare le virtù del modello che difendiamo: l'interdipendenza tra la politica - anche quella più simbolica, che contribuisce al morale dell'Ucraina, che deciderà in ultima istanza i termini accettabili di un negoziato - l'economia - in particolare attraverso le sanzioni e la ricerca di alternative energetiche - e le forze armate, sia a livello sovraconvenzionale (nucleare e chimico in particolare) e convenzionale (rassicurazione degli alleati orientali in particolare), sia a livello subconvenzionale (guerra irregolare, guerra informativa ecc.).
Aggregati e integrati da aiuti militari proporzionati e reattivi, tutti questi elementi contribuiscono alla credibilità del nostro sostegno all'Ucraina nella ricerca di una via d'uscita dalla crisi che sia accettabile per quest'ultima e che riduca al minimo il rischio di fuga in avanti del Cremlino.