Nr. 251
Pubblicato il 22/03/2023

Riforma Cartabia

FAVOREVOLE O CONTRARIO?

La Riforma Cartabia, entrata in vigore il 30 dicembre 2022, prende il nome dall’ex ministro della giustizia nel governo Draghi, Marta Cartabia, in carica dal febbraio 2021 all’ottobre 2022. In generale, con la nuova riforma della Giustizia, che si era resa necessaria per rispettare gli impegni presi con l’Unione Europea sul PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), si punta a un rinnovamento del procedimento penale, che sarà più telematico, con eventuali testimonianze a distanza e con l’utilizzo di videoregistrazioni. Le nuove normative mirano a ridurre il numero dei processi e la loro durata del 25%. Una delle parti centrali della riforma riguarda il tema della prescrizione e prevede che i processi d’Appello non durino più di due anni. Cambiano, inoltre, le norme sulla pena sostitutiva, sulle modalità di svolgimento delle indagini preliminari e sul rapporto tra PM e GIP. La parte della riforma maggiormente criticata è quella relativa all’aumento del numero di reati perseguibili solo dietro querela della parte offesa. La Riforma Cartabia interviene infine nel campo della giustizia riparativa, concedendo a chi ha commesso un reato di poter “riparare” i danni cagionati alle vittime e prevede l’istituzione di centri presso le Corti d’Appello dedicati agli incontri tra gli imputati e le vittime.


IL DIBATTITO IN 2 MINUTI:

01 - Le nuove norme sulla procedibilità a querela necessitano di interventi immediati

Le nuove norme sulla procedibilità a querela introdotte dalla Riforma Cartabia puntano a ridurre il numero dei processi e i tempi della giustizia, ma in realtà spingeranno a evitare di fare i processi.

La riforma Cartabia sposta nell’area della procedibilità tramite querela diversi nuovi reati che prima venivano perseguiti d’ufficio, ciò non porta a evitare i processi, ma a renderli sostenibili.

02 - La giustizia riparativa prevista dalla Riforma Cartabia rappresenta una svolta epocale

La riforma Cartabia introduce nuovi strumenti di mediazione e conciliazione che affiancheranno il processo penale. La giustizia riparativa dà il giusto rilievo alla vittima ed esce dalla dimensione vendicativa.

Le nuove norme sulla giustizia riparativa previste dalla Riforma Cartabia non sono adeguate a casi di violenza di genere e violenza domestica. In questi casi potrebbero addirittura rappresentare un rischio.

 
01

Le nuove norme sulla procedibilità a querela necessitano di interventi immediati

FAVOREVOLE

Una delle parti più dibattute della Riforma Cartabia è quella dedicata alla procedibilità a querela. Nello specifico, la riforma sposta nell’area della procedibilità tramite querela diversi nuovi reati che prima venivano perseguiti d’ufficio. Tra i sostenitori delle nuove norme c’è il procuratore di Perugia Raffaele Cantone. Per Cantone la Riforma Cartabia è da difendere, perché con l’aumento dei “reati a querela si salva il processo”. Anche Gian Luigi Gatta, ordinario di Diritto Penale all’Università di Milano, e Giuseppe Amato, procuratore capo di Bologna, hanno espresso parere favorevole all’incremento dei reati procedibili a querela. Secondo il deputato di Azione Enrico Costa, contro la legge Cartabia si sta muovendo compatto “il fronte forcaiolo della maggioranza”, i soliti procuratori, l'ANM, alcuni giornali e il Movimento 5 Stelle.

CONTRARIO

Contro le nuove norme sulla procedibilità a querela introdotte dalla Riforma Cartabia si è mosso un variegato fronte composto da magistrati, avvocati, politici e studiosi di settore. Per il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, la riforma è un disastro perché punta nelle intenzioni a ridurre il numero dei processi e i tempi della giustizia, ma in realtà spingerà semplicemente a evitare di fare i processi.
Anche Andrea Delmastro, sottosegretario di Stato al Ministero della giustizia, e Renzo Fogliata, presidente della Camera pelane di Venezia, hanno messo in risalto i pericoli nascosti nella norma che porta alcuni reati nel campo della procedibilità a querela.
Per il procuratore generale di Napoli Luigi Riello, invece, ci troviamo di fronte a “una sorta di depenalizzazione camuffata”. Secondo Riello, non è accettabile far passare l’idea che l’unico modo per fare i processi sia quello di non farli, farli abortire o eliminarli fisicamente.
L’ex presidente dell’ANM Eugenio Albamonte, pubblico ministero a Roma, ha espresso la sua preoccupazione in merito alle possibili conseguenze sul piano sociale delle nuove disposizioni sulla procedibilità a querela di alcuni reati.

 
02

La giustizia riparativa prevista dalla Riforma Cartabia rappresenta una svolta epocale

FAVOREVOLE

Dopo l’approvazione della Riforma Cartabia si è discusso molto intorno al tema della giustizia riparativa. La riforma introduce infatti nuovi strumenti di mediazione e di conciliazione che andranno ad affiancare il processo penale, e prevede parallelamente l’istituzione di centri di giustizia riparativa presso ogni Corte d’Appello. Molti magistrati, avvocati e addetti ai lavori hanno accolto con favore le nuove disposizioni in materia. Tra questi, Grazia Mannozzi, ordinaria di Diritto Penale, che è intervenuta sull’argomento in occasione di un incontro organizzato a Milano dall’associazione Libera.
Anche l'avvocato e mediatore penale Giovanna Perna ha parlato in termini positivi delle nuove norme. Per l’avvocato, la logica punitiva dei reati non solo non previene i reati stessi, ma li alimenta, “bloccando le vittime, gli autori dei reati e la società in una dimensione vendicativa imprigionante per tutti”.
Claudia Mazzucato, professore associato di Diritto Penale, sostiene che, a differenza di quanto accade nel processo penale, la giustizia riparativa dà voce alla vittima, le permette di esprimere quel che sente e quel che pensa a chi l’ha danneggiata.

CONTRARIO

Secondo alcuni avvocati e diverse associazioni che si battono contro la violenza di genere e la violenza domestica, le nuove norme sulla giustizia riparativa previste dalla Riforma Cartabia potrebbero esporre le donne vittime di violenze a pericoli da non sottovalutare. Come sostiene Teresa Manente, avvocato dell’associazione Differenza Donna, per la violenza domestica non ci potrà mai essere parità tra le parti e quindi un reale percorso di mediazione e conciliazione. Per questo, secondo Manente, nei casi di violenza di genere, le nuove disposizioni in materia di giustizia riparativa rischiano di trasformarsi in procedure che metteranno in pericolo le donne e porteranno a un innalzamento del rischio di femminicidio. Anche per Linda Laura Sabbadini, statistica e pioniera delle statistiche per gli studi di genere, in presenza di reati caratterizzati da violenza di genere e violenza domestica, la giustizia riparativa non deve essere applica. Stessi concetti sono espressi dalla giornalista Zina Crocè in un contributo pubblicato sulla rivista online “Il Paese delle donne”. Crocè ricorda che la Convenzione di Istanbul vieta queste forme di mediazione nei casi di violenza di genere.

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