La Turchia dovrebbe essere ammessa nell'UE
FAVOREVOLE O CONTRARIO?
L’ammissione della Turchia nell’Unione Europea è diventato un tema controverso e divisivo. Per “ammissione” si intende un livello di integrazione superiore ad accordi bilaterali specifici, che preveda spazi di codecisione, di politica comune e di rappresentanza dello Stato turco presso le istituzioni chiave dell’Unione (Consiglio Europeo, Consiglio dei ministri dell’Unione Europea, Commissione Europea, Parlamento Europeo). Questa definizione non implica necessariamente la partecipazione alla zona valutaria dell’euro o allo spazio Schengen di libera circolazione, che possono essere discussi in uno stadio di integrazione successivo.
IL DIBATTITO IN 2 MINUTI:
La Turchia è un partner commerciale importante per l’Europa e, nel corso degli anni, la sua performance economica non si è discostata di molto dal raggiungimento dei criteri di Maastricht. Inoltre, la Turchia gioca un ruolo di primo piano nella gestione dei flussi migratori dal Medio Oriente verso l’Europa.
L’Unione Europea è stata fondata su un’identità di valori condivisi tra gli Stati del continente. La Turchia ha, però, radici storiche e culturali molto diverse.
L’influenza dell’Unione sulla società civile può contribuire a una transizione democratica del paese.
Al Parlamento Europeo, l’indignazione per le pratiche di governo dittatoriali di Erdogan è unanime.
Un partner strategico
La Turchia è un’economia dalle grandi potenzialità: secondo fonti governative, arriverà ad essere la dodicesima maggiore economia mondiale entro il 2030, superando Italia e Sud Corea. Negli ultimi anni, è stata spesso vicina al rispetto dei criteri di Maastricht, i vincoli di natura economica che gli Stati candidati devono rispettare per entrare a far parte dell’Unione. Favorire l’integrazione turca significherebbe rafforzare la circolazione commerciale, apportando dinamismo al sistema europeo in uno scenario di crescente competitività dei mercati globali (Faruk Kaymakci, Turkey to the EU: let’s talk about membership [La Turchia all'UE: parliamo di adesione], “Politico”, 15 luglio 2017, TdR).
La rilevanza del rapporto tra Europa e Turchia non si misura solo in termini di apertura commerciale. Un altro aspetto per cui l’Unione ha interesse a mantenere e approfondire la relazione sta nella strategia di gestione dei flussi migratori diretti verso l’UE. Infatti, in virtù di un patto siglato nel 2016, la Turchia ospita circa 3,7 milioni di profughi siriani, tenendoli fuori dai confini europei. Tale accordo ha causato frustrazione per entrambe le parti, con l’Unione che lamenta violazioni del trattato da parte della Turchia e quest’ultima che ancora attende il pieno compimento delle promesse fatte dall’UE. Per uscire dall’impasse, il processo di ammissione dovrebbe riprendere quota, così da spingere a comportamenti più collaborativi, anche sul lungo periodo (Eli Hadzhieva, Bringing the EU and Turkey back together [Riunire l'UE e la Turchia], “theparliamentmagazine.eu”, 6 luglio 2021, TdR).
Angela Zanoni - 5 aprile 2022
La Turchia non condivide i tratti essenziali dell’identità europea
L’Europa a cui il progetto dell’Unione Europea si rivolge è un territorio geograficamente ben delimitato, contraddistinto da radici cristiane comuni. La possibilità di ammissione è stata finora concessa a Stati all’interno del continente europeo; la Turchia rientra in questo criterio solo per i territori oltre il Bosforo, che non costituiscono più di una porzione minima della superficie dello Stato (Carlo Altomonte, Antonio Villafranca, L’adesione della Turchia: un problema mal posto, “Ispi”, 4 novembre 2005).
Anche la questione religiosa suscita perplessità: uno Stato che professa la fede musulmana e addirittura la amministra, tramite una sua istituzione (la Presidenza degli affari religiosi) si dimostra troppo distante dal principio di “Libera Chiesa in libero Stato”, alla base di tutti i moderni Stati europei.
Se è vero che non esiste una precisa filosofia politica che detti all’Unione la direzione da seguire nei suoi rapporti con la Turchia e, più in generale, con gli Stati alla periferia, è anche vero che le differenze sono spesso talmente radicali da scoraggiare entrambe le parti nell’approfondimento del loro rapporto: le scelte di politica estera di Erdogan stesso sono andate via via allontanandosi dall’obiettivo dell’ammissione (Cfr. Faisal Al Yafai, Turkey’s stalled membership will define the future and meaning of the European Union [Lo stallo dell'adesione della Turchia definirà il futuro e il significato dell'Unione europea], “Euractiv”, 7 giugno 2019, TdR).
Angela Zanoni - 5 aprile 2022
La Turchia non è Erdogan
L’esecutivo del presidente Erdogan non sarà eterno. Con l’avvicinarsi delle elezioni politiche del 2023, gli Stati europei non possono perdere l’occasione di dare sostegno a forze progressiste già presenti nel paese, perché si verifichi una pacifica transizione democratica. Rinnovare l’impegno a cercare una via per l’ammissione della Turchia, qualora venissero soddisfatti i requisiti necessari in termini di diritti umani e civili, può dare forza a movimenti di società civile già esistenti (Kati Piri, Turkey beyond Erdogan: How the EU risks letting down Turkish democrats [La Turchia oltre Erdogan: come l'UE rischia di deludere i democratici turchi], “ecfr.eu”, 17 giugno 2021, TdR).
Potrebbero essere un’occasione di stimolo per le riforme democratiche in Turchia i colloqui sull’aggiornamento dell'unione doganale UE-Turchia “soprattutto se l'Europa subordinasse la conclusione dei negoziati a un rafforzamento della democrazia in Turchia […] La Turchia è un attore importante nel vicinato dell'Europa ed è nell'interesse dell'UE esplorare le opportunità di cooperare con essa in Afghanistan, Iraq, Libia, Siria e Ucraina” (Luigi Scazzieri, From Partners to Rivals? The future of EU- Turkey relations [Da partner a rivali? Il futuro delle relazioni UE-Turchia], “cer.eu”, 23 giugno 2021, TdR).
Angela Zanoni - 5 aprile 2022
Nessuna ammissione senza il rispetto dei diritti umani e civili
Il 13 marzo 2019 il Parlamento Europeo ha approvato, sotto la spinta del gruppo Identità e Democrazia, di stampo sovranista e nazionalista, una risoluzione che chiedeva alla Commissione europea la sospensione immediata del processo di ammissione della Turchia all’Unione Europea.
Le preoccupazioni che hanno determinato questa delibera riguardano la progressiva erosione dello stato di diritto, la mancanza di meccanismi di check and balances istituzionali, le violazioni dei diritti umani a danno delle minoranze e il perpetuarsi di misure sproporzionate e arbitrarie in materia di libertà di espressione e libertà di stampa, che sono state evidenziate dal rapporto redatto da una commissione parlamentare creata ad hoc nel 2018.
Una simile risoluzione era stata voluta, nel 2016, anche dal Partito Popolare europeo e dai SocialDemocratici, a dimostrazione di quanto il biasimo nei confronti delle politiche turche superi le appartenenze partitiche (Ivo Caizzi, L’Europarlamento contro la Turchia “Stop ai negoziati per adesione a Ue”. Ankara: “Voto senza importanza”, “corriere.it”, 24 novembre 2016).
L'europarlamentare del Movimento 5 Stelle Laura Ferrara, in un intervento al Parlamento Europea, afferma che: "Il governo italiano da subito ha annunciato lo stop delle vendite di armi alla Turchia, facciano lo stesso gli altri Paesi europei. Si blocchi ogni finanziamento e si abolisca il processo di adesione all'Ue di chi dimostra di essere la negazione di una prospettiva di pace e dei valori su cui si fonda l'Unione europea" (M5s Europa, ora stop definitivo a procedura ingresso Turchia, “Ansa”, 23 ottobre 2019).
Angela Zanoni - 5 aprile 2022