Nr. 237
Pubblicato il 30/03/2022

Covid-19, obbligo vaccinale

FAVOREVOLE O CONTRARIO?

Il DL n. 172 del 26.11.2021 ha introdotto l’obbligo vaccinale temporaneo per le professioni del comparto sanitario, personale scolastico e forze dell’ordine, esteso in seguito, dal DL n. 1 del 07.01.2022, anche al personale universitario e a tutti i lavoratori over 50, sia pubblici sia privati. L’ampio dibattito pubblico sui vaccini ha toccato diversi aspetti del tema: la costituzionalità e la legittimità o meno dell’obbligo vaccinale, fino all’accusa di costituire un vero e proprio business.


IL DIBATTITO IN 2 MINUTI:

01 - L’obbligo vaccinale è costituzionale

La Costituzione permette di coniugare i diritti inviolabili di ciascuno con i doveri di solidarietà, anche introducendo l’obbligatorietà di vaccini, da cui deriva una limitazione della libertà di circolazione. In nessuno dei provvedimenti imposti dallo Stato si lede la libertà personale.

02 - L’obbligo vaccinale è incostituzionale

La Corte costituzionale, nel corso degli anni, si è più volte pronunciata su presupposti, condizioni e limiti di legittimità dell’obbligo vaccinale, giungendo così a enucleare un complesso di principi giurisprudenziali affinché un vaccino possa essere reso obbligatorio.

03 - Non ci sono cure efficaci come il vaccino

I vaccini rappresentano l’unica soluzione solida ed efficace per prevenire la malattia. Sono sicuri, la loro efficacia cala nel tempo, ma questo è normale. Non esiste una prevenzione diversa e migliore di quella fornita dai vaccini.

04 - Esistono cure alternative al vaccino

Il vaccino è una soluzione, ma non la sola, ci sono trattamenti e terapie che possono avere effetti contro l’infezione, dunque, cure alternative come pillole anti- Covid e anticorpi monoclonali.

05 - È giusto imporre l’obbligo vaccinale nella scuola

Nell'imposizione dell'obbligo vaccinale, è giusto cominciare da alcune categorie, quelle che più hanno rapporti con il pubblico, ad esempio chi ha contatti con bambini e ragazzi, per contenere la diffusione.

06 - Non ha senso imporre l’obbligo vaccinale nella scuola

Non è corretto rendere obbligatorio il vaccino per legge solo per alcune categorie. Il problema è l’obbligatorietà selettiva. Una volta intrapresa la strada vaccinale non si può interrompere.

07 - I vaccini non sono affatto un business

Sui vaccini non si fanno profitti elevatissimi perché i vaccini costano, non è come produrre un farmaco normale.

08 - I vaccini sono un vero e proprio business

La scarsità mondiale di vaccini è una diretta conseguenza del sostegno dei Paesi ricchi ai monopoli delle aziende farmaceutiche, che ad oggi non hanno fatto nessun reale passo avanti per la condivisione di tecnologie, know-how e brevetti.

 
01

L’obbligo vaccinale è costituzionale

FAVOREVOLE

Il Decreto-Legge 26 novembre 2021, n. 172, che introduce l’obbligo vaccinale temporaneo per tutte le professioni e gli operatori del comparto sanitario, personale scolastico e forze dell’ordine, e il Decreto-legge 7 gennaio 2022, n. 1, che introduce l’obbligo vaccinale contro il Covid per i soggetti di età pari o superiore a 50 anni a decorrere dal 15 febbraio e fino al 15 giugno 2022, con applicazione delle norme sanzionatorie per i casi di mancato adempimento entro il 1° febbraio 2022, hanno scatenato un’ampia discussione per le implicazioni etiche e giuridiche che tale obbligo comporta. Il fronte contrario all’obbligo parla senza mezzi termini di “dittatura sanitaria”, ma secondo il parere di esperti costituzionalisti e visto il quadro emergenziale, l’obbligo vaccinale non è incostituzionale. In particolare, l’articolo 32 della Costituzione ha un duplice livello di lettura, da un lato tutela il cittadino nel suo diritto alla salute e nella sua libertà di scegliere le cure, dall’altro riconosce un interesse pubblico alla salute, che può comportare l’obbligo per i singoli a sottostare a trattamenti disposti solo in forza di legge e nei limiti imposti dal rispetto della persona umana. Non vi è nessun ostacolo giuridico all’assunzione di questa decisione. Infatti, come spiega Giovanni Maria Flick, – giurista, politico e accademico italiano –,  il già citato articolo stabilisce che “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario” ma aggiunge “se non per disposizione di legge”. Il giurista spiega: “la Costituzione permette di coniugare, come sancito dall’articolo 2, i diritti inviolabili di ciascuno con i doveri di solidarietà anche introducendo l’obbligatorietà di vaccini, da cui deriva una limitazione della libertà di circolazione, sorretta dalla possibilità data allo Stato dall’articolo 32. In nessuno dei casi indicati si lede in qualunque misura la libertà personale”  (Grazia Longo, Obbligo vaccinale, Flick: “Serve una legge, non è in contrasto con la Costituzione , “lastampa.it” , 22 novembre 2021).

Come Giovanni Maria Flick, anche Sabino Cassese, giurista e accademico, e Massimo Villone, costituzionalista, professore emerito di Diritto Costituzionale dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e senatore dell’area di centrosinistra, spiegano come l’articolo 32 della Costituzione sia ben chiaro: nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. Quindi, con una legge o con altro atto con forza di legge si può disporre un trattamento sanitario obbligatorio. Il vincolo, quindi, è solo sulla natura dell’atto che impone l’obbligo, non sulla possibilità che sia imposto. Da questa premessa poi si giunge anche alla possibilità che ci siano regimi sanzionatori per chi si sottrae (Massimo Villone, Vaccini, l’obbligo è la strada più sicura e incontestabile, “ilmanifesto.it”, 20 novembre 2021).
E, come ricorda il professor Cassese, in Italia l’obbligo vaccinale  contro altre malattie non è di certo una novità ed è stato già introdotto in altri periodi della nostra storia (leggi varate nel 1939, 1963, 1966, 1991 e nel 2017), che hanno permesso, in precedenza, di proteggere la popolazione (Giacomo Puletti, Cassese: “L’obbligo vaccinale è legittimo, lo dice la nostra Costituzione”, “ildubbio.news”, 22 luglio 2021). Un obbligo che nessuno mette in discussione, perché è nota la frequenza con cui queste malattie, prima della vaccinazione, colpivano numerosi ragazzi provocandone la morte o – come nel caso della poliomielite – la infermità permanente. Il solo ostacolo sono i contrari e i numerosi esponenti politici di rilievo che inquinano il dibattito.

La vaccinazione costituisce un requisito essenziale per l’idoneità all’esercizio della professione sanitaria, scolastica e pubblica. La somministrazione del vaccino può essere rimandata o esclusa solamente con la presentazione di un accertato pericolo per la salute a causa di particolari condizioni cliniche dell’individuo. Un obbligo che è particolarmente importante in ambito sanitario poiché sono i lavoratori più esposti al rischio contagio e che, nell’esercizio delle proprie mansioni, entrano in contatto con persone considerate fragili.
Il governo, infatti, si è dimostrato estremamente rigoroso contro gli operatori sanitari che non vogliono sottoporsi al vaccino: chi non intende vaccinarsi senza motivazioni valide, non potrà più esercitare la professione e, qualora sia possibile, sarà destinato a mansioni alternative, in caso contrario scatterà l’immediata sospensione non retribuita, che terminerà solo una volta effettuata la vaccinazione. Come ricorda il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri, Filippo Anelli, “Vaccinarsi, per un medico, è un diritto, perché lo protegge dalla malattia, ma è anche un dovere deontologico ed etico, per non diventare veicolo di contagio e, non meno importante, per dare il buon esempio. È giusto, dunque, che i medici non ancora vaccinati non possano esercitare. Ed è auspicabile che, come sembra stia avvenendo, anche coloro che non hanno ancora adempiuto all'obbligo lo facciano al più presto, tornando a curare in sicurezza, per loro e per i pazienti” (Alessandra Ziniti, Medici No Vax, 2113 sospesi ma uno su quattro si è convinto a vaccinarsi ed è tornato in servizio, “repubblica.it”,16 novembre 2021).  Anche lo scrittore Michele Serra dichiara che il personale sanitario che non intende vaccinarsi ne ha tutto il diritto a una sola condizione: rinuncia allo stipendio poiché è inammissibile che un medico o un infermiere non creda nel sistema sanitario nazionale e non creda nella scienza (Michele Serra, Rivoluzionari a costo zero, “repubblica.it”, 26 marzo 2021).

Per quanto riguarda l’obbligo vaccinale per gli over 50, è lo stesso presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi a chiarire le motivazioni di tale imposizione di legge: “chi ha più di 50 anni corre maggiori rischi”, ha affermato durante la conferenza stampa del 10 gennaio 2022, è “per proteggere la loro salute e la salute di noi tutti”, ricordando, inoltre, come la vaccinazione sia l’unica via perseguibile per ridurre la pressione sugli ospedali, in quanto “gran parte dei problemi che ci sono oggi dipendono dalla presenza dei non vaccinati” (Niccolò Di Francesco, Nuove misure anti-Covid, Draghi: “Basta chiusure nelle scuole. Gran parte dei problemi dipendono dai non vaccinati”, “tpi.it”, 10 gennaio 2022).

Diversi medici ed esponenti politici premono sulla decisione di estendere l’obbligo vaccinale all’intera popolazione. Il direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, Matteo Bassetti, suggerisce “Oggi se si deve stringere, la decisione da prendere è quella sull'obbligo vaccinale. Se abbiamo risultati eccezionali lo dobbiamo ai vaccini, allora cerchiamo di raggiungere il 10% degli italiani scettici attraverso l'obbligo e magari li recuperiamo in questo modo” (Stato di emergenza, Bassetti: “La proroga non serve, la decisione da prendere è l'obbligo vaccinale”, “ilmessaggero.it”, 2 novembre 2021).  A favore dell'obbligo vaccinale generale anche i sindacati, difatti Luigi Sbarra, segretario generale della CISL (Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori), spiega che bisogna valutare la necessità di una legge sull'obbligo vaccinale perché solo il vaccino è lo strumento che aiuterà a recuperare la normalità, ma soprattutto la libertà (Covid, si torna a discutere di obbligo vaccinale: chi è pro e chi è contro tra i politici, “tg24.sky.it”, 22 novembre 2021).

Benedetta Farinaccia - 4 aprile 2022

 
02

L’obbligo vaccinale è incostituzionale

CONTRARIO

L’obbligo vaccinale, secondo alcuni esperti, può essere analizzato e interpretato come incostituzionale. È vero che in precedenza in Italia si sono resi obbligatori vaccini, ma ciò riguardava farmaci scientificamente sperimentati da lungo tempo, che hanno avuto un’autorizzazione al commercio di tipo standard.
A tal proposito, inizialmente tutti i vaccini anti-Covid sono stati autorizzati dall’Ema (Agenzia Europea per i Medicinali) con una procedura speciale detta “autorizzazione condizionata” al commercio, cioè con un sistema abbreviato e d’emergenza. Inoltre, la Corte costituzionale, nel corso degli anni, si è più volte pronunciata su presupposti, condizioni e limiti di legittimità dell’obbligo vaccinale, giungendo così a enucleare un complesso di principi giurisprudenziali affinché un vaccino possa essere reso obbligatorio così sintetizzabili:

  1. deve sussistere un sufficiente grado di certezza (ragionevolezza scientifica) che la vaccinazione sia efficace nel proteggere il ricevente;
  2. il trattamento deve dimostrarsi efficace al fine di tutelare la salute dei terzi, vale a dire al fine di impedire il contagio(c.d. immunità sterilizzante);
  3. allo stesso tempo, il trattamento non deve implicare alcun rischio di danno grave alla salute di chi vi è assoggettato, risultando accettabili in tal senso postumi solamente lievi e di breve durata;
  4. infine, debbono essere previsti sistemi di equo indennizzo per i casi del tutto residuali di lesioni apprezzabili.

Inoltre, secondo il Diritto all’integrità della persona – Carta Europea dei Diritti –  il rispetto del consenso “libero e informato” dell’interessato a un determinato trattamento medico-sanitario può ritenersi “libero”, in quanto il processo decisionale e la volontà dello stesso soggetto non siano in alcun modo condizionati o, peggio ancora, coartati da fattori esterni, più o meno indiretti, di coazione anche solo psicologica, quale il timore di subire sanzioni o di vedere limitato o sospeso, in ipotesi di mancata volontaria adesione al trattamento, il diritto di esercitare la propria professione (Diritto all'integrità della persona,  “fra.europa.eu”, 14 dicembre 2007).

In relazione ai profili inerenti alla effettiva compatibilità dell’ obbligo vaccinale con le fonti normative (Carta Costituzionale, Diritto UE, Diritto Internazionale) è sostenibile che, nell’attuale situazione epidemiologica, sanitaria e sociale, –  nonché in rapporto ai prodotti medici disponibili oltre il vaccino –, possano ricorrere oggettivi elementi tali da suggerire che non siano stati soddisfatti né i requisiti di necessità e proporzionalità indicati dal sistema sovranazionale incaricato di dare applicazione alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, né quelli concorrenti definiti dal giudice costituzionale italiano (Vaccino Covid: è obbligatorio? Riflessioni critiche, “filodiritto.com”, 22 aprile 2021).

Allo stato attuale, mancherebbero alcuni presupposti di certezza scientifica per imporre l'obbligatorietà del vaccino, anche perché sono presenti cure alternative (come pillole anti-Covid e anticorpi monoclonali). Il vaccino dovrebbe rispondere al duplice obiettivo di tutela della salute pubblica, impedendo il contagio dei pazienti da parte del personale sanitario vaccinato, e di tutela immunitaria del personale sanitario dal virus, nonché dalle complicanze vaccinali. E la situazione di sperimentalità dei vaccini anti- Covid non garantisce nessuno di questi due obiettivi: nessuna certezza di non trasmissibilità del virus da parte delle persone vaccinate, nessuna certezza di immunità dal virus; evidenza invece — seppur statisticamente poco rilevanti —complicanze vaccinali talvolta anche fatali.

Come scrive Panagis Polykretis, biologo e PhD in Biologia Strutturale, “È bene ricordare che, in base alla definizione dell’Agenzia Italiana del Farmaco […], per meritarsi il diritto di chiamarsi vaccini, queste inoculazioni dovrebbero prevenire la malattia infettiva. Di conseguenza, la logica suggerisce che l’aumento della percentuale delle vaccinazioni dovrebbe corrispondere ad una diminuzione dei casi totali. Tuttavia, la realtà dei fatti smentisce questa correlazione inversa […] alcuni dati scientifici riportano addirittura un’efficacia negativa a distanza di tre mesi dalla vaccinazione” (Panagis Polykretis, Obbligo vaccinale: si può parlare di misura dettata dalla scienza?, “L’indipendente”, 2 febbraio 2022).

La consapevolezza dei dubbi e delle incertezze che ruotano intorno ai vaccini è peraltro manifestata apertamente nel medesimo decreto, che all'articolo 3 Decreto Legge 44/2021 introduce un'esimente penale — lo scudo penale — a favore dei sanitari per i reati di omicidio colposo e lesioni personali colpose conseguenti a reazioni fatali in sventurati sottoposti a vaccinazione. Tale Decreto Ministeriale può generare sfiducia, come spiega  Matteo Piovella, presidente della Società Oftalmologica Italiana: “Il Governo ci sta dicendo che quando l’uso del vaccino è conforme alle indicazioni contenute nel provvedimento di autorizzazione all’immissione in commercio emesso dalle competenti autorità (cioè sempre) e alle circolari pubblicate sul sito istituzionale del Ministero della Salute relative alle attività di vaccinazione , la punibilità è esclusa per i fatti di omicidio colposo o di lesioni personali. […] Sarebbe come dire che se fai una operazione di cataratta nel rispetto di tutte le linee guida e buone regole di pratica oftalmologica esistenti non rispondi delle eventuali complicanze” (Matteo Piovella, scudo penale: il governo ci sta prendendo in giro, “sedesoi.com”, 2 agosto 2021).

Per quanto concerne la non costituzionalità dell’obbligo vaccinale, il professore e giurista Alessandro Negroni spiega: “L’obbligo di sottoporsi al vaccino Covid non può essere compatibile con il nostro ordinamento costituzionale. Occorre informare le persone che si stanno sottoponendo a sperimentazione medica […] che c’è un rischio ignoto e che nello scenario peggiore ci possono essere gravi danni alla salute. Questo in Italia non sta avvenendo. Chi sta dirigendo la campagna vaccinale ha completamente dimenticato i diritti dei cittadini e questo a me pare sia estremamente grave. A mio parere è una follia essere contro il vaccino, la mia posizione è contro obblighi giuridici […]Un modello basato sulla libertà di scelta è più conforme alla Costituzione rispetto ad un modello basato sugli obblighi giuridici” (“L’articolo 32 della Costituzione sbarra la strada all’obbligo vaccinale”, “agenpress.it”, 2 settembre 2021).

Chiarisce anche Francesco Carraro, avvocato, giurista e giornalista, che non è giuridicamente possibile imporre l’obbligo vaccinale perché “se fosse possibile, ci avrebbero già pensato. […]. Il problema è che loro sanno che senza consenso non possono muoversi e sanno che è un farmaco sperimentale, sono consapevoli dei rischi a cui si va incontro, così come sono consapevoli che dovranno farsi carico degli indennizzi per qualsiasi reazione avversa. Il personale sanitario, in ogni caso, può fare ricorso, sollevando l’eccezione di incostituzionalità nel processo per ricorrere contro un demansionamento o addirittura il licenziamento. Certo, se la Corte Costituzionale non fa giustizia…” (Green pass e obbligo vaccinale: “no” del giurista Carraro, “abruzzoweb.it”, 18 luglio 2021).

Nonostante per i lavoratori sanitari viga l'obbligo di vaccinazione, come prescritto dal Decreto-Legge 26 novembre 2021, la Federazione degli Ordini dei Medici, la (FNOMCEO), dichiara che i sanitari sospesi sono di più di 2.254  e 29.972 sono “sotto osservazione” (Obbligo vaccinale: 2.254 i medici sospesi, quasi 30mila “sotto osservazione”. Anelli: “In quindici giorni, 3700 medici vaccinati in più. Grazie agli Ordini. Inammissibili gli attacchi: l’ultimo oggi a Bolzano, “portale.fnomceo.it”, 4 febbraio 2022).

Benedetta Farinaccia - 4 aprile 2022

 
03

Non ci sono cure efficaci come il vaccino

FAVOREVOLE

Un gran numero di medici ritengono che i vaccini rappresentino l’unica arma efficace per contrastare la malattia. Lo stesso Professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS, sostiene che “I vaccini rappresentano l’unica soluzione solida ed efficace per prevenire la malattia. Sono sicuri, fatti a tempo di record anche grazie ai governi che hanno fatto grandi investimenti a fondo perduto. La loro efficacia cala nel tempo, ma questo è normale. Serve un ciclo completo, che richiede almeno tre dosi. Non esiste una prevenzione diversa e migliore di quella fornita dai vaccini. Le cure riguardano le persone che si ammalano” (Marco Imarisio, Remuzzi: “Una cura per il Covid ancora non c’è: il vaccino è l’unico argine”, “corriere.it”, 21 dicembre 2021).

A tal proposito, l'Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha emesso parere favorevole sull'uso della pillola antivirale contro il Covid di Merck, Molnupiravir, e su quella Pfizer, Paxlovid, per supportare le autorità nazionali che potrebbero decidere un loro uso precoce, ad esempio in contesti di emergenza. Entrambi questi trattamenti hanno mostrato un potenziale per quanto riguarda la riduzione di ospedalizzazioni e anche morte, però vanno fatte alcune considerazioni che non li rendono efficacie come il vaccino:

1) entrambi i farmaci non prevengono la malattia ma la contrastano;

2) entrambi i farmaci vanno somministrati precocemente e possibilmente in seguito all’esito di un tampone molecolare positivo;

3) la forza di entrambi i farmaci si apprezza nei pazienti a rischio morte e ospedalizzazione, quindi, la potenziale platea di utilizzatori è parecchio ridotta;

4) sono entrambi farmaci, e come tali avranno controindicazioni ed effetti collaterali;

5) per il momento è il costo è molto alto per entrambi i trattamenti (Aureliano Stingi, Le pillole anti Covid funzionano ma non possono sostituire i vaccini: ecco perché, “repubblica.it”, 15 novembre 2021).

È molto improbabile che dei farmaci che contrastano l’evoluzione di una malattia sostituiscano un vaccino che invece la previene. Il professor Silvio Brusaferro, il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, specifica che la pillola anti-Covid non è un’alternativa perché "Si tratta di due logiche diverse e complementari, solo attraverso l'immunizzazione sappiamo che mettiamo un freno al contagio del virus e facciamo regredire l'epidemia" - aggiunge il professor Brusaferro - "mentre la pillola agisce quando il virus è entrato nell'organismo e si sta riproducendo" ( Brusaferro: la pillola anti-Covid non è alternativa al vaccino , “rainews.it”, 20 novembre 2021).

Anticorpi monoclonali

Anche l'immunologo e membro del Comitato Tecnico Scientifico Sergio Abrignani ricorda che le nuove cure non possono sostituirsi alla vaccinazione, perché gli anticorpi monoclonali riescono a curare solo il 40% degli ammalati (Covid. Crisanti: “Monoclonali spreco di soldi senza precedenti”, “quotidianosanita.it”, 8 febbraio 2021). Anche il virologo Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell'Azienda ospedaliera di Padova e docente di Microbiologia dell'ateneo cittadino, parla di monoclonali come “spreco di soldi senza precedenti. Perché fondamentalmente hanno un effetto per i casi moderati e non gravi di Covid-19. In presenza di un vaccino, spendere 2-4mila euro per un anticorpo monoclonale senza nessun dato che dimostri che questi farmaci sono in grado di prevenire l'infezione grave” (Ibidem).

Ivermectina

Per quanto concerne l'Ivermectina, si tratta di un farmaco approvato dalla Food and Drug Administration per il trattamento orale per la strongiloidiasi intestinale e l'oncocercosi e come trattamento topico per la pediculosi e la rosacea. È anche usato come trattamento per i parassiti negli animali domestici e nel bestiame. L'Ivermectina può ridurre la replicazione del Covid della sindrome respiratoria acuta grave in vitro, ma studi randomizzati e controllati non hanno mostrato alcun beneficio clinico nella prevenzione o nel trattamento della malattia da Covid. In America sei persone sono state ricoverate in ospedale per effetti tossici derivanti dall'uso di Ivermectina per curare l’infezione da Covid-19. Quattro hanno ricevuto cure in un'unità di terapia intensiva e nessuno è morto. I sintomi erano disturbi gastrointestinali in 4 persone, confusione in 3, atassia e debolezza in 2, ipotensione in 2 e convulsioni in 1. Delle persone che non erano state ricoverate in ospedale, la maggior parte aveva disturbi gastrointestinali, vertigini, confusione, sintomi visivi o eruzione cutanea. Questi casi illustrano i potenziali effetti tossici dell'Ivermectina, inclusi gravi episodi di confusione, atassia, convulsioni e ipotensione nel caso di uso inappropriato. Non ci sono prove sufficienti per supportare l'uso dell'Ivermectina per trattare o prevenire Covid-19, e l'uso improprio, così come il possibile verificarsi di interazioni farmacologiche, può comportare gravi effetti collaterali che richiedono il ricovero in ospedale. Infatti, non è stato approvato né dalla FDA americana né dall' ente regolatorio europeo EMA come farmaco anti-Covid. I National Institutes of Health statunitensi spiegano che "sono necessari risultati di studi clinici adeguatamente potenziati, ben progettati e ben condotti per fornire indicazioni più specifiche e basate sull'evidenza" (Effetti tossici dall'uso di ivermectina associati alla prevenzione e al trattamento di Covid-19, “dottnet.it”\, 22 ottobre 2021).

Clorochina

Per quanto concerne la Clorochina, uno studio americano, pubblicato su una delle più importanti riviste di medici americani, “Jama Internal Medicine”, ha dimostrato come fossero cresciute esponenzialmente le vendite online di clorochina, ma anche i casi di tossicità dall'uso improprio di questo farmaco (Covid-19 e Clorochina: non provata l’efficacia all’inizio di malattia, “marionegri.it”, 28 settembre 2021). Inoltre, ricercatori brasiliani hanno sospeso una sperimentazione con la clorochina dopo aver registrato un’impennata nel tasso di mortalità tra i pazienti con coronavirus trattati ad alto dosaggio. Il farmaco antimalarico, assieme al suo derivato idrossiclorochina, è considerato uno dei più promettenti nella cura del COVID-19, ma è noto per i suoi potenziali effetti cardiotossici (Andrea Centini, Interrotto test con alte dosi di clorochina su pazienti con coronavirus: troppi morti, “scienze.fanpage.it”, 14 aprile 2020).

Idrossiclorochina

Nel 2021, solo negli Stati Uniti, sono state più di 560.000 le prescrizioni di Idrossiclorochina anche in forma preventiva contro la malattia, ma prove scientifiche aggiornate forniscono un supporto perché tali prescrizioni vengano interrotte: "Le prove randomizzate aggiornate - rileva Charles H. Hennekens, autore senior dell'articolo - forniscono un supporto ancora più forte per l'interruzione della prescrizione di Idrossiclorochina nella prevenzione o nel trattamento di Covid-19". Gli autori affermano che oltre alla mancanza di benefici significativi, le nuove prove randomizzate mostrano possibilità di creare danni. Spiegano che il precedente profilo di sicurezza rassicurante dell'Idrossiclorochina è applicabile ai pazienti con lupus e artrite reumatoide, in prevalenza donne giovani e di mezza età, i cui rischi di esiti cardiaci fatali dovuti al farmaco sono molto bassi. Al contrario, i rischi per i pazienti Covid sono significativamente più elevati, perché le complicanze cardiovascolari fatali dovute a questo farmaco sono molto più elevate negli anziani, nelle persone con malattie cardiache esistenti o fattori predisponenti. "Decessi prematuri ed evitabili - conclude Hennekens- continueranno a verificarsi se le persone assumono idrossiclorochina ed evitano le strategie di salute pubblica di comprovato beneficio, come vaccinazioni e dispositivi di protezione come le mascherine" (Covid: esperti Usa, basta prescrivere idrossiclorochina, “ansa.it”, 31 agosto 2021).

Benedetta Farinaccia - 4 aprile 2022

 
04

Esistono cure alternative al vaccino

CONTRARIO

Secondo il parere di diversi esperti, il vaccino è una soluzione, ma non la sola, ci sono trattamenti e terapie che possono avere effetti contro l’infezione, dunque, cure alternative come pillole anti- Covid (Merck e Pfizer) e anticorpi monoclonali, ma vi sono anche altri trattamenti, come Ivermectina, Clorochina e Idrossicolorochina.
Per quanto concerne le pillole anti-Covid prodotte da Merck e Pfizer, sono farmaci antivirali sperimentali, assumibili per via orale, che hanno mostrato un'efficacia promettente nel prevenire i sintomi gravi e l’ospedalizzazione in adulti colpiti dal Covid-19. Esse vengono somministrate per cinque giorni: il regime di Pfizer è di tre pillole al mattino e tre pillole alla sera, mentre il farmaco di Merck viene assunto sotto forma di quattro pillole al mattino e quattro alla sera. Gli studi clinici per entrambi i trattamenti non hanno riportato effetti collaterali avversi, cosa che segna un risultato promettente secondo gli esperti (Pillola anti-Covid, in arrivo i farmaci di Merck e Pfizer: come funzionano e le differenze, “tg24.sky.it”,  21 novembre 2021).

Il 28 gennaio 2022 la Commissione europea ha concesso l'autorizzazione all'immissione in commercio condizionata del farmaco Paxlovid di Pfizer, che riduce dell'89% il rischio di ricovero e morte nelle persone ad alto rischio, se presa nell'arco di 5 giorni dalla diagnosi (Daniele Banfi, Paxlovid: l'antivirale contro Sars-Cov-2 riduce dell'89% ricoveri e decessi, “fondazioneveronesi.it/magazine.it”, 18 febbraio 2022).
Già dal 4 gennaio 2021, invece, è disponibile in Italia la pillola antivirale Molnupiravir, prodotta da Merck e Ridgeback Biotherapeutics, che consente una riduzione del rischio relativo di ricovero o morte per Covid del 30% in pazienti adulti che hanno contratto il virus in forma lieve o moderata e che hanno già altre problematiche che potrebbero aggravarne la condizione (Giulia Alfieri, Pillole anti Covid, come va quella di Merck (e cosa fa con Irbm), “startmag.it”, I dicembre, 2021).

Il virologo Fabrizio Pregliasco spiega il funzionamento delle pillole: “è come fornire al virus dei mattoncini Lego della sequenza del genoma, però sbagliati, che fanno inciampare la replicazione del virus impedendogli di propagarsi nelle cellule. La terapia è di 5 giorni con una dose ogni 12 ore e i risultati, sia in termini di riduzione della carica virale sia della riduzione della patologia, sono confortanti. Quanto alla guarigione “Ci vogliono sempre i 5 giorni di somministrazione, però - precisa Pregliasco - già in seconda giornata le cose migliorano e i risultati si vedono". Ma "l'efficacia - avverte - è collegata anche alla tempistica di somministrazione, quindi prima si assume meglio è". Per quanto concerne gli effetti collaterali "I risultati non evidenziano alcun particolare effetto negativo in termini di tollerabilità. Gli eventi avversi registrati - assicura il virologo - sono davvero pochissimi e di nessun particolare rilievo sugli aspetti gastrici, assolutamente non gravi” (Aifa: la pillola anti Covid disponibile in Italia già dopo Natale, “ilgiorno.it”, 17 novembre 2021).


Anticorpi monoclonali

Dunque, secondo il parere di diversi medici, per superare la minaccia globale rappresentata dal Covid, non è sufficiente disporre solo di vaccini. Come per altre malattie, sono necessari più strumenti per affrontare la pandemia. Di particolare efficacia pare essere il trattamento del Covid con gli anticorpi monoclonali. Questi ultimi imitano gli anticorpi naturali e hanno il potenziale per trattare e prevenire la progressione della malattia in pazienti già infettati dal virus, nonché di essere utilizzati come potenziale approccio preventivo, prima dell'esposizione al virus. Una combinazione di anticorpi monoclonali potrebbe essere complementare al vaccino come agente profilattico, ad esempio per quelle persone per le quali un vaccino potrebbe non essere appropriato o per fornire una protezione aggiuntiva per le popolazioni ad alto rischio (Non solo vaccino: gli anticorpi monoclonali per contrastare l’epidemia, “astrazeneca.it”, 10 dicembre 2021).

Filomena Pietrantonio, responsabile cure monoclonali e primario del reparto di Medicina Interna dell’ospedale dei Castelli, nell’Asl Roma 6, spiega lil funzionamento delle cure monoclonali: “Il trattamento con i monoclonali richiede un’unica infusione per via endovenosa di circa un’ora, al termine della quale il paziente resta in osservazione per un’ora e poi, se ha un accompagnatore positivo che sta bene può tornare a casa”. Le cure mediante i monoclonali si stanno rivelando particolarmente efficaci e come spiega la dottoressa Pietrantonio, “Con le nuove indicazioni la somministrazione degli anticorpi si è ampliata molto[…] Inoltre la somministrazione è rivolta anche ai pazienti già vaccinati, i quali potrebbero avere, in linea teorica, le risorse per contenere l’evoluzione dell’infezione affinché non si trasformi in grave” (Covid, anticorpi monoclonali efficaci se somministrati precocemente. Elaborato protocollo all’ospedale dei Castelli, “insalutenews.it”, 29 novembre 2021).

Ivermectina

L’Ivermectina è balzata recentemente agli onori della cronaca grazie a uno studio australiano dal titolo The FDA-approved drug ivermectin inhibits the replication of SARS-CoV-2 (Il farmaco approvato dalla FDA ivermectina inibisce la replicazione di SARS-CoV-2 in vitro, TdR)– del Monash University’s Biomedicine Discovery Institute del Peter Doherty Institute of Infection and Immunity di Victoria, pubblicato su “Science Direct” – condotto in vitro su cellule infettate da Covid. Secondo il team di ricerca, capitanato da Kylie Wagstaff, una singola dose di questo medicinale sarebbe in grado di bloccare la crescita dell’agente patogeno in coltura, eliminando tutto il materiale genetico virale nell’arco di 48 ore.  Un farmaco economico e ampiamente utilizzato nelle regioni del mondo in cui le infestazioni parassitarie sono comuni. Di fatto, ha pochi effetti indesiderati. In laboratorio i test hanno dimostrato che l’Ivermectina può rallentare la riproduzione del Covid (Covid-19: ivermectina alla prova, “bal.lazio.it”, 21 settembre 2021).

Clorochina

Andrea Savarino, ricercatore dell'Istituto Superiore di Sanità, raccoglie i dati provenienti da tutte le strutture ospedaliere per analizzare le cartelle cliniche in funzione dei trattamenti con Clorochina, spiegando: “il grosso degli effetti della clorochina si è visto a livello clinico, con un miglioramento del quadro di interessamento polmonare ed una più rapida dimissione dall'ospedale. Questo è dovuto al fatto che la clorochina non solo ha un effetto antivirale, ma anche immunologico, ovvero limita il danno dovuto all'attivazione abnorme del sistema immunitario da parte del virus. Il processo di randomizzazione ha purtroppo fatto sì che i pazienti trattati con clorochina avessero una diagnosi più recente rispetto a quelli trattati con lopinavir/ritonavir.” Ad oggi il protocollo dell'AIFA prevede l'uso di idrossiclorochina ad una dose di carico di 800 mg il primo giorno e 400 mg al giorno per il periodo successivo (Andrea Savarino: "La Clorochina limita i danni del virus sul sistema immunitario", iltempo.it, 12 aprile 2020).

Idrossicolorochina

L’Idrossicolorochina, prodotta da Sanofi con il nome commerciale Plaquenil, nasce come farmaco anti-malarico, derivato sintetico e meno tossico della clorochina. Per l’esigenza di fronteggiare l’emergenza sanitaria, l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), con una nota del 17 marzo 2020, comunica che la sua Commissione Tecnico Scientifica ha espresso parere favorevole in merito all’uso off-label dell’Idrossiclorochina per il trattamento dell’infezione da Covid. Infatti, alcuni studi evidenziano la riduzione dell’ospedalizzazione e il miglioramento del decorso di pazienti contagiati in seguito alla somministrazione di Idrossiclorochina (Anna Fortunato, Plaquenil®: è vero che può aiutare la lotta al Covid-19?, “pharmercure.com”, 8 marzo 2021).

Benedetta Farinaccia - 4 aprile 2022

 
05

È giusto imporre l’obbligo vaccinale nella scuola

FAVOREVOLE

Diversi partiti politici da tempo chiedono che l’obbligo vaccinale sia esteso a tutta la popolazione. Al momento il vaccino contro il Covid è obbligatorio per il personale sanitario, per il personale scolastico e universitario, per le forze dell'ordine, categorie cruciali perché tra le più esposte al rischio contagio, e per gli over 50, considerati particolarmente a rischio. L'intenzione è quella di convincere sempre più persone a immunizzarsi.

Lena Gissi, segretaria della Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori (CISL), si dichiara favorevole alla decisione di aver introdotto l’obbligo vaccinale per il personale scolastico: "Una decisione giusta per limitare la diffusione del contagio condivisa nel mondo della scuola. […] La decisione per il personale scolastico è legata alla copertura di chi è più a contatto coi bambini e i ragazzi che non hanno copertura vaccinale, si tratta di una protezione reciproca. In generale, trovo giusto cominciare da alcune categorie, quelle che più hanno rapporti con il pubblico, per contenere la diffusione. Lo si è sempre fatto sin dall'inizio” (Ilaria Venturi, Obbligo vaccinale per i prof, Lena Gissi (Cisl), “repubblica.it”, 25 novembre 2021).
Dello stesso avviso è Mario Rusconi, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi Roma (ANP): “Le norme dello Stato vanno applicate fino in fondo. Dal mio punto di vista è corretta la linea del governo, quella di introdurre l'obbligo vaccinale per medici, poliziotti, personale scolastico. […] Sono ancora diverse migliaia gli insegnanti e i dipendenti della scuola non vaccinati, su un milione e 200mila lavoratori, che entrano a scuola con il tampone fatto ogni due giorni. Anche se fossero il 10% si parla sempre di un esercito di 120mila persone. Guardando poi i dati che stanno emergendo dalle scuole, con cui siamo in contatto costante, ci sono migliaia di classi in quarantena, soprattutto nella fascia più giovane della popolazione scolastica, quella non vaccinabile.  Alcune scuole sono completamente chiuse, perché hanno tutte le classi in quarantena. Il virus si sta diffondendo in maniera esponenziale, soprattutto negli istituti comprensivi” (Annalisa Cangemi, Obbligo vaccinale a scuola, sindacati a Fanpage.it: “È la soluzione più giusta, va esteso a tutti”, fanpage.it,  25 novembre 2021).
D'accordo anche Francesco Sinopoli, segretario generale della Federazione lavoratori della conoscenza (FLC-CGIL), secondo cui quella dell'obbligo vaccinale al personale scolastico è "la soluzione più giusta", che andrebbe estesa anche ad altre categorie. (Ibidem)

La pressione sul vaccino è strumentale ad ottenere misure un po’ meno stringenti, anche se sicure e soprattutto per evitare la didattica a distanza perché, come affermato dal ministro Patrizio Bianchi, sono le stesse prove Invalsi  a certificare il peggioramento della situazione negli ultimi due anni (Francesco Lommi, Scuola, dal vaccino obbligatorio alla Dad, “ilgiorno.it”, 27 luglio 2021).
Quindi l’obbligo vaccinale al personale scolastico vuol dire avere ragionevoli garanzie sul mantenimento della didattica in presenza per tutti gli studenti di tutte le scuole di ogni ordine e grado. In ogni caso, secondo la sottosegretaria all'Istruzione, Barbara Floridia, “la DAD come sin qui conosciuta non esisterà più: non sarà più un surrogato della didattica in presenza ma semmai una utile integrazione nonché uno strumento di connessione tra realtà educative differenti e distanti tra loro” (Annalisa Girardi, “Ora abbiamo vaccini e Green Pass, Dad non esisterà più”, “fanpage.it”, 10 settembre 2021).

Cristina Grieco, dirigente scolastica del Liceo Cecioni e consigliera del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, commenta cosi l’entrata in vigore dell’obbligo vaccinale: "Sono d’accordo. È necessario perché bisogna fare di tutto per garantire che le lezioni continuino a svolgersi in presenza. […] Solo una minoranza coloro che non hanno ancora deciso di vaccinarsi. Se persisteranno sulle loro posizioni, scatteranno come da norma le sospensioni e saranno sostituiti con supplenti" (Monica Dolciotti, Livorno, la preside Grieco: "Necessario il vaccino agli insegnanti", “iltelegrafolivorno.it”, 13 dicembre 2021).

Licia Ronzulli, responsabile del Movimento Azzurro per i rapporti con gli alleati, dichiara di essere favorevole alla vaccinazione per il personale scolastico, perché “la scuola è quella tra i banchi, non la dad davanti a un pc”. Quindi ha ribadito che “insegnanti e personale scolastico in generale hanno una grande responsabilità, avere cura dei nostri figli. I ragazzi hanno diritto di andare a scuola in presenza e in sicurezza. La stragrande maggioranza degli insegnanti si è vaccinata, ma qualcuno si è rifiutato” (Alessandro Giuliani, Docenti e Ata che non si vaccinano vanno sospesi dal ruolo, lo dice il ddl Ronzulli (Fi): al loro posto i supplenti, “tecnicadellascuola.it”, 20 luglio 2021).

In provincia di Trento, l’assessore all’Istruzione Mirko Bisesti non ha dubbi: non si ricorrerà a inutili posticipazioni, tutti dovranno mettersi subito in regola. L’assessore è convinto che si potranno trovare soluzioni rapide anche ad eventuali “buchi” creati dall’ultimo zoccolo duro dei contrari. Ciò che deve essere garantito come priorità della linea provinciale – ha sottolineato – è la continuità della didattica in presenza (Obbligo di vaccino a scuola, Bisesti: “Sospensioni per chi non si mette in regola. Non aspetteremo”, “lavocedeltrentino.it”, 13 dicembre 2021).

A proposito del vuoto che potrebbero generare i docenti contrari all’obbligo vaccinale, Antonello Giannelli, “L’obbligo vaccinale dal 15 dicembre, dunque, non inciderà sul personale, salvo in alcune regioni, come il Friuli Venezia-Giulia, ad esempio, dove i non vaccinati si trovano in percentuali maggiori” (Dietrofront quarantene, Anp: di colpi di scena, di tuffi carpiati con doppio avvitamento la nostra scuola non ne ha bisogno, “orizzontescuola.it”, 1 dicembre 2021).

Come ricorda il ministro degli affari regionali Mariastella Gelmini, “occorre mettere in campo gli strumenti che abbiamo e il vaccino è l’unica arma che abbiamo per combattere il virus”(Gelmini a Rho Fiera Milano: “Il vaccino è l’unica arma che abbiamo”, “nova.news”, 22 novembre 2021).

Benedetta Farinaccia - 4 aprile 2022

 
06

Non ha senso imporre l’obbligo vaccinale nella scuola

CONTRARIO

Il Decreto-Legge del 24 novembre 2021, n 172, stabilisce l’estensione dell’obbligo vaccinale a ulteriori categorie (oltre al personale sanitario) a decorrere dal 15 dicembre 2021. Le nuove categorie coinvolte saranno: personale amministrativo della sanità, docenti e personale amministrativo della scuola, militari, forze di polizia e personale del soccorso pubblico. Con il Decreto-Legge 7 gennaio 2022 n. 1 l’obbligo è esteso anche ai docenti universitari.
Ciò ha generato delle forti perplessità e Antonello Giannelli —  Presidente dell’Associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola (ANP) — , sottolinea la posizione del personale docente: “sì all'obbligo vaccinale, ma deve essere per tutti, ha poco senso introdurlo in una categoria già vaccinata al 95% se lo si deve mettere, lo si metta per tutti” (Ilaria Venturi, Giannelli "No, al vaccino obbligatorio solo per i docenti",repubblica.it”, 23 novembre 2021).

Dunque, perplessi, se non contrari. Dai presidi agli insegnanti fino ai custodi, il mondo della scuola non è convinto della strada intrapresa dal governo per rendere il vaccino obbligatorio per la categoria. Mariano Amici, il medico di Ardea sospeso senza stipendio, spiega: “L'imposizione dell'obbligo vaccinale al personale scolastico è un fatto gravissimo. Consiglio a chi è contrario il ricorso, anche se l'esito lo vedremo tardi. I bidelli, professori, presidi non ancora vaccinati contro il Covid e che ritengono di non poterlo fare senza rischi, non si vaccinino. Non si mette a repentaglio la propria salute per subire una imposizione. E per quanto concerne la sospensione dello stipendio Amici spiega che “Purtroppo il professore soccombe […] un governo serio, convinto di fare la giusta azione, dovrebbe rispondere con una soluzione simile al reddito di cittadinanza, trovare una scappatoia al cittadino che non vuole vaccinarsi. O è ricatto.” È incomprensibile - prosegue Amici - l'obbligo limitato ad alcune categorie, perché si crea una disparità fra individui. Se il vaccino protegge, deve proteggere tutti, altrimenti è inutile farlo. Inoltre, la propaganda dice che il vaccino è miracoloso, ma tace sul consenso informato. Infine - conclude – “anche l'Istituto superiore della sanità dice che il vaccino non ti protegge e non impedisce la diffusione del virus. Di fronte a tutto questo, che senso ha imporre la vaccinazione obbligatoria al professore di scuola o alle forze dell'ordine? Non andrebbe imposta a nessuno”  (Scuola, medico no vax Amici a prof e bidelli: "Se temete rischi, non vaccinatevi",adnkronos.com”, 25 novembre 2021).

Il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi, spiega che non “si può rendere obbligatorio per legge solo per alcune categorie. È qui il problema: l’obbligatorietà selettiva. Siamo convinti che una volta intrapresa la strada vaccinale non la si può interrompere. […] Non ci sto alla criminalizzazione di docenti e del personale scolastico – aggiunge Turi – siamo di nuovo alla gogna mediatica. Ci possono essere situazioni particolari, persone, docenti a cui non può essere somministrato il vaccino, non lo sappiamo. La maggior parte di loro si è vaccinata. Introdurre forzatamente l’obbligo solo per la scuola appare un peso che viene diviso in modo assolutamente diseguale. Ricordiamo quali sono gli elementi di base: riduzione degli alunni per classe; presidi sanitari nelle scuole; sistemi di sanificazione dell’aria nelle aule. Ma nulla ancora di tutto questo è stato fatto. La politica nazionale e regionale è sempre in ritardo. Si parla troppo ma si fa poco. La scuola serve per eliminare le discriminazioni non per crearle ma purtroppo ancora una volta si scaricano addosso problemi che andavano risolti diversamente e in modo preventivo”, conclude il sindacalista” (Obbligo vaccinale, Turi (Uil Scuola): “Non si può criminalizzare il personale scolastico. La scuola serve per eliminare le discriminazioni, non per crearle”, “orizzontescuola.it”, 25 novembre 2021).

L’obbligatorietà selettiva manifesta la sua incongruenza anche con l’obbligo soft di Green pass sul posto di lavoro pubblico in vigore dal 21 settembre 2021, quando invece, in Parlamento tale obbligo non era applicato. A rilanciare per primo il tema è stato il segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri: "La vita dei nostri lavoratori e lavoratrici ha la stessa dignità della politica" (Il green pass ancora non è obbligatorio in Parlamento: perché e quando potrebbe diventarlo, “fanpage.it”, 16 settembre 2021).

Anche il capogruppo di Fratelli d’Italia Francesco Lollobrigida solleva la questione in Aula alla Camera: "[…] noi parlamentari non vogliamo alcun privilegio: quello che vale fuori deve valere anche qui dentro. E 'qui dentro' non vuol dire solo il palazzo di Montecitorio o il ristorante della Camera, ma anche questa Aula" (Green Pass Italia, la richiesta: "Obbligatorio anche alla Camera", “adnkronos.com”, 4 agosto 2021).

Inoltre, l’obbligatorietà selettiva risulta essere inapplicabile perché comporta una palese violazione della Direttiva europea n. 78 del 2000: “L’Europa non deve sconfessare se stessa: sull’obbligo vaccinale è giusto che prenda posizione ricordando quanto espresso nel corso degli ultimi 20 anni e anche durante la pandemia”. A sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, nell’annunciare la presentazione di un doppio ricorso contro l’imposizione del vaccino anti Covid-19: uno promosso da Anief per il personale scolastico e uno da Radamante per le forze dell’Ordine e i militari (Obbligo vaccinale docenti e Ata, Pacifico (Anief): violate direttive e trattati dell’Unione europea, pronto un doppio ricorso, “orizzontescuola.it”,  5 dicembre 2021). “Siamo contrari alla vaccinazione obbligatoria perché comporta una palese violazione della Direttiva europea n. 78 del 2000, che introduce il principio del rispetto di ogni norma che possa comportare qualsiasi discriminazione diretta o indiretta, anche per motivi di scelte personali, religiose o convinzioni proprie. Siamo convinti che bisogna rispettare anche l’articolo 19 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, secondo cui occorre combattere le discriminazioni fondate pure sulle ‘convinzioni personali’”. L’obbligo vaccinale presenta molte crepe di cui nessuno parla. A questo punto, ha concluso il sindacalista leader dell’Anief, “chiediamo all’Europa di rispettare le sue indicazioni, […] per questa ragione abbiamo attivato le procedure per ricorrere in tribunale e sospendere l’obbligo del possesso della vaccinazione per tutto il personale scolastico” (Ibidem).

Ad ogni modo le conseguenze per coloro che sul posto di lavoro non sono in regola, sono note: cinque giorni di tempo per dimostrare di essersi vaccinati, in caso contrario scatteranno i provvedimenti, ossia sospensione dal lavoro (il docente verrà sostituito da un supplente) e congelamento dello stipendio. Per riprendere il proprio posto di lavoro e percepire nuovamente lo stipendio, sarà necessario dimostrare di aver avviato o completato il proprio percorso vaccinale individuale. A tal proposito il sindacato lamenta gli effetti futuri dell’obbligo vaccinale, come quello di una futura mancanza di personale (Docente e ATA) a cui i supplenti non riusciranno a far fronte. I sindacati della scuola in particolar modo lamentano la presenza diffusa delle classi pollaio, nessun intervento significativo sull'edilizia scolastica, mancato rispetto della distanza di un metro fra gli alunni, grazie alla possibilità di deroga quando le classi sono numerose e/o le aule piccole, trasporti in condizioni disastrose e imporre la vaccinazione secondo il coordinatore nazionale del sindacato, Rino Di Meglio, significa non intervenire sulle vere cause del contagio nelle scuole (Cristina D'Amicis, Obbligo vaccinale a scuola: c'è chi dice no, “today.it”, 26 novembre 2021).

Benedetta Farinaccia - 4 aprile 2022

 
07

I vaccini non sono affatto un business

FAVOREVOLE

Un gran numero di medici ritengono che i vaccini rappresentino l’unica arma efficacie per contrastare la malattia e non sono affatto un business. A tal proposito, la divulgatrice scientifica Roberta Villa spiega: “È ovvio che Pfizer, e in misura molto minore le altre, traggono profitto dall'aver trovato un mezzo che ci aiuta a ridurre in maniera significativa i danni di questa pandemia. Si può trattare per negoziare i costi. Ma il declino della protezione anticorpale è ormai un fatto acclarato, i richiami la fanno risalire e quel che conta è passare attraverso la quarta ondata col minor numero possibile di vittime, di contagiati e di sovraccarico per il servizio sanitario. E la terza dose non è un business...” (Francesco Boezi, "Vi spiego perché la terza dose è tutto fuorché un business", “ilgiornale.it”,  5 novembre 2021).

Tra le accuse più insistenti mosse dalla controparte resta sempre quella di favorire gli "interessi di Big Pharma" e non le reali necessità di salute della popolazione.
La spesa complessiva per i vaccini, dopo l'introduzione della legge Lorenzin del 2017, ammonta a 487 milioni di euro che rappresentano l'1,6% della spesa totale per farmaci in Italia (che sfiora i 30 miliardi) e lo 0,4% del totale dell'intero Fondo sanitario nazionale.
Alla luce di questi dati, l'accusa mossa nei confronti dei vaccini sembra configurarsi come una vera e propria fake news. A sottolinearlo è lo stesso presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Walter Ricciardi, che contattato da “Quotidiano Sanità” ha spiegato: "Questa degli interessi di Big Pharma è una cosa che non è mai esistita e continua ad essere alimentata da qualcuno che, evidentemente ha interesse a non capire che i vaccini sono i farmaci più sicuri ed economici. È una questione che noi ribadiamo da sempre, anche se continuiamo ad essere accusati, nel mio caso anche personalmente, di essere al soldo di quelle case farmaceutiche che in realtà hanno tutto l’interesse a far ammalare la gente e non a prevenire le malattie. Il 99% del loro budget dipende proprio dalle malattie, non dal prevenirle” (Michele Bocci, Covid, parla Walter Ricciardi: “A gennaio si rischia una fiammata arginarla spetta a noi”, “repubblica.it”, 7 novembre 2021).

Dell’avviso che i vaccini possano essere un affare ma non di certo un business il docente di Economia Sanitaria Fabrizio Gianfrate, tra i massimi esperti in Italia di farmacoeconomia: “Sui vaccini - non si fanno profitti elevatissimi perché i vaccini costano, non è come produrre un farmaco normale. Ci sono i costi legati alla produzione e i costi legati ai rischi del vaccino in sé, cioè all’estrema labilità delle materie prime. […] le grandi aziende fanno fatica a cambiare strategia in tempi brevi. […] Quella dei vaccini contro il Covid - prosegue l’analisi di Gianfrate - è una quota crescente sì, ma ancora minimale rispetto all’intero business farmaceutico. Le grandi aree degli affari legati alla farmaceutica restano quelle legate alle malattie che hanno il tasso di mortalità più alto: tumori, le malattie cardio-vascolari, quelle respiratorie e quelle croniche come il diabete. Queste categorie hanno mantenuto un primato schiacciante: la loro quota di mercato sì è ridotta, anche perché molte prestazioni sono state rimandate per via del Covid, ma è una contrazione temporanea. Covid è invasivo perché ha riempito le nostre vite, ma la componente economica diretta sui farmaci, inclusi i vaccini, è minimale rispetto all’intera torta del business della farmaceutica” (Giuseppe Colombo, Big Pharma, i vaccini sono un affare, i farmaci salvavita ancora di più, “huffingtonpost.it”, 17 marzo 2021).

Inoltre, nel maggio scorso numerosi influencer francesi come Leo Grasset, hanno ricevuto strane proposte per screditare il vaccino a mRNA di Pfizer-BioNTech e per definirlo un “business”. Un’agenzia di PR con base a Londra voleva pagarli per promuovere contenuti per conto di un cliente. I messaggi erano composti da un sofisticato documento di tre pagine che, nel dettaglio, riportava cosa esattamente dire e su quali piattaforme veicolare il messaggio per la cui pubblicizzazione gli influencer e YouTuber europei venivano profumatamente pagati. A denunciare per primo il tentativo di cercare influencer pronti a minare la credibilità del vaccino Pfizer-BioNTech (uno dei più utilizzati al mondo contro il Covid-19), o almeno a denigrarlo come fosse un business, è stato Leo Grasset, che si occupa di divulgazione scientifica su un canale “YouTube” con circa 1,2 milioni di abbonati. Su Twitter, lo stesso Grasset ha scritto di essere rimasto sorpreso dalla proposta “che consiste nel distruggere il vaccino di Pfizer in un video”: l’email ricevuta conteneva un’offerta con “un budget gigantesco” per la campagna, e chiedeva che l’agenzia committente rimanesse nell’anonimato, aggiungendo che nel video non fosse esplicitamente dichiarata la sponsorizzazione (Mirella Castigli, Le fake news sul vaccino diventano un business internazionale: i casi, “agendadigitale.eu”, 3 agosto 2021).

Questo schema sembra far parte di un’industria segreta che gli analisti di cyber-sicurezza statunitensi definiscono “disinformazione a noleggio”, un nuovo capitolo della diffusione di fake news e disinformazione. Un’industria della promozione di falsità in pieno boom, e ai clienti che si fanno ingannare da queste proposte offrono qualcosa di prezioso: la possibilità di negare, non essendo abbastanza informati. Ad oggi, dunque secondo tale linea di pensiero è la disinformazione ad essere diventata un vero e proprio business (Ibidem).

Benedetta Farinaccia - 4 aprile 2022

 
08

I vaccini sono un vero e proprio business

CONTRARIO

La distribuzione dei vaccini anti-Covid  ha generato un ampio dibattito in quanto una massiccia controparte di studiosi ed esperti sostiene che  quello dei vaccini sia un vero e proprio business (Omicron, business da 50 miliardi per i vaccini. "Possibili varianti peggiori", “affaritaliani.it”, 28 novembre 2021).
Si è verificato un aumento sui prezzi delle dosi del vaccino: il nuovo costo di una dose Pfizer - riporta l'Ft - è di 19,50 euro, quattro euro in più rispetto ai 15,50 euro della precedente fornitura. Per Moderna il tariffario sale invece a 25,50 dollari a dose dai 22,60 dollari del precedente accordo.
Una ricerca realizzata da Emergency e da Oxfam evidenzia come i vaccini a mRNA possano essere prodotti con un costo che potrebbe variare da 1,18 dollari a 2,85 dollari/dose; i governi avrebbero pagato da 4 a 24 volte questo prezzo (Ibidem).

A sostegno della tesi che il mercato dei vaccini sia un business destinato solo ai paesi più ricchi, Sara Albiani, consulente politica per la salute globale di Oxfam Italia e Rossella Miccio, presidente di Emergency, sostengono, che “La scarsità mondiale di vaccini è una diretta conseguenza del sostegno dei Paesi ricchi ai monopoli delle aziende farmaceutiche, che ad oggi non hanno fatto nessun reale passo avanti per la condivisione di tecnologie, know-how e brevetti con i tanti produttori che nei Paesi in via di sviluppo potrebbero garantirne l’abbassamento dei prezzi e l’incremento nella produzione mondiale.  L’unico primo, timido ma insufficiente, passo in avanti è stato fatto da Pfizer/BioNTech pochi giorni fa, per consentire la produzione di 100 milioni di dosi in Sud Africa. La prima dose però sarà disponibile solo nel 2022, mentre in Africa si continua a morire. Questo è forse il caso di speculazione più grave della storia. […]Inoltre il COVAX, l’iniziativa che dovrebbe consentire ai Paesi in via di sviluppo l’accesso ai vaccini, ha pagato le dosi di Pfizer/BioNTech in media 5 volte di più del loro potenziale costo di produzione, faticando per avere le forniture necessarie in tempi brevi perché i Paesi più ricchi […] hanno avuto di fatto la precedenza nell’acquisto” (Vaccini, “Con il loro monopolio, le case farmaceutiche hanno fatto pagare agli Stati fino a 24 volte il loro costo di produzione", “repubblica.it”, 29 luglio 2021).

Dunque, secondo Sara Albiani di Oxfam Italia e Rossella Miccio di Emergency, il business dei colossi farmaceutici è oltremodo redditizio, mentre a farne le spese sono i Paesi in via di sviluppo che stanno affrontando un nuovo picco di contagi e decessi, senza vaccini, cure e trattamenti (Roberto Ciccarelli, Vaccini, la grande rapina di Big Pharma, “ilmanifesto.it”, 15 dicembre 2021).

E nei paesi meno ricchi si sta consumando un sacrificio degli operatori sanitari, a sostegno di tale ipotesi Winnie Byanyima, direttore esecutivo di Unaids (Programma delle Nazioni Unite per l'HIV e l'AIDS): “Solo in Uganda ne sono morti più di 50 in appena due settimane. Mi ricorda quando morivano milioni di persone di HIV, perché i prezzi dei farmaci erano troppo alti. […] È criminale che la maggior parte dell'umanità stia ancora affrontando questa crudele malattia senza protezione, perché i monopoli farmaceutici e il profitto vengono messi al primo posto” (Vaccini, “Con il loro monopolio, le case farmaceutiche hanno fatto pagare agli Stati fino a 24 volte il loro costo di produzione", “repubblica.it”, 29 luglio 2021).
Un meccanismo che secondo molti medici si sta rivelando perverso e che ha portato a un enorme fallimento del progetto COVAX (partenariato  che comprende anche i Paesi più poveri del mondo, volta ad accelerare la produzione e l’accesso equo a test diagnostici, terapie e vaccini contro il COVID-19): i soldi spesi fino ad oggi dal COVAX sarebbero stati sufficienti a garantire un ciclo di vaccinazione completa ad ogni persona nei Paesi a basso e medio reddito, se i prezzi garantiti fossero stati equi e a fronte di un’offerta sufficiente di dosi. Al contrario, “a inizio gennaio 2022 solo il 10% della popolazione nei Paesi più poveri del mondo è stato immunizzato con almeno una dose a fronte del 67% nei Paesi più ricchi (stima Onu)” (Alessandra Muglia, “Avanti con Covax per arrivare al 70% di vaccinati nel mondo entro l’anno”, “corriere.it”, 3 febbraio 2022).
I richiami per le varianti potrebbero costare fino a 175 dollari a dose, 148 volte il costo stimato di produzione. La corsa al rialzo continuo dei prezzi non sembra arrestarsi, nonostante l’acquisto di un numero senza precedenti di dosi a livello globale, che avrebbe dovuto produrre una progressiva riduzione del costo dei vaccini.  Un trend che continuerà in assenza di un'azione dei governi, spinto dalla possibilità che siano necessarie dosi di richiamo per gli anni a venire a causa dello sviluppo di nuove varianti. Il CEO di Pfizer ha dichiarato che si potrà arrivare fino a 175 dollari per dose, ossia 148 volte il potenziale costo di produzione.
La soluzione, secondo Albiani e Miccio, è quella di concedere a tutti governi “la condivisione dei brevetti e il trasferimento delle tecnologie necessarie a consentire di aumentare la produzione mondiale di vaccini […]Consentire ai Paesi in via di sviluppo di produrre i propri vaccini è il modo più rapido e sicuro per aumentare l'offerta e ridurre drasticamente i prezzi. Quando questo è stato fatto per il trattamento dell'HIV, i prezzi sono diminuiti del 99%” (Nessuno è al sicuro finché non lo saranno tutti: nessun individuo, comunità o Paese può affrontare l’emergenza sanitaria da solo, “oxfamitalia.org”, consultato il 22 marzo 2022).

Il tema della libertà di riprodurre un farmaco è in discussione da anni, ma con il Covid è tornato alla ribalta dopo che i governi di India e Sud Africa hanno chiesto un intervento formale sia all’OMS che all’Organizzazione Mondiale del Commercio. I due Stati, portavoce delle istanze dei più poveri, hanno chiesto di abolire i brevetti su alcuni farmaci e sui vaccini in modo tale da concedere a chiunque di poterli produrre e distribuire senza i vincoli.  A tal proposito Nino Cartabellotta, medico e presidente della Fondazione GIMBE, invoca un’azione unita contro le aziende che ancora sono restie a liberare i propri prodotti dai vincoli brevettuali. Il medico, attraverso un tweet, chiede che “I Governi europei non perdano tempo (e denaro) in azioni legali contro Pfizer e AstraZeneca. Piuttosto si (pre)occupino di liberare le licenze dei vaccini controCovid-19” (Cartabellotta e Garattini: “Liberate i brevetti dei vaccini”, “aboutpharma.com”, 25 gennaio 2021).

Anche Silvio Garattini – scienziato e farmacologo italiano, presidente e fondatore dell'Istituto di ricerche farmacologiche "Mario Negri" – è della stessa opinione: “Se ci sono ragioni importanti di salute pubblica, gli Stati possono chiedere o pretendere la licenza del farmaco per produrlo in grosse quantità. L’Italia, l’Europa, possono chiederlo. In un momento di grandi difficoltà bisognerebbe avere il coraggio di abolire i brevetti sui farmaci salvavita come i vaccini” (Ibidem)

Dunque, per la Miccio e Albiani la dimostrazione della la drammatica iniquità nel modo di condurre la battaglia contro il virus è testimoniata dal fatto che  i paesi ricchi iniziano la somministrazione delle terze dosi mentre la maggior parte dei Paesi poveri fatica a garantire le prime dosi al proprio personale sanitario (Vaccini, “Con il loro monopolio, le case farmaceutiche hanno fatto pagare agli Stati fino a 24 volte il loro costo di produzione", “repubblica.it”, 29 luglio 2021).

Benedetta Farinaccia - 4 aprile 2022

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