Nr. 229
Pubblicato il 19/11/2019

Salario minimo

FAVOREVOLE O CONTRARIO?

Il salario minimo è tra le novità proposte dal governo Lega-Movimento 5 Stelle in tema di Economia e Lavoro, ripresa anche dal governo PD-Movimento 5 Stelle. La sua introduzione rappresenterebbe, secondo molti, un adeguamento ai canoni europei (29 Paesi dell’area Ocse su 37 hanno adottato questo provvedimento) e un miglioramento della tutela e della qualità del lavoro, soprattutto per quanto riguarda la lotta al lavoro nero o sottopagato. Secondo il parere di altri, invece, l'Italia e altri paesi non hanno bisogno di questo provvedimento, in quanto hanno una realtà sindacale molto forte, che possiede già di per sé i mezzi per contrattare salari adeguati e migliorare la qualità del lavoro.
Un'altra questione riguarda gli effetti del Reddito di cittadinanza (Rdc) unito al salario minimo. Per alcuni l'idea di introdurre un reddito minimo favorirebbe la crescita dei salari (si avrebbe una sorta di reddito minimo garantito al di sotto del quale non si potrebbe più andare) mentre secondo il parere di altri, il Rdc è un disincentivo al lavoro e l'idea che questo possa aumentare la soglia minima dei salari è una bufala.

 
01

Il Reddito di cittadinanza sostiene il salario minimo poiché favorisce la formulazione di un reddito minimo dignitoso al di sotto del quale non si potrà andare

FAVOREVOLE

È opportuno che la formula del Reddito di cittadinanza venga accompagnata da quella del salario minimo, non troppo alto né troppo basso, per evitare che i datori di lavoro possano ricattare i beneficiari del sussidio, costringendoli ad accettare salari molto bassi per evitare di perdere l’accesso al Reddito di cittadinanza. Infatti, oltre ad aiutare le classi più povere, l'introduzione del Reddito di cittadinanza favorisce la formulazione di un salario minimo dignitoso al di sotto del quale non si può più andare; ciò contrasta i lavori sottopagati e in nero.
L'unione di questi due provvedimenti necessari, dunque, mira a un’occupazione dignitosa per tutti e a una distribuzione più equa dei benefici del progresso tecnico, prevedendo forme di reddito universale che emancipino l’uomo dall’obbligo lavorativo e lo aprano a una forma più libera di contributo alla società.

CONTRARIO

Un grande rischio è che la proposta entri in conflitto col reddito di cittadinanza, misura che già tutela le fasce più povere. Si dovrebbe fissare una soglia molto alta della paga oraria, ma ciò è insostenibile per gran parte del mercato del lavoro; in caso contrario si rischia che la soglia sia inferiore allo stesso reddito di cittadinanza.
Si tratta di una combinazione pericolosa per l'economia e la domanda di lavoro, perché si basa sull’idea errata secondo cui lo Stato fissa un salario per legge e poi le imprese si adeguano.
La somma tra salario minimo e reddito di cittadinanza non produrrà dunque maggiore equità e aumento delle opportunità di lavoro, ma porterà a una nuova crisi della produttività industriale e a un aumento del lavoro nero.

 
02

L'introduzione del salario minimo è un importante strumento di protezione delle categorie più emarginate, sfruttate e non rappresentate

FAVOREVOLE

L'introduzione di un salario minimo, auspicabile in tutta Europa, oltre a evitare il cosiddetto dumping contrattuale (ossia un inquadramento non adeguato) e una serie di contenziosi tra aziende e lavoratori, sarebbe uno strumento ulteriore di protezione verso le categorie più a rischio di emarginazione e sfruttamento e non rappresentate. Se questo provvedimento fosse stato introdotto già nei decenni passati in paesi come l'Italia, il livello della diseguaglianza tra le fasce salariali sarebbe stato minore, ma soprattutto sarebbe stato molto inferiore l’aumento della diseguaglianza nel tempo. Questo perché sarebbero migliorate le condizioni di molti lavoratori che oggi sono pagati al di sotto di quanto stabilito dai contratti di lavoro.
Per quanto riguarda il nostro Paese, anche i dati di Inps e Istat parlano chiaro: fissando la soglia del salario minimo a 9 euro lordi l'ora, 2,9 milioni di lavoratori avrebbero un incremento medio annuo di retribuzione di 1.073 euro; sarebbe coinvolto il 21% dei lavoratori dipendenti con un aumento stimato del monte salari complessivo di 3,2 miliardi.

CONTRARIO

I paesi dell'Ocse che non hanno introdotto il salario minimo (Svezia, Danimarca, Finlandia, Austria e Italia) sono fra i pochi rimasti in cui la forza associativa dei sindacati, insieme a quella dei contratti nazionali da esse stipulati, coniuga altissimi livelli di copertura (pressoché integrale), con soglie minime di retribuzione, in rapporto a quelle mediane, uguali o maggiori che non nei Paesi più virtuosi dove vige il minimo legale.
Se viene introdotta una legge che fissa una paga oraria, le imprese non sono più costrette a trattare con i sindacati per fissare dei contratti collettivi e ciò comporterebbe il rischio di ridurre il valore reale delle retribuzioni e di generare una fuoriuscita delle imprese dal sistema della contrattazione collettiva.
Il salario minimo non produrrà maggiore equità e aumento delle opportunità di lavoro, al contrario aumenterà il costo del lavoro per le imprese e, di conseguenza, ridurrà l'occupazione, soprattutto al Sud, porterà a una nuova crisi della produttività industriale e a un aumento del lavoro nero.

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