Rimedi omeopatici
FAVOREVOLE O CONTRARIO?
L’Italia rappresenta il terzo mercato europeo per il settore omeopatico. L’acceso dibattito attorno all’omeopatia è centrato sulla dimostrabilità della sua efficacia terapeutica e sulla reale possibilità di validarne i principi fondanti.
Punto cruciale della discussione riguarda la differenziazione tra gli effetti che il rimedio omeopatico può produrre e l’effetto placebo. Ad alimentare il dibattito contribuisce una ricca letteratura su riviste specialistiche e non, con contributi da entrambe le parti.
L’attuale regolamentazione dei rimedi omeopatici in Italia rischia di paralizzare tale mercato a causa dell’incremento dei costi di registrazione, con conseguente aumento dei prezzi di vendita e riduzione della disponibilità dei farmaci omeopatici in commercio. Strettamente collegato al dibattito sulla regolamentazione dei farmaci omeopatici è il tema della libertà di cura. In particolare, lo scontro riguarda la distinzione tra l’universale diritto di cura e il diritto a curarsi esclusivamente attraverso metodi di efficacia scientificamente dimostrata.
Il rimborso delle cure omeopatiche da parte del servizio sanitario nazionale è una pratica piuttosto rara, attualmente adottata solo in alcune realtà all’interno della Regione Toscana.
MEDIATECA
IL DIBATTITO IN 2 MINUTI:
L'Italia rappresenta il terzo mercato europeo per il settore omeopatico. L'acceso dibattito attorno all'omeopatia è centrato sulla dimostrabilità della sua efficacia terapeutica e sulla reale possibilità di validarne i principi fondanti.
Il decreto Balduzzi sulle tariffe di registrazione dei prodotti omeopatici è dannoso per l’industria del settore, poiché potrebbe causare la chiusura di molte aziende produttrici di questo genere di medicinali. In Italia, la Regione Toscana ha deciso di attuare una legge che mette sullo stesso piano le due medicine, allopatica e omeopatica, entrambe supportate dal servizio sanitario nazionale.
L’efficacia dei metodi omeopatici non è dimostrata. Inoltre, tali farmaci non vengono sottoposti ai protocolli di validazione. L’omeopatia, pur essendo riconosciuta come atto medico, non deve essere rimborsata dal servizio sanitario nazionale, poiché non ha caratteristiche che rispondano a criteri e canoni convalidati per i farmaci.
La libertà di curarsi non è tale se non è sorretta da un’adeguata informazione. Un’applicazione priva di criterio del Diritto dei cittadini a essere liberi nella scelta o nel rifiuto delle terapie porterebbe ad accogliere i desideri di tutti, dando così spazio anche a rimedi privi di fondamento. Chi vuole curarsi con l’omeopatia deve essere libero di farlo, ma a proprie spese.
La trasposizione italiana della direttiva europea sulla registrazione dei medicinali omeopatici ne limita la disponibilità e favorisce l’aumento dei prezzi.
I risultati ottenuti dai rimedi omeopatici non possono essere imputati al caso, ciò prova della loro efficacia, testata anche in ambito veterinario, per cui non si può parlare di effetto placebo. Anche se hanno basi diverse, un’interazione tra omeopatia e medicina tradizionale può dare risultati positivi. Essi non hanno effetti collaterali e il loro utilizzo riduce l’uso di farmaci tradizionali.
L’efficacia dell’omeopatia è assimilabile al placebo, poiché spesso il principio attivo è in forma così diluita da essere assente. Non vi sono prove che dimostrino che l’omeopatia sia in grado di curare patologie e prescrivere un placebo come cura per malattie equivale a ingannare i pazienti. Essa può costituire un pericolo per la salute, poiché porta all’abbandono delle terapie convenzionali.
In Italia, la mancanza di una regolamentazione adeguata danneggia l’industria omeopatica
“‘I medicinali omeopatici e antroposofici in Italia stanno diventando una realtà. Consumatori e medici riconoscono, in maniera sempre maggiore, il ruolo che l’omeopatia e la medicina antroposofica giocano e possono giocare nella cura della salute. […] Nonostante ciò, il nostro paese è ancora lontano dal compiere passi in avanti, soprattutto a livello legislativo, per soddisfare la domanda e garantire l’adeguamento alle direttive europee in materia. […] Nel 2016 alcuni farmaci se non registrati potrebbero sparire dal mercato, con gravi conseguenze per le imprese stesse’” (Omeopatia: il ritardo normativo dell’Italia rischia di mettere a rischio l’intero settore produttivo, “primapress.it”, 29 aprile 2014).
Il decreto Balduzzi sulle tariffe di registrazione dei prodotti omeopatici è dannoso per l’industria del settore, poiché potrebbe causare la chiusura di molte aziende italiane produttrici e distributrici di questo genere di medicinali. In Italia la Regione Toscana ha deciso di attuare una legge che ha messo sullo stesso piano le due medicine, allopatica e omeopatica, entrambe supportate dal servizio sanitario nazionale.
L’efficacia dei metodi omeopatici non è dimostrata e “‘i prodotti omeopatici non vengono normalmente sottoposti a quei protocolli di validazione adottati per gli altri farmaci, come la sperimentazione ‘in doppio cieco’. Di fronte a questa mancanza di dati, pertanto, è naturale che ci siano legittimi dubbi sulla validità di questa cura’” (Girolamo Sirchia, in Annapaola Medina, Omeopatia: è lettera aperta, “dica33.it”, 22 marzo 2002).
“Per dare a un prodotto l’etichetta di ‘farmaco’, invece, è necessario che gli esperimenti siano omogenei, diretti all'efficacia di un determinato farmaco nel trattamento di una determinata patologia” (Annapaola Medina, Omeopatia: è lettera aperta, cit.).
Infine, l’omeopatia, pur essendo riconosciuta come atto medico, non deve essere rimborsata dal servizio sanitario nazionale “‘perché non possiede ancora caratteristiche che corrispondono a criteri e canoni convalidati’” (Cosimo Colasanto, Omeopatia sotto accusa. Medici inglesi: "Stregoneria". Parlano gli esperti italiani, “Salute 24 (Sole 24 Ore, online)”, 17 maggio 2010).
Garantire il diritto alla cura significa garantire la libertà di curarsi con metodi la cui efficacia sia scientificamente provata
La trasposizione italiana della direttiva europea sulla registrazione dei medicinali omeopatici ne limita la disponibilità e favorisce l’aumento dei prezzi. “Le tariffe di registrazione di nuovi medicinali dopo il 2015 sono decisamente eccessive” e rischiano di far scomparire la “maggior parte dei medicinali omeopatici”. “Il medico ha il diritto di avere a disposizione tutti i medicinali utili alla sua attività professionale e il paziente ha il diritto di reperire facilmente detti medicinali nelle farmacie”. “Non è logico trasferire direttamente i parametri di registrazione dei farmaci convenzionali sulla produzione dei medicinali omeopatici […], così diversi nelle loro caratteristiche” (I presidenti di APO, FIAMO, SIMA e SIOMI, Proposte in merito alla registrazione e alla reperibilità dei medicinali omeopatici e antroposofici, “medicinaantroposofica.it”). “‘L’omeopatia è una medicina individualizzata, se viene a mancare anche un solo farmaco specifico […] di fatto si impedisce a un paziente di curarsi con l’omeopatia, perché non c’è un’alternativa a quello specifico medicinale per quella specifica persona” (Claudia Benatti, Salviamo l’Omeopatia, “Terra Nuova”, gennaio 2014).
La libertà di curarsi non è tale se non è sorretta da un’adeguata informazione. “Accanto alla scelta, è necessaria una cultura scientifica e medica che sia accessibile a tutta la popolazione […], se questa cultura non esiste bisogna affidarsi a chi ce l’ha o si finisce vittime di truffe e ciarlatanerie. […] Il contributo di tutti i cittadini paga le spese per le cure del singolo e questo è un segno di grande sostegno sociale” ma “non è possibile che tutta la società sostenga le scelte personali del singolo. […] La società sostiene solo le cure che hanno mostrato scientificamente di funzionare. Chi per sua scelta o convinzione […] volesse sottoporsi a cure che non hanno dimostrato alcun beneficio può farlo, è suo diritto, ma a sue spese” (Salvo Di Grazia, Medicina: la libertà di cura è libertà di farsi truffare?, “ilfattoquotidiano.it”, 25 luglio 2014). Un’applicazione priva di criterio del diritto dei cittadini a essere liberi nella scelta o nel rifiuto delle terapie porterebbe ad accogliere i desideri di tutti, dando così spazio anche a rimedi privi di fondamento. Chi vuole curarsi con l’omeopatia deve essere libero di farlo, ma a proprie spese.
L’efficacia terapeutica dei rimedi omeopatici è supportata da studi scientifici
Data la quantità di risultati significativi ottenuti con l’utilizzo di rimedi omeopatici per la cura di varie e diverse patologie, essi non possono essere imputati al caso, dunque non si può sostenere l’inefficacia terapeutica dell’omeopatia.
La sua validità è dimostrata da numerosi studi che ne evidenziano la differenza rispetto all’effetto placebo. Un ulteriore supporto alla distinzione tra omeopatia e placebo è fornito dalla comprovata efficacia dei rimedi omeopatici in ambito veterinario.
La medicina omeopatica si basa su principi diversi da quelli della medicina tradizionale, anche se una efficace sovrapposizione e interazione tra le due potrebbe condurre a risultati positivi. I rimedi omeopatici hanno il grande vantaggio di non comportare gli effetti collaterali e tossici arrecati da alcuni farmaci e terapie della medicina tradizionale. L’utilizzo di prodotti omeopatici come abitudine familiare può rendere meno frequente il ricorso a farmaci potenzialmente tossici.
L’efficacia dell’omeopatia non è superiore a quella del placebo. I rimedi omeopatici non possono essere efficaci, poiché il più delle volte il principio attivo si trova in forma estremamente diluita, tanto da essere di fatto assente. Non vi sono prove ufficiali che dimostrino che l’omeopatia sia in grado di curare patologie con successo e gli studi a supporto di tale terapia non hanno validità statistica, dunque essa non può essere considerata una pratica medica.
Non è eticamente corretto prescrivere un placebo come cura per disturbi e malattie: equivale a ingannare i pazienti. L’omeopatia può costituire un pericolo per la salute e gli effetti avversi legati al suo utilizzo possono essere indiretti o diretti. Quelli indiretti derivano dall’abbandono delle terapie convenzionali in suo favore, quelli diretti da eccipienti e processi di produzione poco controllati.
Quindi “l’omeopatia non è innocente come sembra. Essa talvolta può fare incorrere in importanti eventi avversi” (P. Posadzki, A. Alotaibi, E. Ernst, Adverse effects Effects of homeopathy: a systematic review of published case reports and case series, “International Journal of Clinical Practice”, 2012, 66 (12), pp. 1178-1188).