Decreto Sicurezza
FAVOREVOLE O CONTRARIO?
Il 24 settembre 2018 il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità la bozza del decreto legge sicurezza (conosciuto anche come Decreto Salvini). Il testo è organizzato in tre macro aree: immigrazione; sicurezza, lotta al terrorismo e alle mafie; amministrazione e gestione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali. Per quanto riguarda il controllo dell’immigrazione, prevede l’abrogazione delle norme relative alle concessioni dei permessi di soggiorno per motivi umanitari, introducendo la “protezione speciale” per limitati casi eccezionali. Nel campo della sicurezza pubblica, propone braccialetti elettronici per i soggetti colpevoli di maltrattamento domestico e stalking, l’estensione dei casi di applicazione dell’allontanamento familiare e del “daspo urbano”, l’uso del taser da parte delle polizie municipali nei comuni con più di centomila abitanti. Sono presenti, inoltre, modifiche nel trattamento penitenziario dei minorenni divenuti maggiorenni nel corso dell’esecuzione della pena, e nel codice antimafia. Previsti inasprimenti di pena anche per reati legati agli appalti illeciti e per le occupazioni abusive.
L’ultima parte del testo è dedicata all’amministrazione e gestione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali.
L’11 giugno 2019, il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Giuseppe Conte e del ministro dell’Interno Matteo Salvini, ha approvato un nuovo decreto-legge che prevede disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica, il decreto sicurezza bis.
IL DIBATTITO IN 2 MINUTI:
Il decreto legge sicurezza ha tre macro aree: immigrazione; sicurezza, lotta al terrorismo e alle mafie; gestione dei beni confiscati alle mafie. Prevede l’abrogazione delle norme sulle concessioni dei permessi di soggiorno umanitari; braccialetti elettronici per i colpevoli di stalking, l’uso del taser da parte delle polizie municipali. L’11 giugno viene approvato il decreto sicurezza bis.
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini e il sottosegretario allo stesso Ministero, Nicola Molteni, hanno sostenuto la validità delle norme sulla lotta alle mafie e sull’amministrazione e la gestione dei beni confiscati contenute nel decreto sicurezza. Salvini ha messo in risalto la necessità della lotta attraverso il sequestro di beni e risorse, per piegare economicamente le organizzazioni.
Sulla possibilità di vendere a privati beni sequestrati alle mafie, nei casi di impossibilità d’uso pubblico, sono intervenuti Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, e Lillo Speziale del PD. Per Don Ciotti, vendere ai privati è rischioso, perché i boss potrebbero riappropriarsi dei beni. Lillo Speziale pone l’attenzione sugli introiti delle vendite, affermando che spetterebbero ai territori.
Contro il decreto sicurezza si è scagliato Aboubakar Soumahoro, dirigente sindacale italo-ivoriano della USB, che ha definito il provvedimento razzista. Per Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte Costituzionale, il decreto presenta diverse criticità a livello costituzionale. Critici anche Pietro Grasso, Loredana De Petris, Nicola Fratoianni e Giuseppe Civati.
Oltre al ministro dell’Interno Salvini, anche Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, e Nicola Molteni, sottosegretario al Ministero dell’Interno, hanno commentato positivamente le scelte del governo in tema di migrazioni, con particolare riferimento all’abolizione della protezione umanitaria, negli anni concessa senza limiti. Altre tipologie di protezione sostituiranno quella umanitaria.
Il decreto sicurezza bis è indispensabile per la lotta all’immigrazione clandestina e per il contrasto della violenza nelle manifestazioni
La Lega è il partito di governo che ha spinto maggiormente per l’approvazione del secondo decreto sicurezza. Il ministro dell’Interno e leader del partito Matteo Salvini è tra i primi a commentare positivamente l’approvazione nel corso della conferenza stampa tenuta l’11 giugno a Palazzo Chigi. Stesse posizioni prese dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri Giancarlo Giorgetti, dal sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone e dal sottosegretario al ministero per i Rapporti con il Parlamento Guido Guidesi. Il premier Giuseppe Conte si è detto favorevole al testo, che ha presentato nella conferenza di Palazzo Chigi, riassumendone l’iter burocratico. Prudente, invece, il ministro al Lavoro Luigi Di Maio, che definisce il decreto un passo avanti ma si aspetta qualcosa di più sulla questione dei rimpatri.
Il Partito Democratico si è opposto in blocco alle nuove norme introdotte dal decreto sicurezza bis. Sono intervenuti il segretario Nazionale Nicola Zingaretti, che ha riservato parole dure nei confronti del ministro Salvini, e il senatore Franco Mirabelli. Anche l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e il Consiglio d’Europa, tramite i rispettivi portavoce e rappresenti, hanno dato le proprie interpretazioni, dichiarandosi preoccupate da alcune parti del testo, in particolare quelle che riguardano le sanzioni previste per le navi ONG e i respingimenti verso la Libia. Critiche serrate sono infine arrivate dai consiglieri comunali del M5S di Torino, che non hanno condiviso le scelte dei parlamentari pentastellati.
Il decreto sicurezza rafforza la lotta alle mafie attraverso una migliore gestione dei beni sequestrati o confiscati alla criminalità
Sia il ministro dell’Interno Matteo Salvini che il sottosegretario allo stesso Ministero, Nicola Molteni, hanno sostenuto la validità delle norme sulla lotta alle mafie e sull’amministrazione e la gestione dei beni confiscati, contenute nel decreto sicurezza approvato il 24 settembre dal Consiglio dei ministri. Salvini, intervenendo alla festa della Lega a Pradamano, in provincia di Udine, ha messo in risalto la necessità della lotta attraverso il sequestro di beni e risorse, per piegare economicamente le organizzazioni. Molteni ha elogiato, in generale, le finalità del decreto sicurezza, un decreto che ha tra i punti centrali il contrasto alle mafie.
Sulla questione della possibile vendita dei beni sequestrati alle mafie a privati, nei casi di impossibilità nell’uso pubblico, sono intervenuti con toni piuttosto critici Don Luigi Ciotti, attivista e fondatore di Libera, associazione impegnata nella lotta alle mafie, e Lillo Speziale, politico siciliano del Partito Democratico ed ex presidente della commissione Antimafia. Per Don Ciotti, vendere ai privati come previsto in taluni casi dal nuovo decreto sicurezza è altamente rischioso, perché i boss potrebbero riappropriarsi dei beni. Lillo Speziale, invece, pone l’attenzione sulla destinazione degli introiti di tali vendite, affermando che lo Stato porterebbe via soldi che per legge spetterebbero ai territori devastati dalle criminalità organizzate. Infine, il Pd siciliano ha presentato una mozione al governo regionale, con primo firmatario Luca Sammartino, per chiedere un intervento sulla destinazione delle entrate in caso di vendita dei beni confiscati a privati.
Decreto Sicurezza: sbagliato associare abolizione della protezione umanitaria e criminalità in un unico decreto
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini è stato tra i primi a difendere le norme sull’immigrazione contenute nel decreto sicurezza approvato all’unanimità dal Consiglio dei ministri il 24 settembre 2018. Anche Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, e il leghista Nicola Molteni, sottosegretario al Ministero dell’Interno, hanno commentato positivamente le scelte del governo in tema di migrazioni, con particolare riferimento all’abolizione della protezione umanitaria, a loro dire presente solo in Italia e negli anni concessa senza limiti. Molteni, ospite della trasmissione “Omnibus” su “La7”, ha spiegato le nuove tipologie di protezione che sostituiranno quella umanitaria (per gravi motivi di salute, per calamità naturali nel luogo di provenienza e per alto valore civile del migrante).
Contro le norme riguardanti l’immigrazione contenute nel decreto sicurezza approvato dal Consiglio dei ministri il 24 settembre 2018 si è scagliato Aboubakar Soumahoro, dirigente sindacale italo-ivoriano della USB (Unione Sindacale di Base), che ha definito il provvedimento razzista. Secondo Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte Costituzionale, il decreto Salvini presenta diverse criticità a livello costituzionale. Posizioni dure sono state prese anche da Pietro Grasso, Loredana De Petris e Nicola Fratoianni, esponenti del partito di sinistra LeU (Liberi e Uguali), e da Giuseppe Civati, segretario di Possibile.