Beppe Grillo ha avuto un impatto positivo sulla politica italiana
FAVOREVOLE O CONTRARIO?
Beppe Grillo nasce a Genova il 21 luglio 1948. Dopo il diploma di ragioniere si iscrive alla Facoltà di Economia e Commercio, senza terminare gli studi. La sua carriera da comico inizia nei locali del capoluogo ligure, tuttavia, il successo arriva a Milano, dopo un provino Rai. È Pippo Baudo che nota il talento di Grillo e lo lancia nel mondo della televisione. Negli anni Settanta e Ottanta collabora e conduce varie trasmissioni, tra le quali Secondo Voi, Luna Park, Fantastico, Te la do io l’America, Te lo do io il Brasile. Recita come attore nei film Cercasi Gesù di Luigi Comencini, Scemo di Guerra di Dino Risi e Topo Galileo di Francesco Laudadio. Dagli anni Novanta si dedica agli spettacoli che porterà in centinaia di piazze, teatri e palasport d’Italia. Le tematiche affrontate nei tour riguardano principalmente la salvaguardia dell’ambiente, lo sviluppo sostenibile, la critica alla società consumista e al modello economico dominante. Dagli spettacoli all’impegno politico diretto il passo è breve. Nel 2005 crea con Gianroberto Casaleggio il blog “Beppegrillo.it” attraverso il quale si formano i primi gruppi Amici di Beppe Grillo. Il comico intanto appoggia alcune liste civiche e organizza, nel 2007, il primo V-day a Bologna. Due anni più tardi, Grillo e Casaleggio fondano il Movimento 5 Stelle. In breve il nuovo partito diventa la seconda forza politica in Italia, riuscendo a raccogliere il diffuso malcontento per anni di corruzione e malgoverno.
IL DIBATTITO IN 2 MINUTI:
Nel 2005 crea con Gianroberto Casaleggio il blog “Beppegrillo.it” attraverso il quale si formano i primi gruppi Amici di Beppe Grillo. Due anni più tardi, con Casaleggio, fonda il M5S, che in breve diventa la seconda forza politica in Italia. Centrali sono le tematiche già affrontate da Grillo come comico: la salvaguardia dell’ambiente, lo sviluppo sostenibile, la critica del modello economico dominante.
I sostenitori di Grillo e del M5S ritengono centrale il concetto di democrazia diretta, vera rivoluzione rispetto alla concezione partitica dominante. Tra i maggiori divulgatori del concetto di democrazia diretta c’è Isabella Adinolfi, eurodeputata del M5S che ha presentato al Parlamento europeo il sistema operativo Rousseau e proposto uno studio scientifico sulle esperienze di democrazia diretta.
Gli oppositori di Beppe Grillo criticano le idee di democrazia diretta del leader del M5S e lo accusano di autoritarismo. Il filosofo Paolo Becchi ha analizzato l’evoluzione politica di Grillo, riscontrando una deriva autoritaria, per cui il M5S si sarebbe trasformato in un partito come gli altri, con gerarchie interne definite. Susanna Camusso ha definito il M5S una proprietà privata di Grillo.
Per Loris Zanatta, autore del saggio Il populismo, Grillo è un leader populista, poiché applica il concetto di legalità in modo diverso a seconda di chi è sotto accusa; si preoccupa di mantenere il un ruolo carismatico e di dialogo diretto con il popolo ed evita il confronto con gli avversari politici. Interpretazione simile è data da Marco Tarchi, politologo e autore del libro L’Italia populista.
Massimo Cacciari sostiene che accusare Grillo e il M5S di populismo è riduttivo. Dello stesso parere è il prof. Pietro Ignazi, che spiega che Grillo non può essere considerato un leader populista, per via del primato che conferisce alla legalità. Inoltre, non si riferisce mai alla nazione o al popolo ma sempre al cittadino, in un approccio tipicamente liberale.
Beppe Grillo ha rivoluzionato la politica dei partiti in Italia introducendo il concetto di democrazia diretta
I sostenitori di Beppe Grillo e del Movimento 5 Stelle ritengono centrale nel nuovo percorso politico il concetto di democrazia diretta, vero aspetto rivoluzionario rispetto alla concezione partitica dominante. Per Alfonso Celotto, professore ordinario di Diritto Costituzionale presso l’Università degli Studi di Roma Tre, il futuro della politica risiede proprio nella democrazia diretta elettronica. Secondo il docente, gli strumenti di democrazia diretta presenti nella Costituzione (come petizioni o referendum) non bastano, alla luce della crisi della democrazia rappresentativa e dei partiti. Tra i maggiori divulgatori del concetto di democrazia diretta c’è Isabella Adinolfi, eurodeputata pentastellata che ha presentato al Parlamento europeo il sistema operativo Rousseau usato dal M5s in Italia e proposto uno studio scientifico sulle esperienze europee e mondiali di democrazia diretta.
Gli oppositori di Beppe Grillo criticano le idee di democrazia diretta ed elettronica portate avanti dal leader M5S e lo accusano, al contrario, di autoritarismo. Paolo Becchi, filosofo ed ex ideologo del Movimento 5 Stelle, ha analizzato l’evoluzione politica di Grillo, riscontrando una forte deriva autoritaria. Secondo il filosofo, il M5S si sarebbe trasformato in un partito come gli altri, con gerarchie interne ben definite, e proprio i paladini della libertà del web avrebbero ucciso la democrazia diretta. Adriano Zaccagnini, ex deputato del Movimento 5 Stelle, ora nel gruppo Misto, ha attaccato Beppe Grillo, definendolo leader autoritario e politicamente orientato a destra. Infine, Susanna Camusso, segretario generale CGIL, ha definito il Movimento 5 Stelle una proprietà privata di Beppe Grillo.
Beppe Grillo è un politico populista che sfrutta il malcontento delle masse per fini personali
Il filosofo Massimo Cacciari, replicando alle parole di Giuliano Ferrara che accusava il Movimento 5 Stelle di populismo e anti-politica, afferma che sarebbe banale ridurre l’M5S a semplice populismo. Dello stesso parere è Pietro Ignazi, professore del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali presso l’Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Ignazi spiega perché Beppe Grillo non può essere considerato un leader populista. Per il docente, il primo motivo risiede nel primato che il Movimento conferisce alla legalità, mentre il secondo nel fatto che Grillo non parla mai di nazione o popolo ma si riferisce sempre al cittadino, in un approccio tipicamente liberale. Nel 2017 accuse di populismo sono arrivate dal “New York Times”, in riferimento al dibattito italiano sui vaccini. All’editoriale dal titolo Populism, Politics and Measles [Populismo, Politica e Morbillo, TdR] ha replicato lo stesso Grillo, definendo l’articolo una fake news.
Molti studiosi hanno definito Beppe Grillo un leader populista, spesso in chiave critica. Il professor Loris Zanatta, docente presso l’Università di Bologna e autore del saggio Il populismo, collega il diffondersi dei movimenti e dei partiti populisti all’aggravarsi delle crisi economico-sociali. Per Zanatta, Grillo ha tutte le caratteristiche di leader populista: applica il concetto di legalità in modo diverso a seconda che siano i suoi oppositori sotto accusa o il suo Movimento; si preoccupa di mantenere il proprio ruolo carismatico e di dialogo diretto con il popolo ed evita il confronto con gli avversari politici. Interpretazione simile è data da Marco Tarchi, politologo e autore del libro L’Italia populista. Dal qualunquismo a Beppe Grillo. Per Tarchi, il discorso politico di Grillo è populista perché attraversa destra e sinistra, esaltando le virtù del popolo e la sua potenziale unità. Nel 2017 è il “New York Times” ad accusare Grillo di condurre campagne populiste e pericolose contro i vaccini e il decreto Lorenzin.