Copyright
FAVOREVOLE O CONTRARIO?
Il copyright nasce in Inghilterra nel XVI secolo come strumento di controllo rispetto alla diffusione delle opere pubblicate con sempre maggiore facilità grazie all’avvento della stampa. Con l'imporsi delle idee liberali si ridussero le politiche di controllo e ciò causò la fine del monopolio delle caste editrici. La prima norma che regolamentava il copyright anche nell’ottica di una protezione degli autori risale al 1710, cui seguirono le normative negli altri Paesi europei. Queste normative, nel corso del XX secolo, si sono scontrate, da una parte, con l’evoluzione tecnologica e, dall’altra, con la globalizzazione. Di conseguenza, è emersa la necessità di una revisione della normativa. In Europa la revisione della prima normativa in materia di copyright, risalente al 2001, è oggetto di tre rapporti valutativi: Reda, Adinolfi e Svoboda, che prendono la denominazione dai rispettivi relatori, tutti europarlamentari. I primi due sono orientati a superare i limiti della normativa, considerata obsoleta e il terzo sostiene l’idea della privatizzazione del copyright. In Italia, la normativa in materia di copyright è la legge 22 aprile 1941 n. 633, nota come “legge sul diritto d’autore", ispirata a un modello di protezione che riguarda anche i diritti morali d’autore e non solo quelli patrimoniali, caratteristica quest’ultima delle normative anglosassoni in materia. Anche in Italia, tuttavia, si è acceso il dibattito sulla necessità di una riforma della normativa in esame.
IL DIBATTITO IN 2 MINUTI:
In Italia, la normativa in materia di copyright (legge sul diritto d’autore, n. 633 del 22 aprile 1941), ispirata a un modello di protezione che riguarda anche i diritti morali d’autore e non solo quelli patrimoniali, si scontra con l’evoluzione tecnologica e con la globalizzazione. Si è, quindi, acceso un dibattito sulla necessità di una riforma della normativa in esame.
Il diritto d’autore è alla base dello sviluppo di cultura e innovazione. L’Europa è all’avanguardia nell’industria creativa, perché ha mantenuto una regolamentazione del diritto d’autore. Sbaglia chi lega al diritto d’autore una limitazione della creatività: il suo scopo è quello di difendere l’originalità dei prodotti. Il diritto d’autore non è una tassa, ma una remunerazione per chi crea.
Il copyright non è un compenso per il creatore, ma una massimizzazione dei profitti delle industrie in un regime di monopolio. Le conseguenze del rafforzamento della tutela del copyright sono due: afferma un monopolio a favore delle industrie, garantito dall'automaticità della tutela; l'eccessiva protezione del copyright disincentiva l'innovazione, la cultura e la produzione di nuovi contenuti.
La normativa europea in materia di copyright è obsoleta. Lo dimostra il fatto che le direttive vigenti sono state concepire nel 2001, senza più essere aggiornate. Manca, inoltre, un’armonizzazione legislativa tra gli Stati membri. E’ necessaria l'introduzione di una legge europea unica sul copyright, che contempli identiche eccezioni alla sua protezione.
La tesi secondo la quale il copyright è un istituto obsoleto si scontra con una realtà diversa che è quella del web: qui singole persone, grazie alla normativa del copyright, sono remunerate per le loro opere, in base al riconoscimento degli utenti. Violare il copyright rappresenta una minaccia all’indipendenza degli autori, esigenza permanente.
La Federazione degli editori europei (Fep) ha lanciato una petizione in difesa del diritto d’autore, sostenendo che la regolamentazione del copyright è sinonimo di libertà e democrazia. L’evoluzione tecnologica non ha ridotto, ma aumentato la necessità di protezione del copyright. Esso garantisce la libertà di espressione, rappresentando lo strumento dell’indipendenza economica degli artisti.
C’è una contraddizione tra i divieti del copyright e la circolazione della cultura. L’accesso alle fonti può essere limitato solo se è compatibile col diritto alla cultura. L’incompatibilità tra libertà d’espressione e copyright è evidente nel web, multidirezionale, mentre la norma è unidirezionale: qualsiasi attività su internet genera, infatti, una copia, rendendo i due mondi incompatibili.
Il copyright non è un freno per il mercato bensì il suo motore. Esso garantisce l’equilibrio tra gli interessi dei vari attori del mercato: consumatori e industria. Anche la riforma europea in materia di copyright muove dal presupposto che il diritto d’autore sia una leva per la promozione dell’innovazione, confutando l’idea che possa frenare lo sviluppo di nuovi modelli di business su internet.
L’idea che l’abolizione del copyright produrrebbe effetti disastrosi nel mercato proviene dall’industria e non dagli artisti. Per gli artisti il legame tra reddito e copyright è irrilevante. Grazie al copyright poche imprese esercitano un forte controllo su produzione, distribuzione, promozione e creazione. La sua abolizione eliminerebbe vincoli, ridurrebbe i contenziosi e creerebbe innovazione.
La direttiva dell’Unione europea del 2019 in materia di copyright è lesiva della libertà della Rete
Il Partito Democratico ha votato a favore della riforma e molti dei sui rappresentanti si sono pubblicamente dichiarati soddisfatti dei risultati raggiunti. Come l’europarlamentare Enrico Gasbarra e l’ex ministro della Cultura Dario Franceschini. Esulano anche Carlo Perrone, presidente degli editori di giornali europei dell'Enpa, e Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo.
Dopo il via libera del Parlamento europeo alle nuove norme sul copyright, il partito che ha fatto maggiormente sentire la propria contrarietà è stato il Movimento 5 Stelle. Si sono espressi subito dopo il voto l’europarlamentare Isabella Adinolfi, Vito Crimi, il sottosegretario ai Beni culturali con delega in materia di diritto d'autore, Gianluca Vacca, e Carlo Sibilia, sottosegretario all’Interno. Negativi i commenti rilasciati dopo il voto dai vertici di Google.
Difendere il diritto d’autore favorisce la cultura e l’innovazione tecnologica
l diritto d’autore è stato sin dalla sua istituzione alla base dello sviluppo della cultura nonché uno stimolo per l’innovazione tecnologica. Si può dire che in Europa nonostante si faccia fatica a competere con gli Stati Uniti e con altre grandi economie evolute sul fronte dell’innovazione tecnologica, diversamente si rimane all’avanguardia sul piano dell’industria creativa. Questo perché si è mantenuta una solida regolamentazione della protezione del diritto d’autore. In questo senso la sua demonizzazione non incentiva ma anzi indebolisce le industrie creative. Sbaglia chi lega al diritto d’autore l’idea di una limitazione della creatività, quando invece il suo scopo, come strumento, è proprio quello di difendere la paternità e dunque l’originalità dei prodotti. Questo obiettivo se raggiunto consente all’autore di fare della creatività stessa una fonte di reddito. Il diritto d’autore non è una tassa, al contrario è un meccanismo di remunerazione per chi crea.
Nella realtà del mercato culturale il copyright non ha più lo scopo di compensare il creatore per il suo sforzo creativo e quindi incentivare l'innovazione, ma piuttosto tende alla massimizzazione dei profitti delle industrie creative all'interno di un regime di monopolio imposto a livello politico. Il diritto d'autore invece dovrebbe assicurare la condivisione della cultura, ma le riforme in materia ne hanno snaturato il contenuto. Le conseguenze del rafforzamento della tutela del copyright sono due. Da un lato si è affermato un monopolio imposto a forza di legge a favore delle industrie, garantito dall'automaticità della tutela.. Inoltre il sistema consente ai produttori di usufruire di presunzioni nella valutazione dei danni. Dall'altro lato l'eccessiva protezione del copyright disincentiva l'innovazione, la cultura e la produzione di nuovi contenuti. Ciò danneggia in particolare le nuove industrie che potrebbero generare valore aggiunto se ammesse ad entrare nel mercato.
Le normative vigenti in materia di copyright sono obsolete
La tesi secondo la quale il copyright è un istituto obsoleto si scontra con una realtà diversa che è quella del web: qui singole persone, grazie alla normativa del copyright, sono remunerate per le loro opere, in base al riconoscimento degli utenti. Violare il copyright rappresenta una minaccia all’indipendenza degli autori, esigenza permanente.
La normativa europea in materia di copyright è obsoleta. Lo dimostra il fatto che le direttive vigenti sono state concepire nel 2001, senza più essere aggiornate. L'altra grande debolezza di questa normativa è la mancanza di armonizzazione legislativa tra gli Stati membri. Manca ancora in Europa una normativa comune che risponda alle esigenze del mercato comune. E’ necessaria una revisione che consenta l'introduzione di una legge europea unica sul copyright, che contempli identiche eccezioni alla sua protezione. Queste eccezioni devono coprire gli usi scientifici ed educativi delle opere di tutte le persone fruiscono dei media e interagiscono.
Il copyright garantisce la libertà di espressione
La regolamentazione in materia di copyright è sinonimo di libertà e democrazia: diritto di proprietà e libertà di espressione infatti non sono in antitesi. Sostiene questa tesi la Federazione degli editori europei (Fep) che ha lanciato una petizione in difesa del diritto d’autore sostenendo che esso rappresenti lo strumento di tutela della libertà di espressione che è poi la missione degli artisti. Dove c’è una solida protezione del copyright e una remunerazione degli autori e degli editori, c’è libertà di espressione. Nel dibattito in corso sulla revisione della normativa in materia di copyright va criticata in particolare l’idea che questo strumenti sia inadatto allo scopo di tutelare la libertà di espressione in un mondo che è ormai digitalizzato. L’evoluzione tecnologica non ha ridotto, ma aumentato la necessità di protezione del copyright. A questo si aggiunge che il copyright garantisce la libertà di espressione concretamente rappresentando lo strumento dell’indipendenza economica degli artisti.
Esiste una contraddizione tra i blocchi che impone il copyright e la circolazione della cultura. L’impatto della normativa in materia di diritto d’autore sui diritti umani deve essere sempre valutato con attenzione e bilanciato con i diritti alla diffusione delle informazioni e quindi alla libertà di espressione. L’accesso alle fonti informative può essere limitato solo se è compatibile col diritto alla cultura, e se è strettamente necessario per la promozione del bene comune. Per questo è centrale il tema delle eccezioni al copyright, che consentono di poter prescindere dalla volontà dell’autore, necessario proprio per limitare impatto della relativa normativa, in modo che non diventi sproporzionato. Tale incompatibilità tra libertà di espressione e copyright è particolarmente evidente nel mondo del web che si caratterizza per la sua multidirezionale. Il copyright è invece incentrato su un modello unidirezionale, in quanto si fonda sulla protezione della copia e qualsiasi attività compiuta su internet ne genera una, rendendo i due mondi incompatibili.
Il copyright rappresenta una leva per il mercato e garantisce il reddito ai suoi attori
Il copyright non è un freno per il mercato bensì il suo motore. Esso garantisce l’equilibrio tra gli interessi dei vari attori del mercato: consumatori e industria. Anche l’ottica della riforma europea delle direttive in materia di copyright si muove dal presupposto che il diritto d’autore sia una leva strategica per la promozione della creatività e stimolo all’innovazione, confutando invece l’idea che possa costituire un ostacolo allo sviluppo di nuovi modelli di business su internet. Pertanto la revisione delle normative in materia di copyright che considerino le evoluzioni tecnologiche sono elementi essenzialmente positivi per il mercato e in particolare per tutelare i posti di lavoro e garantire una durevole crescita economica.
L’idea che l’abolizione del copyright è in grado di produrre un effetto disastroso nel mercato, facendo scomparire la principale fonte di reddito dei suoi attori è in realtà una difesa che proviene dall’industria e non dagli artisti. Esistono infatti ragioni sufficienti per ritenere che per molti artisti il legame tra reddito e copyright sia piuttosto irrilevante. Grazie al copyright per altro verso nel mercato un numero ristretto di imprese esercitano un forte controllo su produzione, distribuzione, promozione e creazione delle condizioni per la fruizione di film, musica, libri, design, arte figurativa, spettacoli e musical. Per questo è necessario capire se tramite l’abolizione di questa forma di controllo sia possibile creare un mercato più normale. In generale i sostenitori dell’eliminazione del copyright sostengono che l’effetto sarebbe positivo perché sparirebbero vincoli, si ridurrebbe il contenzioso e ci sarebbe un boom di innovazione. Effetti che quindi farebbero ripartire la crescita economica.